Tutta la vita.

UNO DEI MIEI SOGNI/INCUBI RICORRENTI


             Festa di paese, nell'entroterra montano Ligure, vedendo le bancarelle di ogni tipo di prodotti, mi sovvengono le parole di mia madre, che mi dice sempre compra della galline che non ne abbiamo più...Cerco allora un banchetto che le venda e trovo ciò che cerco, dopo un certo cercare, strano.             E' una bellissima giornata col un sole radioso, brillante, le nuvole che passano alte col vento quasi forte, l'aria è pulitissima.              Chi vende è un grosso uomo, capelli lunghi barba baffi, neri come l'inchiostro, ha un gilet nero con i brillanti la camicia sporchissima a fiori, ha i denti canini d'oro, due occhi magnetici, rossi, mi senbra uno zingaro,alla mia richiesta, mi porge una stretta e lunga scatola di cartone dove dentro sento pigolare dei pulcini.             Mmmmmh e chi si fida di questo denti d'oro, se son malati o altro e se poi mi bidona, chi la sente la vecchia, allora apro la scatola e vedo tanti pulcini dentro piccoli scompartimenti che mi guardano impauriti, subito lui mi chiede se vanno bene, io lo guardo e sto zitto e poi riguardo i pulcini e con terrore mi accorgo che hanno si il corpo da pulcino ma la testa è da bambino, sono piccoli bambini con piume di pulcino,sento lui che ride baritonalmente e mi richiede, Li vuoi?              Terrorizzato, ma calmo, consapevole di essere troppo poco per reagire, ma deciso a salvarli, confermo che li prendo, ma gli dico, non te li pago, chiudo la scatola e me ne vado e lui comincia a ridere fortissimo come un uragano, vedo un'ombra dietro di me che aumenta sempre di più, è lui che diventa gigantesco e ride sempre più forte, deridendomi delle mie intenzioni, ma non mi tocca, mi accorgo che son solo, la festa di piazza è sparita, il paese sta crollando, le strade le case la chiesa tutto come un sisma fortissimo e diventa tutto deserto, le persone che vedo sono tutte morte, in mezzo a ste rovine solo morte e nient'altro.              La mia auto,... non c'è nemmeno più la strada, andrò a casa per i monti che conosco come le mie tasche, ma cammino attraverso montagne che non sono le mie, solo desolazione e la morte di ogni essere, persona o animale, senz'acqua, mi domando, ma cosa darò loro da bere e da mangiare, un'ansia mostruosa mi invade, ho una disperazione incontrollata ormai, ma poi trovo una piccola capretta, bianca e nera che piano piano riesco a farmela amica e la mungo e col latte sfamo i pulcini/bambini, che crescono lentamente e sono di tutte le razze e dei due sessi.              Ho fortuna di conoscere molte tecniche di sopravvivenza e le metto in atto, a malapena riesco a sfamarli e li difendo da ogni tipo di insidia e avversità, predatori malattie pericoli e non ne perdo nessuno, mai, il mondo che conoscevo non c'è più, nulla è come prima, tutto sparito, solo io e i bambini che diventano grandicelli e mi seguono sempre.              Viviamo alla giornata, insegno loro la storia umana, i suoi bui e le sue luci, insegno a trarre il meglio da ciò che ci circonda senza, incidere troppo, spiego le loro responsabilità, da unici sopravvissuti sul pianeta, cerco insomma di trasmettergli quello che sò e per loro avrà un valore enorme in futuro.              Poi un giorno, uno dei ragazzi, mi porta un frammento di civiltà, gli spiego che è uno specchio, un piccolo pezzo di specchio, me lo dà e mi vedo, sono vecchissimo, con capelli bianchi e rughe ovunque, senza i denti, gli occhi appannati e mi rendo conto di essere alla fine, mi siedo nell'erba e mi appoggio ad una pianta e muoio.