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DALLA CRISI CI POSSIAMO SALVARE
Tutto ci annuncia che viviamo in una condizione di indigenza, i mezzi di comunicazione ci raccontano di banche fallite, di aziende sull'orlo del precipizio, di negozi vuoti di persone e pieni di merci invendute, di un esercito di persone che hanno fondi sufficienti per far fronte alle spese per beni primari sufficienti solo per le prime due settimane del mese.
La classe politica gioca tutti giorni al gioco delle tre carte, quando si deve dare, il piede è sul freno, in quanto siamo nel pieno della più grave crisi degli ultimi cento anni, mentre quando l'opinione pubblica minaccia, per tutelare se stessa, di attuare atteggiamenti rigorosi, si dispensano iniezioni di ottimismo.
L'uomo della strada è giustamente confuso, è abituato a credere ciecamente in quello che "i grandi" dicono. Questo atteggiamento acquisito in maniera molto rapida, e certamente non per convinzione personale, ma perché i detentori del potere così hanno voluto che fosse, si sostanzia in uno dei pensieri fondanti della sociologia, ovvero, la democrazia, è considerata generatrice in masse indifferenziate di individui inappagati e desiderosi di tutela e ordine. In questo quadro, di massificazione e desiderio di assoggettamento, si riconosce l'emergere del narcisismo patologico. Si, perché, paradossalmente, il medium dominante, ha sviluppato nell’individuo un profondo egocentrismo ed una smodata autoreferenzialità, facendogli dimenticare che la caratteristica principale dell’uomo è la relazionalità, e che “l’altro” non è uno strumento da utilizzare.
La crisi, che in realtà esiste, è dovuta essenzialmente al condizionamento subìto dalle masse. Si è fatto credere che tutti sono in grado di autodeterminarsi, che ogni individuo è il perno dell’universo e tutto e tutti gli “altri” sono di almeno un gradino inferiori. L’uomo deve corre per raggiungere tutti gli obiettivi che crede di essersi posto, e che invece sono preconfezionati dal sistema; e per far ciò, procede come un rullo compressore, schiacciando ogni cosa, prime fra tutti i valori fondamentali. All’apice di questo folle atteggiamento, c’è l’obbligo della crescita infinita. La ricchezza è costruita sul nulla, fondamentalmente su pezzi di carta senza nessun valore reale. I consumi calibrati su modelli che esulano dai bisogni, ma sono strumentali esclusivamente all’arricchimento di pochi. Le risorse, che per definizione scientifica sono limitate, vengono sprecate; si è calcolato che per far fronte alle esigenze personali, ogni uomo ha bisogno di quasi due ettari di terra, mentre mediamente ogni abitante della terra, consuma per quanto possono produrre circa quattro ettari (3,5 per un italiano, 4,8 per un francese, 9,7 per uno statunitense, 5,2 per un australiano, 0,8 per un nigeriano). Purtroppo è difficilissimo fare marcia indietro, perché oltre alla riluttanza per la rinuncia, i messaggi subliminali che ci bombardano, ci fanno credere che la normalità sia prendere tutto quello che vediamo, tanto il credito ci aiuterà, la vacanza, la casa ricca di tutto, l’abbigliamento da cambiare ogni anno, l’aperitivo obbligatorio, la macchina ultimo modello, cene e pranzi al ristorante, compleanni dei bambini in strutture specializzate, e tante altre certamente non indispensabili cose. Invece la normalità non è assolutamente questa, la normalità è vivere dignitosamente avendo tutto ciò che serve per soddisfare i bisogni primari, il superfluo non ci aiuta a vivere, anzi, ci apre la strada all’autodistruzione sia psichica sia fisica, e se procediamo in questa direzione, contribuiremo anche alla distruzione del pianeta. I modelli proposti dai media, costituiscono i presupposti per la depressione come male pandemico, la spinta all’emulazione di modelli effimeri è sempre più forte, prendere coscienza di questo concetto, può salvare il nostro futuro.
La soluzione del problema esiste, bisogna risvegliare il senso critico, guardare la realtà alla maniera del mitico Ulisse quando si trovò al cospetto delle sirene, perché purtroppo chi ci condiziona è proprio paragonabile alle sirene che allettavano il navigante con lusinghe irresistibili e poi lo divoravano. A tal proposito credo si debba riconoscere come allarme sensato ed assolutamente credibile il pensiero di Serge Latouche, il quale asserisce che le vere e proprie associazioni per delinquere, nell’attuale società, sono LA PUBBLICITÀ, L’OBSOLESENZA (programmata), IL CREDITO.
Queste brevi riflessioni, non sono frutto di un infondato pensiero pessimistico, ma sono la sintesi di studi socio – psico - economici, attraverso i quali con rigorosissimi principi scientifici, si è analizzata la nostra società, e si sono effettuate delle proiezioni che hanno consentito la costruzione di un modello della società futura.
Se qualche lettore dovesse avere curiosità o dubbi sull’argomento, potrà inviare una e-mail a: fnapolitani@studiorizzonti.com, e sarò ben lieto di rispondere.
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Inviato da: alizzi
il 16/03/2009 alle 16:32