Creato da stefman75 il 09/02/2007
Storia e critica della fotografia

Luce sulla guerra



E' stato pubblicato il mio libro Luce sulla Guerra, La fotografia di guerra tra propaganda e realtà. Italia 1940-45.
Nel saggio analizzo la produzione fotografica in Italia durante la seconda guerra mondiale.
Per avere dei sunti riguardo i capitoli che compongono il libro visita il blog:
http://lucesullaguerra.blogspot.com
 

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Luce sulla guerra

Post n°6 pubblicato il 20 Novembre 2007 da stefman75
 



Il saggio analizza come la seconda
guerra mondiale sia stata rappresentata in Italia, utilizzando come
fonti primarie la produzione fotografica dell'Istituto Luce e le
disposizioni alla stampa emesse dal Ministero della Cultura Popolare.
Per meglio comprendere il ruolo della fotografia nella propaganda
fascista, le immagini vengono così inserite nel contesto storico e
culturale dell'epoca, e spesso raffrontate alle produzioni sia dei
fotografi privati, sia degli operatori degli altri eserciti, per
evidenziare se esistessero diversità o somiglianze nella
rappresentazione del conflitto.

Ma
soprattutto, il saggio cerca sempre di individuare nelle fotografie
ufficiali, quei dettagli ed indizi che possano lasciar intravedere ed
emergere l'immagine della realtà sociale oltre il messaggio
propagandistico.
Il libro è suddiviso nei seguenti capitoli:


Cap. 1 Breve storia dell'Istituto Luce
Nascita e ruolo dell'Istituto Luce
I rapporti con il Minculpop
La fotografia tra documento e propaganda
Cap. 2 La rappresentazione del conflitto
L'organizzazione del Reparto Guerra
L'Italia entra in guerra
La campagna in Russia e la rappresentazione della sconfitta
Cap. 3 La costruzione del fronte interno
La dichiarazione di guerra

La rappresentazione del fronte interno
Dal marzo del 1943 ai «quarantacinque giorni» di Badoglio
Cap. 4 Immagini di Salò e della Resistenza
Il trasferimento a Venezia

Le principali tematiche della rappresentazione
La politicizzazione della morte

Nel libro, inoltre, è presente un'appendice fotografica composta da 13 fotografie.
152 pagine. € 15,00.
Per le modalità di acquisto vai al seguente blog:

http://lucesullaguerra.blogspot.com

 
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Italiani brava gente?

Post n°5 pubblicato il 06 Settembre 2007 da stefman75

La fotografia da sempre è stata utilizzata per orientare l'opinione
pubblica sui problemi politici del presente, ma spesso è stata anche usata come un proficuo strumento per celebrare la propria versione della
storia, costruendo la memoria nazionale ed alimentando l'immaginario
popolare.
Durante la seconda guerra mondiale, la propaganda fascista
ha sempre cercato di edificare, attraverso la fotografia ed i
cinegiornali, il mito del soldato italiano buono che civilizzava le
popolazione straniere, del soldato appunto baluardo della civiltà che
ricostruiva nelle città ciò che il nemico aveva distrutto con i propri
bombardamenti.
Il soldato italiano adopera bene il moschetto ed il
piccone
era una consueta didascalia che accompagnava le fotografie che
appunto cercavano di testimoniare simile messaggio propagandistico.
Ma
una realtà diversa spesso affiorava drammatica nel corso della guerra.
Una realtà tratteggiata e raccontata nelle importanti opere di Del Boca
e Mignemi, e che spesso veniva negata all'inverosimile nel dopoguerra.
Come riguardo all'uso di gas ed iprite da parte del regime fascista
contro l'Etiopia, che era stato per anni negato da Montanelli in una
lunga diatriba con Del Boca.
Tuttavia, se la fotografia ufficiale e la
propaganda, durante il corso del conflitto mondiale, avevano sempre
cercato di occultare simile realtà, altri occhi avevano testimoniato le
tragiche scene dei crimini di guerra perpetrati dai soldati italiani
contro la popolazione dei Balcani.
Sono fotografie spesso scarne, crude
nella loro realtà, scattate dagli stessi soldati come un macabro
ricordo, o dai fotografi privati del luogo, a testimoniare le
esecuzioni sommarie, le fucilazioni, i corpi stesi sul terreno o nelle
fosse, i partigiani condotti ai luoghi di esecuzione malmenati o derisi
dai soldati italiani.
Fotografie, che a prescindere dalla qualità e dalla resa, rimangono di tragica importanza a testimoniare la follia della guerra.

Le fotografie si possono consultare all'indirizzo web: www.criminidiguerra.it

 
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Memoria e Nostalgia.  

Post n°4 pubblicato il 21 Agosto 2007 da stefman75
 


«Share my nostalgia with you».
Così i Chameleons cantavano in una loro canzone.
E così io ho deciso di creare il blog Memoria e Nostalgia, dove ho postato alcune mie fotografie scattate negli anni, per condividere la nostalgia ed i ricordi della città dove vivo e delle città che ho visto nei miei viaggi.
Fotografie in bianco nero di memoria e nostalgia appunto, che si possono consultare sul blog
http://memoriaenostalgia.blogspot.com
dove è possibile anche acquistarne copie in una risoluzione maggiore,
o sul blog To my nostalgia all'indirizzo
http://blog.libero.it/tomynostalgia/

Saluti


 
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La fotografia del Luce e le veline del Minculpop.

Post n°2 pubblicato il 10 Luglio 2007 da stefman75
 

Nell'analizzare le tematiche fotografiche
elaborate e diffuse dall'Istituto Luce, è di notevole interesse ed
importanza effettuare uno studio sui rapporti fra l'Istituto ed il
Ministero della Cultura Popolare (Minculpop).
L'Istituto Luce, inizialmente, dipendeva direttamente da Mussolini.
L’art.17
del R.D. sanciva, infatti, che l’Istituto era «sottoposto al controllo
ed all’autorità del Ministro per gli Affari Esteri», al quale dovevano
essere sottoposti per l’approvazione i regolamenti generali e tecnici.
Lo statuto, inoltre, prevedeva la supervisione diretta di Mussolini sui
materiali realizzati, conferendogli anche il potere di annullare
qualunque delibera del consiglio di amministrazione, oltre che
ratificare l’approvazione riguardo l’ingresso di nuovi enti od istituti
all’interno del Luce.
Con il R.D. 122 del 24 gennaio 1929, intanto,
fu inserito il Capo dell'Ufficio Stampa del Capo del Governo
all'interno del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto, ampliando
il controllo da parte del regime fascista. Nel corso degli anni,
gradualmente che la fascistizzazione della stampa italiana andava
completandosi, l’Istituto Luce era passato sempre più sotto la
vigilanza dell’Ufficio Stampa del Capo del Governo, trasformato prima
in Sottosegretariato di Stato per la Stampa e la Propaganda, innalzato
poi al rango di Ministero per la Stampa e la Propaganda, da cui sarebbe
sorto infine il successivo Minculpop. Nel 1933, tale ruolo venne
presieduto da Galeazzo Ciano, il quale iniziò ad allargare gradualmente
le sfere di competenza dell’allora Ufficio Stampa, creando così i
presupposti per le trasformazioni precedentemente delineate, ed
attuando un’estensione ed una proliferazione dei controlli di
dimensioni considerevoli su tutti i campi della vita culturale.
Anche
l'inquadramento dell'Istituto all'interno della macchina della
propaganda fascista fu sempre più completato, ed il R.D. n. 1834 del 24
settembre 1936 attribuì all'allora Ministero per la Stampa e la
Propaganda la giurisdizione di circa sedici istituzioni culturali, fra
le quali l’Istituto Luce.
Cultura e
propaganda finirono, dunque, per essere due aspetti di una principale
politica unica, volta ad accrescere l’efficacia della dittatura di
massa, inserendola nella profondità della vita del paese.
Tali
istituti effettuarono una duplice forma di azione, sia effettuando
delle vere e proprie commissioni al Luce, affinché venissero realizzati
servizi fotografici su determinati argomenti; sia agendo, in secondo
tempo, sugli organi di stampa, incidendo direttamente sulla gestione,
sulla scelta, sulla collocazione della fotografia, attraverso varie
disposizioni o note di servizio, instaurando quella che Cannistraro ha
definito la fabbrica del consenso.
Le disposizioni emesse negli anni
dal Minculpop, a tal punto, rappresentavano le premesse ideologiche e
le finalità propagandistiche delle fotografie del Luce. Il contenuto di
simili disposizioni, così, assume una notevole importanza per
comprendere il ruolo della fotografia nell’apparato propagandistico del
regime fascista, essendo il Minculpop non soltanto il censore di tali
immagini fotografiche, ma un vero e proprio committente dei temi
ufficiali e dei messaggi visivi che l’Istituto Luce doveva tradurre
attraverso la sua rappresentazione fotografica.

 
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L'Istituto Luce e la Storia d'Italia

Post n°1 pubblicato il 03 Maggio 2007 da stefman75
 
Foto di stefman75

L’Istituto Nazionale Luce fu istituito da Mussolini, con qualità d’Ente morale di diritto pubblico, con il Regio Decreto legge n. 1985 del 5 novembre 1925, pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale il 25 del corrente mese, a sostituire la precedente società anonima L.U.C.E. (L’Unione Cinematografica Educativa), sorta nel 1924 da un’idea di Mussolini, Paulucci De Calboli e De Feo, a raccogliere il progetto del precedente Sindacato Istruzione Cinematografica. Il Luce rappresentò in Italia il primo esempio di organizzazione pubblica e sistematica di educazione, informazione e propaganda attraverso le immagini, rivolte ad una popolazione ancora fortemente colpita dall’analfabetismo. L’Istituto Luce rappresentava l’organo tecnico cinematografico dei singoli Ministeri e degli Enti posti sotto il controllo e l’autorità dello Stato, con lo scopo essenziale della «diffusione della cultura popolare e della istruzione generale per mezzo delle visioni cinematografiche, messe in commercio alle minime condizioni di vendita possibile, e distribuite a scopo di beneficenza e propaganda nazionale e patriottica».
Inizialmente, l’Istituto dipendeva direttamente da Mussolini. L’art. 17 del R.D. sanciva, infatti, che l’Istituto era «sottoposto al controllo ed all’autorità del Ministro per gli Affari Esteri», al quale dovevano essere sottoposti per l’approvazione i regolamenti generali e tecnici. Lo statuto, inoltre, prevedeva la supervisione diretta di Mussolini sui materiali realizzati, conferendogli anche il potere di annullare qualunque delibera del consiglio di amministrazione, oltre che ratificare l’approvazione riguardo l’ingresso di nuovi enti od istituti all’interno del Luce.
Nel marzo del 1927, contestualmente alla produzione dei primi cinegiornali, proiettati per obbligo in tutti i cinema del paese prima di ogni spettacolo, il Luce istituì il Servizio Fotografico, che avrebbe avuto contemporaneamente il compito di ordinare, conservare e completare un Archivio Fotografico Nazionale, e di forgiare e diffondere l’immagine di Mussolini, arrivando a detenere, in pratica, il completo monopolio della ripresa fotografica degli avvenimenti ufficiali.
La fotografia, dunque, fu elevata ad uno strumento diretto di persuasione politica, avendo essa l’importante funzione, attraverso la sua elaborazione e diffusione, di agire sulle coscienze degli individui, cercando di eliminare ogni riserva e capacità critica, per stimolare un’adesione spontanea negli italiani alle tematiche fasciste. Il Servizio Fotografico del Luce, a tal fine, organizzò un sistema di distribuzione delle immagini che fosse il più possibilmente funzionale alle esigenze del regime. Tutte le fotografie «di propaganda o di interesse nazionale» venivano inviate gratuitamente a tutta la stampa nazionale, la quale, però, doveva pagare un canone o sottoscrivere un abbonamento per ricevere le immagini cosiddette di «varietà». Alla stampa estera, invece, veniva recapitata senza alcuna spesa ogni genere di immagine.
Studiando la storia d’Italia attraverso la fotografia dell’Istituto Luce, possiamo trasferirci negli occhi di chi ha prodotto quella data immagine, svelandone così l’intenzionalità soggiacente alla modulazione creativa, ma ancor più importante, noi possiamo entrare negli occhi di chi quella data immagine l’ha vista poi, riprodotta sui giornali, cercando di percepire la stimolazione di pensiero che la fotografia ha suscitato in lui. A questo punto, la fotografia si eleva a divenire il trascrittore della percezione visiva, oltre che attestare la valutazione della realtà italiana che il Luce, secondo le direttive del regime, effettuò nel corso della sua esistenza.

 
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