Sulla fotografia

La fotografia del Luce e le veline del Minculpop.


Nell'analizzare le tematiche fotografiche elaborate e diffuse dall'Istituto Luce, è di notevole interesse ed importanza effettuare uno studio sui rapporti fra l'Istituto ed il Ministero della Cultura Popolare (Minculpop). L'Istituto Luce, inizialmente, dipendeva direttamente da Mussolini. L’art.17 del R.D. sanciva, infatti, che l’Istituto era «sottoposto al controllo ed all’autorità del Ministro per gli Affari Esteri», al quale dovevano essere sottoposti per l’approvazione i regolamenti generali e tecnici. Lo statuto, inoltre, prevedeva la supervisione diretta di Mussolini sui materiali realizzati, conferendogli anche il potere di annullare qualunque delibera del consiglio di amministrazione, oltre che ratificare l’approvazione riguardo l’ingresso di nuovi enti od istituti all’interno del Luce.Con il R.D. 122 del 24 gennaio 1929, intanto, fu inserito il Capo dell'Ufficio Stampa del Capo del Governo all'interno del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto, ampliando il controllo da parte del regime fascista. Nel corso degli anni, gradualmente che la fascistizzazione della stampa italiana andava completandosi, l’Istituto Luce era passato sempre più sotto la vigilanza dell’Ufficio Stampa del Capo del Governo, trasformato prima in Sottosegretariato di Stato per la Stampa e la Propaganda, innalzato poi al rango di Ministero per la Stampa e la Propaganda, da cui sarebbe sorto infine il successivo Minculpop. Nel 1933, tale ruolo venne presieduto da Galeazzo Ciano, il quale iniziò ad allargare gradualmente le sfere di competenza dell’allora Ufficio Stampa, creando così i presupposti per le trasformazioni precedentemente delineate, ed attuando un’estensione ed una proliferazione dei controlli di dimensioni considerevoli su tutti i campi della vita culturale.Anche l'inquadramento dell'Istituto all'interno della macchina della propaganda fascista fu sempre più completato, ed il R.D. n. 1834 del 24 settembre 1936 attribuì all'allora Ministero per la Stampa e la Propaganda la giurisdizione di circa sedici istituzioni culturali, fra le quali l’Istituto Luce. Cultura e propaganda finirono, dunque, per essere due aspetti di una principale politica unica, volta ad accrescere l’efficacia della dittatura di massa, inserendola nella profondità della vita del paese.Tali istituti effettuarono una duplice forma di azione, sia effettuando delle vere e proprie commissioni al Luce, affinché venissero realizzati servizi fotografici su determinati argomenti; sia agendo, in secondo tempo, sugli organi di stampa, incidendo direttamente sulla gestione, sulla scelta, sulla collocazione della fotografia, attraverso varie disposizioni o note di servizio, instaurando quella che Cannistraro ha definito la fabbrica del consenso.Le disposizioni emesse negli anni dal Minculpop, a tal punto, rappresentavano le premesse ideologiche e le finalità propagandistiche delle fotografie del Luce. Il contenuto di simili disposizioni, così, assume una notevole importanza per comprendere il ruolo della fotografia nell’apparato propagandistico del regime fascista, essendo il Minculpop non soltanto il censore di tali immagini fotografiche, ma un vero e proprio committente dei temi ufficiali e dei messaggi visivi che l’Istituto Luce doveva tradurre attraverso la sua rappresentazione fotografica.