Sulla fotografia

Italiani brava gente?


La fotografia da sempre è stata utilizzata per orientare l'opinione pubblica sui problemi politici del presente, ma spesso è stata anche usata come un proficuo strumento per celebrare la propria versione della storia, costruendo la memoria nazionale ed alimentando l'immaginario popolare. Durante la seconda guerra mondiale, la propaganda fascista ha sempre cercato di edificare, attraverso la fotografia ed i cinegiornali, il mito del soldato italiano buono che civilizzava le popolazione straniere, del soldato appunto baluardo della civiltà che ricostruiva nelle città ciò che il nemico aveva distrutto con i propri bombardamenti. Il soldato italiano adopera bene il moschetto ed il piccone era una consueta didascalia che accompagnava le fotografie che appunto cercavano di testimoniare simile messaggio propagandistico. Ma una realtà diversa spesso affiorava drammatica nel corso della guerra. Una realtà tratteggiata e raccontata nelle importanti opere di Del Boca e Mignemi, e che spesso veniva negata all'inverosimile nel dopoguerra. Come riguardo all'uso di gas ed iprite da parte del regime fascista contro l'Etiopia, che era stato per anni negato da Montanelli in una lunga diatriba con Del Boca. Tuttavia, se la fotografia ufficiale e la propaganda, durante il corso del conflitto mondiale, avevano sempre cercato di occultare simile realtà, altri occhi avevano testimoniato le tragiche scene dei crimini di guerra perpetrati dai soldati italiani contro la popolazione dei Balcani. Sono fotografie spesso scarne, crude nella loro realtà, scattate dagli stessi soldati come un macabro ricordo, o dai fotografi privati del luogo, a testimoniare le esecuzioni sommarie, le fucilazioni, i corpi stesi sul terreno o nelle fosse, i partigiani condotti ai luoghi di esecuzione malmenati o derisi dai soldati italiani. Fotografie, che a prescindere dalla qualità e dalla resa, rimangono di tragica importanza a testimoniare la follia della guerra.Le fotografie si possono consultare all'indirizzo web: www.criminidiguerra.it