Creato da stefman75 il 09/02/2007
Storia e critica della fotografia
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Luce sulla guerra
E' stato pubblicato il mio libro Luce sulla Guerra, La fotografia di guerra tra propaganda e realtà. Italia 1940-45.
Nel saggio analizzo la produzione fotografica in Italia durante la seconda guerra mondiale.
Per avere dei sunti riguardo i capitoli che compongono il libro visita il blog:
http://lucesullaguerra.blogspot.com
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Il saggio analizza come la seconda
guerra mondiale sia stata rappresentata in Italia, utilizzando come
fonti primarie la produzione fotografica dell'Istituto Luce e le
disposizioni alla stampa emesse dal Ministero della Cultura Popolare.
Per meglio comprendere il ruolo della fotografia nella propaganda
fascista, le immagini vengono così inserite nel contesto storico e
culturale dell'epoca, e spesso raffrontate alle produzioni sia dei
fotografi privati, sia degli operatori degli altri eserciti, per
evidenziare se esistessero diversità o somiglianze nella
rappresentazione del conflitto.
soprattutto, il saggio cerca sempre di individuare nelle fotografie
ufficiali, quei dettagli ed indizi che possano lasciar intravedere ed
emergere l'immagine della realtà sociale oltre il messaggio
propagandistico.
I rapporti con il Minculpop
La dichiarazione di guerra
Il trasferimento a Venezia
Per le modalità di acquisto vai al seguente blog:
http://lucesullaguerra.blogspot.com
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La fotografia da sempre è stata utilizzata per orientare l'opinione
pubblica sui problemi politici del presente, ma spesso è stata anche usata come un proficuo strumento per celebrare la propria versione della
storia, costruendo la memoria nazionale ed alimentando l'immaginario
popolare.
Durante la seconda guerra mondiale, la propaganda fascista
ha sempre cercato di edificare, attraverso la fotografia ed i
cinegiornali, il mito del soldato italiano buono che civilizzava le
popolazione straniere, del soldato appunto baluardo della civiltà che
ricostruiva nelle città ciò che il nemico aveva distrutto con i propri
bombardamenti.
Il soldato italiano adopera bene il moschetto ed il
piccone era una consueta didascalia che accompagnava le fotografie che
appunto cercavano di testimoniare simile messaggio propagandistico.
Ma
una realtà diversa spesso affiorava drammatica nel corso della guerra.
Una realtà tratteggiata e raccontata nelle importanti opere di Del Boca
e Mignemi, e che spesso veniva negata all'inverosimile nel dopoguerra.
Come riguardo all'uso di gas ed iprite da parte del regime fascista
contro l'Etiopia, che era stato per anni negato da Montanelli in una
lunga diatriba con Del Boca.
Tuttavia, se la fotografia ufficiale e la
propaganda, durante il corso del conflitto mondiale, avevano sempre
cercato di occultare simile realtà, altri occhi avevano testimoniato le
tragiche scene dei crimini di guerra perpetrati dai soldati italiani
contro la popolazione dei Balcani.
Sono fotografie spesso scarne, crude
nella loro realtà, scattate dagli stessi soldati come un macabro
ricordo, o dai fotografi privati del luogo, a testimoniare le
esecuzioni sommarie, le fucilazioni, i corpi stesi sul terreno o nelle
fosse, i partigiani condotti ai luoghi di esecuzione malmenati o derisi
dai soldati italiani.
Fotografie, che a prescindere dalla qualità e dalla resa, rimangono di tragica importanza a testimoniare la follia della guerra.
Le fotografie si possono consultare all'indirizzo web: www.criminidiguerra.it
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«Share my nostalgia with you».
Così i Chameleons cantavano in una loro canzone.
E così io ho deciso di creare il blog Memoria e Nostalgia, dove ho postato alcune mie fotografie scattate negli anni, per condividere la nostalgia ed i ricordi della città dove vivo e delle città che ho visto nei miei viaggi.
Fotografie in bianco nero di memoria e nostalgia appunto, che si possono consultare sul blog
http://memoriaenostalgia.blogspot.com
dove è possibile anche acquistarne copie in una risoluzione maggiore,
o sul blog To my nostalgia all'indirizzo
http://blog.libero.it/tomynostalgia/
Saluti
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elaborate e diffuse dall'Istituto Luce, è di notevole interesse ed
importanza effettuare uno studio sui rapporti fra l'Istituto ed il
Ministero della Cultura Popolare (Minculpop).
L’art.17
del R.D. sanciva, infatti, che l’Istituto era «sottoposto al controllo
ed all’autorità del Ministro per gli Affari Esteri», al quale dovevano
essere sottoposti per l’approvazione i regolamenti generali e tecnici.
Lo statuto, inoltre, prevedeva la supervisione diretta di Mussolini sui
materiali realizzati, conferendogli anche il potere di annullare
qualunque delibera del consiglio di amministrazione, oltre che
ratificare l’approvazione riguardo l’ingresso di nuovi enti od istituti
all’interno del Luce.
fu inserito il Capo dell'Ufficio Stampa del Capo del Governo
all'interno del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto, ampliando
il controllo da parte del regime fascista. Nel corso degli anni,
gradualmente che la fascistizzazione della stampa italiana andava
completandosi, l’Istituto Luce era passato sempre più sotto la
vigilanza dell’Ufficio Stampa del Capo del Governo, trasformato prima
in Sottosegretariato di Stato per la Stampa e la Propaganda, innalzato
poi al rango di Ministero per la Stampa e la Propaganda, da cui sarebbe
sorto infine il successivo Minculpop. Nel 1933, tale ruolo venne
presieduto da Galeazzo Ciano, il quale iniziò ad allargare gradualmente
le sfere di competenza dell’allora Ufficio Stampa, creando così i
presupposti per le trasformazioni precedentemente delineate, ed
attuando un’estensione ed una proliferazione dei controlli di
dimensioni considerevoli su tutti i campi della vita culturale.
l'inquadramento dell'Istituto all'interno della macchina della
propaganda fascista fu sempre più completato, ed il R.D. n. 1834 del 24
settembre 1936 attribuì all'allora Ministero per la Stampa e la
Propaganda la giurisdizione di circa sedici istituzioni culturali, fra
le quali l’Istituto Luce.
propaganda finirono, dunque, per essere due aspetti di una principale
politica unica, volta ad accrescere l’efficacia della dittatura di
massa, inserendola nella profondità della vita del paese.
istituti effettuarono una duplice forma di azione, sia effettuando
delle vere e proprie commissioni al Luce, affinché venissero realizzati
servizi fotografici su determinati argomenti; sia agendo, in secondo
tempo, sugli organi di stampa, incidendo direttamente sulla gestione,
sulla scelta, sulla collocazione della fotografia, attraverso varie
disposizioni o note di servizio, instaurando quella che Cannistraro ha
definito la fabbrica del consenso.
dal Minculpop, a tal punto, rappresentavano le premesse ideologiche e
le finalità propagandistiche delle fotografie del Luce. Il contenuto di
simili disposizioni, così, assume una notevole importanza per
comprendere il ruolo della fotografia nell’apparato propagandistico del
regime fascista, essendo il Minculpop non soltanto il censore di tali
immagini fotografiche, ma un vero e proprio committente dei temi
ufficiali e dei messaggi visivi che l’Istituto Luce doveva tradurre
attraverso la sua rappresentazione fotografica.
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Inviato da: stefman75
il 21/08/2007 alle 22:03
Inviato da: stefman75
il 10/07/2007 alle 22:40
Inviato da: stefman75
il 03/05/2007 alle 21:48