Sunny

E' venerdì!


Per il circolino del venerdì oggi ho deciso di parlare di un filosofo antico... PROTAGORA Protagora nacque ad Abdera, in Tracia,  verso gli anni 80 del V secolo a.c., ma visse  principalmente ad Atene. Nel 444 Pericle diede avvio alla fondazione della colonia di Turii, in Italia, e Protagora l’aiutò con la  legislazione della città. Nel 411 lesse pubblicamente il suo scritto “Sugli dei” e fu accusato di empietà (ovvero irriverenza e disprezzo verso gli dei) e dovette fuggire da Atene. Mori affogando durante una naufragio. E’ un’esponente della sofistica, ovvero quel particolare tipo di filosofia che si oppone alla cultura tradizionale greca e si pone come innovazione sui filosofi precedenti in  quanto con la sofistica la filosofia inizia a interessarsi seriamente ai problemi dell’uomo e non solo alla natura. La ricerca dei sofisti fu utile per campi come la linguistica, la dottrina della conoscenza, l’etica e la politica. I sofisti erano mal visti dagli altri filosofi del loro tempo in quanto per assistere alle loro discussioni pubbliche o per seguire i loro corsi, dovevi pagare. La cultura tradizionale accusò i sofisti della corruzione dei giovani, allontanandoli dagli dei e dai principi morali tradizionali. Per Protagora l’uomo è inteso come singolo individuo e solo lui può essere consapevole delle sue conoscenze e sensazioni, per cui quallo che pare a ciascuno in un determinato modo, tale è veramente. Secondo Protagora la realtà può essere sempre descritta in modi differenti e non esiste la possibilità di un confronto oggettivo. Tutto ciò perchè non è possibile verificare il modo in cui ciascun’uomo dentro di sè percepisce la realtà che lo circonda. Se per esempio un uomo dice che un cibo è salato e l’altro dice che invece è dolce è inutile cercare di dimostrare se quel cibo sia effettivamente salato oppure dolce, in quanto sono sensazioni soggettive. Gli uomini possono quindi vedere la realtà solamente come appare a loro individualmente. Quindi secondo Protagora non esiste più la nozione di bene e male, in quanto per l’uomo diventa impossibile distinguere il vero dal falso, ma che è meglio parlare di utile e dannoso. Questa importante distinzione fra vero ed utile spiana la strada all’esercizio della retorica, cioè la cosa che interessava realmente a Protagora, che sosteneva infatti che una comprensione adeguata del linguaggio era indispensabile per possedere l’arte di persuadere. Secondo lui infatti il lavoro del sofista doveva essere quello che riusciva a capire cosa era utile alle persone, estrapolando l’utile da quelli che gli uomini comuni chiamavano “valore”, e predicarli all’interno della società e suggerire i procedimenti adatti a conseguire quell’utile, anche se quell’utile risulta impossibile da scovare o addirittura controproducente, in base alla sua celebre definizione “rendere più forte l’argomento più debole”.  Inoltre era convito che le virtù fossero insegnabili a chiunque in quanto le virtù (in base alle sue concezioni) sono sempre relative alla società che istituisce i valori e dunque il sofista deve porre la sua intelligenza al servizio della sua società.Protagora era dunque un filosofo “relativista” e possiamo riassumere il suo pensiero così.: E’ vero che non esiste alcun sapere o verità assoluta, ma in realtà l’uomo non ne ha bisogno, in quanto i valori che essi cercano sono (più o meno) già noti, perchè abbastanza comuni fra tutti gli uomini, alcuni scelti dalla società, alcuni appresi dall’individuo mediante l’educazione.  “L’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono”