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Post N° 1089


C'era una volta una bambina chiamata Felicità, nata dall'unione dei suoi due genitori, Speranza e Amore. Felicità era la bambina più bella che fosse mai nata sulla terra. Una bimba dai lunghi capelli scuri e lisci, gli occhi grandi ed espressivi che sembravano aver rubato al cielo la sua tinta più azzurra, le gote paffute e rosee come se il sole illuminasse sempre il suo viso ed un sorriso che incantava chiunque l'incrociava per la sua strada. Spesso chi si imbatteva in lei si fermava a guardarla incantato dalla sua grazia e bellezza, complimentatosi con i suoi genitori per aver dato la vita ad una creatura cosi bella. Felicità che alla sua nascita aveva ricevuto, da una fata buona, il dono di rendere liete le persone che l'incontravano, per ringraziarle delle loro lodi, le afferrava, delicatamente, per il palmo della mano con la sua piccola manina e le portava con se a scoprire tanti piccoli miracoli a cui prima di conoscerla, esse non avevano mai fatto caso.Nell'ora del tramonto le conduceva sulla riva del mare, dando loro la possibilità di assistere allo spettacolo del sole che pian pianino scompariva dietro l'orizzonte, venendo inghiottito da quell'immenso specchio d'acqua che assumeva i colori dell'oro e del rame.Spesso nelle notti di luna piena, faceva in modo che chi l'incontrava, si stendesse accanto a lei su un prato verde e volgesse lo sguardo verso l'alto ammirando la splendida scenografia delle stelle che facevano da damigelle a quel luminoso astro di platino e argento. Se, poi, la persona che aveva accanto, si sentiva sola e scoraggiata ed aveva bisogno di essere abbracciata e confortata, andava alla ricerca di qualcuno che avesse nel cuore tanto amore da donare e lo conduceva ad essa in modo che entrambi potevano dare e ricevere la loro parte d'amore. Se, invece, incontrava qualcuno che viveva nella tristezza, nel dolore e nel timore di non farcela, si accoccolava sul suo grembo, accanto al suo cuore e consolava le sue lacrime fino a quando il sorriso non tornava a splendere sul suo volto. Felicità era anche una musa per molti pittori e molti poeti, che s'ispiravano a lei per dar vita e forma alle loro opere d'arte o alla loro letteratura. Dovunque andasse Felicità, il mondo che la circondava diventava migliore e se il cielo era grigio e piovoso, improvvisamente, tra le nubi plumbee, spuntava l'arcobaleno dai sette splendidi colori. Tutto ciò fu possibile finché, un brutto giorno, un mago malvagio, chiamato Dolore, che non sopportava che una bimbetta semplice e schietta come lei, avesse il potere di distruggere ogni suo incantesimo malefico, gettò su di essa un sortilegio, rendendola invisibile agli occhi degli uomini. Da quel giorno Felicità divenne un essere incorporeo ed etereo. Le persone che l'avevano conosciuta prima di allora, piansero lacrime di dolore quando credettero di non incontrarla più sul loro cammino e divennero inconsolabili. Ma Felicità esisteva ancora. Non li aveva abbandonati. Era sempre lì accanto a loro, pronta a tenergli la mano nella sua e fargli scoprire la gioia, anche se gli uomini non potevano vederla perché avevano gli occhi troppo aperti solo su ciò che si trovava di fronte al loro sguardo e non sapevano guardare oltre il reale, oltre il dolore in cui spesso inciampavano, rimanendo a terra senza avere le forze di rialzarsi. Nonostante ciò, Felicità, continuava a condividere la sua strada con essi e qualcuno di loro, ogni tanto, avvertendo un soffio di vento sfiorarli il palmo della mano, sorrideva felicemente ricordandosi di quella graziosa bimba mora che gli aveva fatto scoprire la bellezza che viveva sia nel mondo che lo circondava che nel cuore  e di come poter gioire di ogni piccola letizia che ogni giorno gli era donata e ciò bastava per renderelo, nuovamente, allegro...