Superstizioni
Ricerca sulle superstizioni ad Alghero e in Sardegna
Post n°21 pubblicato il 18 Ottobre 2012 da AHOsuperstizioni
Durante l'anno mille era frequente l'apparizione collettiva di eserciti di morti. Questi diventarono in seguito cavalieri maledetti, mantenendo viva la tradizione feudale. Nel sesto secolo il monaco Vulferio raccontava un fatto avvenuto davanti al monaco Raul il Glabro in una notte di domenica. La sua chiesa era stata invasa di uomini vestiti di bianco e porpora guidati da un vescovo. Erano cristiani morti nella guerra contro i saraceni. Secondo la tradizione il monaco era morto poco dopo la visione. Una apparizione collettiva molto frequente era quella della famiglia HELLEQUIN una famiglia maledetta che si presentava sotto forma di esercito di scheletri. Al loro passaggio si sentivano rumori sinistri e scampanellate. Queste erano delle visioni nefaste. La chiesa le reputava visioni demoniache. Allo stesso tempo la chiesa cercava in queste visioni spiegazioni cristiane definendo l'esercito dei morti delle anime in espiazione che ritornavano nei luoghi dei peccati. Per le anime maledette i luoghi erano una sorta di purgatorio itinerante. Ai tempi il purgatorio non aveva dei significati ultraterreni. Dal concetto demoniaco dell'esercito dei morti nel 1400 nascerà la superstizione del SABBA DELLE STREGHE. TINA COSSU |
Post n°20 pubblicato il 09 Ottobre 2012 da AHOsuperstizioni
Nella Gallia cristiana dell'ottavo secolo la chiesa non contrastava gli usi tradizionali degli arredi funerari anche se erano un residuo del mondo pagano e superstizioso. La chiesa non si intrometteva nello svolgimento dei funerali. Ma ci fu un momento dopo l'ottavo secolo, in cui il clero aveva messo in atto un maggiore controllo delle pratiche funerarie. La inumazione ad sanctos aveva consentito la sparizione delle suppellettili funerarie e la abolizione delle maschere funerarie. Dalla notte dei tempi si usava annerire il viso del morto. Il termine "maschera" etimologicamente indicava qualcosa di spalmato sul viso. La chiesa considerava questa pratica segno del demonio. La maschera era considerata il doppio, una duplice immagine del morto mediante la quale si evocava una immagine demoniaca, uno spirito malvagio. Per la chiesa la maschera trasformava i visi, trasfigurava quella immagine dell'uomo creata a immagine di Dio. TINA COSSU |
Post n°19 pubblicato il 09 Ottobre 2012 da AHOsuperstizioni
Per la chiesa i Santi erano dei morti privilegiati, era quindi indispensabile per essa la eccellenza dei suoi morti. Durante il settimo-ottavo secolo la chiesa aveva un problema. Non disponeva della procedura giuridica della canonizzazione. La chiesa si trovò a combattere contro i culti spontanei, superstiziosi, tributati ai Santi che non riconosceva. In un episodio della vita di San Martino il Santo si preoccupava di un culto tributato presso Tours di un uomo che non aveva un nome, né data di martirio. San Martino in quella circostanza si era recato a Tours e aveva pregato su quella tomba venerata di un uomo sconosciuto. Dopo avere pregato raccontò di avere avuto la visione di un brigante che gli era apparso durante la preghiera. In quella visione San Martino aveva avuto una rivelazione: in quella tomba giaceva il corpo di un brigante morto per pena capitale. Dopo avere convinto la folla della veridicità della rivelazione aveva fatto smantellare l'altare che era stato eretto sulla tomba del falso Santo. Spesso avveniva il contrario: luoghi di sepoltura di Santi riconosciuti dalla Chiesa non venivano identificati e erano considerati luoghi pagani di superstizione. Un caso venne raccontato da Gregorio di Tours il quale aveva scoperto la tomba di San Benigno a Digione in un luogo dove sorgeva un antico sarcofago pagano. In quel luogo nessuno avrebbe mai potuto pensare ci fosse seppellito un cosiddetto "morto privilegiato". Ecco perche' la Chiesa aveva sempre più bisogno di affermare non solo la eccellenza dei corpi dei Santi, ma in modo particolare di scoprire la verità, la autenticità dei corpi venerati nei luoghi di sepoltura, al di là delle superstizioni. TINA COSSU |
Post n°18 pubblicato il 15 Settembre 2012 da AHOsuperstizioni
LE PUNIZIONI DELLA CHIESA PRIMA DI’ ACCENDERE I ROGHI. SPESSO LE SUPERSTIZIONI VENIVANO ENUMERATE IN MANIERA CONFUSA INSIEME A REATI COMUNI: RAPINE, MALEFICI, SACRILEGI, MUTILAZIONI VOLONTARIE, ABORTI, FURTI, FERITE INFLITTE AD UN AMICO, UBRIACHEZZA, FARE CADERE L’OSTIA PER TERRA, MANGIARE CARNE DI’ ANIMALE TROVATO MORTO.LE SUPERSTIZIONI PERO’ RIENTRAVANO IN UN PROGRAMMA PIU’ ESTESO DI’ RIFORMA RELIGIOSA E MORALE. LA PENA ECCLESIASTICA PER ECCELLENZA ERA IL DIGIUNO.ALCUNE PENE LEGGERE DURAVANO TRE SETTIMANE. ES. UN BAMBINO CHE’ SENZA SAPERLO MANGIAVA CARNE DI’ BESTIA IMOLATA AGLI IDOLI AVEVA UNA PENA LEGGERA. LA PENA PIU’ GRAVE DURAVA ANCHE SETTE ANNI. ES NEL CASO DI’ UN MALEFICIO CHE’ PROVOCAVA UNA TEMPESTA O LA MORTE DI’ UN UOMO.PER UN MALEFICIO D'AMORE UN LAICO DOVEVA COMPIERE SEI MESI DI PENITENZA,UN CHIERICO UN ANNO,UN DIACONO TRE ANNI.SE' UN MALEFICIO PROVOCAVA UN ABORTO SI DOVEVANO AGGIUNGERE AI SEI MESI DI' PENITENZA SEI QUARESIME.ESISTEVANO PENE DI CINQUE ANNI CHE' COMPRENDEVANO:DIVINAZIONE DEMONIACA E SACRILEGA.TRE ANNI DI' PENITENZA A COLORO CHE' INTERPELLAVANO I SANTI PER CONOSCERE LA SORTE,PER COLORO CHE' FACEVANO VOTI AGLI ALBERI,ALLE SORGENTI E COLORO CHE' SI MASCHERAVANO PER LE CALENDE DI' GENNAIO. TINA COSSU
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Post n°16 pubblicato il 07 Giugno 2012 da AHOsuperstizioni
Quali pratiche superstiziose vennero condannate dalla chiesa cattolica senza appello perche’ considerate una minaccia? La chiesa cattolica ebbe un comportamento molto ambiguo nei confronti delle superstizioni.Alcune erano tollerate anzi invogliate,altre punite e vietate severamente. Nella lotta contro quelle credenze popolari superstiziose vietate si avvaleva di frasi citate nella bibbia.Nel libro dell’esodo 22-17 la frase”non lascerai in vita la fattucchiera”si riferiva al divieto di fare uso, delle pratiche divinatorie.Queste erano abitudini del mondo pagano.Alcune superstizioni prendono il nome di “superstizioni giudaiche”Tra queste era ritenuta perseguibile e punibile la pratica della circoncisione che come sappiamo era effettuata regolarmente dal popolo ebraico.A proposito di questo Agobardo di Lione” vissuto nell’800 d.c scrisse: il trattato delle superstizioni giudaiche.Il vescovo Agobardo non aveva un concetto buono degli ebrei.Nel suo trattato ricordava che i profeti stessi chiamarono i giudei infedeli,figli del diavolo,nazione prevaricatrice,popolo sporco di ogni iniquita’,figli scellerati,seme di cattiveria.Lo stesso Santo Giovanni Battista li definisce”razza di vipere” e Gesu’ in persona li chiama” serpenti”,”generazione adultera” “perversa”.In conseguenza alla opera di Agobardo la chiesa proibi’ ai suoi fedeli di frequentare troppo intimamente gli ebrei.Nel 4 trattato esso finiva invitando l’imperatore a continuare nella separazione di salvaguardia dei cristiani dagli ebrei.E’ chiaro che tutto cio’ che riguardava questo popolo le sue credenze,le sue abitudini,come la circoncisione, erano considerate superstiziose e combattute dalla chiesa .La chiesa Cattolica condannava: l’uso di amuleti,di pendenti nelle due orecchie,anelli di ossicine di struzzo nelle dita,proibiva di poggiare il pollice sinistro sulla mano destra per combattere il singhiozzo.Spesso si riteneva in pericolo una amicizia quando due persone giravano attorno ad una pietra,un cane,un bambino.Era ritenuta una pratica superstiziosa proibita “strusciare i piedi sulla soglia di casa prima di entrare”. Se’ si starnutiva bisognava tornare a letto mettendosi le scarpe,ma senza la approvazione della chiesa. tina cossu. |
Post n°15 pubblicato il 07 Giugno 2012 da AHOsuperstizioni
LA CHIESA DOVETTE VENIRE A PATTI CON LA CONCEZIONE AUTOCTONA IN EUROPA DI UNA FIGURA MITICA E SUPERSTIZIOSA"IL DRAGO".ERA UNA FIGURA AMBIVALENTE DIFFUSA NELLA CULTURA POPOLARE,UN GENIO LOCALE,TEMIBILE,CON CUI CI SI POTEVA CONCILIARE ATTRAVERSO DEI RITI PROPIZIATORI.LA CHIESA FU' MOLTO CAUTA,E NELLA LEGGENDA DI S.MARCELLO FU' SINTOMATICO IL FATTO CHE IL SANTO NON UCCISE IL DRAGO MA LO DOMO'.LA FIGURA DEL DRAGO COMPARVE ANCHE NELLE STORIE ROMANE CHE AVEVANO COME PROTAGONISTI SIA PAPA SILVESTRO CHE GREGORIO MAGNO.ANCHE IN QUESTE CIRCOSTANZE LA VIOLENZA DEL SANTO DOVEVA VENIRE MENO DIFRONTE ALLA NECCESSITA' DEL COMPROMESSO.IL DRAGO NON SI POTEVA UCCIDERE,SI POTEVA SOLO DOMARE.LA SUPERSTIZIONE NON SI POTEVA UCCIDERE SI POTEVA SOLO DOMARE.LE SORGENTI SACRE NON SI POTEVANO PROSCIUGARE, TANTO MENO I LAGHI ,GLI ALBERI SACRI NON SI POTEVANO ABBATTERE. PERO'L'ACQUA SI POTEVA BENEDIRE ,SI POTEVANO COSTRUIRE GLI ALTARI, GLI IDOLI ,SI POTEVANO COLLOCARE LE RELIQUIE. LE CHIESE SI POTEVANO COSTRUIRE SOPRA I TEMPLI PAGANI ED ECCO CHE' LA SUPERSTIZIONE VENIVA LEGGITTIMATA DALLA CHIESA. TINA COSSU |
Post n°14 pubblicato il 07 Giugno 2012 da AHOsuperstizioni
LA CHIESA SI E' SENTITA IMPOTENTE DIFRONTE A CREDENZE SUPERSTIZIOSE RADICATE NEI SECOLI,NECCESSARIE ALLA VITA DELL'UOMO.NEL CORSO DEL CONFLITTUALE CAMMINO ,LA CHIESA HA CERCATO CON CAUTELA,ACCETTANDO DIVERSI COMPROMESSI,DI SOSTITUIRE I CULTI CRISTIANI AI CULTI PAGANI.PER LA CHIESA FU' MOLTO DIFFICILE SOPPRIMERE LE SUPERSTIZIONI LEGATE ALLA ADORAZIONE DEGLI ALBERI,DELLE SORGENTI,DEI FIUMI,DEGLI ANIMALI.SI NARRA CHE' NON POTENDO IMPEDIRE A S. MARTINO DI ABBATTERE IL PINO SACRO,I PAGANI CHE' EGLI AFFRONTAVA EBBERO L'IDEA DI FAR CADERE L'ALBERO SUL VESCOVO IN MODO DI SCHIACCIARLO NELLA SUA CADUTA.MA IL PINO FU' MIRACOLOSAMENTE SPINTO INDIETRO E PER UN PELO NON SCHIACCIO' I CONTADINI.NELL'OPERA"LA VITA DI S.VALERIO"(SETTIMO SECOLO)SI RACCONTA CHE' GLI ABITANTI DELLA VALLE DELLA "BRESLE" NORMANDIA, BENCHE' BATTEZZATI, VENERASSERO UN ENORME TRONCO DI ALBERO.NELA OPERA "LA VITA DI S.LUCIO SI PARLA DEL BOSCO DI MARTE DOVE I BOVARI ANDAVANO PER ADORARE I VITELLI.LA CHIESA NON RIUSCI' MAI A ELIMINARE TOTALMENTE LA FESTA DEL"SOLSTIZIO D'ESTATE"NONOSTANTE IL TENTATIVO,DI S.ELIGIO.IL GRUPPO DI SACERDOTI PAGANI CHE SI OPPONEVANO ALLA SUA SOPPRESSIONE RISPOSE:MAI UN ROMANO CHE' TU SIA POTRAI ABOLIRE I NOSTRI COSTUMI,E NESSUNO AL MONDO POTRA' VIETARE QUESTI ANTICHI GIOCHI CHE' CI SONO TANTO CARI.LA CHIESA NON HA MAI POTUTO IMPEDIRE PRATICHE SUPERSTIZIOSE COME:L'USO DI APPENDERE AMULETI NEGLI ALBERI,DEPORRE OGGETTI PORTAFORTUNA IN PROSSIMITA' DI FONTI. TINA COSSU |
Post n°13 pubblicato il 29 Maggio 2012 da AHOsuperstizioni
La gioviana
Dolores Turchi, nel suo libro "Lo sciamanesimo in Sardegna", parla della gioviana, essere fantastico che si presentava il giovedì notte per proteggere le donne che filavano. In un secondo momento quest'essere assume una connotazione negativa legata alla surbile. Alcune persone, accusate di stregoneria dall'inquisizione, affermavano che il volo estatico avveniva la notte del giovedì. La stessa Giovanna D'Arco, interrogata dai giudici, disse che aveva sentito parlare di sortilegi che avvenivano di giovedì. Un'antica tradizione di Orune, fatta di giovedì, è forse riconducibile a queste credenze. Si tratta del cosiddetto "pane degli apostoli", che veniva fatto per voto quando un parente stava male. Bisognava preparare del pane per tredici anni consecutivi se il malato fosse guarito. Il pane doveva essere dato in elemosina all'alba del giovedì santo, prima del sorgere del sole, e portato in tutte le case. Il pane era di forma rotonda distribuito da bambine. I primi tredici pani andavano divisi in questo modo: il primo veniva consumato in famiglia, gli altri dodici, dedicati ai dodici apostoli, venivano portati nelle dodici case più vicine. Altri tre pani erano dedicati ai tre Orientes, altri venticinque dedicati agli angeli (tratto da "La bambola di pezza" di P. Mariane). La tradizione è pre-cristiana e legata al culto lunare. I tre Orientes potrebbero riferirsi alla luna nel suo interlunio ossia la Ecate triforme, detta "Luna delle Streghe" o anche "Signora Oriente" come risulta da alcuni processi del 1500/1600. Nel tempo si perse il vero significato di questa tradizione.
Paola
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Post n°12 pubblicato il 14 Maggio 2012 da AHOsuperstizioni
Riguardo il rapporto tra' chiesa e superstizione si e' verificato un fatto curioso.La chiesa a un certo punto della storia non solo ha tollerato le superstizioni ma adirittura le ha create,divenedo essa stessa la maggiore superstizione.Nella Genesi non si parla mai di demoni come li concepisce un cristiano.Satana non e' un nemico di Dio,ma adirittura un complice.Nell' episodio di Giobbe,e' proprio Satana a suggerire a Dio quali prove deve dare a Giobbe.Il serpente tentatore di cui si parla nella Genesi e' una creatura di Dio come le altre,e' solo piu' furba.E' il cristiano che' per superstizione voluta dalla chiesa identifica il serpente con satana.Nella bibbia i daimones erano creature di luce,eteree,di grande sapienza.Nella superstizione di ispirazione ecclesiastica si trasformano in creature malefiche capaci di provocare malattie,di rendere l'aria malsana.Satana come figura malefica e' frutto di superstizioni che' ha prodotto e voluto la chiesa. tina cossu |
Post n°11 pubblicato il 10 Maggio 2012 da AHOsuperstizioni
Cosa avvenne quando le credenze popolari superstiziose si incontrarono con il cristianesimo? Il cristianesimo vedeva nelle superstizioni la sopravvivenza del paganesimo. La parola superstizione dal verbo latino super-stare era stare sopra, cioe’ sopra le divinita’ in rapporto con esse. Le persone pregavano le divinita’, si affidavano agli dei, facevano delle offerte votive affiché le persone care sopravvivessero alle disgrazie della vita. Questa era una interpretazione prima del cristianesimo. Il termine superstizione assunse un significato negativo perche’ Lattanzio diede alla parola una interpretazione molto diversa. La traduzione della parola fatta da Lattanzio si riferisce alla venerazione dei defunti. I fedeli secondo Lattanzio si rivolgevano alle persone care defunte perche’ i propri figli sopravvivessero ai defunti stessi. Lattanzio vedeva questa pratica superstiziosa come una forma di idolatria pagana. Il rapporto non avveniva con gli dei ma con esseri defunti e questo diveniva per lui un rapporto sacrilego. I fedeli facevano oggetto di culto delle immagini dei defunti. Il cristianesimo predicava il culto del vero Dio, la superstizione il culto del falso. Il cristianesimo durante il 300 dopo cristo organizzato nella gerarchia ecclesiastica della chiesa cattolica vedeva nelle superstizioni una minaccia ai dogmi e ai sacramenti su cui si fondava. Ma la grande opera sulle superstizioni venne scritta piu’ avanti dall’abate Thiers nel 1679. Le credenze popolari e i comportamenti superstiziosi ritenuti pericolosi dalla chiesa vennero raccolti nell' opera” Il trattato delle superstizioni”. In questa opera Thiers enumera tutte le credenze considerate sacrileghe e in contrasto con i dogmi della chiesa. Ma il piu grande nemico delle superstizioni fu Sant'Agostino. Si soffermò su due teorie che portarono delle conseguenze ancora piu’ dure nei confronti delle pratiche superstiziose. Secondo il Santo il significato della parola superstizione diventava adorazione della creatura (perché già Lattanzio lo aveva detto) si adoravano le immagini delle persone care defunte andando contro il comandamento primo. Il più importante della religione cristiana ”non avrai altro Dio al di fuori di me". Era inconcepibile per il Cristianesimo adorare qualsiasi cosa, dalle persone defunte, agli elementi naturali, agli oggetti. La seconda teoria di S. Agostino rende ancora piu’ grave la posizione delle pratiche superstiziose. Conferendo un legame stretto tra superstizione e demonologia. Per S Agostino la realtà era fatta di cose e di segni naturali e convenzionali. I segni convenzionali avevano un significato e le superstizioni erano un insieme di segni convenzionali che avevano dei significati capaci di creare dei rapporti con il demonio. tina cossu |
Post n°10 pubblicato il 08 Maggio 2012 da AHOsuperstizioni
Nei periodi di grande siccità si ricorreva a un rito misterioso nella notte di novilunio praticato esclusivamente da uomini. Forse tale pratica risale al prenuragico. Ne parla Lilliu nel libro "Il rito propiziatorio della pioggia a Bolotana" di B. Piras, raccontando che un numero dispari di uomini prendevano dal cimitero un numero dispari di crani e li immergevano nell'acqua. I teschi dovevano poi essere rimessi al loro posto per non causare un nubifragio. Il rito era tenuto talmente segreto che non si sapevano i nomi degli esecutori. La luna nuova, la notte e il mistero ricollegano il rito ai sacrifici umani, agli dei pagani e al mondo lunare. Dell'antico rito vi è la testimonianza di un anziano che ricorda un rituale in cui una zucca veniva portata in processione, 70/75 anni fa, per chiedere la pioggia. Paola |
Post n°9 pubblicato il 03 Aprile 2012 da AHOsuperstizioni
In Sardegna vi è una grande varietà di usanze funebri ma ciò che è caratteristico è che tali usanze sono simili alle prime manifestazioni funebri condivise in parte da tutte le civiltà, compresa quella mediterranea. Nell'Ogliastra, ancora ai primi del Novecento, quando moriva una persona la parente più vicina accendeva una candela benedetta e segnava il morto con un segno di croce, gli chiudeva per bene le labbra per non far fuggire i segreti di famiglia. A Onanì, Lula ed Orune, quando moriva una madre di famiglia, le si tagliavano le unghie e parte dei capelli perché non si portasse via la fortuna della casa; qualche volta questi erano portati addosso dal vedovo. Intorno agli anni Cinquanta in alcuni paesi sardi, ancora si usava coprire il morto con il basilico, a Muravera con fiori di carta. A Perdas, testimonianza diretta di una donna del 1907, si ricoprivano i defunti con dei lunghi nastri variopinti, portati dai visitatori. E' ancora d'uso comune deporre oggetti nel letto funebre, se erano puerpere un pettine, un ago e un pezzo di stoffa affinchè non tornassero a disturbare i vivi. Le "panas" o "pantamas" sono chiamate gli spiriti delle donne morte di parto che di notte lavano i panni dei loro bimbi per sette anni consecutivi. Pana pare derivi dal Manciù-Tunguso che significa anima-ombra. In alcune zone della Sardegna si deponeva una bambolina di cera a forma di croce per evitare che il morto si prendesse qualcuno della famiglia. Il giorno dopo il funerale, in Ogliastra, fino ancora agli anni Sessanta alcune parenti si recavano alla casa del morto con delle bacinelle sul capo, in fila dalla più anziana alla più giovane. Le donne lavavano i panni del morto con sette pezzi di sapone dati dalla parente più stretta del defunto. Riconsegnavano poi i panni lavati ma non il sapone avanzato che veniva diviso dalle donne, altrimenti il morto non sarebbe potuto entrare in Paradiso (testimonianza diretta). Tratto da "Stregoneria in Sardegna" di Simonetta Delussu. Paola |
Post n°8 pubblicato il 02 Aprile 2012 da AHOsuperstizioni
Da uno studio condotto nel 2006 dal reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell'ASL di Cagliari emerge uno spaccato vario di consuetudini vive ancora oggi. Se la donna in gravidanza aveva la cute del viso rosea e distesa o una pancia a punta si presagiva la nascita di un maschio, mentre la presenza di macchie scure sul viso o di un addome largo sui fianchi faceva pensare ad una femmina. Inoltre in alcune zone della Sardegna si facevano previsioni sul sesso o gettando l'osso sternale di un volatile in aria o chicchi di grano contenuti in una mano o gocce di latte nell'acqua. Se l'osso cadeva nella parte convessa era maschio, al contrario femmina; se i chicchi erano dispari era maschio; se le gocce di latte toccavano il fondo del bicchiere era maschio. Le donne di famiglia e spesso anche le vicine di casa assistevano ai preparativi per il parto, le anziane mettevano un paio di forbici aperte sotto il materasso contro il malocchio. A volte i pantaloni del padre, ritenuto il solo responsabile delle sofferenze della donna, venivano appesi alla porta di casa e percossi con forza. A chi 'ndi torrais? (letterale Chi riportate in vita?) veniva chiesto ai genitori per sapere il nome del bambino, infatti era abitudine attribuire al neonato il nome di un parente defunto. La mamma non partecipava al rito del battesimo perché impura, evitava l'incontro con gli altri per paura di essere presa per occhio; solo dopo quaranta giorni, dopo il rito di purificazione, poteva uscire e andare in chiesa seguendo un percorso a croce ed essere cosparsa poi di acqua benedetta dal prete. Per proteggere il bambino, oltre spille, amuleti e bracciali era d'uso utilizzare un nastrino di colore verde. Tra le tante e curiose superstizioni sul neonato se ne possono ricordare alcune: il neonato sarebbe morto entro il primo anno di vita se si fosse guardato allo specchio o fosse stato portato in cimitero o avesse baciato un bimbo di età inferiore ad un anno. Non si doveva portare fuori, dopo le otto di sera, il bambino non ancora battezzato; il neonato non doveva toccare le chiavi entro il suo primo anno di vita; non doveva essere cambiato in tre perché in tre si cambiavano i morti. Insomma nei tempi antichi il neonato era un essere "sconosciuto", il rituale di accoglienza prevedeva un insieme complesso di riti pagani e cristiani. Una volta "riconosciuto" dalla società era necessario difenderlo dalle forze del male. Paola Melas |
Post n°7 pubblicato il 29 Marzo 2012 da AHOsuperstizioni
Quando ero bambina e spesso passavo le mie estati a Orgosolo, mio padre mi parlava spesso di una creatura malevola che si aggirava nel paese alla ricerca di neonati lasciati soli nelle culle per succhiare il loro sangue. A Orgosolo la chiamano "survile" , nel resto della Sardegna "coghas" . Questa creatura era dedita a succhiare il sangue umano dei bimbi senza denti non ancora battezzati. Non solo, ma era temuta per il suo potere di trasformarsi in animale, rendersi invisibile, spostarsi velocemente. Se una mamma si dedicava ai lavori domestici e lasciava il neonato incustodito, doveva sempre entrare a controllare e verificare se il bambino era vivo. Spesso strani rumori provenivano dalla stanzetta del bimbo e questo insospettiva la neomamma che accorreva immediatamente per cacciare "su survile" che spesso prendeva la forma di gatto o moscone. Esistevano però degli oggetti muniti di denti come forconi o pettini che distraevano su survile. Infatti questa contava i denti ma incapace di andare oltre il numero tre ricontava all'infinito distrendosi dal proposito di succhiare il sangue. Nella superstizione popolare su survile era la s.i.d.s cioè la cosiddetta "morte in culla". La gente a causa della ignoranza non riusciva a spiegare razionalmente la morte improvvisa di un neonato, specialmente se le cause erano apparentemente inesistenti. Nella mente collettiva bisognava dare una spiegazione anche irrazionale e fantastica per accettare una disgrazia cosi' grande. Racconto di zio Peppe (mio padre) scritto dalla figlia Cossu Tina |
Post n°6 pubblicato il 09 Marzo 2012 da AHOsuperstizioni
Nel pensiero collettivo del popolo barbaricino, il prete non rappresentava solo il bene. Infatti questo poteva augurare e materializzare disgrazie ai suoi nemici. Una specie di malocchio. Per compiere questo male, usava un oggetto chiamato"il libro di comando"dal quale ricavava delle formule che venivano recitate a voce alta. Nei piccoli centri della Barbagia il prete era temuto, perché ricorrendo alle formule di questo "libro di comando" lanciava anatemi terribili che puntualmente si verificavano, senza speranza per il malcapitato. notizia tratta dai racconti di zio Peppe (mio padre) scritta da Cossu Tina |
Post n°5 pubblicato il 08 Marzo 2012 da AHOsuperstizioni
Per superstizione s'intendono una serie di comportamenti codificati che hanno lo scopo di annullare il male, le disgrazie, o gli eventi funesti nella vita quotidiana degli esseri umani. Con questi comportamenti che spesso diventano dei rituali si allontana la "sfortuna". Ma la superstizione non è nata oggi,è nata con l'essere umano chè già dalle sue origini sentiva il bisogno di una forza interiore per superare la paura dell'ignoto e i pericoli quotidiani. Infatti, quando l'uomo praticava la caccia, grazie alla quale si procurava il cibo, si garantiva la buona riuscita degli eventi con i riti propiziatori. I riti propiziatori erano dei comportamenti codificati,trasformavano il male in bene, la sfortuna in fortuna, si potrebbero paragonare alla superstizione dei nostri giorni. Gli uomini hanno sempre affidato ai riti i momenti più importanti e più critici della vita, come anche le grandi paure: la morte,la vecchiaia,la malattia, la fame, la guerra. I riti, come comportamenti codificati, hanno sempre avuto un fine sociale e un coinvolgimento emotivo. Già nella civiltà del neolitico era in uso appendere fuori dalle capanne dei corni di animale che avevano la funzione di allontanare gli spiriti maligni.I corni erano simbolo di fertilità abbinata alla vita, al successo, alla forza. Le ossa, i denti, i crani furono i primi amuleti, davano al possessore senso di sicurezza e fiducia nel proprio destino. Nella cultura celtica, ma anche nelle epoche precedenti, la testa di un uomo era considerata un oggetto magico. Gli ingressi dei fortilizi antichi era adornati con teste umane conficcate in pali o picche. Avevano il compito di tenere lontano il male. Una testa mozzata conservava forti suggestioni, per la capacità di provocare guarigioni. Bere del liquido, nel cranio scavato, dava senso di rinascita e nuove energie. Questa pratica è stata conservata e ritrovata nel poema epico dedicato al Re Artù. Gli amuleti erano diffusi anche nella Civiltà sumera. I primi portafortuna erano oggetti come le" bacchette" e figure geometriche come il "cono". Questi hanno resistito fino ai nostri giorni e si ritrovano nelle fiabe raccontate ai bambini. Le" bacchette" sono diventate quelle "magiche" delle fate e il "cono" ha dato la forma ai cappelli dei maghi. Segno che la superstizione ha camminato dalle antiche civiltà fino a noi, così come le paure e i bisogni dell'essere umano non sono cambiati. Anche gli "stendardi militari" erano dei "portafortuna". Figure di animali: aquile, cinghiali, falchi, draghi erano simbolo di forza, di potenza, in grado di suggestionare i soldati fino a farli sentire invincibili. Nel Medioevo la superstizione venne strumentalizzata dalle figure di potere per guidare l'ignoranza ed eliminare persone scomode. E'stata trasformata in maniera negativa e identificata con figure demoniache e oscure. Con l'illuminismo si aprì una nuova era. Attraverso la luce della ragione e della conoscenza si dissipavano le ombre della ignoranza e dell'irrazionale,da cui nasceva la paura, il legame con la superstizione. Lo scrittore Guy De Maupassant descrive bene nelle sue opere come dalla ignoranza possa nascere la fantasia di cose che in realta' non esistono. LA COSA PIU' INSIGNIFICANTE RACCHIUDE UN PO' D'IGNOTO.TROVIAMOLO. Tina Cossu
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Post n°2 pubblicato il 13 Febbraio 2012 da AHOsuperstizioni
L'autore riporta in seguito lo scritto di Giuseppe della Maria apparso nel Nuovo Bullettino Bibliografico Sardo. Anno V N° 28 -Cagliari - 1960. Nell'Ottocento vari altri autori si inserirono nella discussione sull'esistenza o meno di tale personaggio: Della Marmora, Tyndal, Bresciani, Tennant, De Gregory e Domenech. Giuseppe della Maria afferma che secondo il Padre Angius agli inizi del 1800 era in uso a Cagliari la pratica di accelerare la fine degli agonizzanti con due procedimenti: A sostegno della esistenza della donna che poneva fine alle sofferenze degli agonizzanti Emmanuel Domenech (n. 1826, m.1886), autore di "Pastori e banditi", dice che dopo aver curato i malati con tutta la devozione possibile, i sardi, non potevano rassegnarsi al prolungarsi delle sofferenze di un'agonia e per farle cessare al più presto ricorrevano all'ausilio delle accabadoras. Il fatto che segue fu raccontato da una signora a un vecchio prete dell'Università di Sassari. A voler essere precisi la ragazza ha visto dalla porta aperta una persona che forse era una "accabadora", oppure era una donna chiamata solo per portar via dalla stanza quegli oggetti sacri di cui si è parlato. Non mi sembra una testimonianza inequivocabile che prova l'esistenza dell'accabadora. Oltretutto chi parla non è la protagonista del fatto, ma una nipote che lo riferisce dopo molti anni. Giuseppe della Maria parla di un altro evento raccontato dal Canonico Dottor Pietro Raimondo Calvisi. Questa testimonianza potrebbe essere più decisiva ai fini di stabilire l'esistenza della donna che dà la morte, anche se la conferma di cui parla il Canonico Calvisi non deriva da un chiarimento senza possibilità di equivoci con la madre, ma da una sua interpretazione.
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Post n°1 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da AHOsuperstizioni
Questo blog raccoglierà le notizie che i soci del Gruppo di Ricerca Tholos troveranno sulla superstizione ad Alghero e in Sardegna. Ciascun socio potrà contribuire con le notizie che saranno contraddistinte dal proprio nome. Chi vorrà intervenire potrà anche farlo con un messaggio oppure con un commento. Gli apporti esterni saranno veramente graditi. Chi volesse avere già delle informazioni può collegarsi col blogspot: |
Inviato da: AHOsuperstizioni
il 05/03/2012 alle 19:25
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il 05/03/2012 alle 15:57
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il 05/03/2012 alle 15:39