Creato da AHOsuperstizioni il 09/02/2012

Superstizioni

Ricerca sulle superstizioni ad Alghero e in Sardegna

 

le apparizioni collettive di eserciti di morti

Post n°21 pubblicato il 18 Ottobre 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni

Durante l'anno mille era frequente l'apparizione collettiva di eserciti di morti. Questi diventarono in seguito cavalieri maledetti, mantenendo viva la tradizione feudale. Nel sesto secolo il monaco Vulferio raccontava un fatto avvenuto davanti al monaco Raul il Glabro in una notte di domenica. La sua chiesa era stata invasa di uomini vestiti di bianco e porpora guidati da un vescovo. Erano cristiani morti nella guerra contro i saraceni. Secondo la tradizione il monaco era morto poco dopo la visione. Una apparizione collettiva molto frequente era quella della famiglia HELLEQUIN una famiglia maledetta che si presentava sotto forma di esercito di scheletri. Al loro passaggio si sentivano rumori sinistri e scampanellate. Queste erano delle visioni nefaste. La chiesa le reputava visioni demoniache. Allo stesso tempo la chiesa cercava in queste visioni spiegazioni cristiane definendo l'esercito dei morti delle anime in espiazione che ritornavano nei luoghi dei peccati. Per le anime maledette i luoghi erano una sorta di purgatorio itinerante. Ai tempi il purgatorio non aveva dei significati ultraterreni. Dal concetto demoniaco dell'esercito dei morti nel 1400 nascerà la superstizione del SABBA DELLE STREGHE.   TINA COSSU

 
 
 

PERCHE' LA CHIESA HA PROIBITO PER SECOLI L'USO DELLE MASCHERE FUNERARIE?

Post n°20 pubblicato il 09 Ottobre 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni

Nella Gallia cristiana dell'ottavo secolo la chiesa non contrastava gli usi tradizionali degli arredi funerari anche se erano un residuo del mondo pagano e superstizioso. La chiesa non si intrometteva nello svolgimento dei funerali. Ma ci fu un momento dopo l'ottavo secolo, in cui il clero aveva messo in atto un maggiore controllo delle pratiche funerarie. La inumazione ad sanctos aveva consentito la sparizione delle suppellettili  funerarie e la abolizione delle maschere funerarie.  Dalla notte dei tempi si usava annerire il viso del morto. Il termine "maschera" etimologicamente indicava qualcosa di spalmato sul viso. La chiesa considerava questa pratica segno del demonio. La maschera era considerata il doppio, una duplice immagine del morto mediante la quale si evocava una immagine demoniaca, uno spirito malvagio. Per la chiesa la maschera trasformava i visi, trasfigurava quella immagine dell'uomo creata a immagine di Dio.    TINA COSSU

 
 
 

LA CHIESA- I SANTI VENERATI NEI LUOGHI DI SEPOLTURA E I CULTI SUPERSTIZIOSI

Post n°19 pubblicato il 09 Ottobre 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni

Per la chiesa i Santi erano dei morti privilegiati, era quindi indispensabile per essa la eccellenza dei suoi morti. Durante il settimo-ottavo secolo la chiesa aveva un problema. Non disponeva della procedura giuridica della canonizzazione. La chiesa si trovò a combattere contro i culti spontanei, superstiziosi, tributati ai Santi che non riconosceva.

In un episodio della vita di San Martino il Santo si preoccupava di un culto tributato presso Tours di un uomo che non aveva un nome, né data di martirio. San Martino in quella circostanza si era recato a Tours e aveva pregato su quella tomba venerata di un uomo sconosciuto. Dopo avere pregato raccontò di avere avuto la visione di un brigante che gli era apparso durante la preghiera. In quella visione San Martino aveva avuto una rivelazione: in quella tomba giaceva il corpo di un brigante morto per pena capitale. Dopo avere convinto la folla della veridicità della rivelazione aveva fatto smantellare l'altare che era stato eretto sulla tomba del falso Santo. Spesso avveniva il contrario: luoghi di sepoltura di Santi riconosciuti dalla Chiesa non venivano identificati e erano considerati luoghi pagani di superstizione. Un caso venne raccontato da Gregorio di Tours il quale aveva scoperto la tomba di San Benigno a Digione in un luogo dove sorgeva un antico sarcofago pagano. In quel luogo nessuno avrebbe mai potuto pensare ci fosse seppellito un cosiddetto "morto privilegiato". Ecco perche' la Chiesa aveva sempre più bisogno di affermare non solo la eccellenza dei corpi dei Santi, ma in modo particolare di  scoprire la verità, la autenticità dei corpi venerati nei luoghi di sepoltura, al di là delle superstizioni.   TINA COSSU

 
 
 

LE PUNIZIONI DELLA CHIESA PRIMA DI ACCENDERE I ROGHI

Post n°18 pubblicato il 15 Settembre 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni

LE PUNIZIONI DELLA CHIESA PRIMA DI’ ACCENDERE I ROGHI.               

 SPESSO LE SUPERSTIZIONI VENIVANO ENUMERATE IN MANIERA CONFUSA INSIEME A REATI COMUNI: RAPINE, MALEFICI, SACRILEGI, MUTILAZIONI VOLONTARIE, ABORTI, FURTI, FERITE INFLITTE AD UN AMICO, UBRIACHEZZA, FARE CADERE L’OSTIA PER TERRA, MANGIARE CARNE DI’ ANIMALE TROVATO MORTO.LE SUPERSTIZIONI PERO’  RIENTRAVANO IN UN PROGRAMMA PIU’ ESTESO  DI’ RIFORMA RELIGIOSA E MORALE. LA PENA ECCLESIASTICA PER ECCELLENZA ERA IL DIGIUNO.ALCUNE PENE LEGGERE DURAVANO TRE SETTIMANE.  ES. UN BAMBINO CHE’ SENZA SAPERLO MANGIAVA CARNE DI’ BESTIA IMOLATA AGLI IDOLI AVEVA UNA PENA LEGGERA.  LA PENA PIU’ GRAVE DURAVA ANCHE SETTE ANNI.   ES NEL CASO DI’ UN MALEFICIO CHE’ PROVOCAVA UNA TEMPESTA O LA MORTE DI’ UN UOMO.PER UN MALEFICIO D'AMORE UN LAICO DOVEVA COMPIERE SEI MESI DI PENITENZA,UN CHIERICO UN ANNO,UN DIACONO TRE ANNI.SE' UN MALEFICIO PROVOCAVA UN ABORTO SI DOVEVANO AGGIUNGERE AI SEI MESI DI' PENITENZA SEI QUARESIME.ESISTEVANO PENE DI CINQUE ANNI CHE' COMPRENDEVANO:DIVINAZIONE DEMONIACA E SACRILEGA.TRE ANNI DI' PENITENZA A COLORO CHE' INTERPELLAVANO I SANTI PER CONOSCERE LA SORTE,PER COLORO CHE' FACEVANO VOTI AGLI ALBERI,ALLE SORGENTI E COLORO CHE' SI MASCHERAVANO PER LE CALENDE DI' GENNAIO. TINA COSSU

  

 

 

 

 
 
 

le superstizioni proibite dalla chiesa

Post n°16 pubblicato il 07 Giugno 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni

Quali pratiche superstiziose vennero condannate dalla chiesa cattolica senza appello perche’ considerate una minaccia?                  

  La chiesa cattolica ebbe un comportamento molto ambiguo nei confronti delle superstizioni.Alcune erano tollerate anzi invogliate,altre punite e vietate severamente. Nella lotta contro quelle credenze popolari superstiziose vietate si avvaleva di frasi citate nella bibbia.Nel libro dell’esodo 22-17 la frase”non lascerai in vita la fattucchiera”si riferiva al divieto di  fare uso, delle pratiche divinatorie.Queste erano abitudini del mondo pagano.Alcune superstizioni prendono il nome di “superstizioni giudaiche”Tra queste era ritenuta perseguibile e punibile la pratica della circoncisione che come sappiamo era effettuata regolarmente dal popolo ebraico.A proposito di questo Agobardo di Lione” vissuto nell’800 d.c scrisse: il trattato delle superstizioni giudaiche.Il vescovo Agobardo non aveva un concetto buono degli ebrei.Nel suo trattato ricordava che i profeti stessi chiamarono i giudei infedeli,figli del diavolo,nazione prevaricatrice,popolo sporco di ogni iniquita’,figli scellerati,seme di cattiveria.Lo stesso Santo Giovanni Battista li definisce”razza di vipere” e Gesu’ in persona li chiama” serpenti”,”generazione adultera” “perversa”.In conseguenza alla opera di Agobardo la chiesa proibi’ ai suoi fedeli di frequentare troppo intimamente gli ebrei.Nel 4 trattato esso finiva invitando l’imperatore a continuare nella separazione di salvaguardia dei cristiani dagli ebrei.E’ chiaro che  tutto cio’ che riguardava questo popolo le sue credenze,le sue abitudini,come la circoncisione, erano considerate superstiziose e combattute dalla chiesa

.La chiesa Cattolica condannava: 

 l’uso di amuleti,di pendenti nelle due orecchie,anelli di ossicine di struzzo nelle dita,proibiva di poggiare il pollice sinistro sulla mano destra per combattere il singhiozzo.Spesso si riteneva in pericolo una amicizia quando due persone giravano attorno ad una pietra,un cane,un bambino.Era ritenuta una pratica superstiziosa proibita “strusciare i piedi sulla soglia di casa prima di entrare”. Se’ si starnutiva bisognava tornare a letto mettendosi le scarpe,ma senza la approvazione della chiesa.   tina cossu.

 
 
 

IL DRAGO

Post n°15 pubblicato il 07 Giugno 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni

LA CHIESA DOVETTE VENIRE A PATTI CON LA CONCEZIONE AUTOCTONA IN EUROPA DI UNA FIGURA MITICA E SUPERSTIZIOSA"IL DRAGO".ERA UNA FIGURA AMBIVALENTE DIFFUSA NELLA CULTURA POPOLARE,UN GENIO LOCALE,TEMIBILE,CON CUI CI SI POTEVA CONCILIARE ATTRAVERSO DEI RITI PROPIZIATORI.LA CHIESA FU' MOLTO CAUTA,E NELLA LEGGENDA DI S.MARCELLO FU' SINTOMATICO IL FATTO CHE IL SANTO NON UCCISE IL DRAGO MA LO DOMO'.LA FIGURA DEL DRAGO COMPARVE ANCHE NELLE STORIE ROMANE CHE AVEVANO COME PROTAGONISTI SIA PAPA SILVESTRO CHE GREGORIO MAGNO.ANCHE IN QUESTE CIRCOSTANZE LA VIOLENZA DEL SANTO DOVEVA VENIRE MENO DIFRONTE ALLA NECCESSITA' DEL COMPROMESSO.IL DRAGO NON SI POTEVA UCCIDERE,SI POTEVA SOLO DOMARE.LA SUPERSTIZIONE NON SI POTEVA UCCIDERE SI POTEVA SOLO DOMARE.LE SORGENTI SACRE NON SI POTEVANO PROSCIUGARE,   TANTO MENO I LAGHI  ,GLI ALBERI SACRI NON SI POTEVANO ABBATTERE.          PERO'L'ACQUA SI POTEVA BENEDIRE         ,SI POTEVANO COSTRUIRE GLI ALTARI,      GLI IDOLI    ,SI POTEVANO COLLOCARE LE RELIQUIE.      LE CHIESE SI POTEVANO COSTRUIRE SOPRA I TEMPLI PAGANI ED ECCO CHE' LA SUPERSTIZIONE VENIVA LEGGITTIMATA DALLA CHIESA.      TINA COSSU

 
 
 

RAPPORTO TRA CHIESA E SUPERSTIZIONE

Post n°14 pubblicato il 07 Giugno 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni

LA CHIESA SI E' SENTITA IMPOTENTE DIFRONTE A CREDENZE SUPERSTIZIOSE RADICATE NEI SECOLI,NECCESSARIE ALLA VITA DELL'UOMO.NEL CORSO DEL CONFLITTUALE CAMMINO ,LA CHIESA HA CERCATO CON CAUTELA,ACCETTANDO DIVERSI COMPROMESSI,DI SOSTITUIRE I CULTI CRISTIANI AI CULTI PAGANI.PER LA CHIESA FU' MOLTO DIFFICILE SOPPRIMERE LE SUPERSTIZIONI LEGATE ALLA ADORAZIONE DEGLI ALBERI,DELLE SORGENTI,DEI FIUMI,DEGLI ANIMALI.SI NARRA CHE' NON POTENDO IMPEDIRE A S. MARTINO DI ABBATTERE IL PINO SACRO,I PAGANI CHE' EGLI AFFRONTAVA EBBERO L'IDEA DI FAR CADERE L'ALBERO SUL VESCOVO IN MODO DI SCHIACCIARLO NELLA SUA CADUTA.MA IL PINO FU' MIRACOLOSAMENTE SPINTO INDIETRO E PER UN PELO NON SCHIACCIO' I CONTADINI.NELL'OPERA"LA VITA DI S.VALERIO"(SETTIMO SECOLO)SI RACCONTA CHE' GLI ABITANTI DELLA VALLE DELLA "BRESLE" NORMANDIA, BENCHE' BATTEZZATI, VENERASSERO UN ENORME TRONCO DI ALBERO.NELA OPERA "LA VITA DI S.LUCIO SI PARLA DEL BOSCO DI MARTE DOVE I BOVARI ANDAVANO PER ADORARE I VITELLI.LA CHIESA NON RIUSCI' MAI A ELIMINARE TOTALMENTE LA FESTA DEL"SOLSTIZIO D'ESTATE"NONOSTANTE IL TENTATIVO,DI S.ELIGIO.IL GRUPPO DI SACERDOTI PAGANI CHE SI OPPONEVANO ALLA SUA SOPPRESSIONE RISPOSE:MAI UN ROMANO CHE' TU SIA POTRAI ABOLIRE I NOSTRI COSTUMI,E NESSUNO AL MONDO POTRA' VIETARE QUESTI ANTICHI GIOCHI CHE' CI SONO TANTO CARI.LA CHIESA NON HA MAI POTUTO IMPEDIRE PRATICHE SUPERSTIZIOSE COME:L'USO DI APPENDERE AMULETI NEGLI ALBERI,DEPORRE OGGETTI PORTAFORTUNA IN PROSSIMITA' DI FONTI.     TINA COSSU                  

 
 
 

La gioviana.

Post n°13 pubblicato il 29 Maggio 2012 da AHOsuperstizioni

 

La gioviana

 

Dolores Turchi, nel suo libro "Lo sciamanesimo in Sardegna", parla della gioviana, essere fantastico che si presentava il giovedì notte per proteggere le donne che filavano. In un secondo momento quest'essere assume una connotazione negativa legata alla surbile. Alcune persone, accusate di stregoneria dall'inquisizione, affermavano che il volo estatico avveniva la notte del giovedì. La stessa Giovanna D'Arco, interrogata dai giudici, disse che aveva sentito parlare di sortilegi che avvenivano di giovedì. Un'antica tradizione di Orune, fatta di giovedì, è forse riconducibile a queste credenze. Si tratta del cosiddetto "pane degli apostoli", che veniva fatto per voto quando un parente stava male. Bisognava preparare del pane per tredici anni consecutivi se il malato fosse guarito. Il pane doveva essere dato in elemosina all'alba del giovedì santo, prima del sorgere del sole, e portato in tutte le case. Il pane era di forma rotonda distribuito da bambine. I primi tredici pani andavano divisi in questo modo: il primo veniva consumato in famiglia, gli altri dodici, dedicati ai dodici apostoli, venivano portati nelle dodici case più vicine. Altri tre pani erano dedicati ai tre Orientes, altri venticinque dedicati agli angeli (tratto da "La bambola di pezza" di P. Mariane). La tradizione è pre-cristiana e legata al culto lunare. I tre Orientes potrebbero riferirsi alla luna nel suo interlunio ossia la Ecate triforme, detta "Luna delle Streghe" o anche "Signora Oriente" come risulta da alcuni processi del 1500/1600. Nel tempo si perse il vero significato di questa tradizione.

 

Paola

 

 

 
 
 

RAPPORTO TRA CHIESA E SUPERSTIZIONE

Post n°12 pubblicato il 14 Maggio 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni

Riguardo il rapporto tra' chiesa e superstizione si e' verificato un fatto curioso.La chiesa a un certo punto della storia non solo ha tollerato le superstizioni ma adirittura le ha create,divenedo essa stessa la maggiore superstizione.Nella Genesi non si parla mai di demoni come li concepisce un cristiano.Satana non e' un nemico di Dio,ma adirittura un complice.Nell' episodio di Giobbe,e' proprio Satana a suggerire a Dio quali prove deve dare a Giobbe.Il serpente tentatore di cui si parla nella Genesi e' una creatura di Dio come le altre,e' solo piu' furba.E' il cristiano che' per superstizione voluta dalla chiesa identifica il serpente con satana.Nella bibbia i daimones erano creature di luce,eteree,di grande sapienza.Nella superstizione di ispirazione ecclesiastica si trasformano in creature malefiche capaci di provocare malattie,di rendere l'aria malsana.Satana come figura malefica e' frutto di superstizioni che' ha prodotto e voluto la chiesa.     tina cossu

 
 
 

incontro tra le superstizioni e il cristianesimo

Post n°11 pubblicato il 10 Maggio 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni

Cosa avvenne quando le credenze popolari superstiziose si incontrarono con il cristianesimo?       Il cristianesimo vedeva nelle superstizioni la sopravvivenza del paganesimo. La parola superstizione dal verbo latino super-stare era stare sopra, cioe’ sopra le divinita’ in rapporto con esse. Le persone pregavano le divinita’, si affidavano agli dei, facevano delle offerte votive affiché le persone care sopravvivessero alle disgrazie della vita. Questa era una interpretazione prima del cristianesimo. Il termine superstizione assunse un significato negativo perche’ Lattanzio diede alla parola una interpretazione molto diversa. La traduzione della parola fatta da Lattanzio si riferisce alla venerazione dei defunti. I fedeli secondo Lattanzio si rivolgevano alle persone care defunte perche’ i propri figli sopravvivessero ai defunti stessi. Lattanzio vedeva questa pratica superstiziosa come una forma di idolatria pagana. Il rapporto non avveniva con gli dei ma con esseri defunti e questo diveniva per lui un rapporto sacrilego. I fedeli facevano oggetto di culto delle immagini dei defunti. Il cristianesimo predicava il culto del vero Dio, la superstizione il culto del falso. Il cristianesimo durante il 300 dopo cristo organizzato nella gerarchia ecclesiastica della chiesa cattolica vedeva nelle superstizioni una minaccia ai dogmi e ai sacramenti su cui si fondava. Ma la grande opera sulle superstizioni venne scritta piu’ avanti dall’abate Thiers nel 1679. Le credenze popolari e i comportamenti superstiziosi ritenuti pericolosi dalla chiesa vennero raccolti nell' opera” Il trattato delle superstizioni”. In questa opera Thiers enumera tutte le credenze considerate sacrileghe e in contrasto con i dogmi della chiesa. Ma il piu grande nemico delle superstizioni fu Sant'Agostino. Si soffermò su due teorie che portarono delle conseguenze ancora piu’ dure nei confronti delle pratiche superstiziose. Secondo il Santo il significato della parola superstizione diventava adorazione della creatura (perché già Lattanzio lo aveva detto) si adoravano le immagini delle persone care defunte andando contro il comandamento primo. Il più importante della religione cristiana ”non avrai altro Dio al di fuori di me". Era inconcepibile per il Cristianesimo adorare qualsiasi cosa, dalle persone defunte, agli elementi naturali, agli oggetti. La seconda teoria di S. Agostino rende ancora piu’ grave la posizione delle pratiche superstiziose. Conferendo un legame stretto tra superstizione e demonologia. Per S Agostino la realtà era fatta di cose e di segni naturali e convenzionali. I segni convenzionali avevano un significato e le superstizioni erano un insieme di segni convenzionali che avevano dei significati capaci di creare dei rapporti con il demonio.    tina cossu       

 
 
 

Il rito della pioggia.

Post n°10 pubblicato il 08 Maggio 2012 da AHOsuperstizioni

Nei periodi di grande siccità si ricorreva a un rito misterioso nella notte di novilunio praticato esclusivamente da uomini. Forse tale pratica risale al prenuragico. Ne parla Lilliu nel libro "Il rito propiziatorio della pioggia a Bolotana" di B. Piras, raccontando che un numero dispari di uomini prendevano dal cimitero un numero dispari di crani e li immergevano nell'acqua. I teschi dovevano poi essere rimessi al loro posto per non causare un  nubifragio. Il rito era tenuto talmente segreto che non si sapevano i nomi degli esecutori. La luna nuova, la notte e il mistero ricollegano il rito ai sacrifici umani, agli dei pagani e al mondo lunare. Dell'antico rito vi è la testimonianza di un anziano che ricorda un rituale in cui una zucca veniva portata in processione, 70/75 anni fa, per chiedere la pioggia. 

Paola

 
 
 

La morte.

Post n°9 pubblicato il 03 Aprile 2012 da AHOsuperstizioni

In Sardegna vi è una grande varietà di usanze funebri ma ciò che è caratteristico è che tali usanze sono simili alle prime manifestazioni funebri condivise in parte da tutte le civiltà, compresa quella mediterranea. Nell'Ogliastra, ancora ai primi del Novecento, quando moriva una persona la parente più vicina accendeva una candela benedetta e segnava il morto con un segno di croce, gli chiudeva per bene le labbra per non far fuggire i segreti di famiglia. A Onanì, Lula ed Orune, quando moriva una madre di famiglia, le si tagliavano le unghie e parte dei capelli perché non si portasse via la fortuna della casa; qualche volta questi erano portati addosso dal vedovo. Intorno agli anni Cinquanta in alcuni paesi sardi,  ancora si usava coprire il morto con il basilico, a Muravera con fiori di carta. A Perdas, testimonianza diretta di una donna del 1907, si ricoprivano i defunti con dei lunghi nastri variopinti, portati dai visitatori. E' ancora d'uso comune deporre oggetti nel letto funebre, se erano puerpere un pettine, un ago e un pezzo di stoffa affinchè non tornassero a disturbare i vivi. Le "panas" o "pantamas" sono chiamate gli spiriti delle donne morte di parto che di notte lavano i panni dei loro bimbi per sette anni consecutivi. Pana pare derivi dal Manciù-Tunguso che significa anima-ombra. In alcune zone della Sardegna si deponeva una bambolina di cera a forma di croce per evitare che il morto si prendesse qualcuno della famiglia. Il giorno dopo il funerale, in Ogliastra, fino ancora agli anni Sessanta alcune parenti si recavano alla casa del morto con delle bacinelle sul capo, in fila dalla più anziana alla più giovane. Le donne lavavano i panni del morto con sette pezzi di sapone dati dalla parente più stretta del defunto. Riconsegnavano poi i panni lavati ma non il sapone avanzato che veniva diviso dalle donne, altrimenti il morto non sarebbe potuto entrare in Paradiso (testimonianza diretta).                                                                       Tratto da "Stregoneria in Sardegna" di Simonetta Delussu.

Paola

 
 
 

La nascita

Post n°8 pubblicato il 02 Aprile 2012 da AHOsuperstizioni

Da uno studio condotto nel 2006 dal reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell'ASL di Cagliari emerge uno spaccato vario di consuetudini vive ancora oggi. Se la donna in gravidanza aveva la cute del viso rosea e distesa o una pancia a punta si presagiva la nascita di un maschio, mentre la presenza di macchie scure sul viso o di un addome largo sui fianchi faceva pensare ad una femmina. Inoltre in alcune zone della Sardegna si facevano previsioni sul sesso o gettando l'osso sternale di un volatile in aria o chicchi di grano contenuti in una mano o gocce di latte nell'acqua. Se l'osso cadeva nella parte convessa era maschio, al contrario femmina; se i chicchi erano dispari era maschio; se le gocce di latte toccavano il fondo del bicchiere era maschio. Le donne di famiglia e spesso anche le vicine di casa assistevano ai preparativi per il parto, le anziane mettevano un paio di forbici aperte sotto il materasso contro il malocchio. A volte i pantaloni del padre, ritenuto il solo responsabile delle sofferenze della donna, venivano appesi alla porta di casa e percossi con forza. A chi 'ndi torrais? (letterale Chi riportate in vita?) veniva chiesto ai genitori per sapere il nome del bambino, infatti era abitudine attribuire al neonato il nome di un parente defunto. La mamma non partecipava al rito del battesimo perché impura, evitava l'incontro con gli altri per paura di essere presa per occhio; solo dopo quaranta giorni, dopo il rito di purificazione, poteva uscire e andare in chiesa seguendo un percorso a croce ed essere cosparsa poi di acqua benedetta dal prete. Per proteggere il bambino, oltre spille, amuleti e bracciali era d'uso utilizzare un nastrino di colore verde. Tra le tante e curiose superstizioni sul neonato se ne possono ricordare alcune: il neonato sarebbe morto entro il primo anno di vita se si fosse guardato allo specchio o fosse stato portato in cimitero o avesse baciato un bimbo di età inferiore ad un anno. Non si doveva portare fuori, dopo le otto di sera, il bambino non ancora battezzato; il neonato non doveva toccare le chiavi entro il suo primo anno di vita; non doveva essere cambiato in tre perché in tre si cambiavano i morti. Insomma nei tempi antichi il neonato era un essere "sconosciuto", il rituale di accoglienza prevedeva un insieme complesso di riti pagani e cristiani. Una volta "riconosciuto" dalla società era necessario difenderlo dalle forze del male. Paola Melas

 
 
 

su survile

Post n°7 pubblicato il 29 Marzo 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni

Quando ero bambina e spesso passavo le mie estati a Orgosolo, mio padre mi parlava spesso di una creatura malevola che si aggirava nel paese alla ricerca di neonati lasciati soli nelle culle per succhiare il loro sangue. A Orgosolo la chiamano "survile" , nel resto della Sardegna "coghas" . Questa creatura era dedita a succhiare il sangue umano dei bimbi senza denti non ancora battezzati. Non solo, ma era temuta per il suo potere di trasformarsi in animale, rendersi invisibile, spostarsi velocemente. Se una mamma si dedicava ai lavori domestici e lasciava il neonato incustodito, doveva sempre entrare a controllare e verificare se il bambino era vivo. Spesso strani rumori provenivano dalla stanzetta del bimbo e questo insospettiva la neomamma che accorreva immediatamente per cacciare "su survile" che spesso prendeva la forma di gatto o moscone. Esistevano però degli oggetti muniti di denti come forconi o pettini che distraevano su survile. Infatti  questa contava i denti ma incapace di andare oltre il numero tre ricontava all'infinito distrendosi dal proposito di succhiare il sangue. Nella superstizione popolare su survile era la s.i.d.s cioè la cosiddetta "morte in culla". La gente a causa della ignoranza non riusciva a spiegare razionalmente la morte improvvisa di un neonato, specialmente se le cause erano apparentemente inesistenti. Nella mente collettiva bisognava dare una spiegazione anche irrazionale e fantastica per accettare una disgrazia cosi' grande. 

Racconto di zio Peppe (mio padre) scritto dalla figlia Cossu Tina

 
 
 

Il rapporto tra chiesa e superstizione in Barbagia

Post n°6 pubblicato il 09 Marzo 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni

Nel pensiero collettivo del popolo barbaricino, il prete non rappresentava solo il bene. Infatti questo poteva augurare e materializzare disgrazie ai suoi nemici. Una specie di malocchio. Per compiere questo male, usava un oggetto chiamato"il libro di comando"dal quale ricavava delle formule che venivano recitate a voce alta. Nei piccoli centri della Barbagia il prete era temuto, perché ricorrendo alle formule di questo "libro di comando" lanciava anatemi terribili che puntualmente si verificavano, senza speranza per il malcapitato.

notizia tratta dai racconti di zio Peppe (mio padre) scritta da Cossu Tina

 
 
 

Le superstizioni: origini e sviluppo

Post n°5 pubblicato il 08 Marzo 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni

Per superstizione s'intendono una serie di comportamenti codificati che hanno lo scopo di annullare il male, le disgrazie, o gli eventi funesti nella vita quotidiana degli esseri umani. Con questi comportamenti che spesso diventano dei rituali si allontana la "sfortuna".   

Ma la superstizione non è nata oggi,è nata con l'essere umano chè già dalle sue origini sentiva il bisogno di una forza interiore per superare la paura dell'ignoto e i pericoli quotidiani.

Infatti, quando l'uomo praticava la caccia, grazie alla quale si procurava il cibo, si garantiva la buona riuscita degli eventi con i riti propiziatori. I riti propiziatori erano dei comportamenti codificati,trasformavano il male in bene, la sfortuna in fortuna, si potrebbero paragonare alla superstizione dei nostri giorni. Gli uomini hanno sempre affidato ai riti i momenti più importanti e più critici della vita, come anche le grandi paure: la morte,la vecchiaia,la malattia, la fame, la guerra. I riti, come comportamenti codificati, hanno sempre avuto un fine sociale e un coinvolgimento emotivo. Già nella civiltà del neolitico era in uso appendere fuori dalle capanne dei corni di animale che avevano la funzione di allontanare gli spiriti maligni.I corni erano simbolo di fertilità abbinata alla vita, al successo, alla forza. Le ossa, i denti, i crani furono i primi amuleti, davano al possessore senso di sicurezza e fiducia nel proprio destino.

Nella cultura celtica, ma anche nelle epoche precedenti, la testa di un uomo era considerata un oggetto magico. Gli ingressi dei fortilizi antichi era adornati con teste umane conficcate in pali o picche. Avevano il compito di tenere lontano il male. Una testa mozzata conservava forti suggestioni, per la capacità di provocare guarigioni. Bere del liquido, nel cranio scavato, dava senso di rinascita e nuove energie. Questa pratica è stata conservata e ritrovata nel poema epico dedicato al Re Artù.

Gli amuleti erano diffusi anche nella Civiltà sumera. I primi portafortuna erano oggetti come le" bacchette" e figure geometriche come il "cono". Questi hanno resistito fino ai nostri giorni e si ritrovano nelle fiabe raccontate ai bambini. Le" bacchette" sono diventate quelle "magiche" delle fate e il "cono" ha dato la forma ai cappelli dei maghi. Segno che la superstizione ha camminato dalle antiche civiltà fino a noi, così come le paure e i bisogni dell'essere umano non sono cambiati. Anche gli "stendardi militari" erano dei "portafortuna". Figure di animali: aquile, cinghiali, falchi, draghi erano simbolo di forza, di potenza, in grado di suggestionare i soldati fino a farli sentire invincibili.

Nel Medioevo la superstizione venne strumentalizzata dalle figure di potere per guidare l'ignoranza ed eliminare persone scomode. E'stata trasformata in maniera negativa e identificata con figure demoniache e oscure.

Con l'illuminismo si aprì una nuova era. Attraverso la luce della ragione e della conoscenza si dissipavano le ombre della ignoranza e dell'irrazionale,da cui nasceva la paura, il legame con la superstizione.  Lo scrittore Guy De Maupassant descrive bene nelle sue opere come dalla ignoranza possa nascere la fantasia di cose che in realta' non esistono.

LA COSA PIU' INSIGNIFICANTE RACCHIUDE UN PO' D'IGNOTO.TROVIAMOLO.

 Tina Cossu

 

 
 
 

La morte

Post n°4 pubblicato il 01 Marzo 2012 da AHOsuperstizioni
 
Foto di AHOsuperstizioni

Lina Premoli riferisce i suoi ricordi personali e notizie trovate in pubblicazioni che riguardano l'evento della morte.

Ad Alghero i rintocchi della campana a morto si differenziavano: se il defunto era un uomo si suonavano 8 rintocchi, se una donna 9 rintocchi e se si trattava di un bambino il suono era uno scampanellio allegro. Coloro che udivano lo scampanellio gridavano: - Al sel, al sel! (al cielo, al cielo).

Si diceva che chi moriva con i conforti religiosi sarebbe andato dritto in cielo, mentre chi li avesse rifiutati sarebbe precipitato nell'inferno.
Nella casa del defunto non si accendeva il fuoco per tre giorni in quanto non si poteva cucinare. Il compito di offrire i pasti spettava a parenti e amici.
Al ritorno da un funerale bisognava andare in un bar prima di fare rientro a casa. Questa usanza è viva ancora oggi.
I familiari in lutto stretto non potevano accendere la radio né aprire le finestre per un anno.

Usanze del nuorese.
Dopo il funerale, finite le condoglianze, si tingevano tutti i vestiti di nero.
Nelle case delle persone benestanti dopo qualche tempo dal funerale si faceva il "pane delle anime" e lo si distribuiva ai poveri.
La vedova non poteva cambiare la camicia finché non cadeva a pezzi.
Gli uomini non potevano tagliare la barba per un determinato periodo di tempo.

Altre credenze
Se si sogna un defunto bisogna far dire una messa in suffragio della sua anima.
Se muore una persona giovane ne moriranno a breve altre sette.

Pasqualino Mellai ricorda che dai rintocchi delle campane si poteva capire se il defunto era un uomo, una donna o un bambino, se era una persona benestante o un povero, se si trattava di una donna morta di parto, e così via. In parole povere i rintocchi erano un vero e proprio codice per comunicare delle notizie. Anche in periodo di guerra le campane venivano usate per avvertire la popolazione di un pericolo imminente.

Per quanto riguarda la cena dei morti ricorda che quando era bambino venivano preparati gli spaghetti in bianco, e sulla tavola non si mettevano né forchette né coltelli. Ricorda inoltre che durante quella notte dormiva completamente coperto e non si alzava dal letto per nessun motivo in quanto non voleva correre il rischio di vedere i morti seduti a tavola che banchettavano.
L'indomani gli spaghetti venivano conditi col sugo e consumati dalla famiglia.

Quando moriva un parente stretto, ad esempio uno zio, si metteva un bottone nero sulla giacca. Se il defunto era un genitore anche i bambini dovevano portare una fascia nera nel braccio per un anno. Le donne invece dovevano vestire di nero e, una volta preso il lutto, difficilmente lo toglievano.

 Nell'immagine: "La Madre dell'Ucciso", bronzetto trovato ad Urzulei

 
 
 

La nascita

Post n°3 pubblicato il 26 Febbraio 2012 da AHOsuperstizioni
 
Tag: Nascita
Foto di AHOsuperstizioni

La nascita di un bambino è stata per millenni un momento particolarmente critico, e talvolta lo è ancora oggi. Non meraviglia quindi che, sia il periodo della gravidanza, sia quello del parto, siano stati regolati da una gran numero di prescrizioni popolari. Raccoglieremo ciò che rimane delle antiche tradizioni nella memoria delle persone o in alcuni testi.

Lina Premoli riferisce le seguenti notizie.
Una donna in cinta non poteva passare sotto una corda perché ciò avrebbe potuto danneggiare il bambino (il riferimento è al cordone ombelicale).
Una donna in attesa doveva evitare di incontrare persone brutte o storpie diversamente il nascituro avrebbe potuto essere come tali persone.
Se una donna voleva conoscere il sesso del nascituro doveva infilare una moneta nel petto e doveva farla scivolare sotto il vestito. Se cadendo la moneta avesse presentato testa sarebbe nato un maschio, se croce sarebbe arrivata una femmina.
La luna influiva sul sesso dei nascituri. Se il primo bambino nato al cambiamento di una fase lunare era maschio, tutti i nascituri durante quella fase lunare sarebbero stati maschi. Si diceva allora che era luna di maschi. Se invece nasceva per prima una femmina si diceva che era luna di femmine e durante quella fase sarebbero nate solo femmine.
Se poi non succedeva esattamente così si diceva che era l'eccezione che confermava la regola. Del resto le superstizioni sono più forti di qualsiasi realtà o razionalità.

Fino agli anni cinquanta-sessanta il maggior numero delle nascite avveniva in casa anche nelle città come Alghero, con l'aiuto di un'ostetrica (Levatrice -Gliavarora in algherese).
Quando si presentavano particolari difficoltà si ricorreva al medico.
Un medico riferisce quanto visto da lui ad Alghero negli anni cinquanta. Chiamato perché il bambino tardava a nascere, trovò intorno al letto della partoriente un gruppo di donne che recitavano preghiere o particolari formule magiche e agitavano un paio di forbici (las astisoras) sul ventre della donna. Le forbici servivano per alleviare i dolori del parto. Inoltre le donne dissero che avevano già fatto l'os del cor (osso del cuore). La pratica era utile anche per alleviare i dolori post-partum.

Se il parto si prolungava più del previsto si ricorreva alla Medicina dell'Occhio (La Marasina de l'Ull).

In alcune zone della Sardegna la donna partoriva seduta e il marito veniva fatto coricare nel letto.
Quest'ultima informazione trova un riscontro. Ettore Pais nel libro "Sardegna e Corsica durante il dominio romano" parla della couvade (la covata), un'usanza diffusa in Corsica. La couvade consisteva nel costringere il marito a coricarsi nel letto della moglie per tutta la durata del travaglio del parto.

Dice Gino Cabiddu che in alcune zone della Sardegna durante il parto si usava appendere i pantaloni dinanzi alla porta di casa e le comari li bastonavano e vi inveivano con grandi strepiti, come se i pantaloni fossero complici o attori di qualche grave colpa. Si bastonavano i pantaloni in luogo del marito e padre quale responsabile dei dolori che alla donna dava la maternità.
Il bambino che nasceva avvolto dalla placenta (la camicia) avrebbe avuto una vita ricca e felice.

Bisognava battezzare il bambino entro 24 ore dalla nascita per liberare un'anima dalle pene del Purgatorio.
Il padrino doveva pronunciare correttamente le parole del Credo per evitare che il bambino diventasse balbuziente.
Se la madrina era in cinta avrebbe potuto abortire o morire oppure poteva morire il battezzando.
Non si poteva baciare un bambino prima del compimento del primo anno di vita, e non si potevano dargli dei fiori.

In quel periodo morivano molti bambini sia al momento del parto, sia nei primissimi anni di vita soprattutto per gastroenterite. Ad Alghero le mamme si consolavano dicendo che la Madonna de Mig Agost (La Madonna di Ferragosto, l'Assunta) li aveva voluti con sé per farne una corona di angioletti.

Nell'immagine: La nascita di Giovanni Battista di Domenico Ghirlandaio (Cappella Tornabuoni)

 
 
 

Is accabadoras - Giovanna 1

Post n°2 pubblicato il 13 Febbraio 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni


Mi è capitato tra le mani un libro di Gino Cabiddu, " Usi costumi riti tradizioni popolari della Trexenta" edito nel 1965 dai Fratelli Fossataro di Cagliari e tra le varie informazioni ho trovato una parte che riguarda l'accabadora.
L'autore ritiene che la figura di questa donna possa essere frutto di leggenda o comunque sia "qualcosa di diverso da ciò che si vuole dare a intendere".
Aggiunge che l'accabadora sarda potrebbe essere una donna ritenuta dotata di speciali virtù che, "togliendo dal collo degli agonizzanti gli amuleti sacri, come scapolari, medagliette di santi o patenas" affrettava la separazione dell'anima dal corpo di persone in dolorosa agonia.

L'autore riporta in seguito lo scritto di Giuseppe della Maria apparso nel Nuovo Bullettino Bibliografico Sardo. Anno V N° 28 -Cagliari - 1960.
Lo studioso dice che William Smith offre la prima testimonianza scritta di accabadora intorno al 1826-27 quando dice che in Barbagia l'accabadora aiutava una persona a morire soffocandola. Aggiunge che l'usanza venne proibita dal Padre gesuita Giovanni Vassallo che fu in Sardegna dal 1726 al 1775, anno della sua morte.
Un'altra testimonianza ci viene dal canonico Angius che nel 1834 afferma che sas accabadoras erano "donnicciuole che abbreviavano le pene di una morte stentata dando un colpo sul petto, con una specie di mazza, sa mazzocca".

Nell'Ottocento vari altri autori si inserirono nella discussione sull'esistenza o meno di tale personaggio: Della Marmora, Tyndal, Bresciani, Tennant, De Gregory e Domenech.

Giuseppe della Maria afferma che secondo il Padre Angius agli inizi del 1800 era in uso a Cagliari la pratica di accelerare la fine degli agonizzanti con due procedimenti:
1. Togliere dalla stanza croci, simulacri, immagini e privare il malato di scapolari sacri in modo da accelerare il distacco dell'anima dal corpo.
2. Se l'intevento non ha efficacia, collocare sotto la testa del malato il giogo di un aratro o di un carro (su giuali).
Pare che il giogo fosse utilizzato anche nelle Barbagie e nel Nuorese.
Lo studioso afferma che non ha avuto riscontri sulla presenza di accabadoras nella Trexenta ma è venuto a sapere che certe donne vengono chiamate presso gli agonizzanti che prolungano la sofferenza. Tali donne tolgono di dosso al malato ogni amuleto sacro, levano da sotto il guanciale libretti di preghiere e ogni oggetto sacro.
Le donne accompagnano i loro gesti con versetti magici, forse scongiuri o parole propiziatorie per favorire la liberazione dell'anima. Naturalmente queste formule non si conoscono in quanto non vengono rivelate.

A sostegno della esistenza della donna che poneva fine alle sofferenze degli agonizzanti Emmanuel Domenech (n. 1826, m.1886), autore di "Pastori e banditi", dice che dopo aver curato i malati con tutta la devozione possibile, i sardi, non potevano rassegnarsi al prolungarsi delle sofferenze di un'agonia e per farle cessare al più presto ricorrevano all'ausilio delle accabadoras.

Il fatto che segue fu raccontato da una signora a un vecchio prete dell'Università di Sassari.
"Quando mia nonna aveva diciotto anni cadde gravemente malata. Il Curato della Parrocchia venne a darle l'Estrema Unzione, e quando finì rimase presso il suo letto. In quel momento entrò una persona, e dalla porta aperta vide "s'accabadora" che nell'anticamera attendeva di essere chiamata per abbreviare le sofferenze della giovinetta. A quella vista, l'ammalata provò un tale terrore, che ne ebbe una crisi, seguita da abbondante traspirazione onde guarì quasi subito".

A voler essere precisi la ragazza ha visto dalla porta aperta una persona che forse era una "accabadora", oppure era una donna chiamata solo per portar via dalla stanza quegli oggetti sacri di cui si è parlato. Non mi sembra una testimonianza inequivocabile che prova l'esistenza dell'accabadora. Oltretutto chi parla non è la protagonista del fatto, ma una nipote che lo riferisce dopo molti anni.

Giuseppe della Maria parla di un altro evento raccontato dal Canonico Dottor Pietro Raimondo Calvisi.
"A Bitti, intorno al 1906 sono stato testimone del seguente fatto. Nei pressi della casa mia, un bimbo era in agonia da oltre tre giorni, quando si presentò alla madre del morente una vecchia dall'aspetto duro ed energico, alta e segaligna. La vecchia si offrì decisa, alla madre, per abbreviare l'agonia del piccolo sofferente.
La madre non si stupì della cosa, ma rifiutò dicendo: "Cherzo que si guadagnet su Chelu." (Voglio che si guadagni il Cielo)
Da queste parole ebbi la chiara conferma che la sinistra vecchia fosse una superstite accabadora".

Questa testimonianza potrebbe essere più decisiva ai fini di stabilire l'esistenza della donna che dà la morte, anche se la conferma di cui parla il Canonico Calvisi non deriva da un chiarimento senza possibilità di equivoci con la madre, ma da una sua interpretazione.

 

 
 
 

Gruppo di ricerca Tholos

Post n°1 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da AHOsuperstizioni
Foto di AHOsuperstizioni

Questo blog raccoglierà le notizie che i soci del Gruppo di Ricerca Tholos troveranno sulla superstizione ad Alghero e in Sardegna.

Ciascun socio potrà contribuire con le notizie che saranno contraddistinte dal proprio nome.

Chi vorrà intervenire potrà anche farlo con un messaggio oppure con un commento. Gli apporti esterni saranno veramente graditi.

Chi volesse avere già delle informazioni può collegarsi col blogspot:

http://superstizioni.blogspot.com

 
 
 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

gfr55tholos1994danilo19821982ricercatoreteifretoAHOsuperstizionizerop87Joanna_Dgioviana86maravialubopoangelica_boncristina.8791francesco.brandinamare134
 

ULTIMI COMMENTI

Infatti, quando l’uomo praticava la caccia,grazie alla...
Inviato da: AHOsuperstizioni
il 05/03/2012 alle 19:25
 
tina
Inviato da: AHOsuperstizioni
il 05/03/2012 alle 15:57
 
Ma la superstizione non è nata oggi,è nata con...
Inviato da: AHOsuperstizioni
il 05/03/2012 alle 15:56
 
Per superstizione s'intendono una serie di...
Inviato da: AHOsuperstizioni
il 05/03/2012 alle 15:39
 
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963