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Gli addii

Post n°96 pubblicato il 04 Aprile 2010 da DaSylene

Strana cosa gli addii: alcune volte capitano improvvisi, per un fato esterno,  o per una scelta ponderata - magari sofferta - comunque sia, si identifica esattamente  quello specifico momento, quell'istante nel quale viene messo il sigillo ed il saluto finale.
Sono gli addii più lacrimosi, quelli delle mani che scivolano nelle mani e gli abbracci stretti dentro i quali perdersi. Sono gli addii che non sono addii, ma un riconoscersi per l'ora e per il qui e che se anche non ci si sentirà più si potrà sempre ricordare questo come l'istante della massima comprensione. Sono gli addii malinconici, gli addii dolorosi. Gli strappi d'anima.

Molto più spesso invece gli addii scivolano nella ruota della vita senza che ce ne si possa rendere conto, senza un cenno conclusivo o un momento da tenere a suggello di quell'apice di conoscenza, come una cima oltre la quale non c'è più nulla. In questo caso i giorni scivoleranno via leggeri, gli istanti si sommeranno gli uni agli altri, polvere sui lacci. Passerà un momento, si eviterà una telefonata, un messaggio, un saluto - si darà la colpa allo stress, alle cose da fare e a quelle che non si possono evitare, si ascolterà la voce dentro di sé promettere che si chiamerà comunque (domani, con calma, al massimo dopodomani) e poi un giorno ci si sveglia rendendosi conto che quel legame non c'è più. Che il tempo ha spezzato il filo, senza essere nemmeno in grado di risalire all'ultimo contatto. Sono gli addii più semplici, gli addii che quasi non sono tali. Che non pesano, per lo meno (in qualche modo non era importante).

Il terzo tipo di addii sono gli addii emotivi, quelli che esplodono dopo un litigio o una presa di posizione - in genere, sono gli addii più densi di aspettative tradite, gli addii che sono decisione di una parte sola, gli addii che presumono il tradimento di un'illusione. Sono in genere addii d'odio, nei quali le ferite non sono mai solo da una parte ma ci si fa forza nella propria corazza di ghiaccio per poter passare oltre. Sono gli addii del sentimento, gli addii che qualcuno vive desiderando esattamente l'opposto.

E poi ci sono gli addii che non sono addii: all'inizio paiono cadere in una delle tre categorie di cui sopra, ma qualcosa poi cambia: quando tutto sembrava perduto e non ci si aspettava più nulla, ecco che riappare quel filo che si credeva perso, smarrito o bruciato.
Lo si sta a guardare con meraviglia, poi velocemente lo si stringe nuovamente tra le mani, con il cuore inizialmente timoroso ma che con il passare degli istanti si trova di nuovo a casa (e si domanda come fosse possibile aver dimenticato la dolcezza di quel legame).
Ecco, io ieri chiedevo alla Dea di poter vivere soltanto addii del secondo e del quarto tipo. Del secondo, perché di molti poco m'importa, e del quarto perché mi porto sempre dentro chi ho amato, senza ombra di dubbio. E quando si ama così, sarebbe folle pensare che sia solo fine a se stesso senza poter, prima o poi, incontrarsi di nuovo.
Sarebbe stato sicuramente il più bel regalo di compleanno che avessi mai ricevuto.. ma non è stato esaudito.

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