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Post n°161 pubblicato il 29 Maggio 2013 da THEA.SOLO.ARTE
«Li denuncerò domani»: lo stupro e la battaglia di Franca RameNel 1973 lo stupro da parte di esponenti dell'estrema destra. Due anni dopo, il monologo per denunciare la sua violenza, e quella di tutte le donne Franca Rame negli anni Settanta © Contrasto Era il 9 marzo 1973, quando a Milano Franca Rame venne rapita da cinque uomini, fatta salire a forza su un camioncino, stuprata per ore. Le spaccarono gli occhiali, la tagliarono con una lametta, la bruciarono con le sigarette. Un piano nato negli ambienti di estrema destra, per colpire «la compagna di Dario Fo», che collaborava con Soccorso Rosso nelle carceri, che si era esposta sul caso Pinelli. Per quello stupro - secondo alcuni esponenti neofascisti, che parlarono al giudice istruttore Guido Salvini, ispirato da alcuni ufficiali dei carabinieri - non c'è mai stata nessuna condanna: a 25 anni dal fatto, solo la prescrizione. La beffa. «Muoviti, puttana. Fammi godere». Il sangue mi cola dalle guance alle orecchie. È il turno del terzo. È orribile sentirti godere dentro, delle bestie schifose.Da «Lo stupro» Ma Franca Rame non ha mai smesso di difendere le donne violentate, di denunciare lo schifo di chi ti ruba qualcosa che non si può vedere: la dignità. Nel 1975 ricorre a un'«analisi teatrale»: non sul lettino dello psichiatra, ma su un palco, per raccontare in un monologo (Lo stupro) quelle ore terribili. È l'unico modo per esorcizzare quello che le è successo, finirà nello spettacolo Tutta casa, letto e chiesa, e le parole sono dure, precise, chirurgiche: chi le ascolta non può non vergognarsi. In sala, alcune ragazze svennero. Eccone un passo (qui il testo completo):
(29/05/2013 12:23) |
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IO SONO CREDENTE MA NON DEFICENTE.
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