Un blog creato da potter4dgl il 01/10/2007

SCUOLA DI HOGWARTS

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PROF. POTTER4DGL

PRESIDE DELLA SCUOLA

E INSEGNANTE DI

STORIA DELLA MAGIA E

DIFESA CONTRO LE ARTI OSCURE

prof. ARTEMISIA

Direttrice della Casa

Insegnante di Pozioni

ed Trasfigurazioni

prof. SHADOW

Direttrice della Casa

Insegnante di Incantesimi

e Babbanologia

prof. MICKYMALCONTENTA

Direttrice della Casa

Insegnante di Erbologia

e Divinazione

prof. BLOSKY1974

Direttore della Casa

Insegnante di Quidditch

e Creature Magiche

Custode delle Chiavi di

Hogwarts

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 

 

Capitolo 15...1°p

Post n°110 pubblicato il 20 Maggio 2008 da potter4dgl
 
Tag: finale

La Vendetta del Folletto

Presto, la mattina seguente, prima che gli altri due si svegliassero, Harry lasciò la tenda per cercare, nei boschi attorno a loro, l’albero più vecchio, nodoso e dall’aspetto più tenace che riuscisse a trovare. Là, alla sua ombra, seppellì l’occhio di Malocchio Moody e contrassegnò la posizione incidendo una piccola croce nella corteccia con la sua bacchetta. Non era molto, ma Harry sentì che Malocchio avrebbe di gran lunga preferito questo al rimanere incastrato nella porta dell’ufficio di Dolores Umbridge. Ritornò poi alla tenda, aspettando che gli altri si svegliassero per discutere quale sarebbe stata la prossima cosa da fare. Harry ed Hermione pensavano che la cosa migliore fosse non rimanere da nessuna parte troppo a lungo e Ron era d’accordo, con la sola condizione che la loro prossima mossa li portasse a portata di un sandwich al bacon. Hermione rimosse per prima cosa gli incantesimi che aveva piazzato tutto intorno alla radura, mentre Harry e Ron cancellavano ogni segno o impronta sul terreno che potesse rivelare che si erano accampati lì. Poi si smaterializzarono, diretti verso i dintorni di una piccola cittadina provvista di negozi. Una volta che ebbero piantato la tenda al riparo di una piccola macchia di alberi e l’ebbero circondata di nuovi incantesimi difensivi, Harry si avventurò a cercare del cibo, nascosto sotto al Mantello dell’Invisibilità. Le cose, ad ogni modo, non andarono come aveva pianificato. Era a malapena entrato in città, quando un gelo innaturale, una cappa di nebbia e un improvviso oscurarsi del cielo lo fecero bloccare dove si trovava. “Ma tu sai produrre un fantastico Patronus!!” Protestò Ron, quando Harry tornò indietro a mani vuote, senza fiato e mormorando tra i denti solamente la parola “Dissennatori”. “Non sono riuscito… a farlo”, ansimo, stringendosi i punti sulla ferita al fianco, “Non sarebbe… venuto” Le loro espressioni costernate e contrariate fecero provare a Harry una forte vergogna. Era stata un’esperienza da incubo, vedere i Dissennatori che scivolavano fuori dalla loro nebbia, ancora distanti, e realizzare, mentre il freddo paralizzante gli stringeva i polmoni e un grido lontano gli riempiva le orecchie, che non sarebbe stato in grado di proteggersi. Ad Harry era servita tutta la sua forza di volontà per riuscire a smuoversi da quella posizione e scappare, lasciando i Dissennatori a scivolare ciechi tra i Babbani che non avrebbero potuto vederli, ma che avrebbero senz’altro sentito la disperazione che essi spargevano ovunque andassero. “Quindi siamo ancora senza cibo” “Sta zitto, Ron” scattò Hermione. “Harry, che cos’è successo? Secondo te perché non sei riuscito a manifestare il tuo Patronus? Ieri ci riuscivi perfettamente!” “Non lo so” Sedeva accasciato, in una delle vecchie poltrone di Perkins, sentendosi sempre più umiliato. Aveva paura che qualcosa, dentro di lui si fosse compromesso. Ieri sembrava un sacco di tempo fa: oggi avrebbe potuto essere di nuovo un tredicenne, lo stesso che era svenuto sul treno per Hogwarts. Ron diede un calcio alla gamba di una sedia. “Che c’è?” ringhiò verso Hermione. “Sto morendo di fame! Da quando mi sono quasi dissanguato, tutto quello che ho mangiato sono un paio di funghi!” “Allora vai e apriti la strada tra i Dissennatori” disse Harry piccato. “Lo farei, ma ho un braccio steccato, in caso tu non lo abbia notato!” “Ah, molto conveniente.” “E cosa vorresti dire con…?” “Ma certo!” gridò Hermione, picchiandosi una mano sulla fronte e zittendo gli altri due. “Harry, dammi il medaglione! Avanti” disse impaziente, schioccando le dita verso di lui, dato che non sembrava reagire, “l’Horcrux, Harry, ce l’hai ancora addosso!” Tese una mano e Harry si sfilò la catena dorata dalla testa. Nell’attimo in cui ruppe il contatto con la pelle, Harry si sentì libero e stranamente leggero. Non si era accorto per niente dell’impressione di viscido e del peso che aveva sullo stomaco, finché quella sensazione non era scomparsa. “Meglio?” chiese Hermione. “Sì, molto meglio!” “Harry,” disse lei, accucciandosi davanti a lui e usando quel tono di voce che Harry associava a quello che si usa quando si fa visita ai malati gravi, “non pensi di essere stato posseduto, vero?” “Cosa? No!” disse, sulla difensiva. “Mi ricordo tutto quello che abbiamo fatto e dove siamo stati da quando ce l’ ho addosso. Non saprei quello che ho fatto se fossi stato posseduto, non è vero? Ginny mi ha detto che c’erano volte in cui non riusciva a ricordare nulla” “Mm” disse Hermione, osservando il pesante medaglione. “Va bene, forse sarebbe meglio se non lo portassimo addosso. Potremo tenerlo nella tenda e basta” “Non lasceremo quell’Horcrux appoggiato in giro,”dichiarò Harry con fermezza. “Se lo perdessimo, se fosse rubato…” “Oh, va bene, va bene,” disse Hermione, mentre se lo infilava al collo e lo nascondeva sotto il colletto della camicia. “Ma faremo dei turni per portarlo, così nessuno lo terrà troppo a lungo” “Grande,” disse Ron, irritato, “e adesso che abbiamo scoperto questa cosa, possiamo, per favore, trovare qualcosa da mangiare?” “Bene, ma andremo da qualche altra parte a cercarlo,” disse Hermione, con una mezza occhiata verso Harry, “non ha senso restare in un posto se sappiamo che ci sono Dissennatori tutto intorno” Alla fine si sistemarono per la notte in un campo sperduto, che apparteneva ad una fattoria isolata, dalla quale erano riusciti a ottenere uova e pane. “Non è rubare, vero?” chiese Hermione con voce preoccupata, mentre divoravano uova strapazzate su pane tostato. “Non dopo che ho lasciato un po’ di soldi sotto la madia in cucina, vero?” Ron alzò gli occhi al cielo e disse, con le guance imbottite di cibo, “E-mmio-ee, ii ‘reoccupi oppo. Ilassati!” E, in effetti, era molto più facile rilassarsi, con la pancia piacevolmente piena: il battibecco sui Dissennatori venne dimenticato tra le risate, quella notte, e Harry si sentì allegro, persino speranzoso, mentre si avviava a fare il primo dei tre turni di guardia. Quella era la prima volta che si scontravano col fatto che una pancia piena significasse buonumore e quella vuota invece uno pessimo e deprimente. Harry era quello meno sorpreso dalla cosa, dato che dai Dursley aveva passato periodi di vera fame. Hermione se la cavò abbastanza bene, in quelle notti in cui non riuscivano a scovare altro che bacche o biscotti raffermi, magari la sua pazienza era un po’ più fragile del solito e i suoi silenzi un po’ più ostinati. Ron, invece, era sempre stato abituato a consumare tre deliziosi pasti al giorno, forniti da sua madre o dagli elfi domestici di Hogwarts, e la fame lo rendeva sia irragionevole che irascibile. Ogni volta che la mancanza di cibo coincideva con il suo turno di portare l’Horcrux, Ron diventava immediatamente sgradevole. “Allora, che facciamo ora?” era il suo ritornello costante. Lui non sembrava avere nessuna idea, ma si aspettava che Harry ed Hermione se ne venissero fuori con qualche piano, mentre lui se ne stava seduto e si lamentava della mancanza di cibo. Di conseguenza, Harry e Hermione passavano ore inutili per cercare di decidere dove avrebbero potuto trovare gli altri Horcrux e come distruggere quello che già avevano. Le loro conversazioni si facevano sempre più ripetitive, dato che non avevano nessuna nuova informazione. Dato che Silente aveva detto ad Harry che credeva che Voldemort avesse nascosto gli Horcrux in posti importanti per lui, continuavano a recitare, come una specie di cupa litania, i nomi di quei luoghi in cui sapevano che Voldemort aveva vissuto o era stato. L’orfanotrofio dove era nato e cresciuto, Hogwarts, dove era stato educato, Magie Sinister, dove aveva lavorato una volta finita la scuola, poi l’Albania, dove aveva passato i suoi anni d’esilio: questi posti erano alla base delle loro congetture. “Ma sì, andiamo in Albania. Non dovrebbe volerci più di un pomeriggio a setacciare l’intero paese” disse Ron sarcasticamente. “Non può esserci niente laggiù. Aveva già fatto cinque Horcrux prima di andare in esilio e Silente era certo che il serpente fosse il sesto”, disse Hermione. “Sappiamo che il serpente non è in Albania, di solito sta con Vol…” “Non ti avevo chiesto di smettere di dirlo?” “Va bene! Il serpente di solito sta con Tu-Sai-Chi, contento?” “Non particolarmente” “Non me lo vedo a nascondere qualcosa da Magie Sinister,” disse Harry, che aveva spiegato questo concetto molte volte prima di allora, ma che voleva dirlo di nuovo solo per rompere il silenzio sgradevole che si era creato. “Sinister era un esperto di oggetti delle Arti Oscure, avrebbe riconosciuto subito un Horcrux” Ron sbadigliò energicamente. Reprimendo un’improvvisa necessità di tirargli qualcosa, Harry proseguì faticosamente col suo ragionamento: “Continuo a pensare che potrebbe aver nascosto qualcosa ad Hogwarts” Hermione sospirò. “Ma Silente lo avrebbe trovato, Harry!” Harry ripeté l’obiezione che continuava a tirare fuori a supporto della  sua teoria.

 
 
 

Cap 15...2°part

Post n°109 pubblicato il 20 Maggio 2008 da potter4dgl
 
Tag: finale

“Silente ha detto davanti a me che non aveva mai dato per scontato di conoscere tutti i segreti di Hogwarts. Ti ripeto che se c’è un posto in cui Vol…” “Ohi!” “TU-SAI-CHI, allora!” Gridò Harry, spinto al limite del suo autocontrollo. “Se c’è un posto che è stato davvero importante per Voi-Sapete-Chi, quello è Hogwarts!” “Oh, dai, andiamo,” lo schernì Ron, “La sua scuola!?” “Sì, la sua scuola! E’ stata la sua prima vera casa, il posto che dimostrava che lui era speciale, era tutto per lui e anche dopo che se n’era andato…” “E’ di Tu-Sai-Chi che stai parlando, vero? Non di te?” chiese Ron. Stava giocherellando con la catena dell’Horcrux attorno al suo collo: Harry fu colpito dal desiderio improvviso di afferrarla e strangolarlo. “Tu ci hai detto che Tu-Sai-Chi chiese a Silente di dargli un lavoro dopo che ebbe finito la scuola” disse Hermione. “Esatto” disse Harry. “E Silente penso che lui volesse tornare soltanto per cercare qualcosa, probabilmente un altro degli oggetti appartenuti ai fondatori, per trasformarlo in un altro Horcrux?” “Sì,” disse Harry. “Ma non ha mai avuto il lavoro, no?” disse Hermione. “Quindi non ha mai avuto la possibilità di trovare un oggetto dei fondatori e di nasconderlo nella scuola!” “Ok, allora,” disse Harry, sconfitto, “Lasciamo stare Hogwarts.” Senza nessun’altra idea, viaggiarono fino a Londra e, nascosti sotto al Mantello dell’Invisibilità, andarono in cerca dell’orfanotrofio dove Voldemort era stato cresciuto. Hermione rubò in una biblioteca e scoprì dai registri che il posto era stato demolito anni prima. Visitarono la zona e ci trovarono un palazzo d’uffici. “Potremmo provare a scavare nelle fondamenta…” suggerì Hermione semi esitante. “Non avrebbe nascosto qui un Horcrux,” disse Harry. Lo aveva saputo dall’inizio: l’orfanotrofio era stato il posto da cui Voldemort era stato sempre deciso a scappare; non avrebbe mai nascosto qui un pezzo della sua anima. Silente aveva mostrato ad Harry che Voldemort cercava la maestosità o una certa aura mistica nei suoi nascondigli; questo angolo dimesso e grigio di Londra era quanto di più lontano da Hogwarts si potesse immaginare o dal Ministero, o da un edificio come la Gringott, la banca dei maghi, con le sue porte dorate e i pavimenti di marmo. Anche senza nessuna nuova idea, continuarono a muoversi attraverso la campagna, piantando la tenda in un posto diverso ogni notte, per sicurezza. Ogni mattina si assicuravano di aver rimosso ogni indizio della loro presenza, poi partivano alla volta di un altro posto solitario e isolato, spostandosi con la materializzazione verso altri boschi, nelle crepe ombrose delle cime dei monti, nelle brughiere violette, sui crepacci coperti di ginestre e, una volta, in una baia sassosa e nascosta. Ogni dodici ore circa si passavano l’Horcrux, come se stessero giocando una qualche lenta e perversa versione del gioco delle sedie, nella quale temevano il fermarsi della musica, perché in cambio avrebbero ricevuto dodici ore di paura crescente e di ansia. La cicatrice di Harry continuava a pizzicare. Succedeva più spesso, notò, quando aveva addosso l’Horcrux. A volte non riusciva a evitare di reagire al dolore. “Che c’è? Che cosa hai visto?” domandava Ron, ogni volta che vedeva Harry fare una smorfia. “Un viso,” mormorava Harry, ogni volta. “La stessa faccia. Il ladro che ha rubato da Gregorovitch” E Ron si girava, senza fare alcuno sforzo per nascondere il suo disappunto. Harry sapeva che Ron sperava di avere qualche notizia della sua famiglia oppure del resto dell’Ordine della Fenice, ma, dopo tutto, lui, Harry, non era mica una specie di radio; riusciva a vedere solo quello che Voldemort pensava in quel momento, non poteva sintonizzarsi su qualunque cosa volesse. Apparentemente, Voldemort continuava ad affannarsi senza tregua sul volto dello sconosciuto giovane dalla faccia allegra, il cui nome e la cui posizione, Harry ne era sicuro, Voldemort non conosceva più di lui. Dato che la cicatrice continuava a bruciare e l’allegro ragazzo biondo ad ondeggiare allettante nei suoi ricordi, Harry imparò a nascondere ogni segno di dolore o di fastidio, dal momento che gli altri due non facevano che dimostrarsi impazienti alla minima menzione del ladro. Non che potesse del tutto biasimarli, visto quanto erano tutti alla disperata ricerca di un indizio che li portasse verso gli Horcrux. Mentre i giorni si trasformavano in settimane, Harry cominciò a sospettare che Ron e Hermione avessero delle discussioni senza e a proposito di lui. Diverse volte si erano zittiti improvvisamente quando Harry era entrato nella tenda e, per due volte, li aveva trovati raccolti a poca distanza da lui, con le teste vicine mentre parlavano svelti e sottovoce. Entrambe le volte avevano smesso di parlare appena si erano accorti che Harry si stava avvicinando e si erano affrettati a sembrare occupatissimi nel cercare legna o acqua. Harry non riusciva a smettere di pensare che avessero accettato di seguirlo, in quello che ora sembrava un inutile e caotico viaggio, perché pensavano avesse qualche piano segreto che avrebbe rivelato loro strada facendo. Ron non faceva nessuno sforzo per nascondere il suo pessimo umore e Harry cominciava a temere che anche Hermione fosse piuttosto irritata dalla sua guida inadeguata. In preda alla disperazione, cercò di pensare ad altri luoghi dove trovare gli Horcrux, ma il solo che continuava a venirgli in mente era Hogwarts e, siccome nessuno degli altri pensava fosse possibile, smise di suggerirlo. L’autunno avanzava sulle campagne mentre le attraversavano: ora piantavano la tenda su tappeti di foglie cadute. Nebbie naturali si unirono a quelle prodotte dai Dissennatori; il vento e la pioggia si aggiunsero agli altri fastidi. Il fatto che Hermione fosse diventata più brava a identificare i funghi commestibili non poteva più compensare il continuo isolamento, la mancanza della compagnia di altre persone o la loro totale ignoranza di quello che stava succedendo nella guerra contro Voldemort. “Mia madre,” disse Ron una sera, mentre sedevano nella tenda, sulla riva di un fiume nel Galles, “può far apparire cibo buonissimo dal nulla” Punzecchiò di malumore i pezzi di pesce carbonizzato e grigiastro nel suo piatto. Harry lanciò automaticamente un’occhiata al collo di Ron e vide spuntare, come si era aspettato, la catena dorata dell’Horcrux. Riuscì a combattere l’impulso di insultare Ron, il cui atteggiamento sarebbe, lo sapeva, migliorato un po’ quando fosse arrivato il momento di togliersi il medaglione. “Tua madre non può far apparire cibo dal nulla,” disse Hermione. “Nessuno può. Il cibo è una delle cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione Elemental…” “Oh, puoi parlare in inglese, per favore?” disse Ron, togliendosi una lisca di pesce da in mezzo ai denti. “E’ impossibile procurarsi il cibo dal niente! Puoi Evocarlo se sai dove si trova, puoi trasformarlo, puoi aumentarne la quantità se ne hai già un po’…” “…Beh e allora non disturbarti ad aumentare questo, è disgustoso” disse Ron. “Harry ha preso il pesce e io ho fatto del mio meglio! Mi rendo conto che sono sempre io quella che finisce per doversi occupare del cibo; probabilmente perché sono una ragazza, immagino!” “No, è perché sei quella che dovrebbe essere più brava con la magia!” sparò indietro Ron. Hermione saltò in piedi e qualche pezzo di luccio arrosto scivolò dal suo piatto fino a terra. “Puoi cucinare tu domani, Ron, puoi trovare tu gli ingredienti e puoi cercare di incantarli fino a renderli qualcosa che valga la pena di essere mangiato e io starò seduta qui e farò smorfie e mi lamenterò e poi vedrai come te la…” “State zitti!” disse Harry, balzando in piedi e tenendo alte entrambe le mani. “State zitti, subito!”  Hermione sembrava oltraggiata. “Come puoi stare dalla sua parte, praticamente non cucina mai…” “Hermione stai zitta, sento qualcuno là fuori!” Stava ascoltando attentamente, con le mani ancora sollevate, avvertendoli di non parlare. Poi, sopra allo scorrere e al gorgheggiare delle acque scure del fiume accanto a loro, sentì di nuovo delle voci. Si girò a guardare lo Spioscopio. Non si muoveva. “Hai lanciato il Muffliato sulla tenda, vero?” sussurrò ad Hermione. “Ho fatto tutto quanto,” sussurrò lei a sua volta, “Muffliato, Antibabbani e gli incantesimi di Disillusionamento, tutto quanto. Non dovrebbero essere in grado di sentirci o vederci, chiunque siano” Pesanti rumori di qualcosa che scalpicciava e raspava, uniti al suono delle pietre e dei rami che venivano spostati, rivelarono loro che diverse persone stavano risalendo lungo il pendio scosceso e legnoso che scendeva verso la stretta riva in cui avevano piantato la tenda. Estrassero le bacchette, in attesa. Gli incanti che avevano piazzato tutto intorno a loro dovevano essere sufficienti, nella quasi totale oscurità, a proteggerli dalla vista dei Babbani così come delle normali streghe e maghi. Se invece questi erano Mangiamorte, allora forse le loro difese stavano per essere messe alla prova dalla Magia Oscura per la prima volta. Le voci si alzarono di tono, ma senza per questo diventare più comprensibili, mano a mano che il gruppo di uomini raggiungeva la riva. Harry valutò che chi parlava fosse a meno di sei metri più in là, ma il rumore del fiume faceva sì che fosse impossibile dirlo con sicurezza. Hermione afferrò la borsa di perline e cominciò a rovistare; dopo poco ne estrasse tre Orecchie Oblunghe e ne tirò una ad Harry e una a Ron, che si infilarono in fretta uno dei filamenti color carne nelle orecchie e fecero passare l’altro capo fuori dall’entrata della tenda.

 
 
 

Cap 15...3°part

Post n°108 pubblicato il 20 Maggio 2008 da potter4dgl
 
Tag: finale

Dopo pochi secondi Harry sentì una roca voce maschile. “Devono esserci dei salmoni qui, o pensi che non sia ancora stagione?  Accio salmone!” Ci furono svariati e distinti rumori di spruzzi e poi quello di un pesce che sbatte contro una mano. Qualcuno fece un suono d’apprezzamento. Harry premette le Orecchie Oblunghe ancora più dentro alle proprie: sopra al mormorare del fiume riusciva a sentire altre voci, ma non stavano parlando inglese né altri linguaggi umani che lui avesse mai sentito. Era una lingua dura e poco melodiosa, una serie di rumori gutturali e di schiocchi e sembravano essere in due a parlarla, uno dei due con una voce un po’ più bassa e lenta dell’altro. Un fuoco prese vita dall’altro lato della parete della tenda; ampie ombre passavano tra le fiamme e la tela. L’odore squisito del salmone arrosto si insinuava nella loro direzione a tormentarli. Poi venne il rumore del tintinnio delle posate sui piatti e il primo uomo parlò di nuovo. “Ecco, Griphook, Gornuk”. “Goblin!” disse Hermione a Harry, muovendo solo la bocca e senza fare rumore. Harry annuì. “Grazie,” dissero in coro e in inglese i goblin. “Allora, da quanto tempo è che siete in fuga, voi tre?” chiese una nuova voce, suadente e piacevole che ad Harry era vagamente familiare. Lo fece pensare ad un uomo dal viso allegro e dalla pancia rotonda. “Sei settimane… sette…tendo a scordarlo” disse l’uomo stancamente. “Mi sono incontrato con Griphook nei primi due giorni e abbiamo unito le forze con Gornuk non molto tempo dopo. E’ piacevole avere un po’ di compagnia.” Ci fu una pausa, in cui coltelli raschiarono sulla superficie dei piatti e piccole tazze vennero estratte e appoggiate al suolo. “Cosa ti ha fatto scappare, Ted?” continuò la voce maschile. “Sapevo che stavano per venire a prendermi,” rispose Ted, con voce pacata, ed Harry improvvisamente seppe chi era: il padre di Tonks.  “Avevo sentito che dei Mangiamorte erano in zona la settimana prima e ho deciso che era meglio se me ne andavo. E’ che mi sono rifiutato di registrarmi come Nato-babbano, per principio, quindi lo sapevo che era questione di tempo, sapevo che prima o poi avrei dovuto scappare. Mia moglie dovrebbe stare tranquilla, lei è purosangue. E poi ho incontrato Dean, qui, cos’è stato figliolo, un paio di giorni, fa, no?” “Già,” disse un’altra voce e Harry, Ron ed Hermione si lanciarono un’occhiata l’un l’altro, in silenzio, ma con aria eccitata, sicuri di aver riconosciuto la voce di Dean Thomas, il loro compagno di Grifondoro. “Babbano di nascita, eh?” chiese il primo uomo. “Non ne sono certo,” disse Dean. “Mio padre ha lasciato mia mamma quando ero un bambino. Comunque non ho prove che fosse un mago” Ci fu silenzio per un po’, rotto solo dal rumore mascelle al lavoro, poi Ted parlò di nuovo. “Devo dire, Dirk, che sono stato sorpreso di imbattermi in te. Sorpreso piacevolmente, ma sorpreso. Voci dicevano che fossi stato catturato” “Infatti,” disse Dirk. “ero a mezza strada verso Azkaban quando sono riuscito a scappare. Ho Schiantato Dawlish e gli ho fregato la scopa. E’ stato più facile di quanto tu possa pensare; non penso che stesse molto bene in quel momento, poteva anche essere stato Confuso. Se è vero, mi piacerebbe stringere la mano della strega o del mago che lo ha fatto. Probabilmente mi ha salvato la vita” Ci fu un’altra pausa, nella quale il fuoco scoppiettò e il fiume sciabordò. Poi Ted disse, “E voi come siete finiti qui? Io, beh, avevo avuto l’impressione che i Goblin fossero tutti quanti dalla parte di Voi-Sapete-Chi” “Hai avuto un’impressione sbagliata,” disse il goblin con la voce più acuta. “Noi non prendiamo le parti di nessuno, questa è una guerra tra maghi” “E come mai vi nascondete allora?” “L’ho ritenuto prudente,” disse il goblin dalla voce più profonda. “Avendo rifiutato di assecondare quella che ritenevo una richiesta impertinente mi sono reso conto che la mia sicurezza personale poteva essere minacciata” “Cosa ti avevano chiesto di fare?” chiese Ted. “Compiti che male si addicono alla dignità della mia razza,” rispose il goblin, la sua voce diventò più dura e meno umana mentre lo diceva. “Io non sono un elfo domestico.” “E di te che ci dici, Griphook?” “Ragioni simili,” disse il goblin dalla voce più acuta. “La Gringott non è più sotto il controllo esclusivo della mia razza. Io non riconosco a nessun mago il diritto di farmi da padrone” Aggiunse qualcosa, tra i denti, in Goblinesque e Gornuk rise. “Che c’è da ridere?” chiese Dean. “Ha detto che ci sono cose che neanche i maghi riconoscono” Ci fu una breve pausa. “Non la capisco” disse Dean. “Ho avuto la mia piccola vendetta prima di andarmene,” disse Griphook in inglese. “Brav’uom… Bravo goblin, dovrei dire” si corresse Ted velocemente. “Non è che sei riuscito a rinchiudere qualche Mangiamorte in uno dei vecchi depositi di massima sicurezza, eh?” “Se lo avessi fatto, la spada non lo avrebbe certo aiutato ad uscirne,” rispose Griphook. Gornik rise di nuovo e anche Dirk sogghignò per un attimo. “Io e Dean ci siamo persi qualcosa qui,” disse Ted. “E anche Severus Piton, anche se non se n’è ancora accorto,” disse Griphook, e i due goblin esplosero in una risata malevola. Dentro alla tenda, il respiro di Harry era affannato per l’agitazione: lui ed Hermione si fissarono, ascoltando più attentamente che potevano. “Non ne hai sentito parlare, Ted?” chiese Dirk. “Dei ragazzi che hanno cercato di rubare la spada di Grifondoro dall’ufficio di Piton ad Hogwarts?” Una corrente elettrica sembrò passare attraverso Harry, facendo balzare ogni nervo dentro di lui mentre rimaneva piantato, fermo e immobile dove si trovava. “No, nemmeno una parola,” disse Ted. “No era sul Profeta, no?” “E’ difficile,” ridacchiò Dirk. “A me lo ha detto Griphook, qui, che ne aveva sentito parlare da Bill Weasley, che lavora per la banca. Uno dei ragazzini che hanno tentato di prendere la spada è la sorella più giovane di Bill” Harry lanciò uno sguardo a Hermione e Ron i quali stavano aggrappandosi alle Orecchie Oblunghe come ad ancore di salvezza. “Lei e un paio di suoi amici sono entrati nell’ufficio di Piton e hanno forzato e sfasciato la teca dove, a quanto pare, lui teneva la spada. Piton li ha sorpresi mentre tentavano di portarla via giù per le scale” “Ah, benedetti figlioli” disse Ted. “Che cosa pensavano, che sarebbero stati in grado di usare la spada su Voi-Sapete-Chi? O magari proprio su Piton?” “Beh, qualunque cosa credessero di farci, Piton ha deciso che la spada non era al sicuro dove si trovava.” Disse Dirk. “Un paio di giorni dopo, immagino dopo che ha ricevuto il permesso da Voi-Sapete-Chi, ha mandato la spada a Londra, per farla tenere alla Gringott” I goblin cominciarono a ridere di nuovo. “Continuo a non capire che c’è da ridere.” disse Ted. “E’ un falso” gracchiò Griphook.  “La spada di Grifondoro!” “Oh sì. E’ una copia… una copia eccellente bisogna dire – ma è stata fatta dai maghi. L’originale è sta forgiata secoli fa dai goblin e ha certe proprietà che solamente le armi fatte dai goblin possiedono. Ovunque sia il posto in cui si trova la vera spada di Grifondoro, non è certo in una cassaforte della Gringott” “Capisco” disse Ted. “E immagino che non vi siate presi la briga di dirlo ai Mangiamorte, vero?” “Non vedo il motivo di disturbarli con questa informazione,” disse Griphook compiaciuto e a quel punto Ted e Dean si unirono alla risata di Gornuk e Dirk. Dentro la tenda, Harry chiuse gli occhi, desiderando che qualcuno facesse la domanda a cui voleva assolutamente risposta e, dopo un minuto che sembrò durare come dieci, Dean lo accontentò, anche lui era, ricordò Harry con  un sobbalzo, un ex ragazzo di Ginny. “Che cos’è successo a Ginny e agli altri? A quelli che hanno tentato di rubarla?” “Oh, sono stati puniti e anche crudelmente,” disse Griphook con aria indifferente. “Stanno bene, vero?” chiese Ted velocemente. “Voglio dire, i Weasley non hanno proprio bisogno di avere un altro figlio ferito, no?” “Non sono stati feriti gravemente, da quanto ne so” disse Griphook. “Per fortuna,” disse Ted. “Con la reputazione che ha Piton, immagino dovremmo essere felici che siano ancora vivi e basta” “Tu credi a quella storia, allora, Ted?” chiese Dirk. “Credi che Piton abbia ucciso Silente?” “Certo che lo credo,” disse Ted. “Non vorrai startene lì seduto e dirmi che credi che Potter abbia qualcosa a che fare con questo?” “E’ difficile sapere a cosa credere di questi tempi,” borbottò Dirk. “Io conosco Harry Potter,” disse Dean. “E credo che sia davvero lui…il Prescelto, o come vuoi chiamarlo” “Già, un sacco di gente vuole credere che lui lo sia, figliolo,” disse Dirk, “incluso me. Ma dov’è adesso? E’ scappato, a quanto sembra. Viene da pensare che se sapesse qualcosa che noi non sappiamo o avesse qualcosa di speciale dalla sua parte, adesso sarebbe qui fuori a combattere, a organizzare la resistenza, invece di nascondersi. E lo sai, il Profeta ha messo in piedi un’accusa niente male contro di lui…” “Il Profeta?” sbuffò Ted. “Ti meriti proprio le balle se leggi ancora quella porcheria, Dirk. Vuoi i fatti? Prova con Il Cavillo” Ci fu un’improvvisa esplosione di tosse, rigurgiti e un certo numero di colpi sordi, dal suono sembrò che a Dirk fosse andata di traverso una lisca. Alla fine sputò fuori, “Il Cavillo? Il giornalaccio sconclusionato di Xeno Lovegood?”

 
 
 

Cap 15...4°part

Post n°107 pubblicato il 20 Maggio 2008 da potter4dgl
 
Tag: finale

“Non è così sconclusionato in questi giorni,” disse Ted, “dovresti dagli un’occhiata. Xeno sta pubblicando tutto quello che il Profeta continua ad ignorare, non c’è nemmeno un accenno agli Snorticoli Cornuti, nell’ultimo numero. Bada bene, per quanto lo lasceranno continuare così io non lo so, ma Xeno dice, nella prima pagina di ogni numero, che ogni mago che sia contro Tu-Sai-Chi dovrebbe fare del supporto ad Harry Potter la sua priorità” “E’ difficile aiutare un ragazzo che è sparito dalla faccia della terra” disse Dirk. “Senti, il fatto che non l’abbiano ancora catturato è già un gran bel risultato,” disse Ted. “Accetterei volentieri qualche consiglio da lui. E’ quello che cerchiamo di fare anche noi, no? Rimanere in libertà” “Già, va bene, su questo hai ragione” disse Dirk in tono grave. “Con l’intero Ministero e tutti i suoi informatori a dargli la caccia, mi sarei aspettato che lo avessero preso ormai. A dire il vero, chi ci dice che non l’abbiano già preso e ucciso senza renderlo noto?” “Ah, non dire così, Dirk,” mormorò Ted. Ci fu una lunga pausa, riempita da qualche altro rumore di coltelli e forchette. Quando parlarono di nuovo fu per discutere se dormire sull’argine o ritirarsi verso il pendio boscoso. Decidendo che gli alberi li avrebbero nascosti meglio, spensero il fuoco e risalirono verso la scarpata, mentre le loro voci si facevano via via più lontane. Harry, Ron e Hermione riavvolsero le Orecchie Oblunghe. Harry, che aveva trovato sempre più difficile l’ esigenza di stare in silenzio mano a mano che origliavano, ora non riusciva a dire niente di più che: “Ginny… La spada…” “Lo so!” disse Hermione. Afferrò la piccola borsetta di perline, questa volta infilandoci dentro il braccio quasi fino all’ascella. “Ecco…qui…ecco…” disse tra i denti, mentre estraeva qualcosa che stava evidentemente nelle profondità della borsa. Lentamente, il bordo di una cornice decorata divenne visibile. Harry si affrettò ad aiutarla. Mentre estraevano il ritratto vuoto di Phineas Nigellus dalla sua borsa, Hermione tenne la bacchetta puntata, pronta a lanciare un incantesimo da un momento all’altro. “Se qualcuno ha scambiato la vera spada con la finta mentre era nell’ufficio di Silente,” disse, con un po’ di fiatone, mentre appoggiavano il ritratto contro al fianco della tenda, “Phineas Nigellus lo avrà visto succedere, è appeso proprio accanto alla teca!” “A meno che non fosse addormentato,” disse Harry, ma trattenne lo stesso il respiro, mentre Hermione si inginocchiava davanti alla tela vuota, con la bacchetta diretta al suo centro, si schiariva la voce e diceva “Hem…Phineas? Phineas Nigellus?” Non successe nulla. “Phineas Niglellus?” disse di nuovo Hermione. “Professor Black? Per favore possiamo parlarle? Per favore?” “Un per favore aiuta sempre” disse una stridula, fredda voce e Phineas Nigellus scivolò nel suo ritratto. In un istante Hermione Gridò “Obscuro!” e una benda nera apparve sugli astuti occhi scuri di Phineas Nigellus, facendolo sbattere contro la cornice e strillare di dolore. “Che cosa…Come osate? Che cosa state…?” “Mi dispiace molto, professor Black,” disse Hermione, “ma è una precauzione necessaria!” “Toglietemi questo ignobile orpello immediatamente! Toglietelo, vi dico! State rovinando una grande opera d’arte! Dove mi trovo? Che cosa succede qui?” “Non si preoccupi di dove siamo,” disse Harry e Phineas Nigellus si fermò, abbandonando i suoi tentativi di togliere la benda dipinta. “Non è per caso la voce dello sfuggente signor Potter?” “Può darsi,” disse Harry, sapendo che questo avrebbe tenuto vivo l’interesse di Phineas Nigellus. “Abbiamo un paio di domande da farle… A proposito della spada di Grifondoro” “Ah” Disse Phineas Nigellus, che ora girava la testa a destra e a sinistra nello sforzo di vedere qualcosa di Harry, “sì. Quella sciocca ragazzina ha agito in maniera davvero avventata…” “Non parlare così di mia sorella,” disse Ron bruscamente. Phineas Nigellus alzò sospettoso un sopracciglio.  “Chi altro c’è lì?” chiese, girando la testa da un lato all’altro. “Il vostro tono mi offende! La ragazza e i suoi amici sono stati dei folli completi. Rubare al Preside!” “Non stavano rubando,” disse Harry. “Quella spada non è di Piton” “Appartiene alla scuola del Professor Piton” disse Phineas Nigellus. “Di preciso, che diritto poteva reclamare la ragazza Weasley sulla spada? Si è meritata la sua punizione, così come quell’idiota di Paciock e quella svitata della Lovegood!” “Neville non è un idiota e Luna non è una svitata!” disse Hermione. “Dove mi trovo?” ripeté Phineas Nigellus , ricominciando a lottare contro la sua benda. “Dove mi avete portato? Perché mi avete portato via dalla casa dei miei avi?” “Non importa ora! Che punizione ha dato Piton a Ginny, Neville e Luna?” chiese Harry con urgenza. “Il Professor Piton li ha mandati nella foresta proibita a fare qualche lavoretto per il balordo, Hagrid.” “Hagrid non è un balordo!” disse Hermione con uno strillo. “E Piton avrà pensato che fosse una punizione,” disse Harry, “ma Ginny, Neville e Luna probabilmente si sono fatti due risate con Hagrid. La Foresta Proibita… Hanno affrontato cose molto peggiori della Foresta Proibita, sai che punizione!” Si sentiva sollevato, si era immaginato chissà quali orrori, la Maledizione Cruciatus come minimo. “Quello che volevamo davvero sapere, Professor Black, è se qualcun altro avesse, ecco, preso via la spada, magari era stata presa per essere pulita o…qualcosa del genere?” Phineas Nigellus interruppe di nuovo i suoi sforzi per liberarsi gli occhi dalla benda e ridacchiò. “Nati-babbani” disse. “Le armi fatte dai goblin non hanno bisogno di essere pulite, sciocca ragazzina. L’argento dei goblin respinge lo sporco comune e si lascia permeare solo da ciò che lo può rafforzare” “Non dia della sciocca ad Hermione” disse Harry. “Comincio ad essere stufo di essere contraddetto,” disse Phineas Nigellus. “Forse è ora che ritorni all’ufficio del Preside, che dite?” Ancora bendato, cominciò a tastare il bordo della cornice, cercando di sentire dove fosse l’uscita per tornare al suo ritratto ad Hogwarts. Harry ebbe in improvvisa ispirazione. “Silente! Non può portarci qui Silente?” “Chiedo scusa?” disse Phineas Nigellus. “Il ritratto del Professor Silente, non potrebbe portarlo qui con lei, nel suo?” Phineas Nigellus si girò in direzione della voce di Harry. “E’ evidente che non solo i Nati-Babbani sono degli ignoranti, Potter. I ritratti di Hogwarts possono comunicare tra loro, ma non possono viaggiare fuori dal castello, se non per visitare un quadro di loro stessi appeso da qualche altra parte. Silente non può venire qui, con me e, dopo il trattamento che ho ricevuto per mano vostra, posso assicurarvi che non vi beneficerò certo di una seconda visita!” Leggermente abbattuto, Harry vide Phineas raddoppiare i suoi sforzi per lasciare il proprio ritratto. “Professor Black,” disse Hermione, “non potrebbe dirci soltanto, per favore, quand’è che la spada è stata tolta dalla teca l’ultima volta? Prima che Ginny lo facesse, intendo?” Phineas mugugnò con impazienza. “Credo che l’ultima volta che la spada di Grifondoro ha lasciato la sua teca sia stato quando il Professor Silente la usò per forzare l’apertura di un anello” Hermione si girò fulminea per guardare Harry. Nessuno di loro osava dire una parola di più davanti a Phineas Nigellus, che intanto era riuscito a trovare l’uscita. “Beh, buonanotte a voi,” disse, un po’ stizzito, e cominciò a scomparire nuovamente dalla vista. Solamente la punta del suo cappello era ancora visibile, quando Harry mandò un urlo improvviso. “Aspetti” Ha detto per caso a Piton quello che ha visto?” Phineas Nigellus fece di nuovo capolino con la sua testa bendata nella cornice del ritratto. “Il Professor Piton ha cose più importanti di cui occuparsi delle molte stranezze di Albus Silente. Addio, Potter!” E con questo scomparve completamente, lasciando dietro di sé nient’altro che il suo sfondo scuro. “Harry!” gridò Hermione. “Lo so!” esclamò Harry. Incapace di trattenersi, si mise a dar pugni all’aria: era più di quanto avesse osato sperare. Corse su e giù per la tenda, sentendo che avrebbe potuto correre per un miglio, non si sentiva nemmeno più affamato. Hermione stava strizzando il quadro di Phineas Nigellus di nuovo nella sua borsa di perline. Quando ebbe finito, buttò da una parte la borsa e rivolse a Harry uno sguardo raggiante.

 
 
 

Cap 15....5°part

Post n°106 pubblicato il 20 Maggio 2008 da potter4dgl
 
Tag: finale

“La spada può distruggere gli Horcrux! Le armi fatte dai goblin si lasciano permeare solo da ciò che le rafforza, Harry! Quella spada è impregnata del veleno del Basilisco!” “E Silente non me l’aveva data perché ne aveva ancora bisogno, voleva usarla sul medaglione…” “…e deve aver realizzato che non te l’avrebbero mai fatta avere anche se l’avesse messa nel suo testamento…” “…così ne ha fatto una copia…” “…e ha messo un falso nella teca…”  “… e ha lasciato quella vera… Dove?” Si guardarono l’un l’altra; Harry sentiva che la risposta era lì, pendeva invisibile nell’aria sopra di loro, subdolamente vicina. Perché Silente non glielo aveva detto? O magari invece glielo aveva detto, ma Harry non se ne era reso conto sul momento? “Pensa!” sussurrò Hermione. “Pensa! Dove l’avrebbe potuta lasciare?” “Non ad Hogwarts,” disse Harry, ricominciando a camminare avanti e indietro. “Da qualche parte ad Hogsmeade?” suggerì Hermione. “La stamberga strillante?” disse Harry. “Non ci va mai nessuno lì” “Ma Piton sa come entrarci, non sarebbe un po’ rischioso?” “Silente si fidava di Piton,” le ricordò Harry. “Non abbastanza da dirgli che aveva scambiato le spade,” disse Hermione. “E’ vero, hai ragione!” disse Harry e si sentì anche più sollevato al pensiero che Silente aveva avuto qualche riserva, anche se minima, sull’affidabilità di Piton. “Quindi, dove potrebbe aver nascosto la spada, ben lontano da Hogsmeade, allora? Che ne pensi, Ron? Ron?” Harry si guardò attorno. Per un momento pensò che Ron avesse lasciato la tenda, poi realizzò che se ne stava invece sdraiato nell’ombra di uno dei giacigli più bassi, con aria infastidita. “Oh, vi siete ricordati di me, davvero?” disse.  “Che c’è?” Ron mugugnò, guardando in alto, verso la parte inferiore di uno dei letti sopra di lui. “Andate pure avanti. Non lasciate che rovini il vostro divertimento” Perplesso, Harry guardò verso Hermione in cerca di aiuto, ma lei scosse la testa, apparentemente frastornata quanto lui. “Qual è il problema?” chiese Harry. “Problema? Non c’è nessun problema,” disse Ron, continuando a rifiutarsi di guardare verso Harry. “Non a sentire te, di certo” Ci furono diversi plunk, sulla tela sopra le loro teste. Stava cominciando a piovere. “Beh, è ovvio che hai un problema,” disse Harry. “Sputa fuori, dai” Ron buttò le sue lunghe gambe giù dal letto e si sedette. Sembrava incattivito, non sembrava  proprio lui. “Benissimo, sputo fuori allora. Non aspettatevi che mi metta a saltellare per la tenda perché c’è un'altra stramaledetta cosa che dobbiamo trovare. Aggiungila alla lista delle cose che non sai” “Che non so?” ripeté Harry. “Che non so?” Plunk, plunk, plunk: la pioggia cadeva sempre più violentemente, scrosciava sull’argine coperto di foglie, tutto intorno a loro e nel fiume che scorreva nel buio. Il timore spense la precedente  gioia di Harry: Ron stava dicendo esattamente quello che lui aveva sospettato e temuto stesse pensando. “Non che non mi stia divertendo un mondo qui,” disse Ron, “sapete, con il mio braccio malmesso e niente da mangiare e mentre mi gelo il sedere ogni notte. Speravo solamente che, sai com’è, dopo aver corso in giro per qualche settimana avremmo ottenuto qualche risultato” “Ron,” disse Hermione, ma con una voce così bassa che Ron poté far finta di non averla sentita, soffocata dal rumore, ora forte, della pioggia che batteva sulla tenda. “Pensavo sapessi per cosa ti eri offerto volontario,” disse Harry. “Già, lo pensavo anche io.” “E quindi qual è la parte che non corrisponde alle tue aspettative?” chiese Harry. La rabbia stava accorrendo in sua difesa ora. “Pensavi che saremmo stati in un albergo a cinque stelle? Trovando un Horcrux tutti i giorni? Pensavi forse che saresti tornato a casa da mamma per Natale?”  “Pensavamo che tu sapessi quello che facevi!” gridò Ron, alzandosi in piedi, e le sue parole trapassarono Harry come coltelli affilati. “Pensavamo che Silente ti avesse detto che cosa fare, pensavamo che avessi un vero piano!” “Ron!” disse Hermione, questa volta chiaramente udibile sopra al suono della pioggia che rombava sul tetto della tenda, ma lui la ignorò di nuovo. “Bene, allora mi dispiace di avervi deluso,” disse Harry, la sua voce era abbastanza calma, anche se si sentiva vuoto e inadeguato. “Sono stato chiaro con voi fin dall’inizio. Vi ho detto tutto quello che Silente mi aveva detto. E, nel caso che tu non lo abbia notato, abbiamo trovato un Horcrux…” “Sì, certo, e siamo vicini a distruggerlo quanto lo siamo a trovare gli altri, cioè per niente, in parole povere!” “Togliti il medaglione, Ron,” disse Hermione con voce stranamente acuta. “Per favore toglilo. Non parleresti così se non lo avessi portato tutto il giorno” “Sì, lo farebbe invece,” disse Harry, che non voleva che Ron avesse una scusa pronta. “Pensate che non abbia notato come voi due bisbigliate alle mie spalle? Pensate che non avessi capito che pensavate queste cose?” “Harry, noi non pensavam…” “Non mentire!” Ron si scagliò verso di lei. “Lo hai detto anche tu, hai detto che eri delusa, che pensavi che avesse qualche elemento in più…” “Non l’ho detto in quel modo, Harry, davvero!” gridò lei.  La pioggia stava colpendo violentemente la tenda, dal viso di Hermione cadevano lacrime e l’eccitazione di pochi minuti prima era completamente svanita, come se non fosse mai esistita, come un fuoco d’artificio dalla vita breve, che aveva dato una fiammata e si era subito spento, lasciando ogni cosa buia, bagnata e fredda. La spada di Grifondoro era nascosta, non si sapeva dove, e loro erano solo tre adolescenti in una tenda, il cui unico risultato era quello di non essere ancora morti. “E allora perché sei ancora qui?” Chiese Harry a Ron. “Bella domanda” disse Ron.  “Vattene a casa allora,” disse Harry.  “Certo, magari lo farò!” gridò Ron e si avvicinò di parecchi passi verso Harry, che non indietreggiò.  “Non hai sentito quello che hanno detto di mia sorella? Ma a te non te ne frega un cavolo, non è vero? E’ solo la Foresta Proibita, a Harry Ho-Visto-Di-Peggio Potter non frega niente di quel che può succederle là dentro! Beh invece a me sì, va bene? Ragni giganti e roba da matti…” “Volevo solo dire che… è con gli altri, erano con Hagrid…” “…certo, ho capito: non ti interessa! E che mi dici del resto della mia famiglia? ‘I Weasley non hanno proprio bisogno di avere un altro figlio ferito’ l’ hai sentito o no?” “Certo che l’ ho…” “E non ti preoccupi di quel che significa?” “Ron!” disse Hermione, intromettendosi a forza tra loro due, “Io non penso che voglia dire che è successo nulla di nuovo, niente di cui non siamo già al corrente. Pensaci, Ron, Bill è già sfregiato, un sacco di gente deve aver sentito che George ha perso un orecchio ormai, e tu dovresti essere in punto di morte per colpa della Spruzzolite, sono sicura che è questo che vogliono dire…” “Oh, ne sei sicura davvero? Bene allora, non mi preoccupo più di loro. E’ tutto facile per voi due, vero? Con le vostre famiglie al sicuro fuori pericolo…” “I miei genitori sono morti!” tuonò Harry. “E ai miei potrebbe succedere la stessa cosa!” strillò Ron. “Allora VATTENE!” ruggì Harry “Torna da loro, fai finta di essere guarito dalla tua Spruzzolite e mammina potrà rimpinzarti di nuovo e…” Ron fece un movimento brusco, Harry reagì, ma prima che una delle loro bacchette fosse estratta dalla tasca, Hermione aveva già alzato la sua. “Protego!” gridò, e un’invisibile barriera si espanse tra lei ed Harry da un lato e Ron dall’altro. Tutti furono costretti ad indietreggiare di qualche passo dalla forza dell’incantesimo e Harry e Ron si squadrarono da lati opposti dello scudo trasparente, come se si vedessero chiaramente per la prima volta. Harry sentì una rabbia feroce e corrosiva nei confronti di Ron: qualcosa tra loro si era spezzato. “Lascia qui l’Horcrux.,” disse Harry. Ron si strappò la catena da sopra la testa e lanciò il medaglione sulla sedia più vicina. Si girò verso Hermione. “Tu che fai?” “Cosa vuoi dire?”     

“Rimani qui o cosa?” “Io…” Sembrava combattuta. “Sì-sì, rimango. Ron, abbiamo detto che saremmo andati con Harry, che avremmo aiutato…” “Ho capito. Hai scelto lui” “Ron, no… per favore…  torna indietro, torna indietro!” Era ostacolata dal suo stesso incantesimo di Scudo e quando lo ebbe rimosso, lui si era gia lanciato fuori, nella notte. Harry rimase fermo, in silenzio, ad ascoltarla singhiozzare e chiamare il nome di Ron in mezzo agli alberi. Dopo pochi minuti ritornò, i capelli fradici appiccicati alla faccia. “Se ne è… è and – andato! Smaterializzato!” Si gettò su una sedia, si appallottolò e cominciò a piangere. Harry si sentiva stordito. Si chinò, raccolse l’Horcrux e se lo mise attorno al collo. Prese le coperte dal giaciglio di Ron e le gettò sopra ad Hermione. Poi si arrampicò sul suo letto e si mise a fissare lo scuro soffitto di tela, ascoltando il martellante suono della pioggia.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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