Creato da tibet_qui il 30/07/2008

Aperto per ferie

Io boicotterò le Olimpiadi

 

Ultimi Commenti

tibet_qui
tibet_qui il 14/08/08 alle 08:57 via WEB
In tanti mi hanno chiesto di non chiudere questo profilo, ma rischierebbe di cadere nel dimenticatoio......... preferisco chiuderlo, ma non escludo altre iniziative simili... sempre allo scopo di offrire spunti di riflessione La questione tibetana mi sta a cuore da tanto tempo e ho voluto approfittare di questo particolare momento per dirlo, anzi "URLARLO" utilizzando questo mezzo e non allo scopo di trovare nuovi amici..... Considera questo profilo come un contenitore creato per raccogliere quelli che la pensano come me La quotidianità ci da molti spunti per alzare bandiere da sventolare..... e preferisco fare tanto baccano, ma fatto bene, per un periodo limitato....... In ogni caso grazie e ciao
 
damage2008
damage2008 il 14/08/08 alle 02:08 via WEB
ricevo il tuo invito ad essere tuo amico...mi chiedo..perchè un blog che dura un tempo limitato? perchè boicottare..le olimpiadi...bisogna esserci sempre...bisogna dire le cose...il boicottare fine a se stesso è nulla...aria fritta...come il tuo voler esserci per un tempo legato alle olimpiade..resta e sii sempre presente come uomo del mondo divendo ciò che pensi, e restando ...anche dopo.... notte.... conquistati la mia amicizia... se ne sarai degno ...accetterò il tuo invito.
 
massimo.c58
massimo.c58 il 14/08/08 alle 01:56 via WEB
Carissimo amico tibet_qui, diceva Antonio Gramsci, rivoluzionario marxista, che <<Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'italia meridionale e le isole uccidendo, crocifiggendo, squartando vivi i contadini poveri che gli scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti>>. Ora ricordare questo non significa remare contro l'unità della nazione, ma anzi, forse è il contrario. Sarebbe antagonismo pensare ad un ritorno al passato (ma poi perchè non potrebbe esserci, visto che realmente questa Italia esiste solamente per il pallone e le favolette del risorgimento - ti invito ad ascoltare l'ultima canzone di Edoardo Bennati c'era un re). Fin quando questa Nazione non sa riconoscere i torti del passato, non sa purificarsi dagli errori commessi,non si potrà cucire proprio nulla. Diceva Alianello, grande scrittore vissuto a Roma, che se non si alza il panno che ha nascosto per anni le vergogne del risorgimento, non si potrà mai costruire l'unità della Nazione. Proprio oggi, 14 agosto, a POntelandolfo, paese martire dell'occupazione piemontese, si ricorda il giorno della memoria delle vittime del risorgimento. Furono trucidati circa un milione di meridionali (un grave genocidio di cui mai la storia ha parlato)e migliaia sono stati portati alle Fenestrelle, distrutti decine di paesi, ci furono stupri e violenze e furti d'ogni genere... questa memoria non merita forse rispetto? questi innocenti non meritano memoria? E' tempo che l'Italia cresca realemente e che tutti gli italiani non cantino "fratelli d'Italia" tanto per cantare, ma perchè esista veramente e concretamente questa fratellanza... e il fratello che ha sbagliato deve saper chiedere perdono al fratello che si è fatto il torto. Così è la giustizia.
 
shantiom0
shantiom0 il 13/08/08 alle 22:01 via WEB
pace e bene ma non sono io a gestire il blog, io scrivo soltanto, quando mi và. non mi sarei mai permessa di cancellare aassolutamente nulla. shanti
 
grafica2008.pr
grafica2008.pr il 13/08/08 alle 18:21 via WEB
Non occorreva eliminare il mio commento....... di chi hai paura? di me????? Pace e Bene! dicepola
 
shantiom0
shantiom0 il 13/08/08 alle 13:57 via WEB
...non occorre sensibilizzarsi, mostrando solo una bandierina , come qualcuno scriveva, occorre SAPERE e non solo riguardo le questioni pro- Tibet. molti sono i drammi e le pene che affliggono diverse parti del mondo, non ultima, la guerra scoppiata in Georgia.tra un tuffo e una passeggiata, considerato il periodo vacanziero,non guasterebbe "prendere coscienza"semplicemente, riflettendo semplicemente e manifestando semplicemente come meglio crediamo senza che qualcuno.....dica che lo si fà solo per alleggersi la coscenza. con l'umiltà che mi accompagna.......auguro a tutti un sereno tramonto. shanti
 
ofelia770
ofelia770 il 13/08/08 alle 11:49 via WEB
Sono e mi dichiaro completamente apolitica, e non perchè sia un'ignorante che non conosce la storia del suo paese o le motivazioni che hanno portato questa nazione allo sfacelo. Sono apolitica per scelta, perchè disgustata da tutti coloro che si professano "politici" e che invece pensano invariabilmente unicamente alla loro "poltrona" e ai privilegi che essa comporta. Fatta questa premessa, devo dire che però sono una che ha sempre combattuto per la libertà in tutti i sensi. libertà di pensiero, di espressione, di vita. Non sopporto le sopraffazioni, soprattutto sui più deboli. Come te anch'io ho boicottato le Olimpiadi, e pensare che amo tanto lo sport dilettantistico! Ma quello che staaccadendo in Tibet è vergognoso. Perciò Viva il Tibet libero. Sono con te.
 
primo_triumviro
primo_triumviro il 13/08/08 alle 10:54 via WEB
Condivido pienamente, già da tempo, il sottoscritto evita di acquistare il "made in china" e cambio canale appena alla TV danno informazioni sull'andamento delle Olimpiadi, mi spiace, ma sono per il TIBET FREE!! Grazie per la Bandiera Tibetana, la inserirò nel mio blog al più presto! Ciao.
 
tibet_qui
tibet_qui il 13/08/08 alle 10:17 via WEB
SONO LOMBARDO E FIGLIO DI SICILIANI, SENTO DI AVEE IN ME TUTTA L'ITALIANITA'... QUINDI DI FRONTE A CERTI MESSAGGI... MI VIENE SOLO DA RIDERE.... SE C'E' ANCORA GENTE CHE PENSA ALL'ITALIA COME AD UN POLPETTONE DI POPOLI... QUANDO VI DECIDERETE A REMARE TUTTI DALLA STESSA PARTE? ...PER RENDERE QUESTA NAZIONE QUELLO CHE E'... CIOE' UNA GRANDE NAZIONE? ...E VOI BORBONI NON PENSATE CHE OLTRE 2000 ANNI FA I ROMANI HANNO INVASO ANCHE IL NORD ITALIA? ...OVVIAMENTE E' UNA BATTUTA... SE SI VUOLE CERCARE UNO SCONTRO PSEUDO-CULTURALE CI SI PUO' ATTACCARE AD OGNI FESSERIA.........................(Me)........
 
theriddle
theriddle il 13/08/08 alle 09:47 via WEB
Io sono per un'europa dei popoli e delle nazioni, non degli stati tenuti insieme con lo sputo e il cerotto. Altro consiglio per la lettura: L'Italia non esiste. di Sergio Salvi. Edizioni Camunia. Firenze 1996. L'Italia non tiene: non si può rendere "uno" il molteplice e il dissonante. L’Italia (o, meglio, l’idea dell’Italia) proprio non «tiene». Da qualsiasi parte la si sbirci, ci vengono incontro crepe, spiragli, varchi, addirittura voragini. Eugenio Montale diceva della storia che «non si snoda come una catena di anelli ininterrotta, In ogni caso molti anelli non tengono». Forse la storia non esiste. È soltanto una costruzione (abusiva) degli storici. Forse (probabilmente) l’Italia non esiste. Non basta la fede (e non bastano nemmeno le opere) perché una entità immaginaria divenga reale anche se è stata immaginata per qualche secolo con indubbio fervore fino all’istituzione in suo nome di uno Stato fornito di tutti i crismi previsti dal diritto internazionale (anche se dotato di scarso carisma). Probabilmente, ci si accorge che l’Italia non c’è proprio perché c’è «questo» Stato che si definisce, in maniera allo stesso tempo ingenua e sfrontata, come «italiano»: nato nel 1861 per raccogliere entro i propri confini due modelli di Italia virtuale (considerati, barando con disinvoltura, uno solo), ha smarrito strada facendo la sua motivazione originaria trasformandola un una sorta di peccato originale e nascondendosi dietro di essa. Dati entrambi, senza beneficio di inventario, come scontati e addirittura coincidenti, questi modelli (del tutto astratti) sono: l’Italia-«regione naturale» e l’Italia-«nazione». È facile constatare come all’Italia-Stato siano sempre sfuggite alcune parti indispensabili di questa Italia «nazional-naturale» posta a fondamento della sua unica ragione di esistere. L’Italia-Stato è così soltanto una «frazione» di un «intero»: di un intero (l’Italia nazional-naturale) che però, come vedremo, con ogni probabilità non esiste. Una frazione di zero è sempre uguale a zero. L’Italia-Sato può apparire comunque un intero in quanto Stato (e non in quanto Italia): ma non è preparata a prendere atto di questa realtà sconcertante traendone le debite conseguenze. […] Da Stato concepito per tutti gli «italiani» (con la dubbia motivazione che soltanto «uniti» sarebbero potuti divenire prosperi e «liberi» al suo interno e «indipendenti» nei confronti dell’esterno), lo Stato italiano si è dunque ridotto a essere lo Stato degli «italiani» divenuti e rimasti fortunosamente nel tempo suoi cittadini (per giunta non sempre liberi, non tutti prosperi e spesso nemmeno indipendenti sul serio). Da ciò emerge una contraddizione vistosa: alla rinuncia implicita a compiere l’unità nazional-naturale secondo il programma iniziale, si contrappone infatti la convinzione, sia pure mascherata, dello Stato repubblicano di essere, nonostante tutto, la patria di «tutti» gli «italiani»: compresi gli emigrati e gli irredenti. Lo afferma implicitamente il secondo comma dell’articolo 51 della Costituzione vigente quando stabilisce che ai «pubblici uffici» e alle «cariche elettive» dello Stato sono ammessi, insieme ai «cittadini italiani» anche «gli italiani non appartenenti alla Repubblica». Ma la ragione del fallimento dello Stato italiano è un’altra ed è del tutto opposta. Oltre ad essere due cose diverse, l’Italia-regione naturale e l’Italia-nazione, assai probabilmente, non esistono se non come fantasie o astrazioni: esistono invece, sicuramente, realtà concrete che non trovano nell’Italia-Stato, così come si è strutturata e a prescindere dal suo mancato compimento, un denominatore comune. A quegli aspetti che gli studiosi definiscono lo «Stato-ordinamento» e lo «Stato-apparato» (che pure esistono anche se inefficienti) non corrisponde infatti uno «Stato-comunità» (che è già cosa diversa da una nazione). Ad essi soggiacciono invece «comunità» (che potrebbero essere anche nazioni) dall’identità propria e profonda, magari stremate, che tuttavia rivelano insospettabili doti di resistenza all’assorbimento: malgrado la loro scarsa consapevolezza culturale e politica (e la loro omogeneizzazione non sarebbe certo, proprio da un punto di vista allo stesso tempo culturale e morale, da considerarsi un fatto positivo anche se fosse tecnicamente impossibile). Si può allora affermare che l’Italia-Stato non funziona perché assomiglia a una macchina composta di pezzi tra loro non componibili, tenuti assieme dalla forza delle leggi a dispetto della forza di gravità. Per questa ragione l’Italia come Stato è in stato permanente di decomposizione. Lo Stato stesso sembra accorgersi tutte le volte che è costretto a guardarsi allo specchio, di girare a vuoto. […] Si può pertanto affermare che se l’Italia è a pezzi lo è per propria natura. Va da sé che non basta riformare dall’alto e in superficie ordinamenti e apparati per suscitare una comunità che non esiste, per rendere «uno» (o anche soltanto armonioso) ciò che è invece molteplice (e dissonante). Il difetto, come direbbero gli esperti in utensileria, è tutto nel manico
 

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