Suppergiù

Anche se ormai non è più così da tanti anni, per me ottobre resta il mese in cui inizia la scuola.

Ai “miei tempi” si andava a scuola il primo ottobre che è il giorno di San Remigio.

Ed è per questo che i bambini che iniziavano la prima elementare erano chiamati “remigini”... (lo ricordava sempre anche il Mago Zurlì quando presentava apposite trasmissioni tv!).

Ho un ricordo molto netto del mio primo giorno di scuola. Anche perchè quel primo ottobre è legato anche ad un importante e doloroso avvenimento della mia vita familiare.

Ricordo il grembiule e il fiocco e l’aula e la classe e l’odore unico di astuccio e cartella e libro e quaderni nuovi.

E la polvere di gessetto che sembrava fluttuare, quasi aleggiare intorno alla mia prima maestra.

In realtà, il mio primo maestro è stato Alberto Manzi, il “maestro televisivo” che dall’unico canale Rai conduceva “Non è mai troppo tardi”, programma ideato per contrastare e sconfiggere l’analfabetismo di adulti ed anziani (ecco il perchè del titolo).

Insieme a mia nonna a quattro anni ho iniziato a seguire le lezioni, si sarebbe detto, con “soddisfacente profitto”.

Sul Maestro Manzi ho letto recentemente un paio di aneddoti che mi rendono ancor più orgoglioso di essere stato “suo allievo”.

Pur avendo condotto un programma tv tra i più seguiti ed importanti di quegli anni (la trasmissione giornaliera è andata in onda dal 1958 al 1968 ed è stata imitata in 72 paesi), in realtà è sempre rimasto dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione, percependo il normale stipendio da maestro elementare; riceveva solo un piccolo rimborso spese per la lavanderia (per i frequenti lavaggi degli abiti che dovevano sempre essere impeccabili e che si sporcavano con la polvere di gesso).

Nella sua attività di maestro scolastico (non televisivo) si era poi ribellato alla logica del voto; ritenendolo uno strumento di valutazione ingiusto soprattutto in considerazione dell’eterogeneità di provenienza degli alunni anche di una stessa classe, aveva deciso di sostituirlo con la frase “Fa quel che può; quel che non può non fa” della quale si era fatto realizzare un timbro che apponeva sui compiti dei suoi alunni.

Per questa ed altre sue “intemperanze” l’autore di “Orzowei” è stato messo sotto “consiglio di disciplina” per otto volte.

Un uomo speciale.