Tutto Precario

IL LATITANTE


Non c’è grande entusiasmo in questo periodo: lo si evince persino dalla latitanza piuttosto evidente di questo blog, ma francamente vivo un distacco emotivo da quello che sta accadendo nella politica italiana e di cui tanto si discute. C’è una sorta di insofferenza asettica. Viene da sorridere, per esempio, nel leggere le dichiarazioni sorprese di Veltroni (colui che si sorprende se qualcuno si sorprende), che dinanzi all’ennesimo emendamento “ad personam” firmato da Berlusconi, si dice esterrefatto da chi vuole uccidere il dialogo. Povero ingenuo! A parte che Berlusconi (grazie soprattutto alla sinistra) oggi come oggi può permettersi quasi tutto, con la maggioranza che si ritrova, ma la questione del dialogo è capziosa, come capziosi ne erano i presupposti: un premier che, in campagna elettorale (cioè due mesi fa, non dodici anni addietro), sbeffeggiava gli avversari, irrispettosamente ne strappava i programmi, santificava un boss mafioso e un suo collaboratore, condannato per associazione mafiosa, non può essere diventato un amante del dialogo dall’oggi al domani. L’obiettivo reale è quello di sfruttare una certa condiscendenza dell’opposizione per stemperare rigurgiti sulle tante questioni aperte del berlusconismo ed aprirsi una strada concreta verso quello che resta il fine ultimo del Cavaliere: la presidenza della Repubblica. Veltroni, come tutta la sinistra, ci sono cascati in pieno, perdendo ogni identità, cedendo consenso allo stesso Berlusca e smarrendo ogni credibilità anche presso i fedelissimi della propria area. Ha preferito cedere alla criminalizzazione delle accuse forti di Di Pietro, giudicate populiste, ma che ancora una volta si sono dimostrate più che fondate. Non solo: la sinistra ha perso molti dei suoi alleati, accorgendosi tardi che da soli non si vince (la Sicilia lo dimostra): certo, è vero che sul dato delle amministrative provinciali e comunali conta molto l’appeal del centro destra, che oggi vive il momento magico, ma è anche giusto ricordare che il Pd si è affannosamente convinto di poter andare ben oltre quel 30-35% di consensi, che, invece, resta e resterà il massimo consenso possibile del proprio bacino elettorale. Per tornare a sperare in un recupero, dovrà ricompattarsi con gli “amici persi”, per evitare che il risultato della Sicilia inneschi una catena di risultati sfavorevoli a Veltroni e company. Quanto a Berlusconi, che dire? Non c’è più da tirare in ballo la questione del “conflitto d’interessi”, che è grande quanto il mondo, ma che, grazie alla sinistra, è diventato qualcosa di arioso e di impercettibile: non perché, appunto, il problema non esiste, ma perché chi doveva capire ha già capito, chi voleva non capire, continuerà a fingersi cieco e sordo. E del resto se oggi il conflitto d’interesse, le pendenze giudiziarie di Berlusconi non scandalizzano più nessuno, la colpa è solo di questa sinistra, che ha predicato bene, ma ha razzolando male, non risolvendo mai effettivamente il problema e riducendolo spesso ad una questione di principio su cui passare ore a dissertare in convegni e trasmissioni televisive, senza arrivare mai al sodo. Penso a quel lontano aprile 2005, la data che forse ha segnato il reale tracollo di questa sinistra: le regionali con la schiacciante vittoria sul centro destra. Quel risultato straordinario aveva evidenziato due punti molto chiari: che gli elettori avessero già oltrepassato gli eletti; e che la sinistra eccitata dal risultato si fosse convinta di vincere l’anno dopo ad occhi chiusi e di aver seppellito politicamente il Berlusca. Paradossalmente la sepoltura è diventata quella della sinistra, che più per le cose non fatte che per quelle fatte (e spesso fatte male), ha riesumato il premier, regalandogli una seconda vita politica. C’è ancora chi si ostina a dire che D’Alema, Fassino e company siano ottimi politici: se questi sono i risultati… Peraltro, oggi l’Italia mostra forse la sua faccia più reale, cioè, ha un senso se si sente rappresentata da Berlusconi più che da Veltroni e se per le questioni etiche mostra scarso interesse: l’italiano, per sua natura, vuole non pagare le tasse e se c’è modo evaderle, farsi letteralmente i “cazzi suoi”, vedere culi danzanti ad ogni ora e la domenica sentire l’angelus da piazza S.Pietro; è quello che vuole fuori dal confine patrio gli stranieri, solo perché “percepisce” insicurezza (il Salento è l’esempio più nitido, dove tutti parlano di “Porta d’Oriente”, dimenticandosi che ormai è solo un’etichetta propagandistica anche quella): insomma l’Italia di Berlusconi. Montanelli, esponente della destra liberal-sociale migliore che il nostro paese abbia avuto (che c’entra ben poco con quella dell’attuale centro destra), nel lontano 2001, aveva sostenuto che gli Italiani per liberarsi di Berlusconi avrebbero dovuto subirne un’overdose. Aveva ragione, ma forse nella sua previsione mancava una seconda condizione: che poi qualcuno realizzasse la dovuta disintossicazione. Oggi, invece, la “cura mancata” ha prodotto persino una preoccupante assuefazione.