Tutto Precario

UN LIBRO SU DON MILANI


"DARE PAROLA ALLA SCUOLA!"Articolo apparso su Il Paese Nuovo del 14-11-2008.È stato presentato ieri a Galatone (Le), “Tra parola e conflitto. La comunicazione in don Lorenzo Milani”, testo delle Edizioni Universitarie Romane, firmato dal giornalista, Mauro Bortone, per la collana “Gli Argonauti”. L’opera, che affronta in maniera originale la complessa figura di don Lorenzo Milani, seppur di nicchia, sta suscitando l’interesse degli esperti, per l’attenzione ad alcuni temi non ancora debitamente affrontati nel dibattito milaniano. Il perché di un lavoro su don Milani, lo spiega lo stesso autore: “Don Milani rappresenta certamente un personaggio di grande interesse: le sue origini semitiche, la sua adolescenza aristocratica, la sua passione per l’arte si sono coniugate nel tempo con la scelta inattesa del sacerdozio e con la straordinaria esperienza della scuola popolare. Una figura ancora oggi presente nel dibattito politico e culturale, grazie anche alla critica severa alla scuola italiana. Per quel che mi riguarda, m’interessava approfondire la sua strategia comunicativa, anch’essa personalissima, ma poco affrontata”.“Strategia comunicativa” che Bortone definisce “conflittuale”, perché “l’esperienza milaniana si è caratterizzata per la ricerca di dare parola alle categorie sociali più deboli, nel tentativo di eliminare le distanze culturali tra ricchi e poveri. E per farlo, don Milani riconosce i limiti di un linguaggio convenzionale, che è lo specchio della classe dominante. Perciò sente il dovere di stravolgere ed abbattere i compromessi della parola, ossia tutte quelle forme di linguaggio, che in nome del perbenismo, finiscono per non chiamare i fatti e le cose col proprio termine. Esempi chiari di questa situazione sono per don Milani, i linguaggi del galateo, dei giornali e di tutti i mezzi di comunicazione di massa”.“Compromessi della parola”, ancora oggi presenti, secondo Bortone, nel linguaggio comune: “Si fa più fatica a riconoscerli. Ma la politica è un esempio lampante dove questi meccanismi sono sempre più radicati. Non parliamo poi del rapporto tra politica ed altre istituzioni, come la chiesa, dove spesso in nome del rispetto, si rinuncia ad affermare le proprie ragioni. Su questo punto, don Milani insegna bene come tacere sia tutt’altro che rispettare”.Il dibattito sulla scuola e sulla figura di don Milani è tornato d’attualità in seguito alle proteste negli atenei: “Fa specie – afferma Bortone - vedere che a oltre quarant’anni da Lettera ad una professoressa, la scuola sia sempre alla ricerca di se stessa. Forse, anche perché quando si parla di scuola, si pensa in modo errato ad un’unica realtà valida ad ogni latitudine della nostra Italia, dimenticando che esiste l’eterogeneità delle scuole e, quindi, anche dei problemi”.Bortone non si autodefinisce un “milaniano ad oltranza”: “Don Milani è stato un grande modernizzatore, ma riscontro anche nel suo pensiero dei limiti oggettivi: la sua critica ai mezzi di comunicazione, seppur contestualizzata, si è risolta in un’accusa a volte ingenerosa. Di certo, la tv, la radio ed i giornali non sono stati solo negativi: hanno aiutato a crescere la società, condizionando i costumi, e diventando in qualche occasione, in tutti i loro limiti, anche strumenti di cultura proprio per le categorie più deboli. Le mode hanno significato in un’epoca ben definita l’idea di una società che aveva voglia di evolversi. Direbbe Aldo Grasso che la televisione, ad esempio, è specchio ed anfora del paese. Personalmente poi non amo la beatificazione acritica dei personaggi: quindi, riconosco i limiti di quel fenomeno detto donmilanismo”.Ma manca qualcosa alla società odierna della figura di don Milani? La risposta è diretta: “La sua carica critica, senza ombra di dubbio. Le voci critiche rappresentano sempre una ricchezza, perché aiutano tutti a crescere. In tal senso, lo spazio per le voci critiche si riduce drasticamente”.