TARTARUGHE

Celitomia


Una volta che il chirurgo è entrato nella cavità celomatica, le procedure usate sono più o meno le stesse di quelle a cui si ricorre nei vertebrati superiori. E' possibile effettuare la rimozione di neoplasie viscerali e lesioni ostruttive intraluminali o extraluminali, gastrotomia, enterotomia, anastomosi intestinale, cistotomia e biopsia; ora i chirurghi innovatori effettuano anche molti interventi a carattere ginecologico. Sono stati eseguiti anche parecchi interventi sperimentali per l'innesto chirurgico di trasduttori sonda di flusso cronico, trasmittenti telemetriche che registrano la temperatura e la pressione ed altri strumenti elettronici troppo grandi per essere incapsulati ed ingeriti. Con la crescente utilizzazione di rettili come modelli sperimentali si ricorrerà sempre più spesso a tecniche di impianto di questo tipo. La celitomia nei chelonidi può rappresentare la procedura più impegnativa e tuttavia più soddisfacente per il chirurgo alle prime armi; infatti ogni intervento successivo nella chirurgia di questi animali sarà un processo familiare.Per aumentale la localizzazione del punto di incisione sul piastrone, si può eseguire un esame radiografico per localizzare la cintura pelvica; quando si è localizzata questa struttura, la tartaruga o la testuggine sono poste sul dorso e preparate asetticamente per l'intervento chirurgico. Nella maggior parte dei casi si usano cuscini in schiuma di poliuretano per aiutare a mantenere l'animale in posizione rovesciata durante la preparazione e l'operazione chirurgica.Per tagliare il piastrone si usa un trapano ad alta velocità, ortopedico o odontoiatrico; si possono anche usare trapani a bassa velocità o seghe, ma è assolutamente necessario che la fresa o la lama della sega siano mantenute fredde. La zona di incisione può essere irrorata con soluzione di Ringer fredda o un suo equivalente. L'incisione è in genere a forma di quadrilatero di circa 6-15 cm di lato, a seconda delle dimensioni dell'animale, della posizione della cintura pelvica e della natura del fenomeno patologico per cui si effettua l'intervento chirurgico. Una volta isolato un pezzo sufficientemente grande di osso coperto da guscio, lo si solleva delicatamente con un sollevatore periostale e si separano dal lembo i tessuti molli sottostanti o si incidono con forbici Metzenbaum o con un bisturi. Si pone il lembo osseo in un contenitore con soluzione di Ringer fredda o tamponi di garza inumidita, per impedire l'essiccamento. Se la menbrana celomatica è rimasta intatta durante il sollevamento e la rimozione dal lembo osseo, la si incide longitudinalmente in un punto equidistante dai suoi margini laterali. Nella maggior parte delle specie si troveranno due seni venosi, circa a metà tra la linea ventrale mediana e la giunzione laterale del piastrone e del carapace. Se possibile, queste strutture venose vanno lasciate intatte, ma se una o entrambe sono danneggiate possono essere legate, senza gravi conseguenze per il paziente; si dovrebbero legare se si ha una perdita di sangue rilevante da una o da entrambe.Una volta incisa la membrana celomatica, si renderanno visibili i visceri. Se l'anestesia è profonda, è opportuno avere il supporto di una ventilazione a pressione positiva attraverso un catetere endotracheale, al ritmo di 6-10 atti respiratori per minuto.Dopo la correzione chirurgica del problema, si riavvicinano i lembi della membrana celomatica e la si sutura usando le tecniche di uso routinario nei mammiferi. Il lembo di guscio-osseo è quindi rimosso dalla soluzione fisiologica o dai tamponi, si asciuga attentamente la sua superficie esterna, e lo si ricolloca a posto, fissandolo con la piastra di fiberglass e resina come descritto per la ricostruzione del guscio. La piastra è fissata dapprima al lembo osseo, quindi si cementano la piastra e l'osso fissati al piastrone. L'animale può essere rimesso nella sua normale posizione prona quando la resina si è polimerizzata.CriochirurgiaSi dovrebbe prendere in considerazione l'uso della criochirurgia nei casi in cui le tecniche di escissione non sono adeguate al caso. Esempi di simili lesioni sono le neoplasie a larga base di impianto o diffuse e malattie non neoplastiche che, se rimosse con i metodi convenzionali, provocherebbero ampie soluzioni di continuo che non potrebbero essere risolte per prima intenzione.Dopo aver raccolto materiale sufficiente per gli esami istopatologici e microbiologici, le lesioni si congelano profondamente e si scongelano con l'applicazione intermittente di strumenti criochirurgici con azoto liquido come criogeno. I tessuti congelati alla fine sono soggetti a necrosi e vengono eliminati, sostituiti dalla crescita di tessuto connettivo in modo più regolare di quanto avverrebbe in seguito a profonde escissioni o ad elettrocauterizzazione.