TARTARUGHE

SCHELETRO DI TARTARUGA LIUTO


Spiaggiatasi nel 1756 a sud di Roma (nei pressi di Ostia) fu donata nel 1760 dal Pontefice Clemente XIII all'Università di Padova. Questo esemplare, disegnato e misurato da Vallisneri figlio (v. manoscritto), fu in seguito raffigurato e descritto da D. Vandelli nell'Epistola de Holothurio et Testudine coriacea ad Celeberrimum Carolum Linnaeum (1761); su questa base Linneo descrisse la specie nella XII edizione del Systema Naturae (1766).L'esemplare è stato catturato a Goro (Ferrara) nel 1958 ed è stato preparato nell'Istituto di Zoologia e Anatomia comparata di Padova sotto la direzione del prof. Umberto D'Ancona. Sono stati conservati anche alcuni organi, o parti di essi, in alcol, tra cui di particolare interesse risultano la cavità boccale e la trachea, rivestite da un gran numero di papille cornee, simili a spine, ripiegate verso la parte posteriore per evitare che le prede, una volta ingurgitate, possano ritornare all'esterno.La corazza della tartaruga liuto è costituita da moltissime piccole piastre ossee che la rendono meno rigida e dura rispetto a quella delle altre tartarughe marine dal momento che tali piastre rimangono indipendenti dallo scheletro interno. Lo scudo (dorsale) è quasi piatto ed è munito di 7 creste longitudinali rilevate (carene); il piastrone (ventrale), costituito da un pezzo unico, è comunque molle e flessibile. La testa è piccola, rotonda e senza squame. Il becco, non troppo robusto, è ben adattato a catturare le lente prede pelagiche: la mandibola superiore è dotata di due cuspidi anteriori, mentre la mandibola inferiore ha un unico uncino in posizione centrale che si incastra perfettamente tra le due sporgenze superiori quando la bocca dell'animale è chiusa, (la bocca chiusa sembra una W se guardata anteriormente). Gli arti hanno subito delle modifiche evolutive trasformandosi in vere e proprie pinne in seguito all'allungamento delle falangi: quelli anteriori, privi di artigli, sono molto sviluppati e trasformati in lunghe ed ampie natatoie che funzionano da remi, mentre i posteriori sono molto più corti e servono essenzialmente da timone di direzione. Le dita sono sempre in numero di cinque..