TARTARUGHE

Patologie dell’esoscheletro delle tartarughe d’acqua


Di Kiumars Khadivipubblicato dalla “Settimana Veterinaria”  ed. Le Point Vétérinaire ItalieLe tartarughe d’acqua (Emydidae) sono molto comuni come animali da compagnia delle case e dei giardini italiani,  ed anche loro, come gli altri animali, necessitano di cure e possono presentare diverse patologie. Le malattie più facilmente osservate dai proprietari sono le alterazioni alla struttura scheletrica visibile (carapace e piastrone). Anche a chi non è abituato a curare gli animali esotici e nello specifico i rettili, può capitare di dover visitare le tipiche tartarughe d’acqua della famiglia delle Emydidae (Chrysemys, Pseudemys, Emys, ecc.), che vengono vendute nei negozi di animali o addirittura al mercato. Queste tartarughe sono spesso soggette a diverse patologie, che prendono origine nella maggior parte dei casi da una mancata informazione corretta e sufficiente: del tipo di ambiente adeguato da adottare, del tipo di alimentazione migliore, ecc. Innanzitutto bisogna puntualizzare che la maggior parte di questa famiglia è originaria del sud-est degli Stati Uniti e quindi proveniente da un habitat di origine tropicale. Questo fatto ci indica che la maggior parte delle comuni tartarughe d’acqua della famiglia delle Emydidae non possono vivere in un ambiente non riscaldato (habitat domestico) e che necessitano di una temperatura dell’acqua di circa 26-28°C; inoltre in natura queste tartarughe dopo aver mangiato tendono ad uscire dall’acqua per riscaldarsi al sole, digerendo e assorbendo i raggi solari. Per questo motivo nella tartarughiera, che deve essere di misura adeguata a seconda del numero e delle dimensioni che le tartarughe possono raggiungere, deve esserci la possibilità di uscire dall’acqua e riscaldarsi. Per questo motivo è opportuno applicare una luce a spot che riscalda “l’isola” a circa 30°C durante il giorno. Inoltre servirebbe una luce che possa irradiare l’animale con i raggi UVB emittenti per fissare il calcio. A questo scopo esistono nei negozi specializzati dei neon o altre luci per rettili che emettono raggi UVB sufficienti per l’animale. Infine alla tartarughiera deve essere applicato un potente filtro che possa pulire l’acqua della vasca in modo efficace per evitare frequenti cambi d’acqua e per permettere alla tartaruga di vivere in un habitat pulito. Il modo più frequente in cui si usa mantenere una tartaruga d’acqua è una vasca di plastica appena più grande dell’animale senza riscaldamento, illuminazione e filtro per la pulizia del acqua, oppure l’animale trascorre la maggior parte del tempo libero per casa, perché non c’è spazio per una tartarughiera  di misura adeguata (quindi ad una temperatura di 20-22°C in inverno). Nel caso il proprietario utilizzi una vasca di plastica come tartarughiera, per mantenere l’acqua pulita, di solito la ricambia con acqua tiepida, causando uno sbalzo di temperatura. Queste modalità di mantenimento delle tartarughe porta spesso a vari tipi di patologie, anche se questi rettili si dimostrano molto adattabili ai cambi climatici. Uno dei primi sintomi che possono essere osservati facilmente dal proprietario sono alterazioni che avvengono sul carapace o sul piastrone.Le patologie che possono interessare l’esoscheletro delle tartarughe possono avere origini batteriche, micotiche, metaboliche o traumatiche e possono portare ad ulcerazioni, cambi di colore, deformazioni e fratture.Le malattie batteriche o micotiche:Le malattie batteriche o micotiche spesso possono aggredire il guscio delle tartarughe per diversi motivi che prendono origine da un errato mantenimento. Un ambiente non adeguatamente riscaldato porta ad un rallentamento della funzionalità immunitaria. Questo fatto, insieme alla presenza di acqua non adeguatamente pulita o/e presenza di piccole ferite da morsi o graffi nei terracquari, oppure tartarughiere sovra affollate o ancora oggetti di arredamento contundenti o composti da strutture molto ruvide o traumatiche, può portare alla penetrazione di agenti patogeni attraverso lo strato superficiale di cheratina. In alcuni casi può dare anche origine alla formazione di ulcere che possono interessare il primo strato di cheratina o strati appena più profondi, oppure arrivare a interessare tutto lo spessore della struttura scheletrica. Nelle tartarughe d’acqua esiste anche una malattia tipica, che tradotta dall’inglese “septicemic cutaneous ulcerative disease o SCUD” prende il nome di malattia setticemica ulcerativa cutanea. Questa patologia specifica causa diverse ulcerazione caseose di forma e dimensione diverse che interessano soprattutto il piastrone. Si pensa che questa malattia sia causata dal Citobacter freundii ma non è escluso un coinvolgimento di batteri gram negativi portati da una scarsa igiene. Se la SCUD non viene curata adeguatamente può dare origine ad una setticemia generale con epatonecrosi, paralisi e conseguente decesso dell’animale. La cura delle ulcere a carico dell’esoscheletro non può essere efficace se non viene risolto il motivo dell’insorgenza. Per questo motivo è molto importante fare un’anamnesi precisa e correggere un eventuale errore nel mantenimento della tartaruga. A seconda della presenza di materiale necrotico bisogna effettuare un’accurata pulizia della ferita con asportazione di tutto il materiale caseoso e tessuto devitalizzato. Si prosegue con la disinfezione della ferita. La ferita deve rimanere asciutta e per questo motivo è consigliabile tenere fuori dall’acqua la tartaruga per la durata delle cure. Per riidratare ed alimentare l’animale è sufficiente posizionarlo per 30 minuti in una bacinella con acqua pulita ed adeguatamente riscaldata. Le ferite possono essere coperte dopo un accurata pulizia e disinfezione con cicatrizzante oppure una pomata antibiotica a seconda dell’estensione e della profondità della lesione. Se si nota la presenza di lesioni multiple o aggressive è necessario utilizzare un antibiotico sistemico oltre alla cura topica. Una chiusura del foro ulcerato senza avere l’assoluta certezza dell’assenza di agenti patogeni potrebbe portare ad un peggioramento della situazione ed addirittura la fistolizzazione verso la cavità celomatica ed una possibile setticemia. Infine è sconsigliabile l’utilizzo di candeggina nell’acqua della tartarughiera per bonificare l’acqua con le tartarughe presenti. La candeggina può danneggiare gravemente le mucose dell’animale.Traumi:Con l’arrivo della stagione calda tanti proprietari che non hanno una tartarugiera adeguata liberano le tartarughe per la casa oppure pongono gli animali in bacinelle spesso non abbastanza sicure su balconi o terrazzi. Questo  comportamento potrebbe causare cadute o aggressioni da parte di altri animali ed anche schiacciamenti di varie origini. Il risultato finale del bagno di sole spesso sono lesioni o fratture più o meno gravi. La cura consiste nella riparazione della struttura danneggiata. Se ci sono frammenti sovrapposti o che tendono a non rimanere nella posizione desiderata si possono utilizzare fili da cerchiaggio in acciaio chirurgico o fili spessi in nailon per tenere in posizione i frammenti. Dopo un’accurata pulizia delle ferite si può proseguire alla stabilizzazione dello scheletro. A questo scopo torna molto utile la colla ipossidrica a presa rapida con aiuto di un tessuto in fibra di vetro. Questa colla rimane leggera, atossica, trasparente e non si riscalda eccessivamente dopo l’applicazione. Se si utilizza la colla in animali giovani ed in accrescimento la colla andrebbe tolta dopo l’avvenuta guarigione, oppure bisogna incidere a tutto spessore la colla in concomitanza delle linee di accrescimento, per non causare danni e deformazioni durante la crescita all’animale. Nei cheloni adulti con crescita lenta la colla si stacca da sola dopo la muta, insieme con lo strato superficiale di cheratina. È a discrezione del medico veterinario curante utilizzare antibiotici sistemici o meno.Deformazione del carapace e piastrone:I motivi principali per la deformazione dell’esoscheletro sono un’alimentazione errata o un’illuminazione poco adeguata. La deformazione più frequentemente osservata prende origine dalla malattia ossea metabolica (MBD) e nasce da uno scarso assorbimento di calcio. Questo deficit può essere primario per mancanza di calcio negli alimenti o secondario per mancato assorbimento a livello intestinale, dovuto a ipovitaminosi D3. La cura consiste nella correzione alimentare con aggiunta di calcio e vitamine e la correzione dell’illuminazione con lampade UVB emittenti. In caso di MBD avanzato è assolutamente necessario una cura con calcio-gluconato ad un dosaggio di 100 mg/kg sottocutaneo, intramuscolo, endovena o intraosseo ogni 12h. Oltre alla MBD, anche alimenti iperproteici, ipervitaminosi, eccesso di minerali, crescita troppo rapida o predisposizioni genetiche possono dare deformazioni che causano la crescita piramidale o ad hamburger. Ferite profonde durante il periodo di accrescimento possono portare a cicatrici che impediscono la crescita omogenea del guscio e come tale portare a deformazioni. In foto: deformazione del carapace