TARTARUGHE

La carenza di vitamina A nelle tartarughe d’acqua dolce


La carenza di vitamina A, o ipovitaminosi A, è una patologia che si osserva frequentemente nelle giovani tartarughe acquatiche, ma che si può verificare anche in quelle adulte.
La causa è da ricercarsi nella dieta irrazionale a cui vengono spesso sottoposti questi rettili, alimentati con cibi privi di vitamina A o del suo precursore, il beta carotene. E’ tipico il caso delle tartarughine alimentate esclusivamente con gamberetti essiccati, alimento del tutto privo di questa vitamina. Le tartarughine neonate possiedono nel fegato una riserva di vitamina A sufficiente per circa sei mesi, o anche meno se alimentate con una dieta iperproteica. Se la dieta è stata carente di vitamina A, dopo questo periodo si manifestano i sintomi. La carenza di vitamina A causa un’alterazione, detta metaplasma, delle superfici che rivestono l’apparato respiratorio, congiuntivale e genitourinario. Il sintomo che si osserva clinicamente è rappresentato dall’edema delle palpebre, che appaiono gonfie tanto da causare la chiusura degli occhi. Incapace di aprire gli occhi e quindi di vedere, la tartaruga smette anche di alimentarsi, finendo per morire d’inedia nel corso di alcuni mesi.Il proprietario inesperto crede che la chiusura degli occhi sia causato da una congiuntivite, che viene trattata inutilmente con colliri o pomate oftalmiche. Quando la malattia si manifesta in autunno molti sono indotti a credere che la tartaruga sia andata in letargo, e si rendono conto che è malata molti mesi dopo, quando in primavera non riprende a muoversi e mangiare.Questa patologia, oltre che facilmente prevenuta con una dieta adeguata, può essere facilmente curata se non si attende che sia troppo tardi.Terapia
Il trattamento consiste di due parti. Per prima cosa si somministra della vitamina A una volta alla settimana per circa quattro volte. La vitamina A è tossica se somministrata in dosi eccessive, pertanto per curare soggetti molto giovani e di piccolo peso molti veterinari preferiscono somministrare direttamente nella bocca un preparato per uso orale, anziché ricorrere alle iniezioni. Il farmaco iniettabile è infatti molto concentrato e difficile da dosare in animali di poche decine di grammi.Un’altra indispensabile misura terapeutica consiste nel rimuovere dall’interno delle palpebre il materiale, costituito da un ammasso di cellule desquamate e batteri, che si accumula a causa della malattia. Per fare questo il veterinario inserisce tra le palpebre un’apposita sondina con la quale applica una soluzione di lavaggio che elimina dall’occhio il materiale estraneo.
La guarigione può impiegare pochi giorni ma anche 3-4 settimane e si manifesta con l’apertura degli occhi e la ripresa dell’alimentazione. Quando la tartaruga riprende a mangiare, una dieta corretta fornirà la quantità di vitamina A o di beta carotene di cui necessita. È di fondamentale importanza fornire una dieta più varia possibile (pellet per trote, mangime per pesci rossi, mangime in stick per tartarughine acquatiche, pesciolini, lombrichi, grilli, moscerini, larve di insetti, ecc.), senza dimenticare che in genere le tartarughe d’acqua dolce (come Trachemys, Pseudemys, Chrysemys) sono prevalentemente carnivore da piccole, ma che diventano progressivamente vegetariane con la crescita. La somministrazione di vegetali (piante acquatiche, tarassaco, insalate e radicchi, carote grattuggiate, ecc.) fornisce una quantità sufficiente di beta carotene, che viene poi convertito dall’organismo della tartaruga in vitamina A. Nelle tartarughe terrestri erbivore (in particolare del genere Testudo) la carenza di vitamina A è piuttosto improbabile (a meno che la dieta non sia del tutto irrazionale) perché i vegetali in genere sono ricchi di beta carotene, precursore della vitamina A. In questi rettili l’incauta somministrazione di vitamina A può causare una grave patologia da sovradosaggio, che si manifesta con la necrosi ed il distacco della pelle. Quindi questa vitamina non va mai somministrata a caso nelle tartarughe di terra