TARTARUGHE

...tutto ciò che ha a che fare con le tartarughe...

 
 

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Inoltre, molto del materiale presente è frutto di ricerche sul web, pertanto esiste la possibilità che nel blog siano state pubblicate foto o testi senza il consenso dell'autore o proprietario del diritto.
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Messaggi del 12/04/2006

280 MILIONI DI ANNI...

Post n°100 pubblicato il 12 Aprile 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

La filogenesi (cioè lo studio della storia evolutiva) delle tartarughe è indispensabile per tentare di comprendere il successo biologico nel corso di milioni di anni. E' straordinario indagare il passato e le testimonianze fossili per tentare di risolvere uno dei più grandi misteri della storia biologica della Terra, l'estinzione avvenuta quasi contemporaneamente 65 milioni di anni fa (alla fine del
Mesozoico), di tantissimi ordini di rettili (tra cui i giganteschi dinosauri). Le tartarughe sembrano aver superato indenni quel cataclisma, conservando per di più caratteristiche anatomiche e biologiche primordiali. In effetti, l'ordine dei Cheloni è uno dei più antichi tra i rettili: le prime forme fossili che vi si possono includere risalgono al Permiano, e cioè a 280 milioni di anni fa.
I primi rettili comparvero nell'Era Paleozoica, probabilmente nel Carbonifero (345 milioni di anni fa), da un gruppo di anfibi primitivi già completamente affrancati dall'elemento liquido; questi esseri avevano un corpo tozzo con una robusta ossatura (il cranio era composto da poche ossa massicce e senza apertura) e si muovevano come le attuali salamandre, ondeggiando col corpo e con la coda e strisciando parzialmente con l'addome. Gli scienziati li hanno chiamati rettili Seymourioidi e raggruppati nei Cotilosauri. Da essi, anche se i passaggi intermedi sono dovuti più alla fantasia degli studiosi che ai ritrovamenti fossili, si andarono differenziando la altre linee evolutive di rettili, e soprattutto quella che porterà alle tartarughe.Un piccolo gruppo di cotilosauri, infatti, caratterizzato da piccole dimensioni (si estinse nel Triassico e cioè 225 milioni di anni fa), possedeva già un dorso "indurito" da numerosi noduli ossei nella pelle, mentre il torace era protetto da un allargamento e un appiattimento di tutte le ossa del cinto scapolare e dello sterno.
Le prime testimonianze fossili di questi discussi progenitori dei cheloni (le ossa ritrovate sono incomplete e non provano affatto che questi esseri siano il primo possibile gradino evolutivo delle tartarughe), provengono dal Sud Africa e gli scienziati li hanno chiamati Eunotosauri africani.I primi veri fossili (200 milioni di anni fa) di un gruppo progenitore degli attuali cheloni furono rinvenuti in rocce del Triassico superiore in Germania; si tratta dei resti di alcuni esseri con la disposizione delle lamine ossee sul carapace e sul piastrone simile alla conformazione anatomica delle attuali tartarughe marine e dei Dermatemidi.I Triassochelidi, come furono denominati, avevano però una caratteristica unica (che ricorda le origini cotilosauriane), cioè la presenza sul palato di piccoli denti. Di abitudini primitive terrestri, queste tartarughe si evolsero in una moltitudine di forme sia acquatiche sia palustri: tutte sono raggruppate nel sottordine Amphichelydia, estinto in tempi recenti (nel Pleistocene), ma dal quale si originarono gli odierni Criptodiri e Pleurodiri. Quest'ultimo è il sottordine più primitivo dei cheloni attuali, senz'altro staccatosi dagli amphichelidi in una fase iniziale della loro evoluzione. Raggruppa le tartarughe che svilupparono un collo retrattile secondo un piano di rotazione laterale (ed altre peculiarità anatomiche, come la fusione delle pelvi al "guscio"). Delle due famiglie conosciute (entrambe con rappresentanti viventi), i Pelomedusidi hanno resti fossili già nel Giurassico (circa 136 milioni di anni fa) rinvenuti in Inghilterra, Africa e Stati Uniti, mentre i Chelidi (con un lunghissimo collo e specializzati nella caccia ai pesci) si ritrovano fossili alla fine del Cretaceo in Europa e Nord Africa. Anche i Criptodiri si differenziarono precocemente dagli amphichelidi (le forme più primitive, molto vicine all'odierna Dermatemys mawii, erano semiacquatiche) e evolsero il più efficiente metodo di retrazione verticale del collo. Dalle forme vicine ai dermatemidi derivarono gli Emididi e i Testudini, sicuramente le famiglie di maggior successo evolutivo tra tutti i cheloni. Tra le altre famiglie di Criptodiri, hanno avuto in un certo senso storia evolutiva a parte i Chelonidi ed i Dermochelidi, gruppi che dopo un'origine terrestre si adattarono ad una vita prevalentemente marina od oceanica, con profonde modifiche anatomiche e biologiche e il mantenimento di caratteristiche primordiali (come l'incapacità di retrarre il capo). Allo stato fossile si conosce una terza famiglia di tartarughe marine, i Protostegidi, ben rappresentata nel Cretaceo, ma estinta nell'Oligocene. Vi appartenevano esseri di grande taglia, abili nuotatori (come indicano le grandi zampe a paletta e il guscio molto ridotto e senza lamine ossee); al genere Archelon si ascrive il gigante tra tutte le tartarughe mai esistite: era lungo più di tre metri e mezzo e pesava sicuramente più di due tonnellate.
Passata in rassegna a grandi linee la filogenesi dei cheloni, non risulta ancora chiaro il perché del loro successo evolutivo e, soprattutto perché essi per più di 150 milioni di anni siano rimasti relativamente immutati. Sicuramente molto di questo successo è dovuto all'acquisizione del caratteristico guscio, presente fin dai primordi della loro evoluzione, anche se in parte modificato nelle
famiglie attuali. Con questa protezione essi potevano resistere agli attacchi degli innumerevoli predatori nei loro ambienti: difatti le specie attuali più aggressive sono anche quelle con un guscio più ridotto e le zampe più "attrezzate" per la fuga o l'attacco. Segni di questa utilissima difesa passiva sono stati anche l'evoluzione, a più vie, di un capo retrattile nel guscio e di un piastrone mobile "a cerniera" per ritirarvisi completamente. Nei gruppi attrezzati per difendersi attivamente, invece, le fauci sono robuste armature di una tagliente lamina cornea e il capo e spesso protetto da larghe scaglie. La scomparsa dei denti è stata una scelta opportunistica motivata da una dieta inizialmente onnivora (un becco corneo era sufficiente per tagliare le erbe e le foglie di cui prevalentemente si nutrivano, e anche per dilaniare le prede occasionali o le carogne in cui si imbattevano). Questa mancanza di specializzazione nella dieta permise loro di espandersi in tutti gli ambienti disponibili adattandosi ai diversi climi; ciò permise alla maggior parte delle famiglie di superare le drammatiche conseguenze climatiche e ambientali derivate dal frazionamento negli attuali continenti dell'unica originaria piattaforma continentale (Pangea).
I primi cheloni erano sicuramente terrestri, poi via via prevalsero le forme palustri e semiacquatiche; quelle che acquisirono una vita prevalentemente o completamente acquatica assottigliarono il guscio, per rendere il corpo più leggero e quindi più facile la fuga, e ripresero caratteristiche primitive come il capo non retrattile. Forse non sono solo queste le scelte biologiche che hanno aiutato le tartarughe a giungere fino a noi; altre caratteristiche vi hanno senz'altro contribuito; purtroppo tutte non basteranno a salvarle da quello che è il peggiore cataclisma che stanno affrontando: la coesistenza con l'uomo.

 
 
 

PRINCIPI NUTRIZIONALI

Post n°99 pubblicato il 12 Aprile 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

PROTEINE
I granuli per tartarughe: tutti gli alimenti (vegetali, carne…) contengono alimenti nutritivi essenziali, ma alcuni ne contengono in quantità troppo elevate. Gli alimenti che si trovano sul mercato si dicono adatti a tutti i tipi di tartarughe, ma questo è FALSO! Ogni specie ha dei bisogni nutritivi diversi. In più, questi alimenti hanno un forte contenuto proteico essendo spesso a base di pesce.
Anche se la vostra tartaruga mangia, ciò non significa che sia l’alimento a lei più adatto, anche se ne è attratta e lo preferiscie sopra ogni altra cosa.
Questi cibi sono iperproteici e contengono troppo ammonio (all’interno degli acidi amminici) anche se il resto è assimilabile. Gran parte dell’azoto viene assimilato dalle tartarughe sotto forma di acido urico, al fine di evitare la perdita d’acqua. Se l’alimento è troppo proteico, il surplus di azoto forma dei cristalli di urati; allora i reni non lavorano più correttamenteprovocando nella tartaruga delle malformazioni. Inoltre,i reni perderanno a poco a poco la loro funzione a causa della presenza dei cristalli che ostruiranno sempre di più i reni.
Un rene di una tartaruga sana è molto piccolo, infatti la fisiologia delle tartarughe è molto debole.
I sintomi per un problema ai reni sono: attività leggermente diminuita ma il resto rimane nella norma (nutrizione, riproduzione ecc.). Una volta che il rene è completamente ostruito dai cristalli, questi vanno nel sangue, negli arti…alla fine tutti gli organi sono infetti. Da questo momento la malattia è ben visibile a partire dall’articolazione della mandibola: i cristalli bloccano l’articolazione e la tartaruga non può aprire bene la bocca. Non potrà quindi più nutrirsi e questo causerà la sua morte.
Talvolta questa malattia è visibile anche dalla presenza di un liquido biancastro che esce dagli arti e da altre parti del corpo.

GLUCIDI
L’energia contenuta nel cibo è sotto forma di zuccheri. Gli alimenti che ne contengono di più sono il pane, i cereali…Se il cibo che si fornisce alle nostre tartarughe contiene troppa energia, l’animale prima di tutto crescerà più in fretta e poi andrà a formare molto grasso e alla fine delle bolle di grasso si accumuleranno un po’ dappertutto (soprattutto nel fegato). Queste bolle di grasso (che sono il risultato di un surplus energetico di cui le tartarughe non hanno bisogno, sono dunque delle riserve di energia) andranno quindi ad invadere il fegato fino a renderlo completamente invaso dal grasso. Da questo momento la tartaruga non mostrerà nessun interesse e sembrerà in piena forma continuando a nutrirsi e restando grassa.
Inoltre, se l’animale si trova in un ambiente dove la temperatura si aggira sugli 8-15 gradi C, il corpo continua a funzionare e questo surplusandrà a metabolizzarsi sotto forma di prodotti intermediari che sono tossici per l’organismo.
Per questo motivo, in cattività, bisogna fornire alle tartarughe una fase nutrizionale che sia debole in energia.
Talvolta il grasso si accumula anche nei tessuti cardiaci.
La migliore alimentazione per le nostre tartarughe terrestri consiste quindi solamente in piante naturali e soprattutto non in prodotti per ingrassare!!!
NOTE
Le malformazioni frequenti del carapace sono dovute a una carenza nutrizionale.
In natura, il cibo delle tartarughe è molto spesso secco e questo permette loro di limare il becco; da noi invece trovano quasi esclusivamente del cibo fresco, verde e tenero, la qual cosa provoca un becco da pappagallo. Se la parte cornea di un becco “da pappagallo” si rompe, la sua ablazione rischia di dare origine ad alcuni problemi. Effettivamente, se lo si taglia, esso spinge contro all’osso e può provocare delle infezioni.

PARASSITI
Sono del tutto normali negli animali, ma talvolta possono essere troppi.
I parassiti più frequenti nelle tartarughe sono i Cestodi.
Gli Ossiuri sono invece del tutto normali nel colon discendente (alla fine dell’intestino); i Flagellati sono anche normali.
Un sovraffollamento è mortale per quasi tutte le specie tropicali.
Con un’autopsia si può vedere questo surplus di parassiti a livello dell’intestino che diventa troppo grosso ed ha delle piccole ferite: è quindi molto rosso.
L’impiego sistematico degli antibiotici nelle tartarughe, permette la selezione di parasiti resistenti: se un parassita ha subito una mutazione (frequente in alcune specie) che lo rende resistente agli antibiotici, allorché si somministra un antibiotico ad una tartaruga, tutti i parassiti “normali” muoiono ma i resistenti continuano a vivere e a riprodursi. Per cui si favorisce così il prolificare degli individui che si vorrebbero eliminare!
Bisogna notare che la flora batteriologica è indispensabile poiché fornisce delle vitamine essenziali per la tartaruga, come la B2…
Una tartaruga che mangia regolarmente piccoli sassolini è una tartaruga malata; infatti non sono dei polli, la loro bocca e il loro stomaco tritano perfettamente gli alimenti.

CALCIO
Le preparazioni multi vitaminiche con molto Calcio provocano una crescita a piramide della corazza. Il problema di questo genere di malformazioni è che il carapace comprime tutti gli organi.
La cosa diventa ancora più grave allorché una femmina con questo problema ha delle uova, i suoi polmoni sono allora completamente schiacciati e può morire a causa di questo.
Il migliore integratore per gli elementi naturali è l’osso di seppia, ma anche dei gusci di uova bollite o delle lumache…

VITAMINE
La vitamina D3 prende il Calcio e lo trasporta nel sangue in modo da equilibrare la pressione osmotica.
Se c’è una carenza di vitamina D3, questo provoca del rachitismo: il Calcio non viene più trasportato in tutto il corpo al fine di sostituire l’ossatura esistente. L’irrigidirsi dell’osso diminuisce a poco a poco e porta a una crescita esagerata del carapace; il carapace diventa quindi tutto molle.
I cibi ricchi in minerali o farmacologici (multi vitaminici) non sono necessari poiché la tartaruga trova tutte le vitamine necessarie negli alimenti e ne fabbrica parte di esse attraverso questi alimenti. Ad esempio fabbrica la vitamina D3, nelle concentrazioni che le sono utili.
Le carenze di vitamina A provocano un rigonfiamento del collo, ma anche degli occhi. Questo lo si nota soprattutto nelle tartarughe acquatiche.
Se si danno ad una tartaruga troppe carote, questa con l’andare del tempo diventa cieca.
Il naso che cola è spesso sintomo di carenza di vitamina A.
Essa è essenziale per i tessuti in quanto permette a tutti i liquidi di restare nel corpo trattenendoli nei tessuti. Senza vitamine il liquido si riassorbe. I sintomi sono perdita di tonicità della pelle, molto simile a una ritenzione idrica. Da questo momento la tartaruga non ha più nessuna protezione contro i batteri e altri agenti patogeni.
Il problema grosso con le vitamine è il dosaggio poiché una carenza o un surplus sono nefasti per la salute delle tartarughe.
Bisogna quindi fornire loro un’alimentazione più naturale possibile in quanto contiene tutti questi elementi nella giusta proporzione.

IODIO
Le carenze in iodio sono visibili dalla formazione di un gozzo (aumento del volume della ghiandola tiroidea), specie nelle Testudo Kleinmanni.
Per rimediare basta aggiungere un po’ di iodio nell’acqua. Non dimentichiamoci che anche nel Sahara l’umidità è forte e quindi è possibile trovare dell’acqua all’alba e al tramonto.
Bisogna dunque sempre lasciare a loro disposizione una ciotola con dell’acqua affinché possano dissetarsi, anche se la specie in questione è desertica.
NOTE
Le tartarughe trovano il 5% delle proteine nella loro alimentazione naturale e quindi i granuli per tartarughe sono inutili.
Se una tartaruga soffre di diarrea, bisogna darle da mangiare dei crauti in modo da farle ristabilire la flora intestinale.E’ utile far digiunare le tartarughe 1 volta alla settimana poiché la nostra erba è troppo ricca. Questo le obbliga a nutrirsi di erba secca, che è eccellente per il loro becco.



 
 
 

ALIMENTAZIONE CORRETTA(espansione)

Post n°98 pubblicato il 12 Aprile 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

Alimentazione di base quotidiana
Tarassaco - Trifoglio - Piantaggine

Due - tre volte la settimana
Insalata riccia - Cicoria - Crescione - Spinaci - Fragole - Lamponi - Foglie di broccoli - Prezzemolo

Raramente
Banana - Carota - Cocomero - Zucchina - Lattuga - Melone - Pera - Mela - Uva - Pomodoro - Lombrichi - Chiocciole - Lumache 

Coloro i quali forniscono alle tartarughe soltanto pomodoro, banane ecc. sbagliano in quanto provocano dei danni nella tartaruga che sono visibili a distanza di anni, quali bolle di grasso, carapace molle, malformazioni del carapace ecc. Senza una corretta alimentazione la tartaruga va incontro alla morte in poco tempo. Gli stessi problemi di salute vengono causati dalle proteine animali e quindi da chi nutre le tartarughe con carne in scatola per gatti, ad esempio.

 
 
 

NASCITA ED ALLEVAMENTO DEI PICCOLI

Post n°97 pubblicato il 12 Aprile 2006 da G_ietta
 
Foto di G_ietta

Come tutti sanno, le tartarughe terrestri europee non ritrovano in cattività le stesse condizioni climatiche di quelle che troverebbero in natura. Se le riproduzioni in cattività sono frequenti, molti piccoli muoiono per mancanza di cure adeguate. Altri a causa di malformazioni come la crescita a piramide della corazza, provocata da un allevamento sbagliato. Questa piccola sezione vuole aiutarvi a limitare al massimo le perdite durante il vostro allevamento e favorire la crescita dei giovani in cattività.
Per allevare circa 10 neonati è sufficiente un terrario ricavato all’interno di un acquario di circa 30 l.
Come fondo si può utilizzare della terra mista a un po’ di sabbia per una profondità di circa 5 cm. Si pone poi in un angolo un piccolo rifugio dove i piccoli possano trovare riparo e dormire. Bisogna tenere il terriccio abbastanza umido ma non troppo. L’illuminazione è indispensabile attraverso l’uso di una normale lampadina da 60W che si può fissare sulla parete alta dell’acquaio e con l’ausilio di un neon per rettili, indispensabile per la sintesi delle vitamine.
Allorché il sacco vitellino dei piccoli è riassorbito, questi possono essere riposti all’interno dell’acquario sopra descritto. La durata dell’illuminazione va regolata in funzione delle condizioni esterne. Dalla loro nascita si consiglia di tenere le luci accese per circa 12 ore al giorno, verso metà dicembre si diminuisce fino a raggiungere circa 5-6 ore al giorno ad inizio aprile.
Da questo momento in poi i piccoli possono essere messi in un recinto all’esterno durante il giorno e all’interno durante la notte. Da fine maggio si possono lasciare tranquillamente all’esterno anche di notte.
Verso fine settembre i piccoli devono essere nuovamente riposti nel terrario per non farli andare in letargo affinché possano diventare più forti e siano quindi meno vulnerabili grazie ad una dimensione maggiore.
Nel secondo inverno si possono allevare allo stesso modo ma da metà dicembre a metà gennaio si consiglia di dimezzare le ore di illuminazione, di non dare più loro da mangiare e di riporre l’acquario in una angolo della casa più fresco. Queste condizioni permettono alle tartarughe di andare in un semi-letargo e di controllare il loro stato di salute durante questa fase.
Durante il terzo letargo questo periodo di semi-ibernazione va fatto per solo 2 settimane, poi è meglio mettere i giovani in una cantina fredda o in un frigorifero per il primo letargo, ad una temperature che non scenda mai al di sotto dei 3-5 gradi e non superi i 10. Questo letargo va fatto per 1 mese e poi invece si raccomanda un altro periodo di 2 settimane di semi-letargo ed alla fine vanno di nuovo messi in terrario.
A partire dall’anno seguente possono restare tutto l’anno in giardino e trascorrere anche il letargo all’esterno nelle stesse condizioni degli adulti
.

 
 
 
 
 

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CHE COS'E' LA CITES



La CITES è la convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione
(CITES= Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora), firmata a Washington il 3 marzo 1973 (e per questo conosciuta in Europa anche come "Convenzione di Washington") è un trattato internazionale applicato in più di 130 Paesi del Mondo. Il suo scopo è di disciplinare il commercio internazionale di specie animali e vegetali affinché questo non ne minacci la sopravvivenza.
www.corpoforestale.it

L'Ufficio CITES puo' fornire informazioni sulle specie protette e sulle leggi in vigore.
La polizia giudiziaria ha il compito di vigilare sull'applicazione delle norme in vigore. Per quanto riguarda il possesso di animali esotici e animali selvatici nostrani protetti e' competente l'Ufficio CITES presso il Corpo Forestale dello Stato (tel. 026709479).
In particolare si ricordino alcune norme che riguardano le tartarughe:
Tartarughe di terra (genere Testudo).
Tutte le tartarughe del genere Testudo sono protette e il loro possesso deve essere denunciato all'Ufficio CITES, cosi' come, entro 10 giorni, ogni nuova nascita e i decessi.
Tartarughe esotiche d'acqua: la maggioranza delle specie di tartarughe d'acqua esotiche in commercio non sono protette. Per verificare con esattezza se la specie in possesso rientra in questa categoria e' possibile chiedere informazioni al'Ufficio CITES presso il
Corpo Forestale dello Stato tel. 026709479.
Queste tartarughe sono esotiche e non possono quindi essere rilasciate in natura a causa dei danni che provocherebbero alla fauna locale. Per questo il WWF sconsiglia l'acquisto di specie esotiche, non solo tartarughe.
Chi non fosse piu' in grado di occuparsi della propria tartaruga puo' rivolgersi a:
ENPA sede di Milano tel 0297064220

Centro tartarughe CARAPAX a Massa Marittima in Toscana
tel 0566/940083 carapax@cometanet.it

 

SEI PRONTO AD ALLEVARE UNA TARTARUGA?


1-DA DOVE PROVIENE?

conoscere l'esatta provenienza dell'esemplare scelto ci farà capire meglio le sue esigenze di allevamento.
2-CHE DIMENSIONI RAGGIUNGE?
è importante sapere anticipatamente quanto crescerà la nostra tartaruga, in modo tale da essere certi di poterle offrire uno spazio adeguato, senza poi,come succede fin troppo spesso, doversene liberare.
3-SERVE IL CITES?
Prima di acquistare l'esemplare che abbiamo scelto verifichiamo se,quella specie,necessita di documentazione, e che, il negoziante o l'allevatore ce lo rilasci.
In modo da evitare sanzioni o addirittura il sequestro dell'esemplare.
4- COSA MANGIA?
La dieta deve essere varia equilibrata e deve evitare i mangimi confezionati.
Deve,per quanto possibile,racchiudere tutti i cibi che normalmente la tartaruga troverebbe  nel suo habitat naturale.Un'alimentazione errata può provocare gravi danni alla salute delle nostre Belve.
5- A CHE TEMPERATURA/UMIDITà ecc. DEVE VIVERE?
Molte persone si preoccupano solo di avere un esemplare "particolare", ignorando però che magari, quell'esemplare è nato in foreste tropicali, e che quindi, avrà molte difficoltà a vivere nei nostri climi, o comunque in piccoli terrari dove si "cerca" di ricreare l'habitat naturale.
Occorre conoscere a che temperature vanno in letargo e a quali si svegliano.
Informarsi, quindi, su tutto ciò che sono le "necessità biologiche"(passatemela!) della tartaruga.cerchiamo magari di prediligere specie autoctone.








 

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