UNHOLY

NOTTE BIANCA…LA VOSTRA…


Serata storta: parto da casa con l’indole del caterpillar. Archivio i pensieri anche se una certa rabbia mi resta dentro. Piove mentre mi dirigo verso la    K-Home, alias Bellosville, piove e le mie gomme sono quasi lisce, pattino da un lato e dall’altro ma ho la testa altrove e non ci do importanza. Guardo il tergicristallo spazzare il parabrezza e non posso fare a meno di riprendere uno dei luoghi comuni più classici: la similitudine gocce di pioggia-lacrime. Avrei voglia di tirar pacco e andarmene dritto verso qualche posto che non conosco, inzupparmi da testa a piedi e infangarmi fino al ginocchio, camminando tra gli alberi e le piante… Ma puntualmente (è ironico, ovvio: sono arrivato ben in ritardo…) mi presento alla K-dome: Bert, Boo, Barna, Scarpa Jr., Pippo, Gruzo e Carlo (che scenderà dalla macchina e verrà a ripararsi sotto il portico solo a partita finita). Scendono Isa, Snoop e Scarpa e consorte, oltre alla K-Unit che deve aver ricaricato le batterie finalmente. Dopo qualche defezione e l’arrivo di Keka e Ire si parte. Ho lasciato una tazza traboccante di caffè amaro a fumare in vano in cucina ed ora mi appisolo come niente fosse, giusto per essere appena più sveglio giunti al cospetto del Santo. La calca c’è ma mi aspettavo qualcosa di peggio…o di meglio. Fanno la loro comparsa anche Morbo e il Butz e il luppolosio comincia ad aumentare. Ho poco da raccontare: la testa altrove, cammino evitando la gente di un soffio (quando voglio sono capace…altrimenti mi ci schianto addosso come un ebete). Proponiamo, io e D, una salutare rinfrescata alla Keka che , un po’ recalcitrante, quasi finisce in una fontana nella quale non sarebbe annegato nemmeno un puffo.  Pedrocchi, Prato della Valle, gente dappertutto. Verso le 3 Carlo, il nostro Caronte di turno, avvisa che è tempo di levare le ancore. Accolgo la notizia con piacere: la compagnia è buona, la serata no, almeno per me. Parto come una scheggia verso la macchina che è rimasta in stazione, Carlo mi sta dietro tranquillo, K invece avvia non so bene che routine e pare che abbia non so che problema a tenere il passo. Boo, sereno come una sfinge, non apre bocca fino alla macchina. Mi sveglio sotto casa del Kano. Pochi convenevoli sbrigati alla svelta e riparto per strade con fossi profondi e curvacce. Vorrei non pensare ma fino alla soglia del sonno fatico a tenere a bada pensieri, parole, opere e omissioni…già: mea culpa. Poi, finalmente, tutto scivola via senza un suono.