UNHOLY

.....SARA' CHE E' VENERDI'?...


Le mani sul volante, la tangenziale ormai lontana, il cielo ancora chiaro, di un azzurro tenue, sfumato di grigio ai bordi, l’aria fresca con un vago ricordo dell’umidità della notte trascorsa. Adoro la mattina e quello strano sapore di nuovo che si porta dietro, pare che tutto ricominci da capo, ed in effetti, in un certo senso è così: tutto ricomincia da capo, con una sensazione che le cose possano essere diverse, forse migliori.Campi mietuti di fresco, balle di fieno biondo disposte a caso, con una maestria strana, quasi creando un paesaggio surreale. Nessun luogo. Bassi alberelli contorti, la chioma verde e folta, il tronco scuro, fine e rugoso. Tutto così placido e tranquillo che non pare vero, quasi una cartolina, un fotomontaggio. La notte se n’è scivolata giù dalle spalle del giorno già da un pezzo, lasciandosi dietro gracidii nei fossi, un concerto per archi tra l’erba alta e il lumino intermittente di qualche sparuta lucciola esule di chissà quale fiaba.Sento un blocco allo stomaco, il mio nervosismo latente, quel dover cercare sempre troppi perché, sezionare alla moviola gesti, espressioni, parole, quel camminare in fretta anche quando non so dove sto andando, quando non ho nessun posto dove andare, non sto andando in nessun posto…sciogliersi e alleggerirmi il petto. Mi riempio gli occhi con quel po’ di cielo che filtra dal parabrezza, alzo il volume e apro i finestrini. Sorrido e penso a quanto sono ridicolo. Mi guardo affacciato da una mattinata limpida e mi sorrido, divertito come davanti ad un bambino che si fa tanti problemi per niente o come se il bambino fossi io e mi dicessi “guarda questo tipo: non ha ancora capito quanto semplice possa essere la vita…”. Sono sereno. Mi lascio un po’ di casini alle spalle, mi dico che adesso non ne voglio, non ora, più tardi magari ma non ora. Respiro. Premo l’acceleratore e scivolo via.