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« Messaggio #76...TROPPO PRESTO!! »

ALLE VOLTE UNO ZAINO PUO' ESSERE VERAMENTE UN BUON AMICO

Post n°77 pubblicato il 20 Agosto 2006 da GreatFang

5.30. Domenica mattina del mio ultimo week end di ferie. Il sonno langue agli angoli dei miei occhi, scivolato giù come un lenzuolo dal letto. Ho sempre pensato che non ci sia niente di peggio che sprecare una bella mattina fresca e serena, ed in effetti parlo per esperienza visto quante volte l’ho fatto. Mi avvito nel letto come un coccodrillo con in bocca il collo di una zebra, tentando invano di trattenere il sonno, ma finisco solo col ritrovarmi un angolo del cuscino stretto tra i denti… Filtra poca luce dal balcone chiuso. Sta albeggiando. Scendo a farmi fare le coccole dalla mia piccina, apro le imposte e con gesti lenti mi preparo un caffè forte. Mi siedo sul terrazzo, la tazzina in mano, e guardo il sole spuntare pian piano da dietro gli alberi. Sembra così lento a venir su stamattina. L’aria è fresca, si porta dietro quel tanto di umidità della scorsa notte che rende ancora più piacevole da respirare. Sorseggio piano il caffè fumante, mentre il cielo schiarisce sempre più e i colori si riaccendono senza fretta, morbidi e pigri: uno strano sorriso sulle foglie delle rose. Pedalo senza fretta verso la pasticceria, passando per il Forte. Ci sono un miliardo di piccole perle liquide che inargentano i prati e il silenzio pigro di una mattina di festa. Dietro ogni persiana abbassata qualcuno senza saperlo pensa: “Domani dovrò andare a lavorare, allora lasciami dormire questa mattina, è ancora presto, troppo presto…”. La vecchia bici del nonno sferraglia sui sassi e ancora guardando il cielo mi viene in mente un’altra alba, un altro posto, un altro sorriso. Arrivo al banco senza aver incrociato che una macchina. Grato per tanta solitudine divoro due brioche sulla strada del ritorno, godendomi la pace di una domenica mattina d’estate.

 

BOZEN reloaded
Incerto sul da farsi contatto il fratellozzo in quel di Brno e con una sortita repentina in casa sua (dopo aver fatto scattare l’allarme e aver perso mezzora per riattivarlo) conquisto le chiavi dell’appartamento bolzanino. Il tempo marrano mi attende sulla soglia e dal cancello alla macchina mi faccio una doccia alla quale il commento del buon T-Barn sarebbe stato certamente “Ma centra?”… L’insistenza materna sull’eventualità di una mia prossima capatina in quel di Bozen non trova altra risposta che: “decido domani mattina…si, anche con che treno andare…”.
In effetti la materna premura mi sradica dalle coltri alle 6.30, strappandomi un inarticolato grugnito di protesta. Valuto il tempo meteo, i treni e me ne torno a letto. “Prendo quello delle 9.04..grumph..”.
7.45: salto felino fuori della branda, colazione volante, cagata d’ordinanza, preparazione (con stima per eccesso) del Rosso, e fuga verso la stazione…8.30. “Guido io” – “perché, pensi di fare prima?” – “No, ne sono certo…”. Costeggio il Forte a velocità “smodata” (nda: balle spaziali docet), ammirando il piumaggio di un fagiano che se non sceglie un posto migliore dove passeggiare presto zampetterà verso un forno…
Passaggi a livello chiusi ma grazie a Dio biglietteria deserta. Salgo in treno e mi metto a contemplare il paesaggio con un frase in testa: “another journey starts, by the call of the moon” (Blind Guardian) e mi dico che in effetti è andata proprio così. Mi stordisco con la musica, tanto per soffocare il vociare attorno a me, fino a che non sono finalmente solo. Cambio a Verona, come sempre. La penna non scivola sul quaderno, non oggi. Scendo a Bolzano alle 12.40, obiettivo: nutrirsi. Mentre salgo verso casa scopro una chiesetta con un simbolo che mi è familiare: croce nera “patente” bordata di bianco. “Mmm…Gli Ospitalieri (meglio noti come Cavalieri di Malta) non posso essere…siamo praticamente in Germania…Idiota! È una chiesa dei Cavalieri Teutonici!”. Bingo. Alleluja. Visita d’obbligo. Scarpina che ti scarpina arrivo sotto il castello (Castel Roncolo). Zaino in spalla parto a razzo ma la salita quasi mi stronca. Eh,la vecchiaia…vaff! Troppe birre (bestemmia!) e troppo poco moto (sigh..)! Trafelato e bombo come un pulcino e ciononostante indomito, mi fiondo nella taverna. Quasi non guardo il menù e ordino a Ingrid (“Nome epicisssssimo!!” direbbe Nick) un grostel (nella foto me n’ero già fatto fuori mezzo…e fate conto che ho chiesto che non mi portassero i crauti…) dell’acqua e del Lagrain. Osservo il tegame che mi fuma sotto il naso con fare di sfida “Ce la farai a finirmi?” – “Isolente marrano, hai decretato la fine tua e del Lagrain!”. Più che sazio pasuo, ordino uno strudel, un caffè e un grappino alle erbe…tutto questo per evitare di ruzzolare giù a valle mentre scendo. Guadagno il divano di casa a fatica, sono le 15 e il grostel sordidamente si prende la sua rivincita. Pisolo medievale in una casetta confortevole, priva degli scoppi di urla tipici di una dimora infestata da genitori. Al risveglio mi doccio a temperatura siderale (il boiler era staccato ed ero troppo pigro per accenderlo..buaauaua) e scendo in centro. Gira che ti rigira arriva l’ora del desinare. Scelgo una delle birrerie più vecchie di Bozen (l’altra era chiusa…) per collassare con un piatto di salsicce di Norimberga su un letto di patate al forno (he ankve kvesta folta: nich krauten bitte!!!). Innaffio tutto con birra della casa: ottima! Leggera, non filtrata, torbida e fresca. Va giù che quasi mi ammazzo. Mi alzo dopo il caffettino e passeggio per i vicoli e sotto i portici. La sera pare tranquilla ma certi nuvoloni mi fanno decidere di ripiegare…tanto sto sopra un bar-ristorante, che me frega? Ghghgh… Costeggio il Talvera, lungo la pista ciclabile. Spengo l’MP3 e lascio che siano il vento che spettina le cime degli alberi e la corrente che si spezza schiumando attorno ai massi ad accompagnarmi fino a casa. Privilegiamo così tanto la vista da quasi atrofizzare sensi come udito e olfatto. È vergognoso, un vero peccato. Sento il profumo dell’uva mescolarsi con quello di alberi che non conosco e l’acqua saltare, ruggire e ridere. Alle volte abbiamo solo bisogno ascoltare e fiutare. Ho dimenticato il tatto? Sento con tutto il corpo il vento che mi tira e mi spinge. È un piacere camminargli contro, camminare contro vento. Il gusto? Bhe…direi che l’ho già soddisfatto…anche se quando fiuto gli odori li sento sulla lingua…
Giunto a baita convengo con me stesso che una birra ci sta, si si: ci sta proprio. Non è certo quella di un paio d’ore fa, ma me la godo.
Amorevolmente accolto tra le braccia di Morfeo mi appisolo verso 01.30, nelle orecchie un ruscelletto che scende salterellando a qualche metro dalla mia finestra.

Mi sveglio tardi. Ha piovuto ma non me ne sono accorto. Rassetto un po’ casa o al ritorno il fratellone mi spezzerà le braccine. Non penso a fare colazione e scendo in centro sulle 11. Biretta, ghghgh. Giro e rigiro ma non mi convince nessun posto. Alla fine me ne torno alla taverna della sera prima. Oggi decido di stare leggero, anzi, legggggiiiiero: gulasch di manzo con canederli allo speck buauauauau! Birra, birraaaaa!! Le ragazze di due amabili coppiette intente a far fuori dei vassoi di affettati/formaggi mi guardano con l’aria interrogativa di chi pensa “ma ce la farà?” – “No hai problema cherida, no te preocupe…ce la fò, ce la fò!”. Mentre macino tutto poso nuovamente gli occhi sulla cameriera e ripenso al sms mandato a T-Barn…hihihi, anche Mabo apprezzerebbe alcune tipiche specialità sudtirolesi… No Barna, non si chiama Laura, ma è bionda e mi sa che il nostro Teorema vale lo stesso! Caffettino e grappino al Pino Mugo. Quando sono in quota (e BZ non è poi così alto) bevo molto di più, devo carburare meglio! Decido di portarmi a casa un souvenir: pensando alla gloria propenderei per la cameriera, pensando alla fattibilità di un ratto della biondina propendo per un bottiglione tipico, dalla lodevole capienza di 2 litri di ottima birra… mmm…birra… (il fusto da 5 litri era intrasportabile fioi, non scassate!). Risalgo al mio eremo digerendo, non sempre silenziosamente, lungo la via. Penso al nonno. Furtiva una lacrimuccia quasi mi scende. Grazie di avermi insegnato la pazienza di camminare e il piacere di farlo: ogni volta che metto un piede davanti all’altro sei con me, più che in qualsiasi altro posto.
Fornelli, acqua, finestre, porta, corrente: tutto chiuso. Lo zaino pesa circa 2 kg, 2 meravigliosi, gustosi, luppolosi kg in più. Divallo. Gironzolo per qualche ultimo acquisto, mentre il cielo si incupisce e gocciola un po’. Sto quasi per commettere l’abominevole gesto di comprarmi della Gatorade quando un coro di voci sospettosamente familiari mi grida nella testa: NUUOOOOO!!! … Ghignando mi dirigo alla taverna dove riconoscendomi e vedendo il Rosso pesarmi sulle spalle sorridono compiaciuti. Una birra servita con un gran sorriso e un cordialissimo “Alla salute!” (…deve aver detto qualcosa in tedesco prima…non so…penso fosse un brindisi…mal che vada basterebbe far notare candidamente: 2-0…). Piove, governo ladro, questo come tutti chiaramente! Il buon senso, quel poco, mi aveva avvertito che era meglio ritirarsi prima. Arrivo in stazione e pago il supplemento alla classica impiegata che ti verrebbe voglia di pettinare con un rutto, tanto è simpatica. Contattato da T-Barn mentre sono ancora in viaggio verso Verona accetto una capatina a Jesolo in serata. Sfortunatamente puoi fare i conti senza l’oste (posso provarlo!!!) ma non senza le FS: la coincidenza ha 40 min di ritardo!!! Riesco a beccare al volo un regionale che ferma ad ogni sputo tra Verona e Mestre (non me ne voglia nessuno, nemmeno Mestre è un granchè…) e arrivo con 30 min di ritardo. Il buon Sick sarebbe disposto a darmi un passaggio ma pensandoci bene: a parte la buona compagnia, che ci vado a fare a Jesolo? Bere una birra pagandola miliardi e fare mille vasche: figa quella, gnocca quell’altra, ecc ecc… Mmm, questa sera passo. Grazie lo stesso ragazzi!

E così in un sabato sera come un altro, tra coccole date e ricevute, mi appisolo sulla mia sgangherata sdraio e finisco a letto abbastanza presto da svegliarmi alle…


And so, my dear friends and foes
I say goodnight!
A look to the sky
A kiss to the wind
And I say, goodbye!

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