TAMARA DONATI

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Creato da tamara.donati il 28/04/2009

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Post n°5 pubblicato il 23 Dicembre 2009 da tamara.donati
 

“Al nuovo millennio!...” Tiberio teneva alto lo splendente calice in cristallo di Titanio, mentre alle 00.01 il suo staff rispondeva in coro “Al nuovo millenniooo …”, scambiandosi sguardi l’un l’altro di soddisfazione e complicità, all’interno del Laboratorio “Green Day”. La nuova scoperta di Tiberio, confermata scientificamente appena il giorno prima, aveva portato un’aria di ottimismo e fiducia in tutti i suoi collaboratori. “Grazie a questa nuova scoperta, il futuro della mia amata foresta non sarà più minacciato.” Aveva annunciato 18 ore prima, raggiante, Ana Clara, la collaboratrice brasiliana di Tiberio, rientrando in sala riunioni con in mano il sorprendente risultato delle ultime analisi. Lui, il Direttore Generale del “Green Day”, poteva adesso riferire al mondo una scoperta senza precedenti e assicurarsi i finanziamenti necessari al proseguimento di tale ricerca per il prossimo futuro. Il Laboratorio “Green Day” era un enorme spazio semisferico trasparente tutto in cristallo di Titanio, posizionato nel cuore della foresta amazzonica che, come una gigantesca serra, convogliava i raggi del sole nel suo interno rifornendo di energia strumenti ad alta tecnologia ma, soprattutto, aveva la funzione di provvedere alla crescita graduale delle cellule staminali vegetali, oggetto della ricerca stessa. Il laboratorio occupava già da anni un posto di prestigio nel mondo della ricerca per aver reso disponibili, in qualità di fertilizzanti per la foresta tropicale primaria, le ultime scorie gassose di CO2 ristagnanti ormai da lungo tempo nell’atmosfera dopo le ultime emissioni. L’ultima scoperta consisteva nell’aver selezionato un particolare tipo di molecola che, instillata nelle cellule staminali di tutte le piante endemiche della foresta presenti in laboratorio, ne garantiva una resistenza eccezionale pur esponendole a condizioni di seria minaccia per la loro esistenza, anche in presenza di un’alta concentrazione di radioattività. Quella notte di San Silvestro il brindisi, dunque, valeva doppio. Alle ore 01,00 Tiberio stava crollando dal sonno, la settimana precedente lo aveva visto impegnato giorno e notte, non aveva mai lasciato il laboratorio. Ora, stremato, si preparava a salutare tutti pensando di meritarsi finalmente il riposo quando Wolfgang, il responsabile tedesco della distribuzione energetica, lo raggiunse trafelato: “Ti informo che ho appena ricevuto un contatto di pensiero dall’Italia”. Il contatto di pensiero non era altro che una forma selettiva di comunicazione telepatica che l’umanità aveva iniziato ad adottare da oltre 300 anni, mandando in pensione la tecnologia delle telecomunicazioni. Tiberio, che voleva liquidarlo subito con aria seccata, si dispose ad ascoltarlo con grande attenzione perché era sicuro che il messaggio fosse della massima urgenza, trattandosi di un contatto da parte di Tosca. Lei dirigeva a Greve in Chianti, in Toscana, il più grande laboratorio europeo per la ricerca di cellule staminali di viti, ulivi e altre coltivazioni tipiche di quella zona da oltre 2.000 anni. I due laboratori, per tale ricerca unici al mondo, solevano scambiarsi continue informazioni in merito all’evoluzione delle loro scoperte ed erano supportati da tutti i governi a livello mondiale. Entrambe le équipes erano formate dai migliori esperti provenienti da ogni parte del globo ed erano diretti da due italiani: lui, Tiberio, originario di Roma, nato nel 2955; lei, Tosca, era nata a Firenze nel 2962, l’anno della pace universale, che aveva sancito il gemellaggio più importante della storia: quello fra il nostro sistema solare e Alfa Centauri. Tosca era felice quando pensava al proprio anno di nascita, si sentiva fortunata per non aver vissuto durante epoche di conflitti: quelle che storicamente, fino a 1.000 anni prima, avevano visto in guerra gli abitanti della Terra e poi, quelle successive in cui per quasi tutto il 3° millennio il pianeta era stato più volte minacciato da invasioni extra-terrestri. Lei si era sempre sentita al sicuro nel luogo dove viveva e lavorava, nella verde, lussureggiante Toscana che, grazie a particolari accorgimenti, nei secoli era divenuta giardino biologico naturale. Ora invece, qualcosa di molto inquietante stava accadendo, qualcosa a cui non sapevano né lei, né i suoi collaboratori, dare una spiegazione. Tiberio aveva ascoltato con interesse quanto Wolfgang aveva da riferirgli. “Mi preparo immediatamente per recarmi al Laboratorio “Green Life” in Italia, data l’urgenza e la riservatezza, non chiedo la disponibilità di un velivolo. Mi trasferisco con la meditazione ubiquitaria. Data la distanza non credo di potermi trattenere là per molto, giusto il tempo per svolgere le prime indagini”. Con queste parole Tiberio salutò il suo staff e si diresse a casa. Sapeva che, per poter attivare la meditazione ubiquitaria, aveva bisogno di un ambiente completamente asettico in termini di rumori e distrazioni di ogni genere. Poco dopo, nella sua dimora comoda, calda, luminosa, si distese sul pavimento assumendo la posizione dell’”uomo di Vitruvio” di leonardesca memoria e si concentrò per effettuare il trasferimento pseudo-molecolare a molte miglia di distanza. Una volta preso contatto col pensiero con il luogo stabilito e portato a termine il trasferimento pseudo-molecolare, l’interessato era in grado di tornare alla sua normale attività: ora, nel caso di Tiberio, andare finalmente a dormire nel suo letto, mentre il suo doppio poteva apparire in carne ed ossa presso la nuova destinazione. Il doppio di Tiberio si ritrovò quindi di fronte ad un pesante portone di ottone, quindi bussò tre volte per annunciarsi con la maniglia in ferro circolare. Pensò fra sé, divertito, che quel sistema obsoleto doveva essere antico quanto la storia dell’uomo. Chi poteva essere il bizzarro architetto che aveva costruito quell’enorme edificio, a forma di piramide, lì in mezzo alla campagna? In quell’istante, una leggiadra figura femminile gli aprì la porta, era Tosca. Non si erano mai incontrati fino a quel momento e furono entrambi sorpresi: lui per la sua bellezza; lei per il fascino maschile, un po’ rude, di Tiberio che vestiva come un “Indiana Jones” del 3000, mentre in genere l’umanità indossava semplici tute termiche aderenti in grado di adattare il corpo a qualsiasi temperatura. “Mi dispiace di avere interrotto la sua festa di S. Silvestro, Direttore, ma vorrei urgentemente mostrarle qualcosa che non ha trovato spiegazione da parte nostra”, Tosca era imbarazzata nel dire questo. “L’avrei contattata a breve per illustrarle la nostra più recente scoperta ma, a quanto pare, lei mi ha preceduto con qualcosa di più urgente. Mi mostri pure il problema che il mio tempo qui come doppio è limitato”. Si affrettò a concludere Tiberio. Lei lo condusse attraverso una lunga serie di corridoi. Mentre camminavano Tiberio pensò, per pura curiosità, di chiederle informazioni sull’edificio che li ospitava. Tosca fu felice di rispondergli, nel tono vivace che la caratterizzava: “Il Laboratorio “Green Life” è all’interno di una costruzione storica, risalente al 2452, nel luogo dove anticamente sorgeva un cementificio. Come apparato, nei secoli è stato mantenuto ben funzionante. L’architetto americano Frank Adam lo progettò in forma piramidale in ragione della sua funzione di canalizzatore energetico. All’esterno è completamente rivestito di micro-pannelli solari e in cima è posta una semi-piramide (in ricordo della pietra ben-ben posta sulle piramidi egizie). Questa è ricoperta in oro zecchino, trattato al Tungsteno radioattivo, per convogliare in alto la massima concentrazione energetica e distribuirla in maniera capillare per ogni funzione all’interno del laboratorio”. Tiberio seguiva le sue parole affascinato, senza interromperla. Fu a questo punto che Tosca notò un apparecchio che pendeva dalla tasca della sua giacca e aggiunse divertita: “Vedo che anche lei ha qualche “reperto storico””. Tiberio sollevò il telefonino e, con un sorriso esclamò:” Un ricordo della mia trisnonna … sa, a casa ho una collezione di apparecchi telefonici di diverse epoche”, poi con fare ammiccante aggiunse: “Sarei felice di mostrarglieli …”. Lei intanto si sporgeva verso la fotocellula a lato dell’ascensore. La porta si aprì e in un attimo si diressero nel punto più in alto, all’interno della semi-piramide dorata. Ora lo sguardo di Tosca si fece cupo mentre si avvicinava ai suoi collaboratori: Roland, un ricercatore francese addetto all’approvvigionamento energetico; Liù, la responsabile informatica di origine cinese. Costoro avevano riscontrato un’anomalia, circa 6 ore prima, all’impianto di approvvigionamento energetico e, fatte tutte le indagini del caso, non avevano riscontrato problemi di natura tecnica. “L’unica spiegazione per il momento solo ipotizzabile, che siamo riusciti a darci, riguarderebbe la natura stessa dell’energia”, disse Tosca. “La natura dell’energia?!?”, chiese attonito Tiberio. “… si, è come se la qualità energetica non fosse più la stessa, guardi quella lampada che sta perdendo di intensità …”, aggiunse Tosca preoccupata. Lui tese la mano verso la lampada e la riattivò, insieme ad altre, con la tecnica del Mistic Personal Energy, per avere sufficiente luce nell’ambiente e continuare l’indagine. Con la tecnica del Mistic Personal Energy è possibile rifornire di energia un apparecchio, temporaneamente, tendendo semplicemente la mano in direzione di esso. Tosca pensò che il Mistic Personal Energy era anche un efficace metodo di autoguarigione, e di guarigione altrui, che l’umanità aveva a disposizione da quando scoprì il potenziale energetico che unisce tutti gli esseri viventi. Ora, con tale metodo, si era in grado di curare qualsiasi disturbo e di effettuare anche delicatissimi interventi di microchirurgia restitutiva, senza traumi fisici o psicologici. Sapeva che l’umanità aveva impiegato un millennio per evolversi da un piano materialistico e utilitaristico ad un livello più elevato dove conta l’interesse comune, la salvaguardia del pianeta, la consapevolezza che gli esseri umani sono esseri di luce e sono tutti collegati. Era dunque felice di consacrare la sua vita, le sue ricerche, per il mantenimento di questi valori. Tiberio intanto indagava sulle probabili cause del malfunzionamento riscontrato con i collaboratori di Tosca, mentre lei ripensava a quando da piccola aveva visto il pianeta Terra dall’alto, durante una vacanza scolastica satellitare, ed era rimasta ad osservare attonita il blu profondo degli oceani; fu proprio in quel preciso momento che nacque in lei il desiderio di fare del contributo all’ambiente lo scopo della sua vita. Nel sentire discutere animatamente i presenti, Tosca si risvegliò dal suo sogno. Roland stava congetturando su una delle cause probabili dell’indebolimento energetico: riteneva che un conflitto da qualche parte sulla Terra avrebbe potuto minare l’armonia assoluta. Tiberio, di contro, asseriva: “Sulla terra c’è totale armonia a livello politico-sociale, chi potrebbe essere interessato a destabilizzare questa situazione raggiunta in un millennio a costo di tantissimi sforzi da parte di tutti i popoli del mondo?”. Nessuno poteva dargli torto. “Chi o che cosa allora …”, era il pensiero formulato ad alta voce da Liù. Venne però interrotto da un sibilo e alle sue spalle, un gigantesco schermo allo Iodio, illuminatosi, stava per disvelare loro il mistero. Lo schermo, a frequenza iper-spaziale, era stato installato per permettere comunicazioni interstellari fra il nostro sistema solare ed Alfa Centauri e aveva come scopo lo scambio di informazioni relative alle ricerche laboratoriali effettuate in entrambi i sistemi. Malgrado che l’interesse scientifico fosse altissimo, in realtà tali comunicazioni si stabilivano piuttosto raramente poiché il contatto con Alfa Centauri avveniva per il momento solo a livello virtuale, satellitare, nonostante che tale sistema solare disti dalla Terra solo 4,3 anni luce. Delle tre stelle di Alfa Centauri la nana rossa, detta anche Proxima Centauri, è la più vicina alla Terra. Il pianeta di Proxima Centauri gemellato con la Terra, avente con essa simili caratteristiche, era Amon Ra. Tale pianeta aveva attorno alla propria orbita tre satelliti: Amon Alfa, Amon Beta, Amon Delta. In quel momento, dal satellite Amon Beta qualcuno stava prendendo contatto con il Laboratorio “Green Life”. Liù mise in funzione il decriptatore e il messaggio, accompagnato da uno strano simbolo, apparve chiaro sullo schermo sotto gli occhi di tutti: “Oggi il nostro Comitato Akenaton Beta ha assunto il comando di questo satellite e si dichiara autonomo dal Governo Supremo di Alfa Centauri. Per realizzare il nostro scopo abbiamo la necessità di rifornirci di energia dall’esterno. Il vostro pianeta risulta molto luminoso …”. Con questa frase sibillina la comunicazione s’interruppe improvvisamente. Dopo un minuto di silenzio glaciale, Tiberio stabilì che non c’era un solo istante da perdere e, poiché sentiva che il suo doppio si stava esaurendo, disse: “Rientro alla base e contatto il Presidente del Parlamento mondiale per indire una riunione straordinaria”. Mentre spariva, restava impresso nella sua mente lo sguardo terrorizzato di Tosca che lo fissava  ammutolita. Tiberio, rientrando nel proprio corpo, si svegliò di colpo come da un incubo. In un attimo dispose la mente per stabilire un contatto con il Presidente. Tiberio sapeva di godere di una stima personale particolare da parte del Presidente e di tutto il Parlamento mondiale. Il suo racconto non ebbe alcuna difficoltà ad ottenere la dovuta credibilità. Il Presidente convocò l’assemblea d’urgenza, per le ore 15,00, a Rapanui nell’Isola di Pasqua. Tale ubicazione era stata scelta come sede ufficiale del Parlamento mondiale nel 2696 (anno della proclamazione della pace mondiale), in ricordo di un popolo che, anticamente, nell’aver distrutto l’ambiente aveva distrutto se stesso, era un monito. Alla riunione avrebbe preso parte anche Tiberio che ora stava inviando un contatto di pensiero a Tosca per invitarla a presiedere insieme a lui all’assemblea del Parlamento mondiale e poter rendere testimonianza dell’accaduto. Grazie ai turbo-velivoli di ultima generazione, i convocati giunsero tutti in perfetto orario sull’isola. Qui il Parlamento si riuniva in un anfiteatro naturale a cielo aperto. Il Presidente illustrò brevemente ai rappresentanti di tutti gli Stati le ragioni della riunione straordinaria poi, diede la parola a Tiberio che portò subito l’attenzione dei presenti sul pericolo della diminuzione energetica e passò quindi la parola a Tosca: “Vorrei ricordare, a voi tutti qui riuniti, che il livello energetico ottimale di questi ultimi secoli è frutto di un impegno collettivo che ha portato al raggiungimento dell’armonia assoluta. Grazie all’atteggiamento positivo dell’umanità, trecento anni or sono si formò attorno alla Terra, come un dono, la Memoria Collettiva: quell’ampia fascia energetica, invisibile ad occhio nudo, che come una spessa guaina avvolge il pianeta. E’ la nostra memoria storica, scientifica ed evolutiva. Come sapete, grazie alla sua esistenza, non abbiamo più bisogno di banche dati perché chiunque può attingere da essa le informazioni che desidera, semplicemente con l’intenzione; ed è per questo che non esiste più la parola: ignoranza. Potete, quindi, immaginare con facilità quale disastro comporterebbe la perdita della Memoria Collettiva: l’intero pianeta con tutti i suoi abitanti diverrebbe come un organismo malato di Alzheimer”. Un brusio di fondo si diffuse fra gli astanti, mentre Tosca continuava: “Si, sto parlando del terribile morbo sconfitto dal medico svizzero Krutz nel 2321”. Il Presidente riprese la parola e chiese all’assemblea: “Siete d’accordo con me di contattare subito il Governo Supremo di Alfa Centauri?”. La conferma fu generale. Il Responsabile informatico spaziale si mise subito all’opera. Trascrisse il messaggio ricevuto dal Laboratorio “Green Life” ed attese la risposta che fu pressoché immediata. Il decriptatore mostrò il responso, ora leggibile, sullo schermo gigante: “Il Comitato Akenaton Beta è una cellula dissidente sfuggita da un mese al nostro controllo. Non abbiamo chiare le loro intenzioni ma siamo pronti a collaborare con voi per sventare un eventuale pericolo”. Mentre tutti si interrogavano nel panico generale, Tosca stava pensando alla denominazione assunta dal gruppo ribelle. Le venne in mente che Akenaton era il nome con cui si fece chiamare il faraone Amenofi IV, vissuto nel 1300 A.C., considerato il primo eretico della storia. La sua sposa Nefertiti, il cui nome significava la bella venuta da lontano, da dove veniva in realtà … poteva mai essere giunta da un altro pianeta? Ricordò che Akenaton fu maledetto dai suoi successori per aver imposto un culto monoteista ed aver distrutto molte antiche rappresentazioni sacre antropomorfe, introducendo il culto di un disco solare i cui raggi terminavano con delle manine per dare la vita. In esso riconobbe lo stesso simbolo che era apparso sullo schermo del “Green Life” insieme all’oscuro messaggio extra-terrestre. Pensò che tale simbolo fosse stato travisato da Akenaton Beta, la loro intenzione infatti era quella di prendere e non dare energia. Mentre i pensieri le si accalcavano nella mente, rivolse lo sguardo a Tiberio, anche lui assorto. Poi d’improvviso lui: “Non so come, ma dobbiamo agire …”. “Al “Green Life” mi aveva accennato ad una nuova scoperta presso il vostro laboratorio e …”, fu interrotta da Tiberio come a volerla schernire: “Le nostre ricerche riguardano il mondo vegetale, o forse non se lo ricorda?”. Però, nel ripensare alla nuova scoperta, non poteva non ricordare che gli esperimenti effettuati avevano dato esiti soddisfacenti sulle cellule staminali di tutte le piante. Come potrebbero reagire le cellule di altri organismi viventi? In quel momento avrebbe già voluto essere al “Green Day”. Ringraziò Tosca per averlo spinto in quella riflessione, le illustrò il programma e partirono in fretta. In meno di un’ora erano al laboratorio e tutta l’equipe era pronta a collaborare. La scoperta molecolare fu provata su vari sistemi cellulari sempre più complessi e i risultati, in termini di resistenza, erano superiori alle loro aspettative. Ora l’esperimento poteva essere esteso sull’uomo: Tiberio, senza esitazione, si disse pronto a prenderne parte attivamente. Un’ora dopo, le analisi riscontrarono in lui un sistema immunitario completamente inattaccabile. Finalmente si poteva procedere nei confronti della Terra come intero organismo. Inviati i risultati delle sperimentazioni all’attenzione del Parlamento mondiale, ancora riunito a Rapanui, avevano ottenuto in men che non si dica il nulla osta a procedere. Quindi, individuati i filamenti energetici portanti della Memoria Collettiva, che avvolgevano tutto il pianeta, era ora possibile procedere ad introiettarvi la nuova molecola e distribuirvela automaticamente in modo capillare. Nel brevissimo giro di due giorni il risultato fu sorprendente: la Memoria Collettiva appariva luminosissima, visibile anche ad occhio nudo. Era divenuta una fascia protettiva indistruttibile. La gioia al “Green Day” era incontenibile. Tiberio, intanto, stava ricevendo un contatto di pensiero da parte del Presidente del Parlamento mondiale che gli comunicava che Alfa Centauri aveva sconfitto i ribelli, imprigionandoli per sempre in una capsula magnetica, direttamente sul satellite ormai denominato Akenaton Beta, la loro prigione. La Terra era salva. Il Presidente, desideroso di ringraziare i ricercatori, aveva convocato una nuova assemblea a Rapanui. Era notte e le tante torce accese all’interno e all’esterno dell’anfiteatro, lo rendevano un luogo magico, senza tempo. Tiberio fu invitato da tutti i presenti, con grande calore, a tenere il discorso conclusivo: “Dedico gli esiti della nostra ricerca a chi ritiene che il futuro sia ancora possibile in questo mondo; a chi ritiene assolutamente necessario riscoprire e valorizzare la nostra natura e il nostro essere nella natura dedicando a questo scopo tempo e spazio, rispetto e dignità; a chi ritiene indispensabile impiegare le proprie risorse in questo senso, vivendo la propria vita nella sua pienezza, con responsabilità e autenticità, accogliendo gli altri secondo questi principi; a chi ritiene importante valorizzare l’essere umano in ogni sua espressione, nel rapporto con l’ambiente e le sue risorse; a chi vive le differenze come risorse peculiari dell’umanità, fonte di dialogo e confronto, di ricerca di comprensione e di convivenza anche con i popoli di mondi diversi”. Tosca era impressionata dalle sue parole, scopriva in quell’uomo rude un calore inaspettato. Nei suoi occhi luccicavano le fiamme delle torce. Lui vide quella nuova luce, incontrando il suo sguardo, su cui indugiò per un istante infinito. Un istante di inenarrabile intensità.

 
 
 

DESERTO ... i colori del silenzio

Post n°4 pubblicato il 21 Ottobre 2009 da tamara.donati
 

Il Il deserto è il luogo geometrico da cui tutto si irradia.

Qui in principio era il silenzio, l’inizio e la fine di tutti i suoni possibili.

Il Grande Nulla.

 

Deserto deriva dal verbo latino “deserere”, ovvero lasciare, abbandonare.

Il deserto quindi è la metafora romantica dell’essere umano che, mediante l’abbandono (ossia la spoliazione) dalle sovrastrutture culturali, si avventura al centro di se stesso nella speranza di cogliere il vero senso e il valore autentico dell’esistenza. Il deserto simboleggia così uno stato di purificazione e rigenerazione dell’essere: senso di pace e di appagamento, bisogno di solitudine in grandi spazi aperti, necessità di vivere a stretto contatto con la natura nelle sue forme più intense, come aprire una porta chiusa su un magico giardino dell’Eden.

Il deserto è un “luogo dello Spirito”, dove il rapporto sacrale: natura / uomo / Dio si manifesta nell’immensità di un ambiente affascinante quanto ostile. Non esiste luogo più adatto alla preghiera di esso: Giovanni Battista si recò nel deserto della Giudea a predicare il battesimo e la remissione dei peccati; e là, presso il fiume Giordano, battezzò Gesù. Lo Spirito, poi, condusse Gesù nella solitudine del deserto per prepararsi alla sua missione.

Il deserto nella sua purezza, nella sua immensità e nella sua apparente immutabilità è anche il simbolo dell’infinito e dell’eterno. Per questo il filosofo Filone di Alessandria scrisse: “la sapienza è amica del deserto”. Per questo i Tuareg, ancora oggi, insegnano che il deserto fu dato da Dio agli uomini perché vi ritrovassero la loro anima.

Il viaggio nel deserto è quindi stimolo profondo alla conoscenza di altri mondi.

L’impressione che si prova trovandovisi immersi è che il mondo stia ruotando insieme a noi, dominato da un perfetto equilibrio, in totale sintonia con l’ambiente. E’ sentirsi vivi e antichissimi, inspiegabilmente legati ad una oscura memoria primordiale. Il corpo e l’io spariscono lentamente per essere solo terra-cielo, vento e battito del cuore. E sono il vento e la sabbia i veri padroni del deserto, inesorabili nel cesellare dune, sculture di pietra e giochi d’erosione: un mondo condannato ad un destino minerale in cui la magica reminescenza di un fiore, la rosa del deserto, ne è la poetica stravaganza.

Il deserto è anche territorio abitato da una grande quantità di popoli con riti e miti tutti da scoprire, le cui feste colorano le dune di gente, danze e musica.

Poi, d’improvviso, è il silenzio...

 

 

In questo particolare ciclo di opere il deserto e la figura umana si fondono assieme, respirano e palpitano all'unisono, divengono un unico Spirito. Le superfici sono mosse, in calde e luminose tonalità, e accolgono figure espresse in linee sinuose che vibrano in armonia con lo spazio, lo compenetrano, vi si espandono, si dilatano. Gli impasti sabbiosi, che compongono ogni singola opera, contengono alcuni granelli di sabbia di quei deserti che fino ad oggi ho incontrato costituendo il legame ideale fra l'esperienza diretta: il viaggio, e il vissuto interiore, emozionale, che si traduce simbolicamente in immagini.

 
 
 

A R A B E S Q U E

Post n°3 pubblicato il 12 Ottobre 2009 da tamara.donati
 

Arabesque AT 

Nella danza il corpo si subordina al dominio del sentimento, divenendo espressione di una fisicità trascendente che nasce dalla fusione della materia con lo spirito in estasi. In ARABESQUE è racchiusa l'essenza della danza per dare vita ad un ciclo, in divenire, in cui ogni opera è fine a se stessa e nel contempo corale con le altre. Tale ciclo è costituito da un simbolo convenzionale: la stessa figura ad arabesque, archetipo che si ripete in ogni singola opera. La figura nel protendersi verso l'alto esprime simbolicamente elevazione, ossia l'evoluzione umana verso i valori dello spirito; evoca la libertà da ogni vincolo del quotidiano a favore di altre dimensioni e realtà. La figura ad arabesque è così il lèitmotiv che scandisce tutto il ciclo e, nel costante ripetersi di opera in opera, diviene il "pretesto" per esprimere liberamente concetti che travalicano l'apparenza estetica della figura di danza. Formalmente, poi, costituisce lo stereotipo che rivela in sé un tacito contenuto di carattere sociologico: la civiltà dell'immagine che, con i suoi condizionamenti, crea una realtà basata sulla fruizione passiva di modelli prestabiliti, nell'infinito succedersi di una stessa tendenza. Arabesque è una ricerca che si dipana in risultati molteplici, successivi e potenzialmente senza fine. Non c'è un apice ma un percorso che dura anni e segue l'intero sviluppo dell'idea nel ripetersi di una, o più volte, o infinite volte, senza mai perdere quel fascino dell'incompiuto e dell'infinito che è alla base di ogni percezione estetica; il divenire delle forme; le forme in divenire; il tendere delle forme verso un attimo di perfezione che è irraggiungibile, ma che meriterebbe di essere raggiunto. In Arabesque a venire ritratto è un processo, un atteggiamento mentale, non più solo una forma, un tema. Concetti materializzati attraverso la forma che si riproduce e forme che danno visione a pensieri altrimenti invisibili, in una politezza iconica ed una sostanzialmente lucida figurazione araldica. Una sagoma di figura ad arabesque (intera o parti di essa) entra a far parte di ogni opera. I supporti e le materie utilizzate, diversi di volta in volta, determinano  eclettismo nell'operare tecnico, ma essi sono solo il mezzo e non il fine che è invece relativo alla significazione dell'opera singola, alla sintonia dell'insieme nonché al concetto generale assunto dall'intera serie. L'impaginazione delle opere consiste in particolari tagli in spazi minimalisti, metafisici, in cui la prospettiva si esaurisce dove comincia il vero desiderio di andare oltre il supporto. Alla base della ricerca, il bisogno di oltrepassare la materia: non linee delimitate nello spazio, ma continuità dello spazio nella materia.         T. D.

 
 
 

ARTE FATTO (Low cost)

Post n°2 pubblicato il 01 Maggio 2009 da tamara.donati
 
Foto di tamara.donati

IL GIARDINO DEL THE’

Piazza Mercatale, 46

Prato

 

“ARTE-FATTO” (low cost)

Mostra a cura di Franco Bertini 

 30 Aprile - 15 Settembre 2009

Aperto tutti i giorni dalle ore 15,30 

INTRODUZIONE:

Un monopolio di oggetti dozzinali dominano incontrastati negli spazi di vendita dei grandi magazzini. Un’invasione di merce che entra nelle nostre vite, in cui l’originalità e la creatività vengono meno a favore di un degradante e svilente consumismo low cost. Oggi si acquista di tutto anche in comode rate, per cercare di alienare dalla mente quel recesso economico che potrebbe essere altrimenti sentito come crisi personale. Il nostro mondo quotidiano è saturo di oggetti superflui. Tanti oggetti sono diventati talmente pervasivi nella nostra vita da sostituirsi progressivamente agli affetti e alle relazioni. Si compra più di quanto serva, spesso si acquistano oggetti perché sono degli status symbol. Essi placano le insicurezze dell'uomo moderno, lo confermano nella sua importanza e nel suo valore. I giovani sono condotti nel Paese dei balocchi, sulle vie del divertimento e del consumismo, in cui ciò che si consuma non sono tanto gli oggetti che diventano di anno in anno obsoleti, quanto la loro stessa vita che si proietta in un futuro dove non si intravede una promessa. Questa società basata sui valori materiali nega i sentimenti e i valori della spiritualità limitando l'espressione umana. La collettività ha bisogno di esprimersi attraverso sentimenti e pensieri più elevati. La felicità viene dallo stare bene con noi stessi, dallo stare accanto alle persone amate. Non viene dalle cose ma dal liberarsi delle cose, dall'essere essenziali. La felicità non ha cartellino del prezzo, è a costo zero. 

PRESENTAZIONE:

In questa mostra presento una serie di composizioni polimateriche, in cui interpreto gli effetti del consumismo imperante ed irrispettoso della creatività e dell’originalità. Alcune opere sono formate da piccole stampe su tela acquistate nei grandi magazzini, combinate con altrettante tele bianche, in un equilibrio di pieni e di vuoti. Le tele bianche rappresentano i supporti dove può trovare spazio l'immaginazione di chi osserva, mentre alcuni interventi pittorici sulle tele ready-made riportano l'attenzione al concetto di unicità, simbolo di arte e artigianato. Ogni opera contiene nella parte centrale un oggetto, utile ad esprimerne il significato intrinseco; ad esempio, in Entropia la presenza della farfalla riafferma la preziosità della vita sul pianeta, dei suoi delicati equilibri e la necessità da parte nostra di assumere una posizione solidale in sua difesa. Infine la mostra, a voler riscattare la vera essenza della natura umana, presenta due opere che racchiudono aspetti primevi archetipici della spiritualità: Principio Femminile e Principio Maschile, in cui il massimo valore simbolico è rivelato dall'acqua e dal fuoco. L'equilibrio dei due principi opposti, le due metà dell'energia divina, costituisce la loro unione secondo il principio di Amore. Nell'arte, espressione dello spirito, si realizza la conjuctio fra maschile e femminile tanto cara a Jung, emblematicamente descritta in Tango : apoteosi di sensualità, sentimento ed emozione che libera la sua essenza e dipinge la vita. T.D.

 

 
 
 
 
 

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