La Tana del Lupo

La Voce del Padrone


“Dove vai stasera?” mi chiedono le solite persone “A ballare” rispondo, e loro sanno che nulla mi farebbe mancare a quell’appuntamento.Per ballare ci vuole abbandono, soprattutto nel tango. Così mi vesto, anzi mi travesto. Sono la femmina, oggetto da conquistare, una seconda pelle, una perfetta scarpa di cristallo che si dimentica a mezzanotte sulla scalinata di un castello. Un vecchio grammofono che stridula su un disco di vinile, la Voce del Padrone sembra un’icona perfetta per questo mondo che odora di muffa. Abbandonarsi e sottomettersi alla volontà di un uomo sconosciuto che ti inganna facendoti pensare che sei libera di muoverti ma sempre stretta tra le sue braccia, sempre sotto il suo controllo.I passi cadenzati, il respiro in sintonia, l’odore che sfonda il tuo spazio vitale, impedendoti di sentire altro, mentre le note tristi di qualche vecchia canzone, che ricordi canticchiava anche tua nonna, ti avvolgono come una pelliccia di visone su un corpo nudo e infreddolito.Il tango è il mio pensiero triste che balla, i miei ricordi, la mia voglia istintuale di non ragionare, mentre tu mi guardi tra le braccia di uno sconosciuto, seduto come un gatto che attende che il suo topolino ritorni a portata di zampa.