Taverna Dei Gitani

Post N° 48


La verità era che nessuno più di me avrebbe voluto credergli.Credere alle sue parole, alle sue mani ed alle sue tasche sempre vuote.Genuflessioni dinanzi a tanti. Solo per aiutarlo a credere più in se stesso che nel mio amore, chè lui era diverso da come si dipingeva e che aveva il talento di riuscire a farcela.E intanto ero io quella che si sbatteva a casa e al lavoro. Dieci ore in un ufficio che puzzava di polvere e di vecchi bavosi, poi dritta a casa ad occuparmi di lui e del suo sorriso dalla curva sbagliata, triste.- Ce la fai, tesoro - E iniziava un'altra serata tra lacrime e abbracci, alla ricerca della serenità necessaria per dormire qualche ora, per me e per lui.E non capivo allora che quelle lacrime e quegli abbracci erano solo i miei, era io che cedevo, giorno dopo giorno, sotto il suo peso.Mi amava, ma mi stava uccidendo proprio perchè il suo sentirmi era speciale, era fatto di polvere di stelle e nient'altro. Presi il coraggio di andarmene. Stavolta lasciai sul tavolo il mio telefono, le chiavi del suo appartamento e i cocci del mio dolore.