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Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 17 Novembre 2007 da Goethe_p

Tradizione ermetica e scienza moderna

La fede nel progresso contro il principio di autorità

 

‘La scoperta dell’ermetismo è stato il contributo più importante che la storiografia degli ultimi cinquanta anni ha apportato alla conoscenza della cultura umanistica e rinascimentale’. L’ermetismo era divenuto, una moda, cui si sono ispirati innumerevoli libri, tanto di alto che di basso livello. Fin dalla sua rinascita grazie all’opera di Gemisto Pletone, Bessarione e Ficino l’ermetismo venne giudicato, a seconda dei punti di vista, minaccia per la filosofia e teologia delle scuole, strutturalmente legate alla dottrina di Aristotele, o, viceversa, alternativa liberatoria contro una scienza assolutamente priva di attinenza con le cose reali. Fondamentalmente erano chiamate a confrontarsi sulle questioni riguardanti i confini della rivelazione e della scienza due prospettive diametralmente opposte e con diversi metodi di lavoro; venivano coinvolti nella discussione concetti come esperienza e autorità, ragione e ‘lumen naturale’ e, soprattutto, il concetto stesso di Natura. È probabilmente proprio in questo contesto che l’ermetismo ha offerto il suo più rilevante contributo alla formazione del pensiero moderno. La cosiddetta ‘rivoluzione scientifica’ – e su questo si è oggi tutti concordi – non è infatti scaturita dall’ermetismo, ma non sarebbe certo stata possibile senza la lunga e corrosiva opera di smantellamento, da parte di ermetici e paracelsisti soprattutto del centro Europa, di una scienza costruita sulle dottrine di Aristotele e Galeno ormai di ostacolo ad ogni possibile passo avanti. Mentre i conservatori di tutta Europa, cattolici o protestanti che fossero, dichiaravano impossibile qualunque passo avanti della scienza e consideravano la filosofia peripatetica rispondente addirittura all’ordine divino

‘Ordo Dei est Philosophia quae docetur in Gymnasiis, Scholis et Academiis [...] Dei donum est medicina dogmatica et aliae artes scientiaeque’ (Andrea Libavio, 1615)

 

gli ermetici e i paracelsisti non si stancavano di lottare per la libertà della ricerca:

 

‘Libertatem humani ingenii, Naturae Lumen, discernendi judicandique facultatem, homines hominibus eripere non debent, desiit enim Monarchia Graecorum’ (Oswald Croll, 1608)

 

e di credere nelle potenzialità dell’ingegno umano:

 

Aetas posterior priori amplius erudiendae lavoravit, et ipsae scientiae cum ingeniis crescunt; neque dubium, plura adhuc delitescere in Sapientiae et Naturae thesauris occlusa, sagacium hominum conatibus eruenda, quam quae nostris sensibus sunt pervia (Ibidem).

 

Poiché l’unico dio saggio e misericordioso in questi ultimi tempi ha riversato sull’umanità la sua misericordia e bontà con tanta dovizia, da permetterci di conseguire una conoscenza sempre maggiore e perfetta di suo figlio Gesú Cristo e della Natura, possiamo vantarci a buon diritto di vivere in un tempo felice, in cui Egli non solo ha rivelato quella metà del mondo fino ad ora a noi sconosciuta e celata e ci ha fatto conoscere molte meravigliose opere e creature della Natura mai viste prima, ma ha anche fatto nascere uomini di grande sapienza, che potrebbero in parte rinnovare e condurre a perfezione tutte le arti, ora contaminate e imperfette, cosicché l’uomo possa finalmente comprendere la sua nobiltà e perché sia chiamato microcosmus e quanto la sua conoscenza si estenda sulla natura (Fama Fraternitatis RC, 1614).

                                        

                                                      Marchese  Del SANGRO

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