Tele Gibuti

SUL FINIRE DELL'ANNO


Questo è il periodo dell’anno il cui ritmo incalzante del lavoro rallenta e rimane il tempo, molto spesso in quella parte della notte che prelude all’alba, di tracciare dei semplici bilanci, di fare ordine nei propri pensieri, di ipotizzare scenari e strategie per l’anno a venire. Son cose che tutti fanno più o meno consapevolmente; il 2011 però, non so perché, mi appare un anno decisivo sia a livello personale che collettivo. Una grande tensione si è accumulata, tensione che è il portato di tanti sforzi contrapposti, e tutta questa energia immagazzinata in qualcosa dovrà ben risolversi. Cosa accadrà a livello nazionale in campo politico? Tutte le possibilità sono ancora praticabili. Quali ricadute avrà nella nostra Città l’eventuale cambio di passo che verrà impresso alla Nazione? Riuscirò a dimostrare in campo professionale che le mie idee erano giuste anche se molto ardue? Le combinazioni possibili si incastreranno in modo tale da ricompensare me e i pochi altri che hanno avuto fede e coraggio? La barca è costruita in modo tale da poter navigare bene con il vento contrario ed è indipendente da tutto e tutti, però a volte anche un piccolo buco può trasformarsi in una falla e allora diventa tutto inutile. Se riusciremo a tenere il mare sarà bello salutare con il fazzoletto tutti quelli che sono rimasti a riva non fidandosi del mare grosso e del suo ruggire. Tornerò dall’esilio? E il ritorno dipende da me o dalle possibili combinazioni politiche? Chi vuole il mio ritorno e a quale progetto potrei essere utile? A chi invece farebbe comodo immaginarmi sempre lontano? Certo qui si sta bene e tornare per tornare è un esercizio fin troppo faticoso: aspetteremo, vedremo, valuteremo.