Tequila,Sale+Limone

Diversi? Certo che sì!


Ho seguito i dibattiti di Luxuria dopo la vittoria all’Isola, ho ascoltato la canzone di Povia a Sanremo, ho letto l’intervista di Bolle su Vanity Fair.. ieri sera il clou con Porta a Porta puntata speciale dal titolo: “Diverso da chi?”. Mentre mi godevo lo spettacolo dell’Argentero nazionale che, quando parla, emana sex-appeal ancor più di quando sta zitto, una perplessità si è insinuata nella mia testolina: a cosa dobbiamo questo recente infarcimento mediatico sull’argomento “omosessualità”? Nemmeno la proposta di legge sui DiCo suscitò tanto interesse illo tempore. E una risposta proprio non l’ho trovata. Però una cosa mi è chiara: stiamo qui ad arrovellarci sul contorno della questione senza toccare l’elemento cruciale. Perché in effetti…che l’omosessualità secondo l’OMS non sia più una malattia dal 1992 lo sanno davvero in pochi. Che esistano episodi di omofobia nel nostro Paese non è invece una novità, al pari delle morti sul lavoro, le violenze sulle donne e la crescente xenofobia. Ogni tanto però s’impone una nuova tendenza mediatica. In questo momento fanno molta presa i gay che si redimono e quelli che si pavoneggiano. Perché tanta paura e perché tanta ostentazione? A me sembra tutto davvero troppo. Insomma…possibile che nessuno parli di cosa stia davvero a cuore a noi comuni omo-mortali? A noi che non gridiamo Al lupo!Al lupo! se qualcuno canta di un tizio che era gay ma adesso ha una lei? A me importa soltanto di non essere bollato dalla comunità in cui vivo per le mie preferenze sessuali. A me importa soltanto di poter vivere serenamente con un altro uomo in un condominio qualunque. E non venite a dirmi che tutto questo esiste già. Perchè se la legge non riconosce le unioni di fatto..okay, lo capisco. So di essere nato nel tempio del cattolicesimo e blablabla. Ma quello di cui parlo è la vera accettazione della diversità, che non deve essere imposta dall’alto ma venire dal basso, dall’opinione pubblica. Quando la schiavitù fu abolita negli States ci vollero anni prima che una donna nera sedesse in un autobus. Io sono diverso dalla maggioranza delle persone con le quali vivo, ma dalle quali mi aspetterei di essere preso in considerazione per i miei valori umani, culturali, etici e non per quello che faccio tra le mie lenzuola. La discriminazione è deplorevole, sempre. Che sia razziale, etnica, religiosa o sessuale. Né più, né meno. Essere gay purtroppo non è come il colore della pelle, che è lì sotto gli occhi di tutti. C’è pertanto chi preferisce tenerlo per sé e chi invece lo rende pubblico. Ma un Paese che voglia ritenersi civile dovrebbe garantire – e non per legge porca miseria! – a chi vuole fare coming out la certezza di proseguire la sua vita così com’era fino a quel momento. Chiedo troppo?                 Limone