Terminus Recensioni

Europa Vs The World - Speciale


 Europa vs. The World  Parafrasando quel piccolo capolavoro di Scott Pilgrim e le idee mattacchione di Adolf Hitler, questa è attualmente la situazione generale che il mondo del videogame stà vivendo sulla propria pelle.Ma in che termini? Siamo ancora l'ultima ruota del carro dello sviluppo e della distribuzione? Siamo ancora i grezzi barbari cui lanciare gli avanzi dei banchetti dei patrizi?
Abituati come siamo a confrontarci con date d'uscita spostate di mesi, quando non di anni, rispetto a quelle del Sol Levante, ormai avvezzi al dover leggere che l'uno o l'altro titolo non giungeranno mai nei nostri lidi, potremmo tranquillamente rispondere di si. Ma saremmo crudeli e di scarse vedute nei confronti di una realtà che, invece, è molto più promettente e rosea di quanto non possa sembrare ad un primo sguardo. Mi sveglio ogni mattina gridando dopo lo stesso ricorrente sogno da anni: entro dalla porta dell'ufficio col vento che mi muove i capelli, al posto di Giova c'è Stacy Keibler che, con voce suadente e roteando un perizoma mi dice che Shonen Jump Superstars è appena arrivato per essere provato e recensito, e mi chiede se voglio farlo prima o dopo la partita del mattino a FF7: Before Crisis.
La realtà è che però, purtroppo, tutto ciò rimarrà confinato alla mia sfera onirica, vuoi perché Stacy al momento è impegnata, vuoi perché per buona parte delle multilicenze giapponesi che adoro qui in Europa sono state gestite in maniera totalmente insensata.Ma è davvero così grave? E'davvero così tragico esser costretti a rinunciare all'ennesimo spin-off dei Pokémon o alla nuova versione del simulatore di macchine americane che corrono dentro a stupidi ovali?Oh, suvvia, no.Non lo è perché negli ultimi anni l'Europa ha alzato la testa, e l'ha fatto col piglio tipico del Vecchio Continente, lo stesso che ci ha sempre reso capaci di riprenderci da ogni calamità nel corso dei secoli. L'abbiamo alzata prima per la distribuzione, pareggiando i tempi di pubblicazioni a quelli a stelle e striscie. Ma anche e e soprattuto nel settore più duro, la produzione.
Abbiamo messo in piedi software house più piccole ma più professionali delle major Americane, abbiamo creato titoli molto meno d'effetto ma molto più creativi di quelli Giapponesi, abbiamo capito quali sono i campi su cui sfidare le superpotenze mondiali per non essere spazzati via. Talvolta abbiamo vinto, talvolta abbiamo dovuto ricominciare tutto daccapo, guarire le ferite e riprovarci, e lentamente ci siamo ripresi l'onore che ci spetta, dopo gli anni di buio intervallati solo dagli sporadici fuochi di artificio di una Ubisoft ormai più extraeuropea che mai.E forse proprio chi ha dovuto rialzarsi dopo una pesante sconfitta per tornare più forte, rappresenta l'esempio più bello. Reality Pump, quasi distrutta dall'insuccesso del primo Two Worlds (insuccesso coadiuvato anche dalla stupidità della stampa del tempo, che lo voleva come la risposta europea ad Oblivion) e lentamente risorta dopo il cambio di target e direzione del secondo capitolo; Cd Project, che vide il proprio capolavoro, The Witcher, essere recepito da pubblico e critica con iniziale freddezza per poi essere battezzato come il miglior esempio di Gdr occidentale pubblicato da anni; Avalanche Studios con il suo Just Cause e le sue tonnellate di promesse non mantenute e difetti, tutti corretti e resi anzi punti di forza nel suo successore. E così tanti, tanti altri. Triumph, Black Hole, Frozenbyte, chi più ne ha più ne metta.E allora basta lamentarsi, basta piangere per le occasioni sprecate, basta guardare il prato del vicino, che vi denuncia per stalking sennò. Accontentiamoci di quello che abbiamo nei nostri negozi, accontentiamoci di poter infilare un nuovo disco nella nostra console o nel nostro pc nello stesso momento in cui lo stà facendo un grassottello bambino americano o autraliano. Perché a Trine 2 ci abbiamo giocato prima noi vecchi Europei, ed in questo momento, ad Osaka, un bel trentenne giapponese si sveglia gridando, dopo aver sognato di entrare dalla porta dell'ufficio e...
Neil