Storia di un Orso

Iubar, il Dio di Smeraldo


Oggi parliamo di fantasie assurde e deliranti, tanto per staccare un po’ ed evadere nella fantasia. Tanto per limitare lo stress e illudersi che a volte i sogni hanno qualcosa a che fare con la realtà, o che la realtà non fa poi così schifo come sembra.Poi torneremo belli intruppati al nostro senso pratico, alla nostra razionalità (chi ce l’ha, naturalmente), al nostro far finta di essere giudiziosi, maturi e saggi (da sganasciarsi….).Così oggi parlo di alcune delle mie fantasie più deliranti.Forse avrete sentito parlare anche voi della vita della scrittrice francese romantica George Sand. Era un tipo strano, si sa.Ufficialmente cattolica, ma con strane tendenze neopagane, come capita non di rado ai cattolici moderni, e forse non solo a loro.Da bambina, si inventò un Dio immaginario, da adorare e pregare come qualsiasi altra divinità di questo mondo.L’aveva chiamato Corambé, un nome che non significava niente, ma che le venne spontaneo nella sua mente di bambina. Diceva che era un Dio più concreto e materiale del Dio dei cristiani, ma più spirituale degli Dei olimpici. In pratica, era un Dio pagano-cattolico. Aveva approntato per lui un altarino con tanto di candele, nel bosco.Corambé era un Dio dei boschi e della Natura, da quel che ho potuto capire.Quando lo venni a sapere, ritenni che, come aveva potuto farlo lei, lo potevo fare anche io, dato che avevo le stesse tendenze cattolico-pagane.Inventai così Iubar, il Dio di Smeraldo.Lo inventai sul modello di Bes, il Dio nano dei sogni, divinità molto popolare nell’antico Egitto, ma di probabile origine mediorientale.A differenza di Corambé, il suo nome ha un significato ben preciso. Iubar infatti è una parola latina che significa “splendore”, ed ha una curiosa somiglianza con il nome della mitica città araba di Ubar, più nota in Occidente con il nome di Irem “dalle cento torri”, e di cui si parla ne “Le Mille e Una Notte”, come di una città favolosa e piena di ogni sorta di ricchezze, persa fra le sabbie del deserto, da cui riemergerà solo nel Giorno del Giudizio, poiché non è permesso agli uomini vivere in paradiso già su questa terra.Di recente, si sono potute scoprire le rovine di Ubar nel deserto dell’Arabia meridionale, grazie ad alcune fotografie fatte da satelliti, e si è potuto dimostrare che non era solo un mito, dato che persino gli autori classici parlano di essa come di un luogo reale, un centro di proficui scambi commerciali, e quindi una città molto ricca, improvvisamente distrutta da una catastrofe: il crollo dell’intero centro nel sottosuolo, che l’ha distrutta in pochi istanti, e che è passata alla tradizione come una sorta di punizione divina.Iubar quindi è un Dio di sapore orientale, e ha tutta la sensualità e la fisicità dell’oriente.Il suo corpo è verde, o meglio è avvolto da una tenue luce verde pallido, la sua carne sembra smerigliato vetro di acquamarina, e la sua corta barba senza baffi è di un verde smeraldo intenso e brillante (a volte invece porta i baffi alla Franz Josef, che si uniscono alle basette in due strisce di barba, mentre il mento è rasato).Ha l’aspetto di un uomo basso e massiccio, tozzo, e completamente nudo. Il suo volto rotondo ha due occhi come ovali allungati che ricordano gli occhi delle divinità numeriche, ma sono di un uniforme rosso scarlatto, privo di pupille. I suoi occhi sembrano finestre infuocate.La sua testa è pelata, e i suoi orecchi hanno i lobi allungati, da cui pendono lunghi orecchini fatti di cilindri e triangoli d’oro e di giada.Tatuaggi a forma di arabeschi, di sfumature che vanno dall'azzurro ciano al viola più intenso, si intersecano sulle sue membra, sulla schiena ampia, sulle braccia e sulle gambe tozze e possenti.Cerchi d’oro verde cingono i suoi polsi e le sue caviglie, e una collana d’oro verde e di smeraldi gli pende dal collo, con il suo simbolo mistico: un triangolo isoscele intersecato da una falce di luna, simbolo di mistero e di magia.Ed Egli infatti è il Dio del mistero, della magia, della follia e della stravaganza, di tutti coloro che escono dagli schemi e dalle convenzioni, quindi è anche il Dio dei poeti, degli anticonformisti e anche dei gay.Non per niente un tempo in Francia il verde era il colore dei gay, cosa che è  rimasta nel termine “balletti verdi”, per indicare storie di intrallazzi di prostituzione gay ad alto livello.Iubar, quindi, il cui nome indica lo splendore, è la luce nella notte di chi si sente solo perché è diverso o incompreso.In fin dei conti Iubar ha un nome che ha un significato non lontano da quello di Lucifer, il “portatore di luce”, l’Angelo caduto per troppo orgoglio sulla Terra, e divenutone il principe.Una certa associazione c’è, indubbiamente, anche se io sono molto lontano dal Satanismo.Iubar forse ha qualche parentela con il Serpente Antico che, come abbiamo visto nei precedenti post, non è quella figura negativa e nemica che si è voluto far credere.La Luce implica la Conoscenza, e un Dio il cui nome richiama la Luce, appare inevitabilmente come portatore di Conoscenza, in questo caso di superamento dei pregiudizi e dell’ignoranza nei confronti del “diverso” di qualsiasi genere esso sia.Dovevo renderlo un personaggio fisso di una serie di storie a fumetti, in cui compariva come mentore spirituale del protagonista nel suo viaggio verso l’Ignoto, ma naturalmente è rimasto tutto a livello di progetto, come al solito.E chi ce l’ha il tempo per fare una serie di storie a fumetti? È già tanto se riesco a trovare il tempo per fare un singolo disegno…..Vabbé, che Iubar mi aiuti…. Chissà che un giorno non riesca a farci qualcosa, delle mie fantasie.