I 62 giorni di Garibaldi e il saccheggio di Napoli - di GIUSEPPE RESSAGaribaldi, il 7 settembre, entrò a Napoli appena 17 giorni dopo essere sbarcato in Calabria, seduto comodamente in treno, senza sparare un colpo, con pochi uomini al seguito (il resto ...delle camicie rosse giunse il giorno 9); dopo l’arrivo alla stazione si formò un corteo di dieci carrozze che attraversò la Capitale. Un severo giudizio sulla " grandezza militare " della spedizione del Nizzardo fu espresso anche da uomini che avevano condiviso con lui l’impresa, come Maxime Du Camp che parlò[231] di "passeggiata militare, stancante è vero, ma senza rischio alcuno " e di Agostino Bertani che le definì "facili vittorie ” causando l’ira di Garibaldi nelle sue memorie[232] ; "Oggi va riconosciuto con Jaeger che "... a Francesco II non mancavano argomenti per sostenere che il nemico Garibaldi non era arrivato a Napoli con mezzi leali, spada contro spada, petto contro petto, bensì soltanto grazie ad un’incredibile serie di voltafaccia, di cambiamenti di campo, di vigliacche fughe dei capi militari, di vendita delle proprie navi da parte di comandanti della marina, e ancora di abbandoni dei soldati al loro destino e di inconcepibili dimostrazioni di incompetenza”[233] Le accoglienze furono entusiastiche ma secondo alcuni questo non dovrebbe far pensare acriticamente ad un appoggio incondizionato per diversi motivi: nelle manifestazioni c’era la regia occulta degli agenti piemontesi che da mesi si erano infiltrati a Napoli e, tramite Liborio Romano con i suoi camorristi, avevano mobilitato a pagamento (si dice 24 mila ducati) "la feccia della popolazione che imprecava con orribili urli”[234] mentre il resto degli abitanti se ne stava rinserrato in casa.
Come ti saccheggio la Capitale, I parte
I 62 giorni di Garibaldi e il saccheggio di Napoli - di GIUSEPPE RESSAGaribaldi, il 7 settembre, entrò a Napoli appena 17 giorni dopo essere sbarcato in Calabria, seduto comodamente in treno, senza sparare un colpo, con pochi uomini al seguito (il resto ...delle camicie rosse giunse il giorno 9); dopo l’arrivo alla stazione si formò un corteo di dieci carrozze che attraversò la Capitale. Un severo giudizio sulla " grandezza militare " della spedizione del Nizzardo fu espresso anche da uomini che avevano condiviso con lui l’impresa, come Maxime Du Camp che parlò[231] di "passeggiata militare, stancante è vero, ma senza rischio alcuno " e di Agostino Bertani che le definì "facili vittorie ” causando l’ira di Garibaldi nelle sue memorie[232] ; "Oggi va riconosciuto con Jaeger che "... a Francesco II non mancavano argomenti per sostenere che il nemico Garibaldi non era arrivato a Napoli con mezzi leali, spada contro spada, petto contro petto, bensì soltanto grazie ad un’incredibile serie di voltafaccia, di cambiamenti di campo, di vigliacche fughe dei capi militari, di vendita delle proprie navi da parte di comandanti della marina, e ancora di abbandoni dei soldati al loro destino e di inconcepibili dimostrazioni di incompetenza”[233] Le accoglienze furono entusiastiche ma secondo alcuni questo non dovrebbe far pensare acriticamente ad un appoggio incondizionato per diversi motivi: nelle manifestazioni c’era la regia occulta degli agenti piemontesi che da mesi si erano infiltrati a Napoli e, tramite Liborio Romano con i suoi camorristi, avevano mobilitato a pagamento (si dice 24 mila ducati) "la feccia della popolazione che imprecava con orribili urli”[234] mentre il resto degli abitanti se ne stava rinserrato in casa.