Da Napoli a Palermo

Il Regno Duosiciliano non utilizzava la cartamoneta. Il Piemonte invece utilizzava la cartamoneta


"L’invenzione del Mezzogiorno. Una storia finanziaria" edito da Jaca Book, di Nicola Zitara Il titolo originariamente era “L’unità truffaldina”. Il libro parla di un  della storia economica italiana chiamata “corso forzoso”. Nicola Zitara impiegò anni ed anni a scriverlo, a raccogliere i dati, i libri, le informazioni che gli servivano. Spediva regolarmente amici e parenti nelle biblioteche più fornite per avere copie di libri introvabili. "Una volta - ricorda sua figlia Lidia -  acquistammo un volume dall’Argentina". In quegli anni, Nicola Zitara ha messo insieme i tasselli del mosaico:  e con i dati raccolti ha dimostrato inequivocabilmente – e ci terrei che qualcuno provasse a dire il contrario – che il corso forzoso imposto dal Regno sabaudo  ha di fatto mandato in rovina l’economia del Sud.Prima dell'annessione Il Reame delle Due Sicilie aveva uno stato finanziario florido e una economia avanzata, tanto che Napoli era la terza potenza mondiale. La prima cattedra di economia politica fu istituita proprio a Napoli sotto il regno Borbonico. Il Regno Duosiciliano non utilizzava la cartamoneta, ma occasionalmente emetteva delle fedi di credito che valevano il cambio in monete d’oro o d’argento per l’importo nominale. Se c’era scritto mille, erano mille. Il Piemonte invece utilizzava la cartamoneta e aveva una minima riserva aurea, di uno a tre (esisteva quindi una sola quantità d’oro per tre dichiarate).Dopo l’unità d’Italia fu imposto alle banche del Sud di non convertire le fedi di credito e le banconote in oro, determinando di fatto la fine dei commerci e l’impoverimento che tutti conosciamo.Studiata la storia finanziaria e le politiche economiche del regno d'Italia prima e dell' Italia repubblicana poi che su questo aspetto ne è stata la continuità  "...mio padre vedeva una soluzione dei problemi del Sud solo ed esclusivamente al di fuori dell’Italia e dell’Europa." annota Lidia Zitara e conclude:"L’unità d’Italia è sì unaputtanata: è stato unendola che la si è divisa."