Da Napoli a Palermo

COME SI FECE A FAR FALLIRE DELLE INDUSTRIE SICILIANE – testimonianza Michela Rinaudo.


 Mio marito è stato dipendente del Gruppo E.S.P.I. (ENTE, SICILIANO, PROMOZIONE, INDUSTRIE) per ventidue anni, per l’esattezza  dal 1963 al 1983. Oggi sopportare oltre non posso le offensive falsità che ci raccontano i padani...cioè, che loro sono ricchi perché sono onesti e laboriosi e noi siciliani siamo poveri,disperati e disoccupati perché siamo disonesti, lavativi e senza voglia di lavorare!E’ perciò che voglio raccontare come fu che scomparvero alcune fabbriche siciliane... Nel campo dei dolciumi: la DAGNINO, FU AFFOSSATA  per mandare avanti in tutta Italia Motta e Alemagna.Ma andiamo per ordine presentandovi prima di tutto il gruppo delle fiorenti aziende in Sicilia che scientemente si fece in modo di far fallire perché il gruppo industriale nel settentrione non avesse la concorrenza : la CARTIERA DI FIUMEFREDDO (CT), L’AERONAUTICA SICILIANA, il COTONIFICIO PARTANNA MONTELLO, L’ESA POLIGRAFICO DI BRANCACCIO E, appunto la DAGNINO famosa per cornetti e i panettoni...Tutte, imprese  Palermitane.  La strategia dell’affossamento l’ho vista in diretta giacché mio marito era  operaio macchinista addetto alla stampa nell’Esa Poligrafico, e mio cugino lavorava alla Dagnino e un altro ancora nell'Aereonautica Siciliana... Bene, una ad una, queste aziende, col benestare dei politicidella vecchia D.C. e la complicità dei sindacati, sono fallite tutte quante!Vi spiego la strategia parlando con certezza delle due aziende  di cui ho testimonianza diretta:l'ESA sita a Brancaccio ( zona Industriale)  fu fusa con l'IRES di Partanna Mondello,per diventare – dissero- più grande, imponente, con nuovi e moderni macchinari.L’impresa si indebitò fino al collo in nome di questo salto in avanti. E però  non le fu dato, a l’Esa, di trarne profitto dato che, come racconta mio marito, per dieci anni i nuovi dirigenti della ditta settentrionale lasciavano nell’ozio gli operai in quanto tutto il lavoro veniva dirottato nelle grandi industrie del Nord. Quanto alla Dagnino, veniva ORDINATO ai dipendenti di bruciare i panettoni poiché con la produzione dei panettoni milanesi della Motta e Alemagna, c’era un eccesso di panettoni in giro.A questi stabilimenti, divenuti così improduttivi, fu imposto la chiusura e molti operai preso i soldi di fine rapporto e divennero disoccupati.Mio marito invece li rifiutò, volle rimanere in cassa integrazione per due anni; dopo di che, la RESAIRS gli procurò una nuova occupazione all' ufficio protocolli dell'università di Palermo, dove continuò a lavorare tranquillamente per altri 13 anni, fino alla pensione.Ecco la strategia con cui  "facendo passare “pri lagnusi e lavativi” la gente del sud si impedisce ad essi di emergere con le proprie imprese.  E questo non è tutto... quando gli operai scioperavano perché volevano le commesse per lavorare, i sindacati complici rispondevano loro :"Di cosa vi lamentate, se vi pagano  senza lavorare"...mentre loro, i sindacati, probabilmente intascavano mazzette per far stare zitti gli operaiaffinché la strategia andasse a buon fine : fallimento per improduttività in Sicilia, aumento di produttività negli stabilimenti settentrionali. Un ultima postilla che dovrebbe convincere tutti i siciliani a non comprare più dolciumi e  non solo dolciumi, dalla Motta e Alemagna: sono quasi due anni, esattamente da quel 1 dicembre 2009,  che ho disgusto a mangiare un qualsiasi panettone, soprattutto il Motta, se si aggiunge che la polizia ha accertato che le cosine nere trovate in mezzo, non erano residui di uva passa ma escrementi di topo! … solo a pensarlo vomito Eppure queste schifezze che grondano disonestà e cattiva igiene continuano ad essere vendute...invito a leggere quest'altra notizia , lo stupro che dura da 150 anni: http://blog.libero.it/BRIGANTESEMORE/10634387.html