Creato da pamelagrazia il 06/07/2011
fatti e storia di popoli che mai furono "Sud" di alcuno.

Riflessioni

- In tempi di menzogna universale, dire la verità è già un atto rivoluzionario (Georges Orwell) 

- La mia non è che una voce che sussurra nel silenzio dell'ignoranza. Il mio nome è CONOSCENZA.

- la storia non è un alibi bensì uno strumento per costruire il futuro.

 
 

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Il Reame delleDue sicilie aveva le carte in regola per affrontare le sfide dell'Europa industrializzata.

Post n°56 pubblicato il 29 Settembre 2011 da pamelagrazia
 

Questa fotografia è la prova che il sud non fosse arretrato ma che aveva una sua economia ed un suo processo di industrializzazione importante in atto. Questa è Salerno, prima dell'unità d'Italia il polo tessile piu importante della penisola e secondo in Europa tanto che la città fu soprannominata la Manchester delle Due Sicilie. Oggi tutto quello che vedete nella foto non esiste piu'. Grazie "liberatori " subalpini, grazie ascari  meridionali servi della cospirazione e delle sette venduti e svenditori della Patria dei vostri padri  che avete acconsentito a che tutto ciò accadesse.

 

 
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La cuffia del silenzio: una menzogna colossale

settembre 11, 2011 di zancleweb

La storia ci insegna, che l'opinione pubblica, influenzata da false verità, viene fuorviata a pensare, tutto e il contrario di tutto sul loro governante.

Così  accadde(...a ) Ferdinando II di Borbone.

Fu accusato di essere un despota, un massacratore del popolo, il nemico della civiltà senza ritegno ne dolore, ne rimorso di coscienza d'avanti agli uomini o d'avanti a Dio. (...) sarà ricordato il Re bomba per i fatti di Messina: quale peggiore onta per un sovrano, essere il macellaio dei suoi stessi figli.

Ma la storia, quella fatta dalla gente onesta, è sovrana (...) dirà ben altro di lui.

Quella storia, la lotta senza quartiere, costruita a tavolino da una accozzaglia di lestofanti: Cavour, Mazzini, Medici, Bixio e numerosi altri, hanno creato un mostro ricoprendolo di infamia.

Lasciamo adesso che i fatti prendano il loro verso.

Lasciamo che i testimoni degli stessi misfatti, ricordino e testimonino loro stessi, di cosa hanno contribuito a fare, sul conto di una nazione preda del furore, di una setta, chiamata società. Sia durante gli anni del "Risorgimento" che successivamente, anche decine e decine di anni dopo l'avvenuta unità, si continuerà in maniera fallace, ad affermare cose mai accadute e stragi mai realizzatesi, se non nei progetti dei mistificatori, i veri barbari di una nazione nata sulla menzogna.

Un veloce resoconto di documenti, fa comprendere cosa sia stato perpetrato sull'onore di un padre della patria, e sulla memoria di questo grande ed illuminato sovrano, rispetto a un regno, quello duo siciliano, mai più ritenuto nazione (...) 
 In quegli anni, fu fatta girare per i regni di tutta Europa, l'insulto peggiore, da esecrare verso uno Stato da ritenersi tale: passavano nelle cronache dei giornali dell'alta Italia, della Francia, Inghilterra, Belgio e Prussia, gravi colpe addebitate sopra la testa di Ferdinando II di Borbone.

Essi commentavano intrisi di una falsa retorica, spergiuro politico, strumento diffamatorio sul conto di un esercizio sistemico alla tortura dei prigionieri, cosi detti politici, quella della famosa tortura della Cuffia del silenzio. Uno strumento questo, attribuito alla mente perversa di un sovrano e dei suoi attendenti, spingevano le folle, a chiederne la testa, come ai tempi della più famosa rivoluzione.

Ecco cosa dicevano e scrivevano i diffamatori: dalla fonte, edita da Dimarzo Francesco nel 1868, intitolata: Dei cinque Regni d'Italia Voi II, pp. 208 - 209
"Frattanto la stampa dell'alta Italia e quella di Francia e quella di Inghilterra che già ligia alla rivoluzione, allora era stata comprata dal Piemonte, corrotta da Don Neri Corsini mercè il prezzo di 800.000 franchi; più che più si affaccendavano nell'opera di diffamazione del governo borbonico. Era un diluvio di spudorate menzogne, cui l'armento degli uomini aggiustava tanto maggiore fede per quanto erano esse più stolte e però non venivano confutate. Parlavansi di supplizzi occulti, di orribili strumenti di tortura; ritornavonsi sopra, una già sburgiadata calunnia di certa Cuffia di silenzio, di una sedia angelica o di un trapano ardente.( 1) Quando questa atroce calunnia corso per Europa il Governo Napoletano la smentiva producendo testimoni: due Gentiluomini stranieri un Polacco ed un colonnello Prussiano che trovavansi in Palermo, ai quali fu dato di entrar soli nel carcere dove stavano i complici del moto del Bentivegna ed i quali interrogati sul modo onde erano trattati, risposero che nulla avevano a dolersi e che stavano sotto la giurisdizione del magistrato e non della polizia.

Ma più che questa testimonianza, valse a sbatter la calunnia una dichiarazione ultroneamente pubblicata in tutti i giornali di Francia e del Belgio dal Signor Moreau Christophe, ispettore generale delle prigioni di Francia il quale, attestava che quella calunnia non aveva neanche il pregio dell'invenzione perocché, fra gli strumenti di tortura che sono nella Torre di Londra, egli vi avesse veduto la cuffia di silenzio, affatto simile al disegno prodotto dai giornali piemontesi.

Se si commenta a qual principe servisse, il Signor Moreau e all'epoca in cui pubblicava la sua smentita l'anno cioè 1856, quando rompevansi i rapporti diplomatici con Francia, si vedrà anche meglio quanta fosse la sincerità di quella dichiarazione.

Posteriormente il Dottor Raffaeli di Palermo , vantavasi in una sua lettera pubblicata dal Corriere Mercantile di Genova, di aver egli inventato quella calunnia per servir la causa della rivoluzione la caduta della dinastia Borbone , cioè e l'avvento della repubblica al pari di Francia 70 anni prima).

E chi mai dopo gli avvenimenti del 1860 ha osato dire di essere stato sottoposto alla tortura?

Nel 1861 poi il Corriere Siciliano, pubblicava che nei sotterranei della fortezza di Castellamare, si erano trovati gli stromenti di tortura suddetti. Ma è egli possibile che le regie armi che nel giugno 1860 uscivano da quella fortezza senza lasciarvi neppur chiodo, vi lasciassero gli stromenti di tortura che venendo nelle mani della rivoluzione, sarebbero stati il più terribile argomento contro la monarchia Borbonica?

Ed il Governo di Piemonte non avrebbe con gioia fatto tesoro di questi stromenti ,trovati dalle sue genti e non avrebbe fatto constatarne solennemente dal magistrato il ritrovamento per denunziarlo all'Europa civile?

Avrebbe usato discrezione con chi sì crudelmente cacciava di sedia.

E questa calunnia destava in processo l'avidità speculativa di certo dottor. Noni saltimbanco medicale e politico, il quale fabbricando istrumenti di tortura come quelli dei quali aveva letto, gli esponeva a Londra con clamorosi manifesti . Ma la calunnia era già vieta e confutata troppo. Però nessuno rispose allo invito del ciarlatano piemontista, la onde costui il 22 settembre 1863 vuoi per delusione, vuoi per rimorso suicidavasi."


Come certifica la fonte, edita nel 1868, la calunnia della cuffia silenziosa e di tutti gli altri strumenti di tortura, era stata smascherata, e rivelata, in una tornata del parlamento italianoi, presso la Camera dei Deputati. Eccone la fonte, edita da Paolo Mencacci nel 1891, intitolata: Memorie documentate per la storia della rivoluzione italiana, vol. IV. P. 124
La migliore confutazione a codeste sole romanzesche, inventate dagli scrittori e vendute alle "sette" viene data dal Dottor Giovanni Raffaele, siciliano, Deputato del Parlamento di Torino, il quale nella Camera stessa (tornata del 16 luglio del 1864) confessa e rivela, di essere egli l'inventore della famosa Cuffia del silenzio e delle torture di Sicilia.
Sulla stessa lunghezza d'onda, si allineano le affermazioni, riportate nella raccolta delle rivelazioni, edite, dallo stabilimento di Amenta nel 1863, intitolate: Rivelazioni storiche della rivoluzione dal 1848 al 1860, vol. unico, pp. 307 - 310
Era con tali modi e con tali perfidi arti che la cuffia del silenzio, come si chiamò questo strumento, fece il giro di certi giornali, e ne riempì le loro colonne, prestando argomento alle loro declamazioni. Ibidem- In Sicilia, in riferimento al nuovo strumento di tortura la Cuffia del silenzio. A tale oggetto il Giornale Officiale, dice che il De Medici, su cui si disse essere stato applicato questo nuovo mezzo di tortura non esiste, non è mai esistita.
Ma la propaganda dei cospiratori  nel meridione d'Italia, cerca di giustificare, sopra ogni rivelata evidenza, una menzogna svanita nelle stanze della Camera dei Deputati, ma ancora viva e manifesta, negli archivi dei giornali che costantemente adesso, davano forza all'obrobrio per non giustificare la rivolta dei Briganti.

Guerra civile in vero, limitata politicamente nelle insegne, lordate pubblicamente, dell'altra propaganda, che ancora cacciava, incarcerava e sommariamente giustiziava per non offuscare il sogno dei mille, e di chi voleva assolutamente credere a quella impresa.

Antonio Zobi, recuperando le menzogne, giustificandole come vere, le registrava in una sua opera, intitolata: "Saggio sulle mutazioni politiche avvenute in Italia", stampandone il contenuto nel 1870, vol. I, p. 297 eccone un breve stralcio.
Anche l'applicazione della Cuffia del silenzio, l'abbiamo rivelata dai documenti originali, veduti nell'archivio del predetto Dicastero, dal quale pur si ricava, come alcuni resistenti a quella orribile tortura, erano quindi rinchiusi in sacchi e tuffati in mare, nella parte più recondita del golfo palermitano per renderli docili ed accusarsi nei costituti cui erano in seguito sottoposti.
L'importanza storica di queste memorie, dimostra come, molti anni dopo l'avvenuta unità, la Nazione Italia, tacesse la verità al popolo, quando le Istituzioni ne erano oltremodo informati della colossale messa in scena.

Essi non solo, non fecero nulla per impedire la divulgazione di false attribuzioni, verso uno stato che di fatto non esisteva da dieci anni, ma rincaravano la dose, moltiplicando gli imbrogli e perseguitando chi osava rivelarli alla opinione pubblica. I suoi delatori, forti di una fornita biblioteca e legittimati nell'opera persecutoria, avanzavano ipotesi che diventavano certezze.

E quando alcuni bene informati, incominciarono a segnalare le menzogne, smascherate nel più alto degli scanni dell'Italia, c'erano subito altri sbirri che rinnegavano anche l'evidenza. Così non ce da sorprendersi, quando si leggono le pagine di Giacomo Oddo, quando nel 1863 scriveva a p. 31 e successivamente nella ristampa del 1865 scriveva consapevole: la tortura dei secoli barbari, tutte stanno nelle mani del Maniscalco per tormentare le povere vittime, per costringerli a rivelare i compagni, per spingere l'innocente stesso a confessarsi reo di alto tradimento, onde cessar così di soffrire il bastone, o la cuffia del silenzio o la pena di essere ravvolto in un sacco e poi tuffato e rituffato in mare.

Alessandro Fumia

 
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QUELLO CHE LA SICILIA HA DATO ALL' ITALIA E AL MONDO, di Santi Correnti

Post n°53 pubblicato il 21 Settembre 2011 da pamelagrazia
 

So bene che molti, alla domanda "Che cosa ha dato la Sicilia all'Italia e al mondo?",
risponderebbero che la Sicilia "ha dato la mafia", perché purtroppo la nostra terra, in Italia e nel mondo, è conosciuta soltanto per questo aspetto negativo, data l'enorme insistenza con cui si parla di questo problema sui giornali, nella radio, e nelle TV di tutto il mondo, ignorando, spesso volutamente, che
la mafia non è nata in Sicilia, ma nella Spagna, dove già nel 1412 esistevano a Toledo le "Onorate società"; la Spagna ha importato la mafia nei suoi domini italiani, non solo in Sicilia e nell'Italia meridionale (con la camorra a Napoli, con la 'ndràngheta in Calabria, e con la onorata società inSicilia),

ma anche in Lombardia, come clamorosamente dimostrano i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, che descrivono la società lombarda del Seicento come una società mafiosa completa in lutti e tre i suoi livelli (al livello di base con don Rodrigo, al livello medio con l'Innominato, e al livello di "cùpola" con il Conte-zio) e in tutti i suoi aspetti, con i killers che allora si chiamavano "bravi", con i confidenti come Egidio, l'amante della "Monaca di Monza", e con i "coinsigliori" come l'avvocato Azzeccagarbugli), e perfino con il linguaggio tipico della mafia, come avviene nel capitolo Vili, quando i bravi di don Rodrigo, dopo la "notte degli imbrogli" e il mancato ratto di Lucia, intimano al console del villaggio di non fare rapporto alle autorità su ciò che era accaduto, "per quanto aveva cara la speranza di morire di malattia".


La Sicilia, fortunatamente, ha dato ben altro all'Italia e al mondo nel corso dei secoli, e con apporti positivi in ogni campo,
perché all'Italia ha dato perfino il nome, che deriva dalla parola siciliana Vilulia, che indicava "la terra dei vitelli", cioè la fascia costiera jonica che va da Taormina a Messina, dove secondo la tradizione mitologica venivano allevati i vitelli sacri al dio Sole, come sappiamo dall'Odissea di Omero, e dal "Problema bovinum" che Archimede propose ad Eratòstene di Cirene nel III secolo a. C, per sapere di che colore fossero i vitelli sacri al dio Sole; e l'espressione originaria di Vitulia si tra sformò in Italia
perché, come ci attestano i grammatici latini Pompeo Pesto e Varrone
, le antiche popolazioni della Penisola chiamavano "itali" i vitelli; e la nuova denominazione geografica varcò lo Stretto di Messina, e risalì la Penisola fino alla Val Padana, facendo scomparire le vecchie denominazioni geografiche di Esperia, Ausonia, Nettunia, Saturnia, Enotria e Vulcania; e "la prova del nove" di quanto da noi asserito sia nel fatto incontrovertibile che l'unico degli 8103 comuni italiani che
porti il nome di Itala si trova proprio nella fascia costiera siciliana che va da Taormina (il cui nome deriva appunto da "toro": e in latino è "Tauromoenium") a Messina, nella "terra dei vitelli" cantata da Omero e indagata da Archimede.

Vediamo ora, brevemente, i principali contributi dati dalla Sicilia al progresso, nei vari campi dell'attività.

NEL CAMPO ARTISTICO E CULTURALE
- il pittore Antonello da Messina nel '400, autore dell'Annunziata, che è considerato unanime mente come il ritratto più femminile del mondo; e, in tempi più recenti, i pittori Giuseppe Scimi da Zafferana Etnea, Francesco Lojacono da Palermo e Renato Guttuso da Bagheria; i musicisti Alessandro Scarlatti da Palermo, Vincenzo Bellini da Catania (che Wagner ha giudicalo autore "della più pura melodia che sia mai sgorgata da cuore umano") ed Enrico Petrella da Palermo;
- -gli scultori Benedetto Civiletli, Mario Rutelli, Giacomo Serpotta, Ignazio Marabitti, i Gagini, Ettore Ximenes;

e in tempi più recenti Enzo Assenza da Pozzallo (Ragusa), Emilio Greco da Catania e Francesco Messina da Linguaglossa (Catania);
- gli architetti Feace da Agrigento nel periodo classico; Matteo Carnelivari da Noto nel Quattrocento;

Filippo Juvarra da Messina nel Settecento, ed Ernesto Basile da Palermo ai
nostri tempi;
- i drammaturghi Epicarmo da Siracusa, che creò la commedia prima di Aristofane; e Luigi Pirandello da Agrigento, che ha rinnovato il teatro moderno, ed è stato insignito del Premio Nobel nel 1934;
- i registi cinematografici Nino Martoglio, creatore del neorealismo già nel 1914; Frank Capra, 4 volte Oscar; e ai nostri giorni Giuseppe Tornatore;
- gli attori Giovanni Grasso e Angelo Musco da Catania; e le attrici Virginia Balistrieri da Trapani, Tina Di Lorenzo da Noto, Mimi Aguglia da Palermo, e Rosina Anselmi e Marinella Bragaglia da Catania;
- i poeti come Cielo d'Alcamo, Jacopo da Lentini, Antonio Veneziano da Monreale, detto "il siculo Petrarca"; Giovanni Meli da Palermo; Nino Martoglio da Belpasso e Salvatore Quasimodo da Mòdica Premio Nobel 1959;
- gli scrittori Giovanni Verga, creato senatore nel 1920; Luigi Capuana, caposcuola del verismo in Italia; Federico De Roberto, autore de "I viceré", e Giuseppe Tornasi di Lampedusa, autore de "II gattopardo"; il critico letterario Luigi Russo da Dèlia (Caltanissetta) e il critico d'arte Stefano Bòttari da Fiumedinisi (Messina).

NEL CAMPO FILOSOFICO
- Empédocle da Agrigento, che nel V secolo a. C. espresse per primo il concetto intellettuale di Dio;
- Gorgia da Lentini, creatore della dialettica, e padre della sofistica, con la sua conturbante arte oratoria;
- Michelangelo Fardella da Trapani, che fece conoscere Cartesio in Italia, e ispirò a Leibnitz il concetto di "mònade", affermando la base immateriale della materia;
- Giovanni Gentile da Castelvetrano (1875-1944) riformò la dialettica hegeliana, e creò l'attualismo, che afferma l'auto educazione dell'uomo, nei tre stadi di arte, religione e filosofia;
- Simone Corleo da Salemi (1823-1891), professore di Filosofia all'Università di Palermo, nel 1889 creò il primo laboratorio di Psicologia sperimentale in Italia;
Angelo Sacheli da Canicattì (1890-1946), professore all'Università di Messina, fu il fondatore della "pedagogia metafisica", e nel 1939 fu premiato dall'Accademia dei Lincei.

NEL CAMPO STORICO
- Timeo da Taormina, del IV-III secolo a. C, fu il primo ad ancorare il racconto storico al computo cronologico delle Olimpiadi;
- Diodoro Siculo da Agira, nel I secolo a. C, fu il primo storico a tentare una Storia universale, con i 40 libri della sua Biblioteca storica;
- Rocco Pirri da Noto (1577-1651) con la sua opera Sicilia sacra, pubblicata a Palermo nel 1630, precorse di tredici anni gli sludi di storia ecclesiastica in Italia di Ferdinando Ughelli, che è erroneamente considerato il fondatore di questi studi in Italia;
-Rosario Gregorio da Palermo (1753-1809) ha dimostrato, già nel 1798, che la
narrazione storica deve basarsi unicamente sui fatti documentati, e non sulla personale interpretazione dello storico;
- Michele Amari per il Medioevo siciliano;
- Gaetano Columba, Biagio Pace e Santo Mazzarino per la storia antica, e Rosario
Romeo per quella risorgimentale, hanno dato esemplari ricostruzioni dei periodi storici trattati;

- della storia di Sicilia come "Storia del popolo siciliano" si è occupato Santi Correnti da Riposto (Catania), la cui opera è stata apprezzata da storici come Franco Cardini, Massino Ganci, Giovanni Spadolini e Giuseppe Tricoli per i suoi contributi alla storiografia contemporanea, con i concetti di Bievo, di Guerra dei Novant'anni, Storia inter-regionale d'Italia, e con la Legge di univocità del fatto storico.

NEL CAMPO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO
Archimede da Siracusa (287-212), genio matematico per eccellenza, creò il principio idrostatico che porta il suo nome, e permette alle navi di navigare e agli aerei di volare; inventò straordinari strumenti di guerra, come gli specchi ustori; e applicò genialmente il principio della leva, riuscendo a varare da solo una nave; - Giovanni Alfonso Borelli da Messina (1608-1679) rivoluzionò l'astronomia, spiegando per primo che la traiettoria delle comete, non è circolare, ma ellittica; ed insegnò matematica nell'Università di Pisa, nella cattedra che era stata di Galileo;

- Francesco Maurolico da Messina (1494-1574) fu genio poliedrico: introdusse il
principio di induzione in matematica, scoperse la stella Nova della costellazione di
Cassiopea, nel 1571 tracciò la rotta per le navi cristiane che da Messina partivano per Lépanto, e scrisse una fondamentale opera storica sulla Sicilia, il Sicanicarum rerum compendium;
- Giovanbattista Hodierna da Ragusa (1597-1660) fu astronomo, meteorologo e
naturalista insigne (studiò per primo l'occhio composito della mosca e il dente della vipera; e pubblicò per primo l'opera di Galileo sulla bilancia idrostatica;
- i due matematici siciliani Giuseppe Moleti da Messina (1531-1588) e Giuseppe Scala da Noto (1556-1585) fecero parte della commissione dei cinque dotti, che nel 1582, per volere di papa Gregorio XIII, riformarono il calendario tuttora vigente;
il biologo Filippo Arena da Piazza Armerina (1708-1789) studiò per primo in Europa la sessuologia delle piante, mettendone in rilievo l'impollinazione da parte degli insetti; e precorse gli studi di Mendel sull'ibridismo, e di Carlo Darwin sull'evoluzionismo;
- Leonardo Ximenes da Trapani (1716-1786) insegnò Idraulica e Astronomia all'Università di Firenze, e vi fondò l'Osservatorio scientifico che ancor oggi porta il suo nome; il botanico Pietro Cùppari da Itala (Messina), 1816-1870, dal 1844 insegnò Agraria nell'Università di Pisa, fondando la moderna agronomia in Italia; Stanislao Cannizzaro da Palermo (1826-1910) insegnò Chimica nelle Università di Genova, di Palermo e di Roma, e inaugurò la teoria atomistica, rivoluzionando la chimica moderna;
- Filippo Re Capriata da Licata (1867-1908), professore di Fisica nell'Università di Messina, è stato uno dei precursori della TV, con un suo saggio scientifico apparso in Francia nel 1903;
- Ettore Majorana, nato a Catania nel 1906, e misteriosamente scomparso nel 1938, professore di Fisica "per chiara fama" nell'Università di Napoli, e autore della legge Heisenberg- Majorana, sulla fissione dell'atomo, è stato uno dei precursori della bomba atomica, poi costruita dal suo amico e collega Enrico Fermi per gli USA durante la II Guerra mondiale;
e non è escluso che la misteriosa scomparsa di Ettore Majorana sia dovuta alla
precisa intuizione dell'uso micidiale che gli uomini avrebbero fatto della fissione
dell'atomo; nel campo tecnologico; quanti sanno che due dei quattro piloni che dal 1973 reggono il "Ponte sul Bòsforo", che a Istanbul congiunge l'Europa all'Asia Minore, sono stati costruiti in Sicilia, a Carini in provincia di Palermo, dalle officine AERSIMM ? La verità è che in Sicilia si sanno costruire anche i ponti sospesi: tranne, naturalmente, quello sullo Stretto di Messina...

NEL CAMPO EDITORIALE
- Il primo dizionario italiano è opera di un siciliano, ed è il "Vallilium" dello studioso
Niccolo Valla da Agrigento, che lo pubblicò a Firenze nel 1500; ed è perciò anteriore di due anni, al famoso "Calepino" del frate bergamasco Ambrogio da Calepio, che lo pubblicò nel 1502;
- dal 1757 al 1760 vengono pubblicati in Sicilia i tre volumi del Lexicon Topvgraphicum Skulum dello storico catanese Vito Maria Amico (1697-1762), professore di Storia
nell'Università di Catania, che costituiscono il primo esempio in Italia di dizionario storicogeografico;
- il letterato Vincenzo Linares da Licata (1804-1847) pubblica a Palermo nel 1840 i suoi Racconti Popolari, che è il primo esempio di "novella popolare" in Italia, anticipando il verismo di Verga e di Capuana;
- con la sua collana intitolata "I Sempreverdi", alla fine del secolo scorso, l'editore catanese Niccolo Giannotta (1846-1914) fu il primo in Italia a pubblicare "edizioni tascabili";
- dal 1929 al 1935 viene pubblicata la monumentale Enciclopedia Italiana (è questo il suo vero nome: ma tutti la chiamano "Treccani" dal nome del suo finanziatore, il conte Giovanni Treccani degli Alfieri, industriale tessile bresciano) in dotti volumi, che la pongono all'avanguardia di altre consimili iniziative europee. Ma non sono molti a sapere che questa prestigiosa opera culturale è dovuta a tre siciliani: a Giovanni Gentile da Castelvetrano
(1875-1944) per la direzione scientifica, a Calogero Tumminelli da Caltanissetta (1886-1945) per la direzione editoriale e tipografica, e ad Antonino Pagliaro da Mistretta (1898-1973),
professore di Critica semantica all'Università di Roma, per la direzione redazionale. La tradizione editoriale siciliana, che vanta nomi prestigiosi nella Sicilia del primo
Novecento con gli Andò e i Sandron a Palermo, Muglia e Principato a Messina, e
Battiato a Catania, continua ancor oggi a Palermo con Flaccovio, Guida, Palumbo e Sellerio, a Catania con Boemi e con Greco, a Messina con Armando Siciliano, a Siracusa con Ediprint e Romeo, e a San Cataldo con le Edizioni Nocera.
Fuori di Sicilia, la tradizione editoriale siciliana continua a Milano con i Giùffrè e con i Mursia, e a Firenze con i D'Anna.

NEL CAMPO POLITICO E SOCIALE
- Il primo Parlamento del mondo è quello siciliano del 1129; mentre quello inglese è del 1264;
- la prima grande rivoluzione per la libertà di un popolo, è quella siciliana del Vespro, iniziatasi il 30 marzo 1282;
- il sociologo Argisto Giuffredi da Palermo (1535-1593) anticipò di quasi due secoli il pensiero umanitario di Cesare Beccaria, proponendo nel 1580 l'abolizione della pena di morte;
- la costituzione siciliana del 1848-49 fu la più liberale e la più democratica che si potesse avere in quei tempi: con l'art. 33 il Re non aveva la facoltà né di sciogliere né di sospendere il Parlamento;

mentre con l'art. 2 il Parlamento poteva dichiarare decaduto il Re (e lo fece il 13 aprile 1848, chiamando sul trono di Sicilia il principe Alberto Amedeo di Savoia); due organi importanti del Regno d'Italia sono stati istituiti da un uomo politico siciliano, Filippo Còrdova da Aidone (1811-1868): si tratta della "Corte dei Conti'' e del "Consiglio di Stato";
- l'esperimento sociale della "municipalizzazione del pane" fu voluto e attuato a
Catania per quasi quattro anni, dal 17 ottobre 1902 al 19 agosto 1906, dal
popolare uomo politico Giuseppe De Felice; e a Catania si mangiò per quasi quattro anni ottimo pane, e a minor prezzo che in qualsiasi altra città italiana; e dall'estero vennero delegazioni per studiare questo straordinario fenomeno sociale, che fu fatto fallire per intrighi politici, e per ruberie locali;
- la Sicilia ha dato ben quattro Presidenti del Consiglio all'Italia: Francesco Crispi, dal 1887 al 1891, e dal 1893 al 1896; il marchese Antonino Starrabba di Rudinì, avversario di Crispi, dal 1891 al 1892, e dal 1896 al 1898; Vittorio Emanuele Orlando, dal 1917 al 1919, e salvò l'Italia, portandola dalla sconfitta di Caporetto alla luminosa epopea di Vittorio Veneto; e infine Mario Scelba da Caltagirone, democristiano, nel 1954-55;
- e l'Unione Europea ha avuto il suo decisivo avvio dall'opera determinante di un messinese, Gaetano Martino (1900-1967), che da Ministro degli Esteri d'Italia volle e attuò il trattato di Messina del 1955, e quello di Roma nel 1957.

NEL CAMPO RELIGIOSO
- Oltre a cinque Papi — Sant' Agatone (678- 681), San Leone II (682-683), Conone (686-687), San Sergio I (687-701) e Stefano IV (768-772) — e a innumerevoli Santi e Beati, si ricordi che la data della Pasqua è stata determinata dal siciliano Pascasino, vescovo di Lilibeo (oggi Marsala) e valente matematico, che a richiesta di papa San Leone I, nel 444 stabilì che la Pasqua si dovesse celebrare nella domenica successiva al primo plenilunio di primavera: e così si è fatto da allora;
- non sono molti a sapere che la Sicilia celebra un suo speciale Anno Santo, per
speciale con cessione di papa Sisto IV al suo medico, il messinese Gianfilippo De
Lignamine, che l'aveva guarito da una grave malattia. Questo "Anno Santo" siciliano si celebra a Zafferìa, che è una frazione di Messina, in tutti gli anni in cui il Sabato Santo coincide con la Festa dell'Annunciazione: il che nel nostro secolo è
avvenuto nel 1967, nel 1978 e nel 1989; e nel prossimo secolo si verificherà nel 2062 , nel 2073 e nel 2074. Auguri.

 
tra i missionari siciliani, che sono numerosi, ne ricordo solo tre: il domenicano
Giordano Ansalone, nato a Santo Stefano Quisquina (Agrigento) nel 1598, e martirizzalo in Giappone nel 1634, che è stato canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987; il gesuita Ludovico Buglio, nato a Mineo (Catania) nel 1606, e morto a Pechino nel 1682 dopo 45 anni di permanenza in Cina, che tradusse in cinese la Summa Theologica di san Tommaso, e fu fatto "mandarino" dall'imperatore cinese per le sue benemerenze civili;

e il francescano Gabriele Allegra, nato a San Giovanni la Punta (Catania) nel 1907, e morto ad Hong Kong nel 1976, che in trent'anni di duro lavoro tradusse in cinese la Bibbia, e compose il Dizionario biblico meritando da papa Giovanni XXIII il gratificante epiteto di "San Gerolamo della Cina"; e ad Hong Kong nel 1984 si è inizialo il processo canonico per la sua beatificazione.

NEL CAMPO RICREATIVO E SPORTIVO

- il primo capitano della squadra nazionale di calcio, che nella sua prima partita,
giocala a Milano, battè la Francia per 6 a 2, il 15 maggio 1910, è stato il siciliano
Francesco Cali da Riposto (1882-1949), che giocava da terzino; e noti calciatori
nazionali sono stati il catanese Pietro Anastasi e il palermitano Salvatore Schillaci;
nel gioco degli scacchi, una serie di mosse si chiama "Difesa siciliana", perché è stata teorizzata per primo dal siciliano Pietro Carrera, da Militello Val Catania (1573- 1647), nella sua opera II gioco degli scacchi, pubblicata nel 1617;
- per gli aspetti gastronomici, ricordo che il primo trattato di gastronomia è stato
scritto dal siciliano Archéstrato da Gela nel IV secolo a. C, col titolo Il dolce gusto; e che gli spaghetti non ce li ha portati Marco Polo dalla Cina nel XIII secolo, perché, per
testimonianza dello storico arabo Ibn al Idris, nel 1154 essi erano prodotti già da tempo a Trabia (Palerno), e largamente esportati in lutto il bacino mediterraneo;
- nella scherma, il siciliano Agesilao Greco, nato a Caltagirone nel 1866, e morto a
Roma nel 1963, fu definito "il più grande spadaccino del secolo", perché non fu mai battuto in nessuna competizione, sia nazionale che internazionale;
- nell'automobilismo, la più antica gara auto mobilistica internazionale è la "Targa
Florio", che si corre dal 1905; e nel ciclismo, il primo giro ciclistico della Sicilia è del 1907, mentre il primo "Giro d'Italia" è del 1909.
- l'abolizione del monopolio della RAI, e la con seguente liberalizzazione delle
trasmissioni TV in Italia, è dovuta ad una specifica e lungimirante sentenza, emessa il 2 aprile 1976 dal giudice siciliano Michele Papa della Pretura di Catania.

Tratto da "Sicilia da conoscere e da amare" del Prof. Santi Correnti

 

 

 

 
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TRATTAMENTO FATTO ALLA SICILIA IN OTTANTA ANNI, di Antonio Canepa (1944, firmato con lo pseudonimo di “Mario Turri”)

Post n°52 pubblicato il 21 Settembre 2011 da pamelagrazia
 

 La Sicilia non si era mossa, nel 1860. O, se si mosse, dove si mosse, non fu certo nel senso unitario voluto dai piemontesi. Fu per proclamare una Sicilia indipendente, repubblicana, nella quale la povera gente potesse vivere in pace senza essere sfruttata da nessuno.
Ma questi movimenti non potevano piacere. E così, prima ancora che terminasse il 1860, Bixio, mandato da Garibaldi, dovette correre a Bronte e in molti altri paesi, con truppe non siciliane, per domare la vera, autentica rivoluzione siciliana che incominciava.
A Bronte fece fucilare cinque persone. Altrove, di più. Impose taglie e multe alla popolazione, che cercò di atterrire in tutti i modi. “Missione maledetta (confessò più tardi lo stesso Bixio) alla quale un uomo della mia natura non dovrebbe mai essere mandato!”.
Poi gli italiani scesero in Sicilia. Luogotenenti, Commissari civili, stati d’assedio e altre misure eccezionali imperversarono in Sicilia a partire dall’unificazione.
Il primo stato d’assedio fu proclamato in Sicilia nel 1862; ed esso, come disse Crispi, lasciò terribili tracce.   


Nell’anno seguente, si ebbe di fatto il secondo stato d’assedio con la missione del generale Govone il quale apertamente violò le leggi dello Stato.
Sotto il generale Govone, per combattere i renitenti alla leva, i Comuni siciliani venivano cinti da cordoni militari o presi addirittura d’assalto; senza mandato di cattura venivano arrestati sindaci e consiglieri comunali; venivano presi ostaggi, comprese le donne incinte, una delle quali (Benedetta Rini, di Alcamo), quasi al termine della gravidanza, morì in carcere dopo quattro giorni di convulsioni. Fu persino applicata la pena dell’acqua!
E quanti innocenti furono martoriati! Un disgraziato operaio, Antonio Cappello, sordomuto dalla nascita, venne sottoposto alla tortura nell’Ospedale Militare di Palermo, come se fingesse d’esser muto e sordo per sottrarsi al servizio militare: sul suo cadavere si poterono contare 154 bruciature fatte col ferro rovente!
Tutti questi sono fatti. Fatti documentati. Basta sfogliare il libro di Zingali: “ Liberalismo e fascismo nel Mezzogiorno d’Italia”, volume primo, da pagina 232 in poi: ci troverete questo ed altro! E non è un separatista che scrive, badate, ma un fascista il quale è stato persino segretario federale!
Nel 1866 la pazienza finì. Il popolo di Palermo si ribellò come un solo uomo.
“Una masnada di ladroni ha governato per sei dolorosissimi anni la patria nostra. Una masnada di uomini feroci l’ha insanguinata”: così incominciava il proclama rivoluzionario del 1866
.
Nella città e nella provincia di Palermo, la rivoluzione assunse, dal 16 al 22 settembre, proporzioni tali, da costringere il governo ad inviarvi sollecitamente, con la qualità di Regio Commissario, il generale Raffaele Cadorna, alla testa di due divisioni di fanteria, un reggimento di cavalleria ed una brigata di artiglieria.
E vinsero loro, i ladri e gli assassini del popolo. Fucilarono senza processo migliaia di cittadini. Mentre invece gli insorti siciliani, che avevano preso prigionieri duemila soldati, non avevano ad essi toccato un capello.
“Repressa la rivolta e ristabilito l’ordine, le cose continuarono come prima. Non una legge fu votata, non un provvedimento fu preso per portare qualche rimedio ai mali esistenti, che andavano continuamente aggravandosi”. Sapete chi scrive queste parole? Non un separatista; ma dei bravi fascisti, unitari, Libertini e Paladino, a pagina 752 della loro “ Storia di Sicilia” pubblicata appena dieci anni fa.
Nel 1875 le cose continuavano a peggiorare. Il governo italiano propose misure eccezionali di polizia contro la Sicilia. I deputati siciliani insorsero. Ascoltate quel che disse Paolo Paternostro:
“Voi parlate delle condizioni eccezionali in cui si trova la Sicilia, del malcontento che vi regna. Ma, domando io, voi che cosa avete fatto per la Sicilia? Cosa ha fatto il governo? Nulla. O tutto il contrario di quel che doveva.
Se voi date un’occhiata a tutti i servizi della Sicilia, a tutte le amministrazioni, voi troverete che dappertutto, e sempre, il governo si è condotto male.
Sceglierò qualche esempio.
Sapete voi come è stata trattata la magistratura in Sicilia?
Quando ci sono stati i pretori che non hanno voluto secondare gli ordini dell’autorità politica, sono stati minacciati, talvolta traslocati.
E dei nostri impiegati (altro esempio) che cosa ne avete fatto? Ve lo dirò in due parole.
Quando voi spedite in Sicilia qualcuno, voi fate supporre che lo mandate per castigo, come se lo mandate in esilio, e gli dite: – Andate laggiù, andate in Sicilia; poi, se vi comporterete bene, se sarete zelante, allora provvederemo.
Questi signori vanno laggiù coll’idea di trovarsi in mezzo a gente che non valga la pena di dover rispettare come tutto il resto d’Italia; e fanno dello zelo eccessivo; e diventano spesso agenti provocatori; ed accrescono il malcontento.
E dei nostri impiegati di laggiù, degli impiegati siciliani, che cosa ne avete fatto? dei piccoli impiegati, soprattutto?
Perché a un vostro prefetto è saltato in capo di fare un rapporto più o meno insolente e offensivo per la Sicilia, voi credete sul serio che molti disordini si debbano alla così detta mafia, che si sarebbe infiltrata tra gli impiegati, e ... botte da orbo, traslocazioni, sbalzando gente con uno stipendio di fame in lontani paesi, senza neanche indennità di viaggio, spostando e rovinando tutti i loro interessi.
Che ne avete fatto delle nostre ferrovie? E delle nostre strade obbligatorie? E dei beni dei Gesuiti e dei Liguorini, che erano destinati alla pubblica istruzione?
Nelle nostre amministrazioni non c’è che il disordine, il caos. E le popolazioni si abituano a pensare e a dire: – Ma questo non è un governo; le imposte se le fanno pagare; il fiscalismo ci perseguita sotto tutte le forme, ci assedia e ci tortura; ma quando si tratta di amministrare, amministrazione non ce n’è.

Che cosa si fa? Si ricorre a mezzi eccezionali di polizia, si ricorre al governo militare, invece di migliorare economicamente il paese!”.
Ecco quel che gridò in Parlamento il deputato siciliano Paolo Paternostro. Le sue parole sembrano scritte oggi. E tutti noi siciliani, oggi, potremmo gridarle al governo fascista. Ma del governo fascista parleremo tra poco.
Dopo Paternostro parlò, nello stesso senso, Colonna di Cesarò. Poi Diego Tajani. Quest’uomo, patriota, esule e volontario delle guerre d’indipendenza, era stato dopo il 1860 Procuratore Generale alla Corte d’Appello di Palermo. E poiché era un uomo onesto e senza paura, aveva sentito il dovere di spiccare mandato di cattura contro il questore di Palermo, e di mettere sotto processo il prefetto di Palermo, colpevoli ambedue di abominevoli abusi. Il governo, naturalmente, si era messo contro di lui. Egli aveva dato subito le dimissioni chiudendosi in uno sdegnoso silenzio.
Eletto deputato, fu più tardi per due volte Ministro di Grazia e Giustizia. Orbene, quando vide che la Sicilia veniva nuovamente provocata e calunniata, Diego Tajani non seppe più tacere.
Per due giorni, innanzi al Parlamento esterrefatto, espose l’una dopo l’altra tutte le ingiustizie, le canagliate, le infamie di cui il governo italiano si era macchiato
: stupenda requisitoria che tutti i siciliani dovrebbero imparare a memoria!
Concluse con questo avvertimento solenne: Ricordatevi che la Sicilia è un’isola, e le isole si considerano come qualcosa di distaccato, di autonomo!
Parole sprecate! La legge contro la Sicilia fu approvata. E nuove violenze si abbatterono sulla nostra disgraziata patria.
La Sicilia è stata sempre considerata come terra nemica, terra conquistata, da conservare con la forza. Per questo motivo, nel 1875, si tenevano in Sicilia ventitré battaglioni di fanteria e bersaglieri; due squadroni di cavalleria; quattro plotoni di bersaglieri montati; 3.130 carabinieri e numerose altre forze sussidiarie, fra le quali principalmente guardie di pubblica sicurezza e guardie a cavallo!
Si giunse così ai Fasci siciliani dei lavoratori, fondati e diretti da Giuseppe De Felice. Che cosa voleva la Sicilia nel 1893 – 94? Quel che ha sempre voluto: giustizia e libertà.
Il governo presieduto da Giolitti, riversò nell’isola una moltitudine di soldati, i quali non fecero che accrescere il malumore nel popolo.


L’inevitabile accadde: sul principio del 1893, uno scontro ebbe luogo a Caltavuturo tra la folla e la truppa. La truppa osò sparare sui pacifici paesani, un gran numero dei quali rimasero uccisi.
Promise Giolitti di far aprire un’inchiesta contro i militari che avevano fatto fuoco; ma non mantenne. Al contrario, durante l’intero anno, lasciò che la polizia e l’esercito si abbandonassero a tutti gli eccessi: nelle giornate di dicembre, che furono particolarmente accanite, più di 200 siciliani vennero uccisi, mentre la forza pubblica ebbe un solo morto.
Vedendosi assassinati, i siciliani insorsero dappertutto.
Ruppero fili telegrafici; incendiarono municipi, preture, esattorie, uffici del registro e del catasto, agenzie delle imposte, archivi notarili, casotti daziari; liberarono i carcerati; tentarono di disarmare carabinieri e soldati.
A questo punto, il Re concepì la mostruosa idea di affidare a un siciliano la repressione del movimento siciliano. Crispi accettò la parte di Caino.
Proclamò lo stato d’assedio; e nominò commissario straordinario con pieni poteri il generale Morra Di Lavriano, che pochi giorni prima aveva mandato a Palermo come prefetto.
Venne richiamata alle armi la classe del 1869; e più di 40.000 uomini vennero sbarcati in Sicilia.

I capi del movimento furono gettati in carcere: e primo fra tutti De Felice che, essendo deputato, non poteva neppure essere arrestato senza l’autorizzazione della Camera. I Fasci siciliani dei lavoratori (che erano ormai 166 con 300.000 associati) furono sciolti e le loro sedi occupate militarmente. Proibiti gli assembramenti e le riunioni. Istituita la censura.
Per più di sette mesi la Sicilia fu sottoposta alla legge marziale. Gli arresti si facevano senza bisogno di prove. E le condanne venivano appioppate, il più delle volte, senza che gli accusati potessero neppure difendersi.
Le accuse, del tutto immaginarie. “Avere cooperato alla emancipazione materiale e morale dei lavoratori” era un reato severamente represso!
Nel giugno 1894, più di 1800 siciliani erano stati già condannati al domicilio coatto. Molti, a pene più gravi. De Felice a 18 anni di carcere, Bosco, Barbato e Verro a 12 anni.
Alla Camera dei Deputati, Felice Cavallotti dichiarò che il governo aveva violato le leggi e lo stesso Statuto. Poi prese la parola Matteo Renato Imbriani:
“Voi (disse rivolto a Crispi) avete stracciato ad una ad una tutte le pagine dello Statuto. Avete fatto scempio di tutte le nostre libertà…
Ci sono molti che dicono: – I Borboni bombardavano. – Ma bombardavano quando una città era in piena ribellione. Ma i Borboni non hanno mai fatto tirare sopra folle inermi ed affamate…”.
La Sicilia elesse deputati De Felice, Bosco e Barbato, che languivano in carcere. L’elezione, si capisce, venne annullata.
Così continuarono le cose, male sempre, fino alla guerra. Dal 1915 al 1918 anche e soprattutto in Sicilia i contadini e gli artigiani, i professionisti e gli studenti vennero strappati dalle loro case e mandati al macello.
Ma quando la guerra finì, chiedemmo la resa dei conti. E l’avremmo ottenuta, per Dio! se questo miserabile governo fascista non avesse rinnovato un sistema di poliziesca tirannide sopprimendo le ultime libertà e raddoppiando le nostre catene.

 

 

 

ANTONIO CANEPA (MARIO TURRI)

 

fonte http://www.psi2000.it/Sicilianismo/siciliamaltrattata.asp

 

 
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Ogni giorno ogni "meridionale" è in grado di far fiorire l'economia nella propria Terra .

Post n°51 pubblicato il 21 Settembre 2011 da pamelagrazia
 

                                                            

Uno studio dell’economista Paolo Savona ha messo in evidenza il fatto che su 72 miliardi l’anno di spesa fatta dai cittadini del Sud, ben 63 sono di beni e servizi prodotti al Nord. Solo una parte dei restanti 9 miliardi resta poi nel Mezzogiorno, essendo compresa in essi anche la quota di spese estere.

 

 Ufficiale è il fatto che la bilancia commerciale delle Regioni settentrionali sia positiva verso il sud Italia e negativa verso l’estero – fatta eccezione per il Veneto – che ha entrambe le voci positive.

Questo cosa vuol dire?

 Che le Regioni del sud Italia sono il più grande mercato di affari per le aziende  del Nord. E quelle del Sud? Stentano a sopravvivere se non ne profittiamo.

Inoltre,

 La legge detta del “Federalismo fiscale”, fortemente volute dalla Lega Nord, prevede “il coordinamento dei centri di spesa con i centri di prelievo”

 Tradotto in linguaggio corrente: le ricchezze-tasse restano a disposizione della Regione in cui ha sede l'impresa e la produzione dei beni e servizi. 

 In termini pratici:

 Io, a Napoli, acquisto una colomba “Le Tre Marie”, prodotto a Milano da una società con sede a Via Bistolfi, 31 – 20134.

 Gli utili della società, versati in tasse, verranno usati per costruire scuole, strade, ospedali, ferrovie, teatri…….DOVE?

 A MILANO! E LA LEGA NON RINGRAZIA,  anzi ...

 Domanda

Cosa posso fare perché, invece, i miei soldi circolino e diano ossigeno economico alla  Campania, Abruzzo, Calabria, Basilicata, Puglia, Molise, Sicilia?

Compro una pastiera, un casatiello, un migliaccio, un sanguinaccio….

 Effetto

I miei soldi – tradotti in tasse - verranno usati per costruire scuole, strade, ospedali, ferrovie, asili nido…….DOVE?

 NELLE REGIONI IN CUI HANNO SEDE LE IMPRESE MERIDIONALI!

E I NOSTRI FIGLI RINGRAZIERANNO POTENDO RIMANERCI PER LAVORARE ANZICHE EMIGRARE!!!

Se, quando fai la spesa, compri un prodotto FATTO AL SUD, che effetti produci?

1.Fai crescere l’economia del sud

2.I tuoi soldi restano al sud e vengono utilizzate per garantire alle famiglie che vivono nella tua terra , e a te stesso quindi,  i servizi pubblici: istruzione, trasporto, sanità….

3.Crei posti di lavoro vicino casa tua

4.Dai una mano all’ambiente (benzina dei trasporti, incartamenti..)

5.Risparmi sia il costo del trasporto , sia per il fatto che i prodotti del sud sono più economici , assicuro per esperienza anche di qualità e tante volte anche superiore ai più pubblicizzati, , giacché non vi è dentro il prezzo della pubblicità (non se lo possono permettere).

Come raggiungere il risultato? Attraverso

Acquisto

Consumo

Diffusione

di merci prodotte nel Sud Italia, da aziende, agricoltori, artigiani che abbiano la sede legale della propria attività nel Sud Italia.

 Ho scoperto che nel sud Italia produciamo ogni sorta di prodotto e che alcune catene di supermercati – non quelle nazionali, ma quelle nate e cresciute sul territorio – ne sono ben forniti.

Certo, inizialmente si perde tempo ed è fastidioso dover leggere le etichette ogni volta che si acquista un prodotto, però gli effetti  - anche in termini di soddisfazione personale sono notevoli e, per un piccolo sforzo iniziale, si arreca parecchio giovamento alla comunità in cui si vive.

 

 

 
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COME SI FECE A FAR FALLIRE DELLE INDUSTRIE SICILIANE – testimonianza Michela Rinaudo.

Post n°50 pubblicato il 19 Settembre 2011 da pamelagrazia
 

 Mio marito è stato dipendente del Gruppo E.S.P.I.

(ENTE, SICILIANO, PROMOZIONE, INDUSTRIE) per ventidue anni, per l’esattezza  dal 1963 al 1983.

 

Oggi sopportare oltre non posso le offensive falsità che ci raccontano i padani...cioè, che loro sono ricchi perché sono onesti e laboriosi e noi siciliani siamo poveri,disperati e disoccupati perché siamo disonesti, lavativi e senza voglia di lavorare!E’ perciò che voglio raccontare come fu che scomparvero alcune fabbriche siciliane... 

Nel campo dei dolciumi: la DAGNINO, FU AFFOSSATA  per mandare avanti in tutta Italia Motta e Alemagna.

Ma andiamo per ordine presentandovi prima di tutto il gruppo delle fiorenti aziende in Sicilia che scientemente si fece in modo di far fallire perché il gruppo industriale nel settentrione non avesse la concorrenza :

la CARTIERA DI FIUMEFREDDO (CT),

L’AERONAUTICA SICILIANA,

 il COTONIFICIO PARTANNA MONTELLO,

L’ESA POLIGRAFICO DI BRANCACCIO

E, appunto la DAGNINO famosa per cornetti e i panettoni...

Tutte, imprese  Palermitane. 

 La strategia dell’affossamento l’ho vista in diretta giacché mio marito era  operaio macchinista addetto alla stampa nell’Esa Poligrafico, e mio cugino lavorava alla Dagnino e un altro ancora nell'Aereonautica Siciliana...

Bene, una ad una, queste aziende, col benestare dei politicidella vecchia D.C. e la complicità dei sindacati, sono fallite tutte quante!

Vi spiego la strategia parlando con certezza delle due aziende  di cui ho testimonianza diretta:

l'ESA sita a Brancaccio ( zona Industriale)  fu fusa con l'IRES di Partanna Mondello,per diventare – dissero- più grande, imponente, con nuovi e moderni macchinari.

L’impresa si indebitò fino al collo in nome di questo salto in avanti. E però  non le fu dato, a l’Esa, di trarne profitto dato che, come racconta mio marito, per dieci anni i nuovi dirigenti della ditta settentrionale lasciavano nell’ozio gli operai in quanto tutto il lavoro veniva dirottato nelle grandi industrie del Nord.

 Quanto alla Dagnino, veniva ORDINATO ai dipendenti di bruciare i panettoni poiché con la produzione dei panettoni milanesi della Motta e Alemagna, c’era un eccesso di panettoni in giro.

A questi stabilimenti, divenuti così improduttivi, fu imposto la chiusura e molti operai preso i soldi di fine rapporto e divennero disoccupati.

Mio marito invece li rifiutò, volle rimanere in cassa integrazione per due anni; dopo di che, la RESAIRS gli procurò una nuova occupazione all' ufficio protocolli dell'università di Palermo, dove continuò a lavorare tranquillamente per altri 13 anni, fino alla pensione.

Ecco la strategia con cui  "facendo passare “pri lagnusi e lavativi” la gente del sud si impedisce ad essi di emergere con le proprie imprese.  E questo non è tutto... quando gli operai scioperavano perché volevano le commesse per lavorare, i sindacati complici rispondevano loro :"Di cosa vi lamentate, se vi pagano  senza lavorare"...

mentre loro, i sindacati, probabilmente intascavano mazzette per far stare zitti gli operai

affinché la strategia andasse a buon fine : fallimento per improduttività in Sicilia, aumento di produttività negli stabilimenti settentrionali.

Un ultima postilla che dovrebbe convincere tutti i siciliani a non comprare più dolciumi 

e  non solo dolciumi, dalla Motta e Alemagna: sono quasi due anni, esattamente da quel 1 dicembre 2009,  che ho disgusto a mangiare un qualsiasi panettone, soprattutto il Motta, se si aggiunge che la polizia ha accertato che le cosine nere trovate in mezzo, non erano residui di uva passa ma escrementi di topo! … solo a pensarlo vomito

Eppure queste schifezze che grondano disonestà e cattiva igiene continuano ad essere vendute...

invito a leggere quest'altra notizia , lo stupro che dura da 150 anni: http://blog.libero.it/BRIGANTESEMORE/10634387.html 

 
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