Terzo Millennio

Ultime da Avetrana


Dopo gli ennesimi risvolti dell'indagine di Avetrana, che in attenzione mediatica e morbosa ha surclassato persino il delitto di Cogne, viene al pettine una domanda semplice semplice: ma questi inquirenti sono tremendamente furbi o sono tremendamente stupidi ed incompetenti?? Se l'altro giorno avete guardato la conferenza stampa del Procuratore Capo vi sarete accorti che aveva dimenticato persino il nome della ragazza indagata (Sabrina). Infatti, girandosi verso il Colonnello dei Carabinieri, con aria superficiale, ha chiesto "come si chiama la ragazza?". Ma non è solo la faccia e la lacuna del Procuratore Capo a far pensare al peggio da parte degli inquirenti. E' la conduzione tutta dell'indagine. 42 giorni senza accorgersi che avevano sotto il naso il, o i colpevoli del delitto è fatto davvero grave. Aver dato una svolta solo con il racconto (chissà quanto vero) di un uomo ributtante è davvero stucchevole. Se il Misseri non avesse confessato le indagini sarebbero, probabilmente, ancora ad un punto morto. Eppure era sotto gli occhi di tutti che la verità era nell'ambito familiare e bastava solo scavare un pò nello sporco che c'è nell'animo di tutta la famiglia Scazzi e Misseri e che traspare ad ogni intervista, per avere già da un pò di tempo la verità sui fatti. In questi mesi è molto di moda un telefilm americano che si chiama "Lie to me". Un gruppo di persone, studiose dei comportamenti umani, sono in grado di capire da piccoli gesti se una persona mente o meno. E' vero che è un telefilm, ma la scienza che studia questi comportamenti esiste eccome e viene utilizzata in molti Paesi per giungere a delle conclusioni di indagini. Ed allora, possibile che in Italia non ci sia uno straccio di individuo capace di carpire le menzogne che sono uscite dalla bocca di tutti i componenti familiari nelle lunghe interviste e patecipazioni televisive. Non con certezza matematica. Ma almeno che avesse insinuato il minimo dubbio sulla veridicità di alcune dichiarazioni. La glacialità di tutti i componenti della vicenda è già da solo un elemento che impressiona e che avrebbe dovuto far riflettere gli inquirenti. Per la stessa mamma di Sarah, che qualche giornalista (o pseudo tale) ha definito "una donna pietrificata nel suo dolore", è evidente che il suo comportamento è sinonimo di consapevolezza di quello che era successo già prima che il cadavere della ragazza venisse trovato. Non c'era bisogno di ultra specialisti del settore. Sarebbero bastate persone attente ai particolari.Ma torniamo all'ultima notizia ed alla domanda principale sugli inquirenti: E' da ieri che già circola la notizia che la signora Cosima, moglie e madre di due presunti assassini, sarà sentita nei prossimi giorni come persona informata dei fatti. Stessa trafila che hanno subìto lo zio Michele e poi la figlia. Entrati in caserma come semplici delatori  sono rimasti dentro come persone indagate. E allora o gli inquirenti sono troppo furbi e quindi stano già facendo circolare la notizia in modo che la donna, che si presuma sappia tutta la verità o comunque molto di più di quello che dice, vada nel terrore ed arrivi all'interrogatorio già psicologicamente distrutta e quindi disposta ad una confessione oppure sono troppo stupidi e quindi dando anticipatamente la notizia danno la possibilità alla donna di prepararsi adeguatamente una versione compatibile con quelle della figlia e quindi dandole la possibilità di scagionarla, ovviamente imboccata anche dagli avvocati? Ai posteri l'ardua sentenza. Io, che criminologo o psicologo o studioso dei comportamenti non lo sono affatto, posso dare la mia versione dei fatti, che ho dedotto guardando le interviste e le facce dei protagonisti. Ma già da qualche settimana. Cioè prima che lo zio Michele confessasse. E Dio e mia moglie mi sono testimoni che questa è sempre stata la mia versione.E' un normale e torrido pomeriggio estivo avetranese. Ma non per tutti. Sabrina è molto risentita nei confronti di quella cugina molto più bella di lei che oltre ad avergli soffiato un paio di ragazzi, la sera prima le ha confessato che suo padre (zio Michele) ha provato ad abusare di lei sessualmente. Qualcosa nel cervello di Sabrina si rompe. Non può più sopportare l'idea di quella quindicenne che incarna tutto quello che lei avrebbe voluto essere, le stia per portare via anche il padre, visto che ha deciso di confessare tutto. C'è stato già un violento litigio e probabilmente Sabrina, nella sua mente disturbata, vede in Sarah una istigatrice. E' stata lei, con quegli atteggiamenti e quei vestitini, a provocare gli insani istinti del padre. Così scatta il meccanismo della vendetta. Organizza una gita al mare e decide di costituirsi già un alibi nella persona dell'amica Mariangela. Forse non vuole ucciderla la cuginetta Sarah; forse vuole solo spaventarla. Magari la vuole tenere chiusa in quel garage per qualche ora; forse qualche giorno. Che serva da minaccia. La ragazzina ignara arriva a casa della cugina che, con la scusa di discutere lontano da occhi indiscreti, la fa scendere in quel garage. Poi la discussione, la lite, la follia. Sabrina mette le mani intorno al collo di Sarah ed inizia a stringere. Zio Michele deve aver sentito qualcosa, forse qualche urlo e scende in garage. Quando arriva probabilmente il fattaccio è già concluso. O forse, meno probabilmente, patecipa anche lui all'omicidio ben sapendo il motivo dentro cui è maturato. La figlia Sabrina, che secondo me è la vera mente nera di tutto, ha ormai in pugno anche il padre. Lo apostrofa con violenza dicendo che è tutta colpa sua se si è arrivati a quel punto. Poi pochi ordini concisi e veloci. Mentre lei esce a creare l'alibi con Mariangela (per se e anche per il padre visto che dirà sempre di averlo visto avanti al garage mentre il cellulare di Sarah suonava), l'orco deve far sparire il cadavere. In fondo, per colpa di quella mente perversa della figlia e della sua ignoranza, si sente davvero colpevole. Come se l'omicidio l'avesse compiuto davvero lui.Passano i giorni e Michele Misseri sente sempre più il peso del fardello ed inizia a lasciare briciole di indizi per strada. Come quelle interviste fatte sempre ed ossessivamene avanti la porta semi aperta del garage dell'orrore. Altro segno evidente che gli investigatori non sono riusciti a cogliere. O forse si ed iniziano a stringere il cerchio. Sta di fatto che Michele, per paura della verità e perchè in fondo si sente colpevole, forse spinto anche dalla figlia e dal cerchio che si stringe, confessa l'inconfessabile. E per far sì che i sospetti e le indagini finiscano con lui, inscena l'orrore finale. Quello inimmaginabile: "ho anche violentato il cadavere di mia nipote". Una dichiarazione fatta unicamente perchè capisce bene che con una confessione così tutta l'attenzione sarà solo per lui. Ma il piano evidentemente fallisce. Troppe contraddizioni, troppe dichiarazioni che non tornano e non quadrano. Gli inquirenti non abboccano così gli tocca, gioco-forza e su suggerimento dell'avvocato, tirare in mezzo anche la figlia. Io credo che sia andata così, virgola più virgola meno. Così come credo che tutta, ma proprio tutta la famiglia sapesse in qualche modo la triste verità già dal primo momento. Inconfessabile chissà perchè. Dalla mamma al fratello di Sarah nè una lacrima nè un gesto di dolore. Perchè? Insensibili, consapevoli o addirittura parte integrante di una storia torbida che chissà ancora quali sconvolgenti verità nasconde? O forse più semplicemente tutti vittime di un divismo esasperante, figlio dei tempi e dell'ignoranza, che fa fare gesti incomprensibili pur di apparire nel piccolo schermo. Una cosa è sicura: come dice la madre di Sarah questa è un'altra Cogne. La verità al 100% non la sapremo mai!