Musica e Parole

Ancora


Oggi è una giornataccia.Pensavo a te Giusy,alla voglia che avrei di incontrarti all'Iper come capitava,ma non troppo spesso,fino a più di un anno fa. "Studiamo e abitiamo nella stessa città e ci incontriamo quando torniamo alle nostre case di provincia,è incredibile!". Ce lo dicevamo spesso Giù,che ci si vedeva troppo poco,e che bisognava riorganizzare una rimpatriata con i compagni del liceo,per tornare a scherzare come i vecchi tempi. Non c'è stato dato tempo.Cerco nella memoria di ricordare a tutti i costi il giorno in cui davanti alla porta del IV B,la nostra classe,mi presentasti Genny,tua sorella. Ti dissi che anche se non me l'avessi presentata uffiialmente,avrei capito ugualmente che era lei,tanto vi assomigliate.Quando ho visto in tv tua madre,nelle riprese dei telegiornali,nello spazio davanti casa vostra,in via Campo di Fossa 6/b,ho notato quanto entrambe foste la copia di vostra madre. Una donna bella,ma sfinita dall'attesa,era lì mentra si scavava tra le macerie,e con lo sguardo fisso su di esse sperava di potere vedere uscirne viva anche solo una di voi. Ma il destino ha giocato sporco due volte. "Non ce l'avrebbero fatta a sopravvivere una alla morte dell'altra",così ha detto parlando di voi,"due sorelle che hanno attraversato la vita insieme e insieme hanno trovato la morte".Non c'è lacrima che io riesca a trattenere.Passo in rassegna le foto e gli articoli su Lorenzo e Arianna,le immagini mi restituiscono solo tanto amore,una coppia stupenda,due anime innamorate che hanno compiuto l'ultimo volo insieme.Non c'è lacrima che io riesca a trattenere.Mi commuovo fino a singhiozzare leggendo la lettera straziante che ha scritto Giustino Parisse,giornalista de Il centro,per i suoi figli deceduti nel sisma: Domenico e Maria Paola."Quel grido, che alle 3.32 è arrivato dalla cameretta di Domenico non era «Aiuto, aiuto». Era «Papà, papà». Quella notte non sono stato capace di salvarvi, mi sono arreso di fronte a una montagna di macerie, alla polvere che bloccava il respiro, all’incubo del quale non riuscivo a vedere i contorni. Mentre voi ci lasciavate, papà e mamma erano lì, in pigiama a cercare l’impossibile, a fare nulla, perché nulla c’era da fare, nemmeno piangere e gridare. Noi eravamo vivi, io che vi avevo costruito una bara di sassi ero vivo e non so ancora spiegarmi perché. In questi mesi tanto si è parlato dei crolli e delle responsabilità. Io ho avuto la grande colpa di fidarmi di chi ci rassicurava, come voi vi siete fidati di me. Ma della vostra morte sono il primo colpevole: non cerco alibi o giustificazioni anche se mi aspetto anch’io che la giustizia degli uomini faccia chiarezza fino in fondo e stabilisca se prima del sisma ci siano state leggerezze, superficialità, incompetenze. Per quanto mi riguarda chi ha scelto di farmi restare vivo mi ha condannato senza appello: non sono morto quella notte, me ne andrò pian piano fra i dubbi, i rimorsi, i sensi di colpa. Voi non meritavate di morire così. Io forse non meritavo di restare in questo mondo."Dopo che si è letta tutta la lettera non si riesce quasi a respirare...E non c'è lacrima che io riesca a trattenere.Ho cercato su Google di te Lorenzo,pilone de L'Aquila Rugby,un ragazzone forte e sano,ho letto di te,di quando eri disperso,di quando è stata data la notizia ufficiale. Sento mio un dolore trasversale,pur non conoscendoti piango la tua scomparsa.Oggi è una giornata no,di quelle che mi fanno ricordare fin troppo nitidamente la Giornata No per eccellenza: quel 6 Aprile 2009 che proprio non riesco a riporre nel cassetto.