TheBrownDessert

Stasera Celentano e Sanremo s'incendia. Mentre scrivo, aspettiamo la rettifica del molleggiato.


Se c'è una cosa che amo da impazzire è parlare male di Celentano. Mi viene facile, facile, mentre lui cerca di stupire il suo pubblico adorante con una sequenza di banalità, alcune prevedibili, altre meno, mi frullano in testa sequenze di insulti che potrei dire a questo simpatico mattatore, ex cantante, ex attore, no-show man. Il the day after dopo il suo intervento a Sanremo a suscitato polemiche, dibattiti televisivi, forse, interrogazioni parlamentari. Eppure, stasera voglio difenderlo. Sono certa che molto del monologo del geniale artista sia frutto della sua mente; il resto, dello staff di autori che - presumo - si occupino dei testi, della fondatezza di quanto espresso. Presumo, perchè così mi illudo che dietro a cotanto sermone ci sia una regia, un volontario fine di creare scompiglio. Perchè, se è solo frutto, esclusivo del delirio di Celentano, allora siamo messi male. Mi sembra accercchiato da bestie feroci  - e qui suscita umana pietà - che lo mettono sul piedistallo per sparare a zero su tutto. Anche l'intelligente e sensibile Claudia Mori, che ritengo donna di elevato spessore imprenditoriale, sembra dire: "bene, se devi dire cazzate, sparale forte e fatti pagare tanto!" Perchè dietro le prediche c'è sicuramente il tentativo di manifestare il disagio del nostro vivere, l'impotenza d'agire sulle scelte scellerate dei potenti del mondo che sembrano solo capaci di distruggere, anzichè creare armonia e pace tra i popoli. Qualche post fa ho scritto che siamo in guerra, una guerra senza armi, frutto di politiche economiche senza regole e senza etica. Sentire che un personaggio pubblico come Celentano abbia lo stesso nostro disagio, la stessa indignazione per le gravi problematiche che affliggono la nostra società, può essere liberatorio, suscitare il nobile sentimento della condivisione, della partecipazione.  Suscitare polemiche, utili solo ad asfittiche testate giornalistiche, diventa un esercizio fine a se stesso. Diventa il maldestro tentativo di fare "bar dello sport", ma in una vetrina privilegiata, quale può essere il nazional-popolare (mai frase fu più significativa...) Festival di Sanremo. Quale soluzioni consiglia e/o propone il predicatore-venditore? Nessuna, non deve dare soluzioni, deve solo elencare disastri e suscitare, via via, indignazione, commiserazione, ilarità, disprezzo, apatia, indifferenza. Perchè le prediche, alla lunga diventano rumori di fondo, compiacimento per il mal comune. Ecco, Celentano dovrebbe smettere di fare prediche, dovrebbe capire che, aldilà del faraonico compenso all'artista, c'è il tentativo, riuscitissimo, di strumentalizzare la sua immagine, la forza mediatica che provoca il suo messaggio. Dovrebbe smettere di mettersi al servizio dei potenti che, paradossalmente, a turno, insulta. In fondo, lo usano per fare arrivare messaggi subliminali al popolo stordito, confuso, provato da una farfaletta inguinale di Belen e dal predicozzo apocalittico del cavaliere senza macchia Celentano. Dovrebbe, piuttosto dare soluzioni, dare consigli pratici, strumenti di valutazione più alla portata. La disobbedienza civile è frutto di una conoscenza del problema, ma anche delle possibili soluzioni. Utilizzare il servizio pubblico per trasmettere messaggi pseudo politici, con l'unico scopo di incassare compensi pubblicitari, vanifica ogni onesto tentativo di sollevare questioni sociali. Non ho apprezzato, in tal senso, l'invito ai preti ad occuparsi del loro ambito di azione, ovvero, la descrizione del Paradiso, il fine ultimo della nostra esistenza. La chiesa per lungo tempo, occupandosi dell'accaparramento di ingenti ricchezze, ha propinato il messaggio di una vita migliore dopo la morte. Un messaggio narcotizzante, che vuole distrarti dalla contingenza, dal quotidiano. La vita è una sola, è adesso e va vissuta dignitosamente ora! Non dobbiamo mortificare le nostre esistenze nella illusoria possibilità di una vita ultraterrena! La Chiesa, dall'alto del suo potere politico e dalla riconosciuta funzione sociale, ha il dovere di intervenire per modificare e migliorare le condizioni disumane cui sono costretti a vivere, milioni di uomini in tutto il mondo, di qualsiasi religione o cultura appartengano. Il paradiso è ora, l'inferno è ora, il purgatorio è ora, nel presente che viviamo e che qualcuno di molto potente ha deciso di farci vivere. E questo, in fondo, lo sai anche tu caro Adriano.