The Mask

Dioniso - il dio e la maschera


Dioniso è una delle più affascinanti e contraddittorie divinità della mitologia greca. La maschera, per i greci e i romani, era uno dei simboli più praticati per indicare Dioniso. Perché la maschera è ambigua e Dioniso è il dio che, per eccellenza, sfugge a ogni definizione univoca, a ogni etichetta stereotipata. E’ al tempo stesso maschio e femmina, divino e animale, umano e immortale. Può essere dolce e crudele, sereno e folle, gioioso e furente, affettuoso e invasato. Può portare l’uomo all’entusiasmo, carezzandolo col dono del vino e un momento dopo può annientarlo con violenza bestiale e implacabile. Estasi è il gioco che ci propone: andare fuori di testa secondo l’accezione moderna o essere posseduti dal dio, secondo gli antichi. Puoi essere condotto verso la beatitudine ma puoi anche attraversare la porta che schiude un mondo da incubo, dove l’umano si perde per sempre, sconfinando nella dimensione parallela del delirio.
Durante una delle sue tante scappatelle, il sommo Zeus concepì un bimbo di nome Dioniso, con una povera mortale di nome Semele, che volle vedere a tutti costi il suo vero volto e rimase folgorata e incenerita da quella rivelazione. Dioniso nacque in quell’istante, nella vampa del fulmine: il signore dell’Olimpo lo trasse fuori dall’utero di Semele, mentre diventava cenere fumante. Così Zeus diventò la seconda madre di Dioniso: si squarciò una coscia e mise dentro il feto, come in un’incubatrice, ricucendosi la pelle con fermagli d’oro. Quando fu maturo, Dioniso venne liberato dalla gamba del padre, e presentato al mondo come suo figlio. Non l’avesse mai fatto, il possente Zeus! Si scatenò la terribile gelosia di Era, sua moglie, che voleva uccidere Dioniso a tutti i costi! Zeus, in tutta fretta, nascose il bambino a Nisa, in una grotta profonda e oscura. Ma non servì a niente. Era liberò dal profondo del Tartaro i possenti e orrendi Titani e ingiunse loro di ammazzare Dioniso, Come implacabili segugi, i Titani rintracciarono il bambino divino. Per distrarlo e attirarlo fuori dalla caverna gli lanciarono dei giocattoli: una trottola, una bambola snodabile, una palla, una mela, dei dadi e uno specchio. Dioniso uscì dalla spelonca e cominciò a guardarsi nello specchio. I Titani si dipinsero il volto di bianco, con del gesso. Prepararono le armi: lunghe lame affilate, nodosi bastoni massicci e le loro mani potenti e rapaci. Mentre si specchiava gli piombarono addosso. Mente la prima lama stava per decapitarlo, il dio vide con stupore che nello specchio non c’era la sua immagine: vi osservò riflesso il mondo! - Che bel gioco! - esclamò, mentre la sua testa veniva spiccata dal busto e le sue membra strappate ad una ad una dalla furia dei Titani. - Dunque questo mondo, gli uomini e le cose di questo mondo, non hanno una realtà in sé, sono soltanto una visione, un’ allucinazione divina e nello stesso tempo quelle immagini sono corporee, sono il pulsare del sangue, l’alito del respiro, il fluire dell’energia del Cosmo. Sono forme apparenti ma non perché esiste una verità ultima, nascosta, vera che le trascende. Sono illusorie solo nel loro credersi separate , isolate dal grande unico gioco divino, fantastico e violento, che invece le contiene! Sì, che bello spasso, divertente! Mentre il coltello degli assassini calava su di lui, Dioniso smembrato appariva prima come un giovane, poi come un vecchio, poi ancora neonato e poi ancora adolescente. E ancora una volta i Titani lo aggredivano e lo facevano a pezzi. Allora Dioniso si trasformava in leone e ruggiva scuotendo la fulva criniera e poi in un cavallo che s’impennava, mentre il sudore biancastro gli ricopriva il mantello nero lucido. E ancora i sicari lo bloccavano e lo massacravano ma lui diventava un serpente che s’attorcigliava al loro collo, strangolandoli, e poi in una tigre che li azzannava e li artigliava. Infine si mutava in un grande toro che li caricava, buttandoli a gambe all’aria! Furibonda Era, vedendo che i suoi assassini non riuscivano nel compito, scese di corsa dall’Olimpo e urlò, in modo agghiacciante, nelle orecchie di Dioniso/toro. Finalmente, tramortito, il toro crollò sulle sue zampe. I Titani, cauti, s’avvicinarono e lo squartarono. Presero il suo corpo fatto a brani, lo misero in un calderone e lo cucinarono come fosse uno spezzatino, che venne dato in pasto a tutti gli uomini. Quando Zeus scoprì l’omicidio, incazzato come una belva, fulminò all’istante i Titani e ricompose il corpo straziato del figlio, restituendolo alla vita.”