The Mask

Sa Filonzana


Sa Filonzana (letteralmente "la filatrice") si tratta di una sorta di Parca della tradizione sarda. Era molto temuta per il suo significato oggetto di superstizione. Personaggio molto particolare e inquietante, maschera tipica del carnevale sardo, rappresentata da una vecchia donna dall'andatura storta e sgraziata,  vestita di nero con il volto coperto da una maschera nera e orribile, a volte con la gobba e visibilmente gravida.  In mano tiene il fuso e fila in continuazione un filo sottile, il filo della nostra vita e del nostro destino che lei conosce molto bene, è nelle sue mani. Essa porta con se una forbice e dopo aver individuato una persona di poco gusto, taglia il filo di lana come augurio, alla persona prescelta, di malessere e sventura; compare spesso alla fine della sfilata, quasi un monito dopo la baldoria tipica della festa. Tutti la temono e la rispettano ma ovviamente non la gradiscono.Le origini di questo misteriosa maschera sono oscure e non se ne trova traccia neppure nei racconti popolari. Probabilmenteè un personaggio importato da altre culture piu"dotte" di quelle agro-pastorali sarde; perchè la sua figura e le sua azione scenica ricorda molto da vicino le Parche della mitologia greca. Anch'esse portavano in mano il fuso, pronte a recidere il filo della vita. Quando Sa Filonzana è dotata di gobba impersona un'altra delle Parche. Alcune testimonianze ricordano che anticamente veniva rappresentata anche Sa Partorja ("la partoriente"), la quale mimava l'evento della natività, come l'ultima delle tre Parche greche, dando alla luce un pupazzo di stracci.
Di Sa Filonzana si raccontava anche,  che questa figura tanto temuta, accompagnasse i ragazzi nel corso della questua che si effettua nella notte di Capodanno.Tale maschera rappresenta, sul piano simbolico, la precarietà del destino umano e, al contempo, la morte che incombe sul filo sottile della vita, pronta a spezzarlo da un momento all'altro.          ...Efisio arrancava su per il sentiero. Sentiva freddo. La macchia di sangue sul fianco si era ingrandita, inzuppava i pantaloni fino a mezza coscia. La cartucciera pesava, e anche il fucile, ma doveva raggiungere i compagni. Poi, a una curva del sentiero, la vide. Sa Filonzana in gramaglie, con la maschera nera sul viso. Il fuso in mano e il filo teso.“No”, rantolò lui. “Non ancora”. Fece un cenno con la mano, come per allontanarla, le passò accanto e tirò dritto, incespicando. La mulattiera si inoltrò sotto la sughereta. Il ragazzo si guardò alle spalle. Era solo. Si fermò, sedette a terra. E Sa Filonzana sedette accanto a lui. Teneva il filo fra le dita e dava lievi colpetti al fuso, senza fretta. E il fuso girava e girava, torcendo il filo in silenzio.Efisio si alzò a fatica. “Come hai fatto a raggiungermi?” balbettò. Si toccò la ferita, larga e netta. La leppa (lama) di quel maiale era bene affilata, pensò, ironico. Sa Filonzana era sempre là. Solo, ora era in piedi. Il fuso girava e girava, torcendo il filo in silenzio. Il bandito le voltò le spalle e si allontanò, instabile sulle gambe. “Vattene”, gorgogliava. “Vattene!” Gesticolava come per scacciare le mosche. La luce sembrava essersi fatta crepuscolare, e lui faticava a proseguire. Qualcosa gli mozzava il respiro a metà e le ginocchia cedevano. Si appoggiò a un tronco. Sputò sangue. No. Non ancora, si disse. Tentò di affrettare il passo. Ormai non doveva essere lontano dal rifugio. Alla curva successiva, avvertì di nuovo la presenza, Sa Filonzana al suo fianco. Gli abiti neri, le dita bianche. “Lasciami solo!” gridò il ragazzo. Lo sforzo lo spossò, e le parole morirono in uno sbocco di sangue. Tossì, annaspò per respirare. Si trascinò verso un altro albero. Il fuso girava e girava, torcendo il filo in silenzio. “No”. La voce di Efisio era un raspare dolente. Riuscì, appoggiandosi alle querce, a raggiungere le vicinanze della grotta. Tentò di chiamare i compagni ma gli uscì solo un sibilo e un getto di schiuma rossa. Tossì ancora. Poi udì un suono d'argento che per le sue orecchie fu un canto celeste. Il ruscello. Si trascinò verso la polla. Il respiro saliva raschiando su per il petto. Efisio crollò a terra. Affogava in quella schiuma che gli riempiva la gola. Sa Filonzana era li, in piedi Il fuso girava e girava, torcendo il filo in silenzio.Il ragazzo stringeva ormai l'anima fra i denti. Il suo respiro strideva, e Sa Filonzana in gramaglie filava.Il sole compì il suo curvo cammino nel cielo e venne il tramonto. Il fuso girava e girava. La luna si fece grande e lucente. Efisio, barcollando, si alzò in piedi. Drizzò la schiena,  fissò Sa Filonzana nelle orbite vuote della maschera. ...Sa Filonzana fermò il fuso... ...Sa Filonzana spezzo il filo.