The Mask

La Commedia dell'Arte


 
La Commedia dell’Arte è un grande fenomeno teatrale che ha attraversato oltre cinque secoli di storia.Nasce da attori che provengono dal popolo e che hanno bisogno di parlare, di comunicare ai loro simili, ai più semplici, agli umili, ai poveri, alla gente comune, insomma. Nasce come risposta ad un potere dominante, agli aristocratici, ai regnanti, alla Chiesa. Nasce da attori che sentono il bisogno di scendere nelle piazze, nei mercati, nelle strade, nei luoghi, insomma dove si può radunare una comunità di persone, riunita per motivi quotidiani, come fare la spesa, passeggiare, incontrarsi. Questi attori, alla luce del giorno, agiscono sui loro semplici palchetti, uscendo da dietro la tenda, oppure anche sul selciato di una piazza, di una strada. A volte agiscono ai margini della città, o del villaggio, perché a loro l’ingresso è vietato per imposizione delle autorità del luogo.Per distinguersi dalla gente comune, questi attori fanno uso di costumi variopinti, arricchiti di elementi vistosi come grandi cappelli, ricchi di piume, di strumenti musicali per richiamare i passanti e dare scansione ritmica alle scene improvvisate sul momento. Ma soprattutto, per rendere più leggibile il loro comportamento teatrale utilizzano la maschera, modellata secondo i prototipi della società di allora: si pensi al Capitano, rappresentante del potere militare, della guerra, che viene messo in ridicolo con azioni comiche e sproloqui, tic, lazzi, scurrilità; si pensi al tipico personaggio che rappresenta il padrone di casa, come Pantalone, che sfrutta e schiavizza i servi, gli umili (Arlecchino, Brighella, Tartaglia); si pensi al personaggio che rappresenta la scienza - il Dottore - che viene spernacchiato per le sue baggianate; si pensi a personaggi come il mercante, il truffatore, l’avaro, e tanti altri che agiscono nel corpo di una società. Innovatori e rivoluzionariPoiché la condizione con cui sempre fare i conti è la povertà, la fame, la vita precaria, i comici della Commedia dell’Arte si organizzano in gruppi benformati, dandosi una struttura operativa e amministrativa: nascono le condizioni per disciplinare l’attività teatrale con regolari contratti, siaper gli attori che vengono chiamati a far parte del gruppo, sia per i rapporticon commercianti che ingaggiano gli attori per promuovere il loro negozio, laloro merce. Le compagnie dei comici, sia per ragioni esistenziali, sia perché a volte sono veri e propri nuclei familiari, introducono nell’attività teatrale anche la donna, tenuta fino allora distante da simile attività, perché proibita dalla chiesa, dal comune pensare dei cattolici, dai così detti ben pensanti. La presenza della donna nella compagnia è una vera e propria rivoluzione. Fino ad allora, notoriamente, in scena erano saliti soltanto gli uomini,che ricoprivano i ruoli femminili travestendosi.Fu una conquista determinante, per la donna, una presenza che da quel tempo diverrà sempre più stabile.Il fenomeno di queste compagnie di professionisti si allarga a macchia d’olio, tanto che in un breve volger di tempo, si moltiplicano di città in città, di regione in regione. Ed ogni compagnia genera personaggi, tipi, caratteri riconoscibili facilmente perché appartenenti all’ambiente cittadino o regionale. Si moltiplicano così le maschere, i personaggi, le caricature. Ogni attore aggiunge del suo, si costruisce il personaggio modellandolo sul proprio talento, le compagnie divengono sempre più famose e più richieste. Certi attori di compagnie dei comici risultavano così popolari che quando si esibivano raccoglievano intorno a sé masse di popolo, mettendo in crisi per esempio l’attività delle prostitute che si vedevano sottrarre clienti che preferivano la recita dei commedianti piuttosto che certi momenti di trasgressione sessuale. Infatti ci sono cronache che attestano la rivolta delle prostitute contro i Comici dell’Arte.Queste compagnie si spostano da un paese all’altro, in cerca sempre di nuovo pubblico, e introducono il concetto di biglietto da acquistare per coloro che vogliono assistere seduti stando in un’area circoscritta intorno al palcoscenico, destinata a chi vuol portare una sedia per maggior comodità, oppure a raccogliere un obolo, da tutti coloro che stanno al di là dell’area circoscritta di solito con delle transenne.Per potersi spostare agilmente, si organizzano dei carri in cui abitare, dormire e mangiare. Carrozzoni viaggianti in cui poter trasportare costumi, maschere, bauli, strumenti musicali. Queste carovane passano da una regione all’altra, gli attori adottano di conseguenza elementi gergali, espressioni dialettali, per meglio comunicare con il pubblico, si informano sui personaggi più in vista per metterli in ridicolo, satireggiarli.
Attori per professione, scomodi per sceltaLa vita della compagnia è una vita fatta in comune, disciplinata secondo le regole che i componenti si sono date, controllate dal capocomico. Tra un momento di vita quotidiana e l’altro, si provano le nuove scene, si scrivono i canovacci, insomma si rinnova il repertorio. Una vita concentrata tra più nuclei familiari, tra attori non coniugati, fatta a volte di stenti e di enormi sacrifici. Ma nonostante questa precarietà si affaccia sul mercato l’immagine delle compagnie professioniste, cioè composte da attori che vivono solo ed esclusivamente del loro lavoro di artisti; si ricordano compagnie come quelle dei Gelosi, dei Golosi, dei Rintronati.Lo sviluppo di queste compagnie provoca delle reazioni da parte del potere costituito: non piacciono soprattutto ai tutori della chiesa, poiché nelle rappresentazioni si parla liberamente di sesso, tradimenti, ruberie, prepotenze, cioè temi di denuncia, pericolosi per chi deve mantenere il potere sul popolo. Anche se i comici usano un linguaggio provocatorio, scurrile, carico di sproloqui, di parole pesanti, suoni volgari, rutti, immagini allusive, di accoppiamenti sessuali, di organi genitali, di culi, scorregge, escrementi e altre immagini volgari, consegnano comunque agli ascoltatori elementi su cui riflettere. Per questo sono invisi ai potenti, agli aristocratici, al potere in genere. Le condizioni di ospitalità si fanno sempre più restrittive di regione in regione, pertanto comincia una sorta di transumanza delle Compagnie in terra straniera, chiamate anche da autorità più illuminate e aperte a conoscere questa nuova realtà che, nonostante tutto, riesce a comunicare anche a popoli di altra lingua, di altri Paesi.I comici italiani emigrano, non per propria volontà, ma perché spinti dalla fame, dal rifiuto del potere, perché indesiderati, e trovano accoglienza soprattutto in Francia, dove si radicano fino a formare un teatro degli italiani. Questa emigrazione ha portato con sé tutta l’arte dell’improvvisazione, un tasso di creatività tale da contagiare altri attori, altri autori e tutte le altre arti.Le ragioni del successo 
Dove risiede la ragione del successo della Commedia dell’Arte che è riuscita ad attraversare i secoli, fino ad invadere il mondo, lasciando segni ovunque?Il successo sta nel linguaggio, nelle modalità di comunicazione che gli attori utilizzano per svolgere le loro performance, sta nella miscela e nell’uso di forme espressive diverse: basta prendere un personaggio della Commedia dell’Arte in azione per rendersi conto di come usa il proprio corpo: gestualità fantasiosa, ritmi sottratti alla quotidianità, invenzioni vocali, con suoni evocati dai meandri nascosti della propria vocalità, costumi colorati e ricchi di fantasia che alludono ad altri contesti, azioni pantomimiche che sconfinano nella danza; ma soprattutto, ancora e sempre, l’uso della maschera che subito annuncia la tipologia del personaggio e del suo carattere. Sono tutti elementi leggibili a qualsiasi latitudine e da qualsiasi persona, colta o non colta, anche se non conosce il valore semantico delle parole che vengono pronunciate.La Commedia dell’Arte ha generato un linguaggio che appartiene all’Uomo e si nutre dei sentimenti, di allusioni, di intenzioni ben individuabili, che sono patrimonio di tutti; un linguaggio che affonda le sue radici nella allegoria, carico di segni emblematici riconoscibili, svolge temi ben conosciuti e sentiti perché appartengono all’essere umano, la fame, l’amore, il sesso, il denaro, la violenza, il potere…I Comici dell’Arte hanno liberato l’attore dai vincoli del testo scritto, per spingerlo ad una nuova scrittura scenica che nasce dall’improvvisazione sviluppata dalla fantasia dell’attore stesso, il quale metteva in moto tutto il suo corpo, la sua voce, la sua energia, il suo volere. I Comici dell’Arte hanno consegnato alla storia del teatro il loro fermento e un genere creativo che non trova riscontro in altri generi dell’Arte: un genere trasgressivo, liberatorio, in cui la comicità, l’ilarità, il sarcasmo, lo sberleffo, l’ironia sono il pane che alimenta lo spettatore. I Comici dell’Arte hanno arricchito la presenza del pubblico perché si sono rivolti anche a tutte la fasce della società, facendo scoprire il rapporto tra teatro e pubblico, tra esserci e partecipare. I Comici dell’Arte hanno scardinato i condizionamenti determinati da uno spazio codificato (si pensi ai teatri tradizionali) perché la loro arte teatrale poteva agire ovunque, in spazi liberi, in spazi sempre diversi. Sono innovativi perché sfuggono ai condizionamenti della macchina teatrale, così vincolante con le sue scenografie, l’illuminazione, l’oggettistica di scena. Invitano lo spettatore a immaginare, a partecipare con la fantasia, lo responsabilizzano rendendolo conscio della propria creatività, coinvolgendolo. Insomma, dopo cinque secoli la Commedia dell’Arte continua a far parlare di sé: la ritroviamo riproposta in spettacoli di molti registi contemporanei, anche se restaurata o inserita in un orizzonte estetico diverso, più raffinato. Ma per praticare questo genere di teatro occorrono attori totali che sappiano fare tutto: cantare, suonare, danzare, recitare, improvvisare.
E oggi attori di tal fatta non ci sono o sono pochi. Pensiamo al nostro Dario Fo che oltre ad essere attore comico dei suoi testi è anche autore che attinge dalla realtà per denunciare soprusi, personaggi del potere, angherie, sopraffazione. Dario Fo è attore eclettico che oltre a soffermarsi su temi, contenuti di forte connotazione politica, si inventa un suo linguaggio, una sua lingua, una sua drammaturgia, un suo personale modo di far teatro che si rifà ai canoni della Commedia dell’Arte. Grazie a lui la Commedia dell’Arte è stata ulteriormente promossa nel mondo poiché è uno degli autori/attori più richiesto e i suoi testi sono molto rappresentati anche all’estero. Altro attore da inquadrarsi nel genere della Commedia dell’Arte è Roberto Benigni, ma non possiamo dimenticare il grande Totò, che ha portato la sua arte di comico nel teatro di avanspettacolo e nel cinema. Ma la Commedia dell’Arte, come movimento artistico, ha inciso nella creatività di altri artisti che hanno operato in altri settori dell’arte. Si pensi ai pittori, quali Picasso, Purificato, Guttuso, De Chirico, a tutti i grandi pittori del Settecento che hanno dedicato una forte attenzione ai personaggi della Commedia dell’Arte, consegnandoci una testimonianza visiva di quanto accadeva, ma soprattutto dedicandosi al principe dei personaggi: Arlecchino. Anche nel cinema, nella danza, nella lirica, la Commedia dell’Arte ha attecchito lasciando il suo segno. Insomma, ha condizionato le arti visive, lo spettacolo in ogni forma.