The Mask

Tartaglia


Una delle più comiche maschere italiane trae, poco pietosamente, le ragioni della propria popolarità da due penosi difetti: l’incapacità di avviare un discorso senza balbettare, e una eccezionale miopia. Basta dunque dare la parola a Tartaglia, oppure sottrargli le lenti per destare un gioco d’equivoci tale da assicurare l’entusiasmo di una platea. Tutte le volte che Tartaglia inizia a parlare, balbetta, incespica nelle parole, ripetendone meccanicamente la sillaba iniziale un bel numero di volte.
Il risultato é che non riesce a farsi capire ed il primo ad arrabbiarsi è proprio lui. Se la piglia con tutti e di più con se stesso. Inoltre storpia le parole e le frasi continuamente e ne deforma il significato in maniera ridicola, lasciando interdetto o rendendo furioso chi lo ascolta. E'anche un po' sordo e non c'é da meravigliarsi se, talvolta parlando con qualcuno risponda fischi per fiaschi. Per coronare la comicità del personaggio, si accompagnano, nel fisico, una pronunciata pinguedine, e nel carattere una vera e propria vocazione all’insuccesso. Ministro del regno di Serendippe, nella favola« Re Cervo » di Carlo Gozzi, Tartaglia otterrà dal mago Durandarto la formula per trasferire le anime dai morti ai vivi, sicchè, innamorato della regina, approfitterà di una battuta di caccia per trasferire il re in un cervo abbattuto, e assumerne a sua volta le auguste sembianze; però, com’era prevedibile, Tartaglia non soltanto non riuscirà ad ottenere, così trasformato, i favori della regina, ma, trasferitosi imprudentemente nelle sembianze di una cagnetta, finirà strangolato. L’infelice sorte del personaggio sarà più di una volta condivisa dai suoi interpreti: un Tartaglia che recitava alla corte di Spagna finì rinchiuso, e per non breve tempo, in quello stesso carcere nel quale aveva languito, negli anni della sfortuna, Cristoforo Colombo: la maschera si era permessa, nel corso di uno spettacolo. di bersagliare con poco riverenti giochi di parole il famoso conquistatore Cortes. A Bologna la figura di Tartaglia si specializzerà invece nel compito di far ridere alle spalle della legge, sicchè sovente gli sarà affidata la parte del Commissario o, semplicemente, del birro. Le poche volte in cui gli sarà risparmiato l’ingombro della pinguedine, diverrà addirittura un personaggio allampanato, col naso puntuto e prominente, portatore di jella e malocchio.Nata verso la metà del Seicento, la maschera di Tartaglia é di origine napoletana e la si ritrova molto spesso nelle commedie dell'epoca accanto a quelle di Pulcinella e di Colombina.
Tartaglia rappresenta un uomo di mezza età senza però un suo ruolo fisso; di volta in volta é giudice, notaio, farmacista, avvocato, consigliere di corte, ma anche domestico, sbirro o semplicemente genitore di qualche giovane maschera della commedia. Una delle sue più grandi debolezze è quella di corteggiare tutte le donne che incontra e, visto che ha il cuore tenero se ne innamora facilmente.Il costume della maschera, costituito in origine di un abito e di un mantello verdi a strisce gialle, di un ampio collare bianco e occhiali verdi, variò in seguito nei colori e negli ornamenti.Celebre Tartaglia fu il comico napoletano Nicola Cioppo, con il quale deve essere ricordato il suo successore Agostino Fiorilli.