The Mask

Le maschere e la morte


Le maschere mortuarie son parte della tradizione di antichi popoli e di molti paesi, dove l'utilizzo di tali oggetti è attestato a partire dall'Antico regno, sino all'Epoca Romana (I secolo d.C.).Queste maschere molto utilizzate nella civilta egizia avevano lo scopo di restituire ruolo pubblico, onore e qualità al defunto per il passaggio e per il mondo dell’aldilà, o di fissare e trattenere l’anima. Una di queste maschere, forse la più conosciuta, è quella del faraone Tutankhamon.
Il processo di tumulazione comprendeva la mummificazione del corpo che, dopo preghiere e consacrazioni, era posizionato in un sarcofago smaltato e decorato. Un elemento speciale del rito era la maschera scolpita, fatta interamente di oro e gemme messa sulla faccia del defunto. Si credeva che questa maschera potesse rafforzare lo spirito della mummia e proteggere l'anima dagli spiriti maligni nel suo cammino verso l'aldilà. Maschere del genere, tuttavia, non erano fatte da calchi del viso.Le maschere funerarie compaiono anche nelle tombe regali Micenee, dove l'esempio più significativo è quella di Agamennone, ed attraverso i fenici si diffondono nelle zone occidentali d'influenza punica. Nella Grecia arcaica e classica la maschera non conserva più la sua diretta funzione funeraria, non viene più deposta sul volto del cadavere, ma resta pur sempre legata alla sfera della morte. In questa tipologia di impiego è spesso uno strumento di comunicazione con lo spirito del defunto per evitare che questi nuoccia ai congiunti, contesto molto simile anche per le culture africane.Alla fine del Medioevo, ha avuto luogo un cambiamento, dalle maschere scolpite alle vere e proprie maschere mortuarie, fatte di cera, di gesso o argilla. Anche queste maschere non venivano sepolte con il defunto, ma erano utilizzate nelle cerimonie funebri e successivamente venivano conservate nelle biblioteche, nei musei e nelle Università. Non venivano fatte solo ai reali e alla nobiltà (Enrico VIII, Famiglia Sforza), ma anche a persone eminenti: poeti, filosofi e drammaturghi, come Dante Alighieri, Filippo Brunelleschi, Torquato Tasso, Blaise Pascal e Voltaire. Come nell'Antica Roma, le maschere mortuarie venivano spesso usate per ritratti, sculture, busti o incisioni raffiguranti il defunto.
Nel diciassettesimo secolo in alcuni paesi europei, prima dell'avvento e della diffusione della fotografia, era comune usare le maschere mortuarie come effigie del defunto sulle tombe e durante il diciottesimo e diciannovesimo secolo furono utilizzate anche per registrare in modo permanente le caratteristiche di cadaveri sconosciuti ai fini dell'identificazione, in modo che i parenti potessero riconoscere il corpo se fossero stati in cerca di una persona scomparsa. Una di queste maschere, conosciuta come "La sconosciuta della Senna", registra il viso di una
giovane donna sconosciuta, secondo una storia ben nota, fu trovata annegata lungo la Senna a Parigi alla fine degli anni 1880. Un impiegato dell'obitorio fu impressionato dalla sua bellezza e volle immortalarla in un calco. Fu considerata così bella che negli anni seguenti furono fatte delle copie della sua maschera mortuaria divenne un appuntamento fisso morboso della società Bohemien parigina.http://www.deathmask.kiev.ua/