The Mask

La maschera di Uruk - La dama di Warka


 
Un altro dei grandi capolavori che vennero trafugati dal museo di Baghdad, museo che conservava i molti tesori dell'antica Mesopotamia, la culla delle civiltà. Come la "Dama di Warka" che venne poi ritrovata, nascosta in un frutteto alla periferia della capitale. Si ritiene che la maschera di Uruk ( 3400 - 3100 A.C.), appunto conosciuta come “Dama di Warka”, rappresenti la dea Inanna del periodo protostorico; un volto femminile in marmo bianco noto anche come la "Monna Lisa della Mesopotamia" attribuibile alla cultura Sumera. Un tempo la scultura aveva occhi e soppracciglia incrostati di materia colorata, conchiglie e lapislazzuli. Oggi, nonostante le cavità, nonostante la mutilazione del naso, la pietra non ha perduto niente della sua espressione. Negli occhi vuoti si ha l'impressione di sentire la fiamma dello sguardo. Al di là della fronte sulla quale si stagliavano i riccioli della capigliatura, si sente un pensiero attivo e penetrante, e le labbra chiuse non hanno bisogno di aprirsi perchè si possano sentire le parole. La loro piega, cui risponde quella della guancia, è già essa stessa un linguaggio. E' la donna, misteriosa, che sembra dubitare di sé stessa e del proprio potere. Comune mortale, gran sacerdotessa, sposa del re, la maschera di Uruk è degna di tutti questi personaggi. Potrebbe essere l'uno e l'altro. E', in fondo, la sintesi di tutti... Nel "museo immaginario" della scultura mondiale la testa di Warka è uno di quei pezzi decisivi che sfidano tutte le spiegazioni e si accontentano di imporsi. Essa rappresenta uno dei vertici del genio creatore. Ecco dove siamo giunti, sulle rive dell'Eufrate, nel momento in cui si chiude il periodo protostorico. Eredità commovente, eppure così pesante! Come continueranno ad entrarne in possesso, e che ne faranno, gli uomini della Storia?Quando il personale del museo si allontanò dall'edificio per paura dei bombardamenti da parte americana il museo non venne salvaguardato dai militari e fu saccheggiato da un primo gruppo di razziatori. Nei giorni successivi il museo fu depredato da razziatori più esperti. Quando i soldati americani ricevettero finalmente l'ordine di intervenire per proteggere il museo, si parlava ormai di decine di migliaia di reperti trafugati. Al termine di questi giorni mancavano all'appello circa 15.000 reperti e molti altri erano stati danneggiati per sfregio. In seguito circa 4000 di questi reperti sono stati recuperati e riportati al museo, riaperto dopo una fase di restauro nel Febbraio 2008, ma che di fatto, per la difficile situazione politica del Paese, può essere visitato solo dagli iracheni. Ma da oggi il paradosso può essere superato con le risorse del multimediale. Diventa accessibile il portale del Museo virtuale dell'Iraq (www.virtualmuseumiraq.cnr.it), progetto ideato e realizzato dal Cnr su iniziativa del Ministero per gli Affari Esteri, direzione generale per i paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente. Un format innovativo frutto di alcuni anni di lavoro e il coinvolgimento di una squadra di cento persone tra archeologi, tecnici informatici, filologi esperti di cultura mediorientale e islamica, storici e tecnici del suono (contributo non indifferente visto che ogni sezione del percorso virtuale è arricchito da una colonna sonora personalizzata ispirata alle melodie della tradizione locale).http://www.virtualmuseumiraq.cnr.it