The Mask

Colombina


Colombina è di sicuro la più famosa fra le servette (o fantesche) e forse anche una delle
maschere della Commedia dell'Arte più antiche. Già dal 1530 abbiamo notizia di un personaggio con questo nome nella "Compagnia degli Intronati", una delle più importanti fra quelle dei Comici dell'Arte. Le venne attribuito il nome di Colombina, quando Isabella Franchini, famosa attrice che per la prima volta la interpretò, portò sotto braccio un paniere in cui si intravedevano due colombe. Solitamente Colombina, di origini veneziane, viene caratterizzata come una giovane arguta, dalla parola facile e maliziosa, e il suo modo di deridere i sospiri degli innamorati era elemento indispensabile e determinante per la buona riuscita comica della rappresentazione. Spesso non ricopre un ruolo di protagonista nella commedia, ma, molto abile a risolvere con destrezza le situazioni più intricate. Abile nell'organizzare incontri lontani da occhi indiscreti, talvolta è bugiarda ma sempre a fin di bene. Anche molto vanitosa e un po' civettuola, ci tiene ad avere  un aspetto sempre ordinato ed attraente. Colombina non ha peli sulla lingua e con due paroline ben dette, riesce a mettere a posto qualche corteggiatore che non si comporta più che educatamente. Sia che fosse fidanzata di Arlecchino, sia che fosse serva o figlia di Pantalone, il ruolo di Colombina non cambiava: favorire gli intrighi amorosi di cui era semplice spettatrice o protagonista, questa era la sua specialità. L'inganno finalizzato a gabbare un genitore severo o un innamorato non gradito dalla padrona ne ispirava l'azione scenica, sia quando si trattava di nascondere l'evidente, sia quando era opportuno creare la "suspance" che derivava dalla sua abitudine di sfilarsi bigliettini dal grembiule o dal corpetto; erano diretti a un destinatario cui si richiedeva, nel riceverli, una destrezza pari a quella impiegata nel passarli. Anche il suo eterno fidanzato, Arlecchino, deve stare ben attento, se cerca di fare lo sdolcinato con qualche altra sua collega, come Corallina o Ricciolina, sa lei come farlo rigare dritto. Il suo modo di fare, così vivace e malizioso, nasconde un carattere volitivo ed una naturale furbizia che fanno di Colombina un personaggio simpaticamente sbarazzino, molto amato dal pubblico. La morale è semplice e allo stesso tempo versatile: il tipo umano è quello della donna intelligente che sa di vivere in un mondo dove vigono le leggi degli uomini, fatte dagli uomini e per gli uomini, e che da una donna possono essere aggirate solo dall'astuzia che deriva da una spiccata sensibilità.La Colombina classica veste un semplice abito cittadino costituito da una sottana a balze, su cui appoggiava un grembiule bianco come il corpetto ricoperto da una giacca rossa orlata di passamaneria dello stesso colore della gonna. Sul capo la servetta indossava un fazzoletto sistemato a foggia di crestina e fermato da un nastro.
Una variante del suo costume viene espressa da Lancret in un suo quadro, ma anche da G.D. Ferretti che ce la rappresenta vestita da Arlecchinetta, la compagna di Arlecchino, con giubbetta e sottana a scacchi colorati, costume che ella portò per la prima volta nel 1695 nella commedia "La fiera di Bezon". Quando approdò in Francia, ai tempi della "Comèdie Italienne", Colombina si ingentilì  e vestì abiti più raffinati, pur confermando il carattere originario della giovane maliziosa che all'occasione sa provocare e non si lascia intimorire da niente e da nessuno. Da lei derivò il tipo teatrale della "soubrette" chiaccherina e impertinente. Fra le ultime attrici che la impersonarono si ricorda Narcisa Bonardi, interprete di molte colombine strehleriane.  Arlecchino, dopo aver preso un diluvio di legnate, cadde perdendo i sensi.Sul fondo della scena, quindi, apparve, preoccupata per il frastuono, Colombina, la quale vedendo il compagno immobile, disteso faccia a terra, cominciò da personaggio a gemere, ma da attrice corse a rianimarlo. Si gettò sul corpo di Arlecchino. Lo scosse. Fece il gesto di strapparsi i capelli, ma il buon servitore proprio non dava segni di vita. Allora, prima di gridare aiuto e interrompere la commedia, come ultimo tentativo, pigiò con energica pressione e con entrambe le mani sul dorso del collega: una, due, tre volte. Si chinò per soffiare sul viso riverso dell’attore, ancora con la maschera sul volto, ma venne richiamata da un diverso soffio, piuttosto rumoroso, che sortì da altro pertugio del corpo di Arlecchino. Colombina finalmente sospirò rinfrancata: “Cielo, ti ringrazio, respira ancora”.