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RECENSIONE: THE BLACK KEYS LIVE @TORINO (01/12/12)


Nel primo vero freddo sabato sera di questo autunno, in una Torino rinata, anche dal punto di vista dell'intrattenimento, si sono mobilitate circa 60.000 persone. Tre quarti di queste hanno assistito al ritorno del derby calcistico della Mole, la rimanente parte (e non sono comunque pochi) si è diretta al Palaolimpico.Di scena ci sono i Black Keys, due giovanotti americani che, a differenza di tanti colleghi, hanno iniziato a gustare il successo poco alla volta. Un'escalation in musica che ha avuto il suo culmine con la pubblicazione, a fine 2011, di "El camino", manifesto di un rock ancora vivo che ha lanciato "i nostri" in un 2012 esaltante grazie soprattutto a due super singoli del calibro di "Lonely boy" e "Gold on the cieling".E a giudicare dall'impatto pazzesco che si ha entrando nel meraviglioso Palaolimpico, realizzato in occasione dei giochi invernali del 2006, sembra proprio che le attenzioni raccolte da questo duo chitarra/voce+batteria siano state parecchie da queste parti. Sarà il richiamo irresistibile della data unica che spinge fan e curiosi da tutta Italia e non solo, ma il palazzetto dello sport torinese è pieno in ogni ordine di posto. Il fatto che ad aprire le danze ci siano i Maccabees è motivo per molti appassionati del genere di gustare un delizioso antipasto che si consuma nell'ordine di una mezz'oretta circa. Finché, con altrettanti minuti di ritardo sulla tabella di marcia, spuntano in controluce le sagome apparentemente innocue di Daniel, chitarra alla mano, e di Patrick. Apparentemente perché al pronti-via i due ragazzi di Akron (Ohio) sembrano davvero indiavolati. Messo da parte l'aplomb nerd che li contraddistingue, danno vita ad uno show di energia pura che si consuma sotto i colpi pesantissimi di Patrick e attraverso le note del suo fido compare che non sbaglia un colpo, né davanti al microfono, né imbracciando quel mostro a sei corde che si porta dietro da un tot di anni.La scaletta scivola via regalando momenti di forte intensità che, manco a dirlo, trovano sfogo nei pezzi più acclamati di "El camino" e del loro penultimo lavoro "Brothers" del 2010. È delirio puro nei primi venti minuti quando, una dopo l'altra, senza soluzione di continuità, partono "Howlin'for you", "Run right back", "Same old thing", "Dead and gone" e "Gold on the cieling".La compattezza del suono e la fedeltà ai brani su disco (salvo qualche velocizzazione qui e là di Patrick, probabilmente voluta) permettono di apprezzare meglio il lavoro fatto in scena. Forse l'impianto scenografico non rende giustizia agli altri due musicisti lasciati in ombra, ma comunque in forma ottimale.Complice anche una scaletta di tutto rispetto, l'energia non si abbassa quasi mai e riprende ritmi da capogiro sul finale quando, all'incedere di "She's long gone", "Tighten up" e "Lonely boy", anche il pubblico dalle tribune è costretto a schiodare il deretano dai seggiolini per unirsi alla baraonda. Quasi due ore ed un encore breve ma intenso, sugellato da un bellissimo gioco di luci in cui il logo "The Black Keys", comparendo alle spalle dei quattro protagonisti, sancisce come un marchio di fabbrica la definitiva consacrazione di una band che ha ancora tanta energia da investire. Intanto, mentre appare sempre più probabile l'ipotesi di un nuovo album entro il 2013, Torino, che attende in Primavera/Estate niente popò di meno che i Muse, ha potuto assistere ad uno show che è riuscito nel difficile intento di raccontare in maniera semplice e diretta ciò che John Lennon definiva concettualmente migliore di qualsiasi altra cosa: il rock. Scaletta: Howlin'for you, Next girl, Run right back, Same old thing, Dead and gone, Gold on the cieling, Thickfreakness, Girl is on my mind, Your touch, Little black submarines, Money maker, Strange times, Nova baby, Ten cent pistol, She's long gone, Tighten up, Lonely boy. Encore: Everlasting light, I got mine.