TheNesT

Siboney


(Dark Chariot di Peer Raben - 2046 Ost )Resto in piedi sul pavimento bagnato dalla pioggia che ha smesso, ormai da qualche ora. Ascolto un pensiero senza parole, e che suona più o meno così. Non è malinconia, nulla a che fare con la tristezza. Mi stringo nella giacca non perchè faccia freddo, ma perché questa umidità mi bagna le ossa e mi riporta via a quando, preda delle febbri da bambino, con gli occhi spalancati ascoltavo il ticchettio costante della pioggia: quel cikciak delle suole dei fantasmi dei miei sogni, che ballavano il tiptap. Il giorno dopo sarebbe stata domenica, ma le notti erano profonde e infinite da attraversare, e fissavo con occhio vitreo l'ombra lunga e magra che si muoveva dietro la porta semiaperta, bisbigliando sommessa canzoni che suonavano tristi mentre la pioggia e che più tardi, molto più tardi, con un gesto di commovente grazia mi avrebbe baciato sulla fronte e lasciato nelle narici il profumo di alcol del suo alito, e l'odore della sua pelle, per non rivederla più per settimane. La terrificante ombra di mio padre. Mi chiedo della paura dell'ombra di mio padre, che rifuggiva quel suo figlio dagli occhi aperti nell'abbacinante buio della notte, mentre navigava nei mari infiniti dei propri febbrili deliri da bambino malato. Un Ulisse l'ombra del padre, che cercava in tutti i modi di non tornare a Siboney; un Ulisse il figlio, che con gli occhi aperti cercava nel buio la via per partire alla ricerca del padre. Poi arrivava l'alba plumbea delle domeniche di pioggia, che tutto uccideva. La pioggia ricomincia. Mi chiudo la giacca, e torno a guardarla da dietro la finestra.