TheNesT

About TheNesT..


Pungolato da un commento ricevuto di recente, tralascio la bozza che maltratto ormai da qualche notte e che non riesco ancora a farmi andare bene, (per via della mia solita scrittura pedante!) e mi soffermo per un attimo in un argomento che, curiosamente, non ho ancora trattato.Ho chiamato questo blog "TheNesT: a place called home", e l'ho corredato di tanto di header fotografico, a chiarire qual'è questa casa che chiamo Nido. Non ne ho però mai spiegato il perchè. Ora che ci ragiono con le dita sulla tastiera, peraltro, capisco perchè non ne ho parlato. E' lungo. Mi sarebbe piaciuto dire che è complicato (a chi di noi non piace dire di essere complicato!) ma non è vero. E' piuttosto semplice da spiegare, infatti, perchè basta raccontare qualcosa di me, perchè ne sia chiaro il senso. Ma è lungo. Ci provo? Ci provo. Come dire? La primissima suggestione che probabilmente si ha quando si sente parlare di "nido" è quella di un rifugio, di un luogo caldo e accogliente, che protegge. E, nel mio caso almeno, non è così lontano dalla realtà. Un nido, si, ma un nido di cosa? Avrebbe potuto essere un nido qualunque, un nido di usignoli, o un nido di aquile. Forse, persino, un nido di serpenti. Quel che questi nidi hanno in comune non è quello che custodiscono, bensì il destino che natura riserva loro: quello di essere abbandonati. Perchè nascere e crescere significa abbandonare il nido, prima o poi, lasciarlo dietro e dimenticarlo. Questo nido, però, è diverso. Se dovessi immaginare quale nido sia, direi un nido di rondini. Si, le rondini: quelle che da sole non fanno primavera. Minuscoli uccellini da niente che ogni primavera e ogni autunno attraversano il deserto, e il mare, per tornare a prendersi cura dello stesso nido, anno dopo anno. Errabonde creature che come le nuvole vengono, vanno, a volte si fermano. E costruiscono una casa, la stessa casa per tutta la vita, una casa nella quale però non si fermeranno mai del tutto, anime migranti la cui maledizione è quella di inseguire l'estate, la cui benedizione è quella di dover attraversare il mondo facendo affidamento soltanto nelle proprie fragili ali, per ritrovarsi ovunque e comunque stranieri. Una casa per chi, come me, in fondo sente di non essere mai a casa. Soltanto una fermata, della quale però comunque predersene cura, perchè ci ha benedetto con la sua protezione, il suo calore. Un rifugio finchè non finisce l'estate, e allora faremo di nuovo un salto, al di là del mare, al di là del deserto, al di là delle stagioni, e del tempo, e se fosse necessario, al di là della fine del mondo. 
(Immagine tratta da:  http://francescopaolodadamo.blogspot.com/2011/04/avete-notato-che-non-ci-sono-rondini-in.html)Ps: Nuovi aggiornamenti su http://questoblognoneunalbergo.blogspot.com/