TheNesT

E' di questa notte..


E' di un pomeriggio, la cui aria satura del vapore del ferro da stiro trasluce del colore del tramonto che verrà. Ma non prima che diventi ricordo della madre che, in piedi nelle scarpe comode che usa per stare a casa, stira le divise della scuola. E' di quel pomeriggio il profumo dei panni lavati da poco, nel quale immemore e ancora bambino immerge il naso e affonda l'anima come affonda il corpo tra le camicie di cotone e le lenzuola ancora da piegare e ritirare nell'armadio, perso in fantasie da esploratore di profondità terrestri difficili da spiegare ma tanto facili da comprendere per la madre che ride, ride e intanto ripassa implacabile sui panni stroppicciati facendo sbuffare il ferro da stiro nero e pesante come la bachelite.Ma è anche delle mattine che sono venute anni dopo, quando la madre ormai non c'era, e che sembravano gelide sotto l'acqua che a secchiate lavava il corpo ancora imberbe, ma che di lì a poco sarebbe diventato timidamente adolescente, prima di andare a scuola. E' di quelle mattine il brivido della pelle all'aria frizzante che ben presto si sarebbe trasformata in afa, ancor prima di mezzodì. E le voci dall'altro lato della rete saltellanti per il prato, e Katia e Karla che chiacchierano complici in cima alle scale che portano nelle aule in cui si sarebbe persa via la mattina intera e che soltanto un po' per caso l'avrebbero salutato quando, suonata la campanella, l'intera classe sarebbe passata per la porta d'ingresso dell'aula e avrebbe preso posto, un pò alla spicciolata, nei propri banchi. E' dunque dei pomeriggi successivi l'eco profonda dei propri passi nei corridoi che portano alla biblioteca, mentre di sottecchi lo sguardo cade sul profilo di Paola che cammina poco più avanti, i cui passi hanno l'andatura che s'immagina alle gazzelle, alle antilopi, ai ghepardi, oppure come solo nelle fantasie che si possono avere a tredici anni, all'africa intera. Lei lo sa. Si muove lenta come nei sogni che si sogneranno soltanto dopodomani, sorride alle sue amiche che sorridono e guardando anch'esse di sottecchi gli sguardi che le seguono, ne ridono e si sorridono a vicenda, finchè il corridoio non è finito, e allora ognuno prende posto sul lungo tavolo che divide la biblioteca a metà.E' del lungo inverno successivo invece, superato il tropico del cancro e ormai perso dietro una finestra sporca della scuola da cui vede soltanto pioggia, la malinconia gelida che qualche anno più tardi avrebbe chiamato disperazione, per poi scoprirla soltanto noia.Ed è del tempo faticoso consumato tra il lavoro, il treno, e l'appartamento dolce e appena malandato dei primi giorni di tenera convivenza, la felicità ingenua di chi pensa di non avercela ancora fatta, ma che un giorno, chissà quando, forse davvero ce la farà.E di questa sera è la voce cristallina di mia moglie con cui chiacchiero, mentre respiro il profumo di tutti questi ricordi nel vapore del ferro da stiro che ripasso implacabile sulle pieghe delle camicie del lavoro, come in qualche modo devo aver imparato da mia madre il cui ricordo, in piedi nelle scarpe comode che ancora oggi usa per stare in casa, trasluce del colore dell'alba che ancora non arriva, ma so per certo arriverà.Ed infine è di questa notte la musica che suona in serena attesa dell'alba, sulle cui note mi sorprendo a scrivere queste banalità di cui in fondo un poco mi vergogno, ma che sento di poter dire mie e dunque se lo voglio di coloro a cui ne faccio dono, nella convinzione che siano banalità da poco qualora le tenga soltanto per me. (Squarepusher - Iambic 5 Poetry )